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PARTE III: LA GALASSIA E LE GALASSIE
1. LA GALASSIA
Generalità.
Galassia, ossia “via del latte”, fu chiamata dai Greco quella fascia biancastra che
attraversa quasi tutto il cielo. Vista
proiettata su un globo celeste, si presenta
come una larga fascia che lo cinge tutto; i
due poli di questo cerchio si trovano a 90°
nord e 90° a sud del piano galattico, nella
costellazione della Chioma di Berenice
quello nord e dello Scultore quello sud. La Via Lattea fu osservata per la prima
volta col cannocchiale da Galileo nel 1610:
è solo da allora che ci si è resi conto del
fatto che la sua apparenza biancastra è
dovuta in realtà all’enorme numero di
stelle presenti.
Vista dall’esterno essa ci apparirebbe come un ellissoide molto schiacciato, nel cui
piano equatoriale si addensa, oltre alla grande maggioranza delle stelle, anche
materia oscura, polveri e gas.
Secondo la terminologia attuale, per Via Lattea si intende esattamente il profilo del
nostro sistema stellare, mentre per Galassia l’insieme di tutto il sistema stellare di cui
facciamo parte.
Struttura geometrica della Galassia.
Le ricerche di Hershel
-
Per la prima volta il censimento della Galassia è stato tentato da W. Hershel: egli
scelse determinate aree campione ripartite qua e là per tutto il cielo, contando e
suddividendo per grandezze tutte le stelle accessibili al suo telescopio. John Hershel,
suo figlio, proseguì questa ricerca, estendendola al cielo australe. Misero in evidenza
che la gran maggioranza delle stelle sono concentrate in vicinanza del piano galattico.
62
Il loro procedimento consisteva nel confrontare il numero di stelle id una certa
grandezza contenuto entro un grado quadrato di cielo preso ad alte latitudini
galattiche (cioè lontano dalla Via Lattea), con un grado quadrato preso a basse
latitudini. I risultati furono puramente qualitativi: essi infatti non avevano alcuna
misura delle distanze stellari, la sola ipotesi originaria era che le stelle più deboli
fossero anche le più lontane. In base a tale ipotesi, W. Hershel potè calcolare che lo
spessore del sistema è circa 1/5 del diametro del piano galattico. I risultati del
censimento di Hershel furono dunque:
1) L’esistenza di una concentrazione galattica; quindi la densità stellare aumenta
col diminuire della latitudine;
2) La mancanza di una qualche concentrazione in longitudine.
Tutto portava dunque a credere che il sole si trovasse circa al centro della Galassia,
cosicchè, guardando in qualsiasi direzione lungo l’equatore, la densità stellare
rimaneva quasi costante.
Le ricerche di J. Kapteyn
-
Al tempo degli Hershel si ignorava quasi completamente quali fossero le grandezze
assolute delle stelle, si poteva solo presumere che quanto più una stella fosse debole,
tanto più doveva essere lontana. Anche le ricerche d Kapteyn arrivarono alla
medesima conclusione di Hershel: la densità stellare decresce regolarmente in tutte le
direzioni, via via che ci si allontana dal sole, il quale perciò dovrebbe trovarsi al centro
della Galassia, in una zona di massima concentrazione stellare. Oggi però sappiamo
che in realtà il sole si trova in una zona periferica. Conoscendo le parallassi
trigonometriche e la scoperta della grandezza assoluta, egli però usò come “scandagli”
le stelle delle classi O, B, A, che sono fra le più luminose e quindi visibili anche a
grandi distanze.
Recenti vedute della Galassia.
-
Oggi si è arrivati alla conclusione che la Galassia abbia la forma di un ellissoide molto
appiattito; le sue dimensioni nel piano galattico si estendono per circa 80000 anni luce,
mentre in direzione perpendicolare ad esso il nucleo centrale raggiunge circa i 16000
anni luce e nelle parti periferiche, dove si trova il sole, il suo spessore non supera i
4000 anni luce. La distanza del sole dal centro galattico è stimata di circa 27000 anni
luce. Le prime ricerche statistiche di Hershel e Kapteyn possono essere spiegate per il
fatto che la presenza del gas interstellare, particolarmente abbondante in direzione del
centro galattico, diffonde ed indebolisce la luce delle stelle: si ha una diminuzione del
numero apparente di stelle, circa uguale in tutte le direzioni.
Le ricerche di H. Shapley
- 63
L’astronomo americano H. Shapley intraprese, nel periodo 1916-1919, delle ricerche
sugli ammassi globulari. Essi sono agglomerati di decine di migliaia di stelle le quali,
avvicinandosi al centro dell’ammasso, si addensano sempre di più. Se si studia la
distribuzione spaziale di questi
ammassi, si vede che se ne trovano
tanti a sud quanto a nord del piano
galattico: l’equatore galattico è un
piano di simmetria per il sistema
degli ammassi globulari. La
grande maggioranza di essi è
visibile tuttavia in direzione della
costellazione del Sagittario: ve se
ne trovano ben 1/3 nella sua area,
che abbraccia solo il 2% di tutto il
cielo.
Poiché gli ammassi globulari
costituiscono un sistema avente per piano di simmetria quello galattico e poiché sono
costituiti al massimo da 1
milione di stelle, contro un
centinaio di miliardi della
Galassia, essi devono essere
soggetti alla sua attrazione
gravitazionale e ruotare
dunque attorno al centro
galattico. Shapley arrivò alla
conclusione che, se sono
concentrati in grandissima
maggioranza in direzione del
Sagittario, questo significa che
in esso deve trovarsi il centro
galattico.
