vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Essendo un’enartrosi, l’articolazione coxofemorale consente un’ampia libertà di movimento, anche
se non ampia come l’articolazione scapoloomerale. Infatti, l’articolazione coxofemorale possiede
anche un importante compito statico, dovendo sopportare il peso del tronco e distribuirlo durante la
deambulazione. I movimenti possibili sono di flessoestensione su un asse trasversale, di
adduzione e abduzione su un asse anteroposteriore, di rotazione interna ed esterna su un asse
verticale e di circumduzione.
L’asse trasversale su cui avviene il movimento di flessoestensione sfiora l’apice del grande
trocantere e termina in corrispondenza dell’inserzione laterale del legamento rotondo del femore
(fovea capitis). La flessione presenta un’escursione massima di ca. 120° quando il ginocchio è
flesso a meno di 90°; l’estensione è molto più limitata e non supera i 15° (bloccata dai legamenti
ileofemorale e pubofemorale). Tra adduzione e abduzione, quest’ultima è più importante e più
ampia: raggiunge un’escursione massima di ca. 80° con l’anca in lieve flessione e rotazione
esterna; l’adduzione è limitata soprattutto dal legamento rotondo del femore. La rotazione avviene
su un asse verticale che passa per il centro della testa del femore e raggiunge la parte centrale
dell’epifisi inferiore, tra i due condili. L’escursione massima della rotazione è di ca. 50-60° (è
maggiore quando l’anca è in flessione).
Articolazione del ginocchio: è un’articolazione di difficile classificazione. Infatti, l’articolazione
femoropatellare può essere assimilata ad un’artrodia, mentre l’articolazione femorotibiale presenta
alcuni aspetti riconducibili alle condilartrosi e altri assimilabili ai ginglimi angolari. Inoltre,
osservando la forma dei capi articolari, si potrebbe pensare che il ginocchio è capace di un ampio
range di movimenti, ma in realtà il robusto apparato legamentoso limita i movimenti
dell’articolazione quasi esclusivamente alla sola flessoestensione. Infatti, il ginocchio possiede un
importante compito statico, in quanto è responsabile del passaggio del peso del corpo dalla coscia
alla gamba.
Le superfici che si vengono ad affrontare sono:
- da parte del femore la superficie patellare, foggiata a troclea, e, posteriormente, i condili
femorali: la troclea si presenta foggiata a classica puleggia ossea con un’incisura centrale,
la gola trocleare, e due versanti laterali convessi, i labbri della troclea. La gola prosegue
posteriormente a costituire la profonda incisura intercondiloidea, mentre i labbri della
troclea si rigonfiano a costituire i condili femorali;
- da parte della tibia si hanno le cavità glenoidee, che si aprono sulla superficie superiore dei
condili tibiali; esse sono separate da una superficie articolare rugosa e non articolare,
l’eminenza intercondiloidea, al davanti e al di dietro della quale si estendono le aree
intercondiloidee anteriore e posteriore;
- da parte della patella, la superficie articolare si limita alla porzione superiore (al di sopra
della cresta trasversale) della faccia posteriore, foggiata esattamente al contrario della
troclea femorale, con una cresta sagittale mediana corrispondente alla gola trocleare.
I condili femorali sono marcatamente convessi. A questa convessità non corrisponde un’altrettanto
pronunciata concavità della cavità glenoidee tibiali. Per rendere pià congrue le superfici articolari,
si interpongono quindi due menischi, uno mediale e uno laterale. I menischi sono semianelli
fibrocartilaginei; quello laterale ha la forma di un cerchio completo, quello mediale è interrotto sul
lato interno e quindi ha forma di “C”. I menischi con le loro estremità, o corna, si fissano alla
porzione intercondiloidea della tibia.
Il mezzo di unione principale dell’articolazione è una capsula articolare: lo strato fibroso si
caratterizza per la brevità e la solidità delle porzioni posteriore e laterali e per la lassità della parte
anteriore. Presenta tre diverse inserzioni: un’inserzione femorale, che avviene a diversi mm di
distanza dalle cartilagini delle superfici articolari, un’inserzione tibiale, che avviene in
corrispondenza della linea infraglenoidea e prosegue posteriormente nei legemanti crociati,
un’inerzione patellare, che avviene sui margini dell’osso, mentre superiormente e inferiormente la
capsula si fa più sottile. La sinoviale tappezza la superficie interna della capsula fibrosa e presenta
una disposizione caratteristica: si prolunga anteriormente al di sotto del quadricipite femorale
andando a costituire la borsa sinoviale sovrapatellare, mentre posteriormente si foggia a doccia
per accogliere i legamenti crociati, che in questo modo risultano essere extraarticolari ma
intracapsulari.
