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SPALLA
L’articolazione scapolo-omerale è formata dalla scapola e dall’omero. La
scapola è un osso triangolare che ha una base verso l’alto e un apice verso il
basso quindi si accompagna alla silhouette del nostro corpo, si localizza nella
parte posteriore a ridosso della gabbia toracica e pertanto la superficie
anteriore è concava, mentre la superficie posteriore è convessa. Quest’osso
triangolare ha delle prominenze ossee e una superficie articolare: la superficie
articolare è quella posta lateralmente, che corrisponde alla superficie
glenoidea, ed è una superficie piatta, lievemente concava (è quindi meglio
definirla piatta) e che ha la forma di pera rovesciata. Questa superficie
glenoidea è la superficie articolare della scapola che si articolerà con una parte
dell’omero che poi descriveremo. Continuando a descrivere la scapola,
abbiamo parlato anche di prominenze ossee. Queste prominenze ossee si
trovano, una nella parte anteriore che è la coracoide, un piccolo osso che viene
in avanti e sporge anteriormente. Ovviamente è una parte circondata da
muscoli quindi non riusciamo a palpare questa prominenza, ma sentiremo solo
la base; posteriormente c’è una spina, un’ala, che va dalla parte mediale alla
parte laterale: questa ala si inserisce proprio perpendicolarmente alla scapola e
viene in avanti verso l’esterno dove ha una espressione che è tipica di quella di
un tetto che è l’acromion. Ripetiamo: c’è questo osso di forma triangolare,
lateralmente ha questa superficie articolare, posteriormente parte una spina
che si allarga e arriva nella parte esterna, che è l’acromion. Questa spina della
scapola divide la scapola posteriormente in due sezioni: una sezione
sottospinata e una sopraspinata. L’acromion è come un tetto come una
pensilina che se vista dall’alto viene in avanti e poi si apre come una tettoia.
Questa tettoia ha un’importanza fondamentale nella clinica e nelle patologie:
questo acromion noi lo vediamo adesso lateralmente ed è piatto rispetto alla
testa dell’omero; in realtà questo profilo dell’acromion ha un’inclinazione che
flat,
caratterizza tre tipologie diverse; infatti l’acromion può essere oppure può
subire due inclinazioni che poi vedremo perchè sono importanti. L’acromion a
sua volta si articola con “quel grissino” della clavicola, che viene in avanti dallo
sterno e si articola con l’acromion. La superficie della spalla è lineare, non ci
sono prominenze e sembra tutto liscio, se palpate non sentite il passaggio dalla
clavicola all’acromion e anche questo è importante. Vedete invece la coracoide
è questa prominenza ossea che viene in avanti: guardate quindi quanto è
complesso dal punto di vista descrittivo questa struttura anatomica che però
ha un’importanza di carattere funzionale. Nell’articolazione scapolo-omerale
c’è un collegamento con l’omero. Ma quale parte dell’omero? Con la testa
dell’omero, 1/3 di questa testa partecipa all’articolazione. Questa testa
dell’omero ha una particolarità rispetto all’asse dell’omero: questo terzo di
sfera è orientato posteriormente, quindi si dice retroverso. Come funzionano
questi due capi ossei? Come fanno una superficie piatta e una superficie sferica
a mantenere una integrità? Noi vediamo che la spalla è solida, non ha un
minimo di instabilità, quindi pensate alla perfezione di quello che vedremo. Un
elemento importante che caratterizza le articolazioni è costituito dalla
cartilagine. La cartilagine è un tessuto che riveste i capi articolari e svolge
un’azione di armonizzazione. Se prendete un osso vedete che è ruvido, è
rugoso anche se è ricoperto da una superficie dura che è la corticale, ma poi
deve essere soffice quindi questa armonia viene data dalla cartilagine che è un
tessuto duro-elastico. La contrapposizione tra la testa dell’omero e la cavità
glenoidea è data dalla cartilagine. Quindi queste due superfici, benchè non
sottoposte a forze di carico, hanno comunque una superficie articolare che
serve a rendere soffici i movimenti tra una parte dell’osso e l’altra. Però
abbiamo detto anche che questa articolazione deve svolgere tante funzioni,
deve essere stabile e quindi dobbiamo iniziare ad individuare gli elementi di
stabilizzazione. Ora abbiamo visto l’elemento di armonizzazione, adesso
vediamo quelli di stabilizzazione. L’elemento di stabilizzazione è un po’ il
criterio del biliardo (superficie piana con le sponde). Per cui la superficie
glenoidea ha una struttura che si chiama labbro, che è una cartilagine che
contiene una componente di fibre (fibrocartilagine) che la rende molto più
elastica. Mentre la cartilagine è duro-elastica, il labbro è una fibrocartilagine
che ritroveremo anche nelle altre articolazioni. Questa è la sponda del biliardo
che serve un po’ per compensare la mancanza di una cavità perchè la glenoide
è piatta, ma la presenza di questo bordo forma questa sponda. Questo è il
primo elemento di stabilizzazione che dona stabilità nei micromovimenti. Gli
altri elementi di stabilizzazione, presenti anche nelle altre articolazioni, sono
costituiti dai legamenti e dalla capsula articolare. il tetto dell’acromion lascia
una parte superiore scoperta; questa parte verrà coperta da un legamento che
è molto importante per la stabilità della spalla ed è il legamento coraco-
acromiale perchè congiunge la coracoide con l’acromion. Dietro il legamento
coraco-acromiale c’è il legamento che congiunge la clavicola con la coracoide e
sarà il legamento coraco-clavicolare, che se vogliamo essere più precisi sono
due, che prendono il nome di trapezoide e conoide. Il legamento coraco-
clavicolare àncora la clavicola verso il basso perchè sulla clavicola ci sono dei
muscoli (lo sternocleidomastoideo e il trapezio) che invece tendono a portarla
in alto. Questi due piccoli legamenti la trattengono in basso e quando si
rompono, la clavicola salta in alto e quindi vedrete una persona che ha uno
scalino e la rotondità dell’articolazione scapolo-omerale: è quello che si chiama
tasto di pianoforte. Quindi c’è un insieme di legamenti che sono esterni
all’articolazione scapolo-omerale, ma che comunque hanno una loro funzione:
il conoide e il trapezoide tengono la clavicola in basso, il legamento coraco-
acromiale forma un tetto elastico anteriormente (il tetto superiore e laterale è
dato dall’acromion, è osseo). Se io cado sulla spalla, la spalla batte
superiormente sulla superficie ossea, anteriormente elastica.
