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IL DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE CON O SENZA
IPERATTIVITÀ (DDAI)
Caratterizzato da un certo numero di sintomi nelle aree dell’autocontrollo
dell’attenzione ( autoregolazione dei processi attentivi), dell’attività e dell’impulsività
CHE PERO’ DEVE:
• perdurare oltre i 6 mesi ( perché potrebbe essere una risposta adattiva del bambino a
cambiamenti ambientali, come per esempio un trasloco, un cambiamento di scuola o
del setting familiare)
• presentarsi in 2 contesti differenti (casa e scuola)
• essere invalidante rispetto allo svolgimento delle attività normalmente richieste a
quel livello di sviluppo ( incompatibile con l’attività didattica o di gioco)
È importante concentrarsi sull’attenzione piuttosto che sull’imperattività perché
quest’ultima è un problema per l’ambiente ( per esempio per le insegnanti in classe
che devono gestirsi un bambino che si alza frequentemente dal banco), mentre la
disattenzione è un problema per il bambino perché avrà ricadute anche sul processo
di apprendimento. Quindi è corretto parlare di deficit di attenzione e non di
iperattività che è l’elemento secondario che può presentarsi oppure no.
INCIDENZA E ORIGINE DEL DDAI
Il disturbo interessa circa il 5% - 7% della popolazione in età scolare ( dati riportati
dalle insegnanti sembrano mostrare una percentuale superiore), con un rapporto di 4
maschi ogni femmina. Considerare iperattivo un bambino che non lo sia è molto
pericoloso, rischia di verificarsi la profezia che si autoavvera .
La natura del disturbo ha una componente biologica innata, con forti caratteristiche
ereditarie, e una di tipo educativo - ambientale.
Nella corteccia prefrontale dei bambini con DDAI c’è un consumo di glucosio
inferiore (circa 10%) e i livelli di dopamina e norepinefrina sono più bassi rispetto ai
coetanei.
La riduzione della concentrazione di dopamina si traduce in una diminuzione
dell’attività cerebrale nelle regioni implicate nei fenomeni attentivi
L'ipotesi più accreditata è che un bambino nasca già con una predisposizione a
sviluppare i comportamenti tipici del DDAI la cui gravità dipenderà dalla situazione
ambientale.
I bambini affetti da DDAI mostrano un quadro di caratteristiche che Douglas (1984)
ha così sintetizzato:
1. spiccata tendenza a ricercare gratificazioni e stimolazioni immediate;
2. ridotto investimento di attenzione e impegno per svolgere compiti complessi;
3. difficoltà a inibire risposte impulsive (es. bambini sempre con la mano alzata e
risposta sbagliata);
4. specifica difficoltà a modulare il livello di eccitazione di fronte alle richieste
esterne.
I bambini con ADHD sono caratterizzati da uno stile attributivo esterno. Lo stile
attributivo è la modalità che le persone adottano per spiegare i successi e i fallimenti (
in generale la modalità di mettere in relazione cause ed eventi ) I bambini ragionano
sul perché hanno ottenuto voti positivi o negativi. Quanto pensiamo che siano cause
interne a noi o esterne. Se lo stile è esterno attribuisco la cause delle cose che mi
accadono ad aventi che non dipendono da me. Se mi chiedo perché è andato male il
comporto di matematica: cause esterne, la maestra ce l’ha con me, il compito era
troppo difficile. Invece essere capace o non essere capace è un locus interno.
Impegno e capacità sono entrambi interni però il primo è controllabile il secondo no.
I bambini con ADHD tendono ad avere uno stile attributivo esterno e anche se interno
fanno riferimento all’abilità piuttosto che l’impegno, non valutano l’impegno.
Riuscire a modificare lo stile attributivo di uno studente in modo da farlo focalizzare
di più sul ruolo dell’impegno è possibile con un training lungo che dura anche di più
di un anno scolastico lavorando sulle strategie perché questi bambini sentono di avere
pochissimo controllo sugli apprendimenti ( perché sono passati attraverso tanti
fallimenti). Faccio affrontare ai bambini un compito senza suggerire nessun tipo di
strategia e poi gli faccio fare un compito analogo questa volta suggerendogli delle
strategie adeguate. Se la strategia è adeguata e funziona il bambino farà un po’ meno
fatica e avrà qualche risultato più positivo. Con l’esposizione continuata ad
esperienze di questo tipo viene a perdere l’idea che l’impegno non c’entri niente
perché se con una strategia diversa anche io riesco ad ottenere certi risultati allora
non è vero che non sono capace, non è un problema di abilità ma di scelta strategica.
Materiali per lo stile attributivo sono OS e Erickson.
Essi mostrano disattenzione soprattutto quando devono affrontare compiti lunghi e
noiosi, quando devono leggere un testo senza figure, o quando devono ascoltare
lunghe spiegazioni (Marzocchi, Molin e Poli, 2000). Quando manca la componente
visiva hanno più difficoltà di altri bambini.
Sono in grado di portare a termine un compito se seguiti individualmente. Al
contrario, se lasciati da soli, si disperdono. Per descrivere tale discrepanza si parla di
autoregolazione. Hanno difficoltà principalmente nei processi di autoregolazione.
L’attenzione può essere eteroregolata quando qualcuno ci guida passo nell’esecuzione
di un’azione, e
autoregolata quando tocca a noi gestire le diverse operazioni.