Molti altri oggetti lontani si
addensano specialmente in direzione del sagittario: nebulose planetarie, novae,
nebulose diffuse luminose e oscure, e le variabili RR Lyrae. Queste ultime hanno
costituito uno dei più efficaci mezzi di misura delle distanze stellari. Il loro splendore
assoluto è circa 100 volte maggiore di quello del sole, ma le loro grandezze apparenti
sono assai deboli, il che indica che esse si trovano quasi sempre a grandi distanze da
noi. Sono molto numerose negli ammassi globulari, e per questo sono servite a Shapley
per determinare la distanza di tali ammassi, essendo nota la loro grandezza assoluta.
Grazie ad esse si è potuto stabilire che gli ammassi globulari si trovano ripartiti entro
una sfera concentrica alla Galassia, col diametro di 150000 anni luce. 64
Se invece di osservare in direzione del piano galattico si esplorano zone vicine ai poli,
dove la materia interstellare è scarsa e così anche l’assorbimento è trascurabile, si
vedono più galassie esterne; tuttavia il risultato che si trova suddividendo le galassie
per grandezza apparente, come si fa per le stelle, è ben diverso: infatti non si nota una
diminuzione del loro numero per unità di volume con la distanza. Questo significa che
i nostri mezzi non sono ancora in grado di raggiungere i confini - ammesso che
esistano - dell’universo che contiene le galassie esterne.
Moti galattici.
La forma delle galassie esterne, specialmente quelle a spirale, suggerisce che esse
siano in rotazione intorno ad un asse perpendicolare al loro piano equatoriale. Le
osservazioni hanno potuto accertare, per mezzo dell’effetto Doppler, che tali previsioni
siano corrette. Anche prima di avere questa certezza per le galassie esterne, si era
supposto che la nostra stessa fosse in rotazione: similmente a come accade nel sistema
solare, in cui i pianeti più vicini al sole ruotano con velocità lineare (e quindi angolare)
maggiore rispetto ai più lontani, così anche nella Galassia, essendo un sistema in cui
la massa è concentrata per di più nel centro, i suoi componenti devono essere tenuti e
mantenuti in una configurazione di equilibrio dalla forza centrifuga. Tuttavia a
differenza del sistema solare, in cui la massa di tutti i pianeti è circa 1/1000 di quella
solare, nel caso della Galassia non c’è una concentrazione così enorme di massa nel
solo nucleo centrale: la legge del moto dei suoi componenti risulta ti gran lunga più
complessa. In ogni caso si può prevedere che, se la legge con cui ruota la galassia è
simile a quella con cui ruotano i pianeti del sistema solare, le stelle vicine al sole non
dovrebbero muoversi a caso, ma avere tutte più o meno la stessa direzione e velocità.
Moto del sole.
Le prime ricerche furono rivolte a conoscere come il sole si muovesse nella Galassia.
Esse avevano mostrato
che, prendendo come
riferimento l’insieme delle
stelle vicine, ammettendo
che i loro moti fossero
distribuiti a caso e quindi
in media il sistema fosse in
quiete, il sole appare
muoversi a 20 km/s in
direzione di un punto della
sfera celeste vicino a Vega,
nella costellazione della
Lira. 65
Ma se come sistema si prendeva, per esempio, l’insieme degli ammassi globulari, ecco
che la velocità del sole
risultava del tutto
differente, e cioè di 200
km/s, mentre lo
spostamento era in
direzione poco diversa,
verso la stella Deneb del
Cigno.
Questa discordanza di
risultati dà la conferma
che in realtà i due
sistemi di riferimento,
stelle vicine ed ammassi globulari, non sono sistemi in quiete, ma hanno dei moti
d’insieme loro propri, ben diversi da un sistema all’altro.
Costituzione fisica della Galassia.
La massa totale è quasi totalmente concentrata in stelle; le recenti misure
radioastronomiche, eseguite con la riga di 21 cm dell’idrogeno, hanno mostrato che la
materia interstellare costituisce solo il 2%: nelle vicinanze del sole, tuttavia, le
percentuali sono molto diverse e quasi 1/3 è rappresentato da materia interstellare.
Questa si manifesta sotto forma di nebulose diffuse luminose, quando vi si trovino
immerse stelle abbastanza splendenti da eccitarne gli atomi o tali da provocare la
riflessione della loro luce, oppure sotto forma di nubi oscure, che furono chiamate
anche “secchi di carbone”, quando non vi sono immerse stelle eccitatrici. La materia
interstellare si rivela con un duplice assorbimento: uno continuo e maggiore alle brevi
lunghezze d’onda, attribuito a minuscole particelle solide che sono perciò responsabili
dell’osservato arrossamento delle stelle più lontane e vicine al piano galattico, e uno
discontinuo, dovuto agli atomi liberi nello spazio, che danno luogo a righe interstellari,
che si riconoscono in quanto non hanno la stessa velocità radiale propria delle altre
righe, ed inoltre hanno intensità che aumenta all’aumentare della distanza della stella
da noi.
La composizione chimica del gas interstellare è circa la stessa di quella della materia
stellare; le particelle ne rappresentano sol