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Arteriopatie Ostruttive Croniche Periferiche (AOCP)
I gruppi di pazienti arteriopatici vanno considerati in funzione dei loro distretti sofferenti:
AOCP periferica: in genere arti inferiori, può riguardare anche gli arti superiori;
AOCP non periferica: riguardante in particolare il tratto arterioso splancnico, viscerale o la
stessa aorta; possiamo aver interessamento delle arterie renali, mesenteriche, con
conseguenti patologie.
E’ estremamente frequente trovare pazienti con AOCP che siano affetti anche da insufficienza
renale, ciò si ha perché le arterie renali hanno spesso dei deficit di funzionamento. Oppure
possiamo avere dei pazienti con claudicatio abdominis, situazione in cui l’ischemia comincia a
colpire i visceri e l’intestino.
Fattori di rischio
Tra i fattori di rischio più importanti troviamo l’aterosclerosi, l’ipertensione arteriosa, il diabete,
l’obesità, il fumo di sigaretta, ma anche l’iperfibrinogenemia e l’iperomocisteinemia: due
condizioni congenite di ipercoagulabilità. Questo gruppo di alterazioni genetiche, che comprende,
oltre all’iperfibrinogenemia e all’iperomocisteinemia, anche il deficit della proteina C e della
proteina S (proteine che limitano la coagulazione del sangue), può causare un quadro di
trombofilia genetica, situazione opposta all’emofilia.
Un paziente è considerato come trombofilico quanto ha una iperomocisteinemia assieme a un
deficit di proteina C, oppure ha una tendenza a produrre molto fibrinogeno. La condizione di
trombofilia è stata riconosciuta e classificata solo nell’ultimo decennio, a differenza della
situazione opposta (l’emofilia) che era conosciuta già dal secolo scorso.
Classificazione delle Arteriopatie Periferiche secondo Fontaine:
• I stadio: il paziente è asintomatico, la diagnosi avviene grazie a riscontri occasionali. Il
paziente, che presenta dei fattori di rischio, giunge in ambulatorio dove riscontriamo solo
grazie all’Ecocolordoppler una situazione di lieve-moderata ostruzione dei vasi arteriosi
periferici, ma in paziente non ha sintomi.
Il secondo stadio di Fontaine è suddiviso in due sottostadi: IIa e IIb ed è caratterizzato dalla
presenza della claudicatio intermittens.
Definizione di “Claudicatio intermittens”: stanchezza che poi evolve in dolore crampiforme
provocato da ischemia, che si manifesta prevalentemente a livello surale; infatti i muscoli
che non ricevono più un adeguata quantità di sangue (e quindi di ossigeno) vanno in
sofferenza. “Intermittens” = il paziente dopo un certo percorso è costretto a fermarsi, si
riposa, poi riprende la sua marcia e il ciclo si ripete. (Il dolore recede, a seconda della
gravità, con proporzionale riposo) possiamo anche quantificare il tempo di
riposo/recupero. La claudicatio caratterizza il secondo stadio di Fontaine.
• IIa: si ha una claudicatio intermittens di grado lieve, in particolare il paziente ha un
intervallo libero di marcia > 200 m, ossia riesce a percorrere 200 m in pianura senza