L’incapacità dei bambini DDAI si manifesta soprattutto in compiti che richiedono
pianificazione, organizzazione e utilizzo di strategie.
CARATTERISTICHE PRINCIPALI
1. Scarsa attenzione mantenuta (quindi precoce distraibilità) e debole persistenza per
l'esecuzione dei lavori, in particolar modo in quelli prolungati e ripetitivi. Queste
caratteristiche psicologiche portano:
-ad un rapido raggiungimento del livello di "stanchezza" e di noia che si
evidenziano con frequenti spostamenti da un'attività, non completata, ad un'altra
(dal DDAI non si guarisce, si possono potenziare delle strategie di
compensazione. Un bambino DDAI sarà un adulto DDAI. Per esempio un
adulto DDAI tendono a cambiare spesso hobby oppure vogliono trovare subito
una soluzione ad un problema altrimenti subentra l’ansia). I training
sull’attenzione devono essere accompagnati da lavori sulla consapevolezza ed è
fondamentale il coinvolgimento della famiglia e di tutte le figure che ruotano
intorno al bimbo. Esempio: una buona strategia è ignorare gli eccessi
comportamentali premiando ogni volta che i bambini si rendono protagonisti di
comportamenti adeguati. Sia per un insegnante che per un genitore è una
prescrizione molto difficile, ma utile, perché secondo il comportamentismo se
noi non premiamo le risposte non adattive, ma premiamo quelle che vanno in
direzione del comportamento adeguato è probabile che ci sarà un’ estinzione in
tempi brevi del comportamento non corretto. Allora quando diciamo che è
necessario sia una chiarezza e una condivisione con tutti gli agenti coinvolti
intendiamo dire questo e anche il bambino deve essere consapevole.
-perdita di concentrazione durante lavori protratti nel tempo e incapacità di
portare a termine le consegne, soprattutto in assenza di un supervisore adulto.
2. Inadeguato controllo degli impulsi e difficoltà nel posticipare una gratificazione.
Questi bambini non riescono a riflettere prima di agire, ad aspettare il proprio turno, a
lavorare per un premio consistente, ma lontano nel tempo, piuttosto di una
gratificazione minore ma immediata. Potrebbe essere anche un problema di stile
cognitivo, ci sono bambini che sono impulsivi e bambini che sono riflessivi. Molto
impulsivo o molto riflessivo entrambe queste condizioni non sono ideali per il lavoro
in classe perché i bambini eccessivamente impulsivi ad esempio consegnano sempre
per primi, hanno sempre la mano alzata, oppure i bambini troppo riflessivi, detti
ruminanti in psicologia, tardano sempre a consegnare, pensano e ripensano prima.
Entrambi i bambini soffrono di insicurezza, di ansia. Il bambino troppo riflessivo ha
paura di sbagliare, l’altro ha paura di passare per un bambino che non sa quindi
piuttosto che non avere una risposta te ne do una sulla quale non sono sicuro. Questo
comportamento è dettato da uno stile cognitivo e potrebbe essere alla base di alcuni
fraintendimenti di bambini considerati erroneamente DDAI.
Inoltre, essi manifestano un deficitario controllo dei comportamenti non adeguati
rispetto alle situazioni
ambientali.
3. Eccessiva attività irrilevante rispetto al compito principale ( fanno tante cose tutte
assieme)e attività scarsamente regolate rispetto alle richieste.
I bambini con DDAI sono solitamente visti come agitati, irrequieti, incapaci di stare
fermi.
Essi manifestano un eccessivo movimento, non richiesto per l'esecuzione dei compiti
(come muovere le gambe, lanciare oggetti, spostarsi da una posizione all'altra),
soprattutto in situazioni ripetitive e noiose.
4. Difficoltà nel seguire le regole.
Manifestano incapacità nel seguire le regole di comportamento o i comandi impartiti
per lo svolgimento di un'attività, senza che vi sia la supervisione di un adulto.
QUAL è L’INTERVENTO CHE FUNZIONA MEGLIO IN QUESTE
SITUAZIONI?
L’intervento deve essere effettuato:
- con il BAMBINO : sviluppare abilità di autoregolazione ( per esempio trovare
anche indici dentro di sé predittivi di uno scoppio d’ira o calo dell’attenzione
forte)
- con la SCUOLA : creare un ambiente facilitante
- con la FAMIGLIA: insegnare tecniche comportamentali e cognitive utili per
l’educazione del bambino
TRAINING
Per tentare di ridurre le manifestazioni sintomatologiche del DDAI, nel corso degli
ultimi 30 anni sono state formulate diverse proposte che utilizzano principalmente
tecniche del comportamentismo e del cognitivismo. Molti interventi che tentano di
modificare il comportamento di questi bambini fa leva sui principi del
condizionamento operante, secondo il quale è possibile ridurre gli atteggiamenti
negativi e aumentare quelli positivi pianificando e producendo delle opportune
conseguenze (rinforzi o punizioni) ai comportamenti-bersaglio del bambino.
ES: TOKEN ECONOMY ( economia a gettoni), va bene a tutte le età.
Si fa un piano di rinforzo concordato tra scuola, famiglia e bambino (ovviamente
deve essere accessibile). Dobbiamo rinforzare con un gettone tutte le volte che un
bambino si avvicina al comportamento adeguato. Ad esempio gli diciamo che se per
dieci minuti riesce a stare seduto e seguire l&r