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DISABILITA’ FISICA
Disturbi Minori del Movimento
Hanno la caratteristica di essere presenti in soggetti del tutto normali da un
punto di vista motorio-funzionale, ma che di fronte a certi comportamenti
manifestano una disarmonia esecutiva.
Questi disturbi possono essere diagnosticati con certezza solamente a
partire dai 3 anni, in quanto è proprio intorno a questa età, che il bambino
raggiunge una certa maturità psicomotoria. Precedentemente a questa età,
non possiamo diagnosticare con CERTEZZA certi disturbi, x via del mancato
sviluppo, ma la presenza di certi fattori (poca coordinazione; perdite equilibrio;
coordinazione bimanuale difficoltosa; ecc) possono lasciar PREVEDERE la
presenza di un disturbo minore del movimento.
Principale distinzione dei Dis.Minori del Movimento:
Goffaggine è ascrivibile al tono muscolare che non essendo
• adeguatamente regolato, condiziona negativamente la fluidità di
movimento. Comportamento tipico dell’adolescenza, in seguito
all’improvviso e sproporzionato sviluppo corporeo. Si parla anche di
goffaggine predisposta, quando il comportamento goffo viene messo
in atto inconsciamente, di fronte a quelle situazione che il soggetto
segretamente teme (es. tipico nell’esecuzione atti sessuali).
Mal destrezza “abituale imperfezione dei movimenti”. Disturbo che
• coinvolge l’att.coordinativa, nella quale i 2 emilati corporei hanno
difficoltà a modulare adeguatamente le attività, che richiedono
simultaneità di esecuzione nello spazio e tempo. Come la
goffaggine, può essere transitoria (adolescenza, in particolari situazioni
emotive,ecc).
Instabilità psicomotoria caratterizzato da un prevalente disturbo
• dell’intelligenza percettivo-motoria (in seguito a LABILITA’
ATTENTIVA-EMOTIVA, IPERATTIVITA’, IMPULSIVITA’) spesso associato a
disturbo di regolazione del tono (ipotonia), determinano una non
corretta percezione ed utilizzo degli stimoli ambientali.
Che cos’è l’INTELLIGENZA PERCETTIVO-MOTORIA? la possiamo definire
come la capacità di assumere info attraverso il REGISTRO
PERCETTIVO (dati relativi ad una certa situazione, acquisiti attraverso i
sensi) che ci permetteranno di comportarci adeguatamente
nell’ambiente (es.pag.101 -102).
Disprassia evolutiva – aprassie
Con entrambi i termini si indica l’incapacità da parte di un soggetto ad
eseguire gesti o movimento appropriati quando richiesti da un terzo.
La differenza principale è rappresentata dal fatto che la DISPRASSIA EVOLUTIVA
indica una forma lieve di aprassia, riferita all’età evolutiva, mentre il
termine APRASSIA si usa x l’adulto.
L’aprassia potrebbe interessare qualsiasi soggetto, quindi ogni individuo
apparentemente normale potrebbe sembrare aprassico.
Disprassia
Si intende l'incapacità di compiere movimenti volontari, coordinati
sequenzialmente tra loro, in funzione di uno scopo difficoltà
(
nell’integrare le diverse info relative all’assunzione di nuovi sch.motori - non
riesce ad organizzare adeguatamente le istruzioni necessarie alla realizzazione
di un compito), i bambini disprassici imparano una cosa ma fanno fatica a
generalizzare e ad associare, trovando strategie.
La presenza in un soggetto della DISPRASSIA EVOLUTIVA, rappresenta un indice
potenziale di insorgenza dell’APRASSIA in età adulta, le cui cause sono
multifattoriali e difficilmente definibili.
In soggetti con PCI è ricorrente situazione di DISPRASSIA, che in età adulta si
presenta come APRASSIA COSTRUTTIVA.
La disprassia è una patologia complessa, con complicazioni che vanno dal motorio al
cognitivo. Non sempre si ha la compresenza di tutti e due. Il bambino disprassico è
difficilmente diagnosticabile in tenera età perché quasi sempre si tende a considerare
solo il suo disturbo del linguaggio. Importante è una tempestiva diagnosi che non
sempre viene attuata. Alla terapia di un logopedista si deve accompagnare spesso
anche quella di uno psicomotricista. I bambini con disprassia hanno quasi sempre
problemi di organizzazione spazio-temporale. Sarà difficile per loro organizzarsi quindi
nella consequenzialità dei movimenti: per es. vestirsi partendo dalla biancheria intima
e dopo maglia e pantaloni.
Gli individui affetti da disprassia, spesso trovano difficoltà a mettere in ordine le varie
fasi di un racconto e a trovare i termini. Non che non lo sappiano, ma non trovano
dentro di loro la memoria dei vari passaggi.
Cause disprassia La disprassia può essere acquisita (per esempio in seguito ad
un danno cerebrale causato da un trauma cranico) o associata ad un ritardo del
normale sviluppo neurologico. La disprassia può inoltre essere attribuita a mutazioni a
carico del gene FOXP2 ed essere interessata da familiarità.
Classificazione delle DISPRASSIE in funzione della TERAPIA
PSICOMOTORIA
Disprassie con alterazione prevalente della Qualità Motoria
• (DQM) presentano soprattutto GOFFAGGINE (talvolta difficilmente
differenziabile dalle forme di maldestrezza), mentre NON mostrano
problemi percettivo-spaziali o cognitivi.
Disprassie con alterazione prevalente della Organizzazione
• Motoria (DOM) presentano soprattutto problemi visuo-spaziali –
percezione corporea – lateralizzazione – difficoltà cognitive. Questi
soggetti possono manifestare anche problemi di QM.
