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ATM e dentina (Istologia) Pag. 1
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ATM

È una diartrosi bicondiloidea doppia. È doppia perché è articolata

attraverso due condili, bicondiloidea perché ognuno di questi due condili

si articola con il cranio che anch’esso ha un condilo (del temporale).

Quando si parla di condilo si fa riferimento ad una superficie convessa. Il

condilo della mandibola si articola con la cavità glenoidea del temporale,

ma per essere più precisi si articola con una zona convessa detta

eminenza articolare dell’osso temporale. Il condilo mandibolare tocca in

un solo punto. La caratteristica importante dell’atm che fa funzionare

due capi ossei convessi è la presenza di un menisco.

Quando apriamo la bocca il condilo ruota, poi arrivati ad un certo punto

(2cm) si blocca perché sbatte sull’ osso temporale, e quindi per

continuare ad aprire la bocca compie un movimento di traslazione in

avanti. Dopo la traslazione c’è una seconda rotazione che permette

un’apertura totale di 4,5 cm. Questi spostamenti del condilo sono guidati

tutti dal menisco. Esso è fatto di fibrocartilagine articolare che serve a

(1) mettere in relazione i due capi ossei, (2) ad eliminare l’attrito e (3) a

consentire la corretta traslazione in avanti del condilo mandibolare. A

volte però può succedere che il menisco parte in ritardo e questo è il

motivo per cui ogni tanto si sente un piccolo “click”.

Il menisco ha delle caratteristiche particolari: nella sua parte anteriore

ci sono delle fibre connettivali che danno inserzione al muscolo

pterigoideo esterno che serve nei movimenti di apertura e chiusura. Poi

nella parte antero-superiore ha un inserzione sull’ osso temporale,

mentre nella parte anterio-inferiore tocca il condilo mandibolare.

Il menisco è diviso in 4 zone: (1) una zona slargata detta banda

anteriore,(2)una più sottile, detta regione intermedia, (3) una più spessa

detta banda posteriore e (4) infine c’è una zona posteriore del menisco

detta zona bilaminare formata quindi da due lamine.

(4) Nella zona bilaminare tra una lamina e l’altra c’è un plesso vascolare

importante perché quando il condilo trasla in avanti, indietro si crea

spazio che viene riempito da sangue, mentre quando il condilo torna

indietro questo spazio si chiude e si svuota.

(1,3)Le due bande, anteriore e posteriore, servono a tenere il condilo in

posizione corretta, senza creare usura.

(2) La regione intermedia si interpone tra i due condili nel punto in cui

toccano, ovvero tra il margine anteriore del condilo e l’eminenza

articolare.

Inoltre sono presenti una capsula e 3 legamenti: il legamento

temporomandibolare o laterale, lo stilomandibolare e lo

sfenomandibolare. DENTINA

La dentina è un tessuto connettivo mineralizzato composto dal 70% di

matrice inorganica (cristalli di idrossiapatite lunghi fino a 20nm), 18%

matrice organica (collageno) e 12% di acqua. Questa composizione

cambia una volta che il dente si è formato.

La dentina è prodotta dagli odontoblasti della polpa dentaria attraverso

un processo detto dentinogenesi.

Gli elementi che formano la dentina sono: gli odontoblasti, con i processi

di Tomes, i tubuli della dentina, lo spazio periodontoblastico, la

dentina peritubulare e la dentina intertubulare.

Dentinogenesi

La dentinogenesi è la fase dell’odontogenesi durante la quale gli

odontoblasti formano la dentina. Quando le cellule mesenchimali iniziano

a differenziarsi, gli odontoblasti assumono una forma cilindrica, con un

polo apicale e uno basale. Quindi le cellule mesenchimali si differenziano

ad odontoblasti, ma lo fanno solo se sono in stretto rapporto con

l’epitelio adamantino interno.

Prima di iniziare a formare la dentina, gli odontoblasti si differenziano a

loro volta e pian piano si allontanano dalla membrana basale, in modo da

creare una zona priva di cellule, ricoperta solo dai loro processi e da

alcune fibrille. Il primo segno che si sta formando la dentina è

l’addensamento della sostanza fondamentale proprio intorno a queste

fibrille.

Questo primo strato che si forma è detto “predentina”. Subito dopo i

prolungamenti degli odontoblasti che erano presenti in questa zona priva

di cellule iniziano a differenziarsi in ameloblasti per produrre lo smalto.

ODONTOBLASTI

Gli odontoblasti sono cellule altamente specializzate, di origine

mesenchimale e si trovano nel margine periferico della polpa. Ognuno di

essi emette un prolungamento che passa nella dentina, precisamente in

tubuli detti tubuli dentinali, che scorrono perpendicolarmente alla

superficie della dentina. Questi tubuli partono dalla polpa e

perpendicolarmente si estendono fino alla giunzione amelodentinale. Per

circa metà del percorso sono riempiti dal processo odontoblastico,

dopodiché il tubo viene riempito da un liquido extracellulare, che è un

fattore importante per quanto riguarda la teoria idrodinamica del dolore,

ovvero il meccanismo per il quale quando si ha la carie si sente dolore,

infatti se il fluido viene a contatto con una soluzione con molti più soluti,

come lo zucchero, il solvente passa PER OSMOSI dal fluido

extracellulare verso il cavo orale e questo crea un meccanismo di

aspirazione nel tubulo perché al suo interno ci sono delle fibre per la

sensibilità dolorifica.

Il corpo cellulare degli odontoblasti è ricco di matrice, mitocondri,

reticolo endoplasmatico e apparato del Golgi. Tra un odontoblasta e un

altro ci sono delle giunzioni gap (comunicanti), giunzioni strette e

desmosomi.

SPAZIO PERIODONTOBLASTICO

Lo spazio periodontoblastico si trova tra la parete del tubulo e il

processo odontoblastico, ed è importante perché contiene collageno e

quindi può essere sede di una modificazione della dentina. Spesso però

questo è uno SPAZIO VIRTUALE perche non è ben definito.

DENTINA PERITUBULARE e intertubulare

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
5 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/17 Istologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher paoloduff di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Foggia o del prof Mori Giorgio.