La superficie extraarticolare dell’omero presenta non due prominenze, ma
promontori e sono anteriormente la piccola tuberosità mentre posteriormente
c’è la grande tuberosità. In mezzo c’è una valle, depressione, chiamata solco
bicipitale. Ripetiamo: la parte articolare dell’omero, è 1/3 di sfera e che è
retroverso perché orientato posteriormente rispetto all’asse. Sulla parte
esterna extraarticolare abbiamo due tuberosità: la piccola e la grande che sono
intervallate da un solco che è il solco bicipitale. Nel solco bicipitale passa un
tendine che è il capo lungo del bicipite brachiale: il bicipite ha due inserzioni
prossimali che sono il capo lungo e il capo breve. Il capo lungo ha un tendine
molto lungo che passa nel solco bicipitale, viene ancorato dal legamento
trasverso omerale e questo tendine scorre in questo tunnel il quale ha una
base ossea che è il solco bicipitale, e una superficie di copertura che è il
legamento trasverso. Questo tendine sale sopra la testa, l’abbraccia e si va ad
inserire sulla glenoide. Uno dei traumi più frequenti nei tennisti è quello di
sollecitare fortemente nei loro movimenti il bicipite brachiale, scaricando le
forze sul tendine del capo lungo del bicipite e succede che strappa l’inserzione
slap lesion
e questa è una patologia molto frequente chiamata proprio perché
si stacca l’inserzione, ma non si stacca il tendine, bensì il labbro. Quindi il capo
lungo del bicipite si stacca dall’osso portandosi con sé un pezzo di guarnizione
(labbro). È una delle patologie più frequenti tra gli sportivi, caratteristica dei
tennisti. Il tendine del bicipite è un altro elemento di stabilità. Un altro
elemento di stabilità è la capsula, questo manicotto che avvolge tutta la parte
articolare, molto importante perché costituita da due elementi: un elemento
esterno che è fibroso, e un elemento interno che serve per lubrificare
l’articolazione, chiamata capsula sinoviale. La capsula sinoviale è un tessuto
specializzato, soffice, che produce il liquido sinoviale in quantità idonee per
lubrificare l’articolazione, rendendo le superfici prive di attrito. Se nei ripetuti
movimenti la superficie armonica va incontro a una ripetizione di movimenti,
questa comporta un attrito e quindi un riscaldamento. Tutto questo viene
attenuato dal liquido sinoviale, che lubrifica l’articolazione ed evita gli attriti e il
surriscaldamento. Quando c’è una patologia si ricorre alle infiltrazioni di acido
ialuronico. Se è presente una patologia di tipo infiammatorio, di tipo
traumatico, la capsula produce molto più liquido: ecco perché quando le
articolazioni si infiammano, si gonfiano. Tipica è il ginocchio che si gonfia e c’è
il liquido, cos’è questo liquido? È il liquido sinoviale prodotto in eccesso perché
c’è stato un trauma e la reazione dell’organismo è quella di produrre più
liquido.
I legamenti sono caratterizzati da elementi fibrosi ancora più importanti della
capsula. Sono tratti brevi che ancorano la parte ossea all’altra lasciando però la
libertà dei movimenti. Questi legamenti sono semplici da individuare: i
legamenti dell’articolazione gleno-omerale saranno quelli gleno-omerali
superiori, medi e inferiori. Si vedono il labbro con al centro la capsula, poi il
legamento posteriore, il legamento inferiore, il gleno-omerale superiore, il
medio e l’inferiore. Abbiamo visto il bicipite e poi un altro legamento che non
abbiamo ancora visto che è il legamento coraco-omerale, che dalla coracoide
arriva all’omero. È inoltre presente una parte posterosuperiore che non ha
nessun elemento di stabilità, è presente solo l