In entrambi i gruppi possono coesistere alterazione dell’OM – QM, ciò che li
differenzia è la prevalenza di una sull’altra.
Altra classificazione viene fatta in base a presenza di RITARDO MENTALE:
Disprassie pure (DP) il soggetto non presenta RITARDO MENTALE
• nè disturbi rilevati della personalità o segni neuromotori
evidenti.
Disprassie di accompagnamento (DAC) il soggetto disprassico può
• presentare PCI, INSUFFICIENZA MENTALE, SINDROME AUTISTICA, PSICOSI,
ecc.
APRASSIA
Prassia CAPACITA’ di compiere correttamente gesti coordinati e diretti a un
determinato fine.
Aprassia INCAPACITA’ di compiere correttamente gesti coordinati e diretti a
un determinato fine.
Riassunto caratteristiche soggetto aprassico:
L’APRASSIA è da ricercarsi in soggetti che NON ABBIANO DIFETTI DI
MOTO-SENSO-ECC.
Presentano il fenomeno della DISSOCIAZIONE AUTOMATICA
VOLONTARIA il sogg. non riesce ad eseguire un gesto, movimento o
seq. organizzata di azioni quando gli viene richiesto da un TERZO ma,
(e qui sta la DISSOCIAZIONE) riesce tranquillamente a compierli nella
quotidianità, quando cioè l’esecuzione è spontanea e non richiesta.
Non dipendenza da caratteristiche metriche-cinematiche del movimento
richiesto.
In considerazione del fatto che l’APRASSIA è un disturbo motorio che si
manifesta in specifiche condizioni, non possiamo interpretarlo come un
problema del movimento in quanto tale, ma piuttosto della
organizzazione dello stesso nelle strutture superiori (il sogg. di
fronte alla richiesta di eseguire un certo movimento, è come se trovasse
difficoltà a scegliere tra i tanti movimenti disponibili, la sequenza
motoria utile x risolvere il problema).
Il disturbo si manifesta su movimenti anche semplici come ad es. la protrusione
della lingua si è aprassici di fronte a qualsiasi tipo di richiesta esecutiva.
Diverse classificazioni dell’aprassia
Classificazione in base al LIVELLO DEL PROCESSO DI ELABORAZIONE
che risulta deficitario:
Aprassia IDEATIVA il soggetto ha difficoltà nel riuscire a
rappresentare mentalmente il movimento da eseguire
(es.pag.106).
Aprassia IDEOMOTORIA il paziente sa cosa fare ma non sa come
farlo, cioè egli ha la RAPP.MENTALE di un movimento ma non sa
come trasformarlo in PRASSIA.
Classificazione a seconda dei SISTEMI EFFETTORI colpiti:
Oculomotoria: il movimento comandato dagli occhi risulta difficoltoso.
Aprassia tronco: difficoltà nell’eseguire movimenti con la muscolatura
del tronco.
Aprassia orale: difficoltà nell’eseguire movimenti con la muscolatura
orale (non solo lingua).
Altre forme di APRASSIA:
Mielocinetica: estrema lentezza nell’esecuzione di movimenti.
Aprassia diagnostica: antagonismo tra i 2 emisferi cerebrali, con la
conseguenza che le mani agiscono in contrapposizione tra loro.
Eco prassia: imitazione spontanea di movimenti osservati.
Aprassia costruttiva: difficoltà o l'incapacità di poter ideare,
programmare ed organizzare in maniera corretta un movimento o più
azioni.
PCI
Oggi la causa principale della disabilità motoria è la PARALISI CEREBRALE
INFANTILE (PCI) che si definisce come una turba persistente (situazione
permanente stabile e non evolutiva) ma NON immutabile della postura
e del movimento dovuta ad alterazioni delle funzioni cerebrali (tutto il
SNC) in seguito a cause pre-peri-post natali avvenute prima che si
completi lo sviluppo del SNC. Il termine che la descrive di più è: discinesia
(alterazione del movimento) encefalica precoce non evolutiva.
L’incidenza della PCI risulta molto più significativa nei bambini nati prematuri e
nei neonati con peso inferiore a 1,5 Kg.
Le cause di insorgenza della PCI sono rintracciabili a 3 momenti:
Pre-natale (28esima settimana di gestazione): i fattori possono
• essere: anossia mancanza di ossigeno alle cellule cerebrali che muoiono
dopo pochi minuti (dovuto a compressione cordone ombellicale, distacco
precoce dalla placenta, anemia materna,ecc); infezioni virali (rosolia);
dis.metabolici (diabete); alterazioni cromosomiche; immaturità
del feto.
Perinatale (28esima al 10° giorno di vita): anossia torsione cordone
• ombelicale, o asfissia x inalazione liquido amniotico; traumi
all’encefalo in seguito a parto difficoltoso.
Post-natale: incidono in minor percentuale. Processi infiammatori
• alle MENINGI e ENCEFALO; alterazioni metaboliche; lesioni
cerebrali traumatiche.
Nonostante sia un encefalopatia che presenta disturbi prevalentemente
sul motorio, essa può essere accompagnata da deficit che interessano altri
ambiti di sviluppo come quello cognitivo, socio-relazionale, ecc.
Sintomi PCI
La diagnosi della p.c.i. solitamente è possibile quando il bambino, affetto da questa
sindrome, presenta particolari ed inconfondibili segni che si verificano pochi giorni
dopo la nascita e che fanno pensare ad una sofferenza cerebrale. Infatti il bambino
mostra una cute molto pallida, dovuta alle conseguenze secondarie di una anemia
rave, oppure a lesioni del tessuto cerebrale con una pa