La capsula è rafforzata da vari legamenti:
- legamento anteriore o patellare: è dato dalla porzione sottopatellare del tendine del
muscolo quadricipite femorale, nel cui spessore è compresa come osso sesamoide la
patella. Prende inserzione sulla tuberosità tibiale; poco prima del punto d’inserzione risulta
sollevato rispetto alla superficie della tibia per l’interposizione della borsa sinoviale
infrapatellare. La patella è unita ai condili femorali per mezzo di due benderelle fibrose che
prendono origine dai suoi margini, le ali o retinacoli della patella;
- legamento posteriore: è costituito da due componenti:
• gusci dei condili: ispessimenti che la capsula presenta a livello di ciascun condilo,
• legamento mediano: occupa lo spazio intercondiloideo ed è costituito da fibre proprie,
che costituiscono un’arcata fibrosa la quale giunge il femore alle due ossa della gamba
ed è detta legamento popliteo arcuato, e da fibre appartenenti al tendine del muscolo
semimembranoso, che formano la porzione denominata legamento popliteo obliquo;
- legamenti collaterali: sono due:
• legamento collaterale tibiale: teso tra il tubercolo del condilo mediale del femore e il
condilo mediale della tibia; le sue fibre anteriori si fondono con il retinacolo mediale
della patella, mentre le fibre profonde si inseriscono sul menisco mediale;
• legamento collaterale fibulare: teso tra il tubercolo del condilo laterale del femore e la
faccia laterale della testa della fibula;
- legamenti crociati: sono due robusti cordono fibrosi che si incrociano a formare una X,
occupando lo spazio tra i condili femorali (extrarticolari ma intracapsulari):
• legamento crociato anteriore: teso tra l’area intercodiloidea anteriore della tibia e la
parte più laterale del condilo mediale del femore;
• legamento crociato posteriore: più lungo, teso tra l’area intercondiloidea posteriore e
la faccia mediale del condilo laterale del femore.
La cavità articolare è la più ampia di tutte le articolazioni: comprende l’articolazione
femoropatellare e la borsa sinoviale sovrapatellare.
I movimenti consentiti sono principalmente quelli di flessoestensione, con poche possibilità di
rotazione e inclinazione laterale.
L’escursione massima della flessoestensione è di ca. 140° gradi (passaggio da estensione
completa a flessione completa) utilizzando le sole forze muscolari; aumenta all’incirca di 30° se si
applicano forze esterne. L’asse su cui avviene il movimento non è costante ma muta a seconda
della posizione del ginocchio; inoltre è sempre inclinata obliquamente, per cui, così come avviene
per l’articolazione del gomito, la flessione è sempre accompagata da una rotazione mediale.
I movimenti di rotazione sono limitati dall’apparato legamentoso: in specie l’intrarotazione è limitata
dai legamenti crociati, l’extrarotazione dai menischi e dai legamenti collaterali.
I movimenti di lateralità possono essere svolti solo passivamente.
Articolazione tibiotarsica o talocrurale: articolazione che si viene a stabilire tra le due ossa della
gamba, tibia e fibula, e il tarso, in specie l’astragalo. Le ossa della gamba costituiscono un incastro
a mortaio in cui va ad inserirsi la troclea astragalea.
Il mortaio tibiofibulare presenta la parete posteriore costituita dalla faccia inferiore della tibia, la
parete mediale data dalla faccia mediale del malleolo fibulare, la parete laterale data dalla faccia
articolare del malleolo tibiale.
Da parte del tarso, l’astragalo offre come superfici articolari la troclea astragalea, foggiata a
classica puleggia ossea, con una gola trocleare e due labbri laterali piuttosto convessi, e le
faccette malleolari mediale e laterale.
Il mezzo di unione principale è una capsula articolare, con lo strato fibroso che si fissa al contorno
delle superfici articolari. La capsula è ispessita lateralmente e medialmente per la presenza di
legamenti di rinforzo:
- legamento mediale o deltoideo: ha origine dall’apice del malleolo mediale e si divide in
quattro fasci:
• legamento tibionavicolare: si fissa allo scafoide;
• legamento tibioastragaleo: si fissa al collo dell’astragalo;
• legamento tibioastragaleo posteriore: si fissa al margine mediale dell’astragalo;
• legamento tibiocalcaneale: si fissa al sustentaculum tali del calcagno;
- legamento laterale: ha origine dal malleolo laterale e si divide in tre fasci:
• legamento fibuloastragaleo anteriore: si fissa alla faccia anteriore dell’astragalo;
• legamento fibulocalcaneale: si fissa alla faccia esterna del calcagno;
• legamento fibuloastragaleo posteriore: si fissa al processo posteriore dell’astragalo.
La membrana sinoviale tappezza internamente la superficie della capsula fibrosa.
Il tipo dell’articolazione talocrurale permette principalmente movimenti di flessoestensione. È da
notare che la troclea astragalea si presenta più larga posteriormente e più stretta anteriormente;
quindi, nel movimento di estensione, offre al mortaio tibiofibulare la sua parte più larga: in questo
modo il tarso viene a trovarsi incuneato tra i due malleoli e sono per lui impossibili movimenti di
lateralità. Invece, quando il piede è in flessione, la troclea offre al mortaio la parte più stretta e il
blocco dei malleoli sul tarso è meno stretto permettendo dei movimenti di flessione laterale, seppur
di piccola entità.
Articolazione trasversa del tarso o di Chopart: è l’articolazione che unisce le ossa della fila
prossimale a quelle della fila distale del tarso. È costuiuta da due giunzioni distinte:
- mediale o astragaleonavicolare;
- laterale o calcaneocuboidea.
L’articolazione astragaleonavicolare è un’enartrosi, in cui le superfici articolari sono foggiate una
a segmento d