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STENT AORTOILIACI STENT AORTOILIACO
Questa è una sintesi delle
Le indicazioni per lo stenting aortoiliaco sono:
• 1): risultato emodinamico della PTA insufficiente con indicazioni per lo stenting aorto-
stenosi residua >30% iliaco.
• 2): massiva dissezione complicante il flusso
• 3): trattamento delle occlusioni croniche
• In effetti non accade che in aorta
4): placche ulcerate a carico degli assi iliaci
• 5): restenosi tardiva dopo pregressa PTA vengano posizionati degli stent
• 6): lesioni complesse per le quali il Primary Stenting dà perché l’aorta non è un vaso che
risultati soddisfacenti.
• Gli stents hanno influenzato la procedura di PTA tende ad occludersi: la patologia
aortoiliaca, in particolare nel migliorare i risultati clinici a
lungo termine.
principale che coinvolge l’aorta è l’insorgenza di aneurisma; quindi in aorta vengono installati
dispositivi che non sono veri e propri stent, ma sono le endoprotesi. E’ chiaro che una dilatazione
per angioplastica è migliorata nei suoi effetti finali e nella sua durata dalla composizione degli
stent. In questa immagine è visibile un referto
Complicazione “Stent Aortico” autoptico: c’è scritto stent aortico
anche se in realtà probabilmente è uno
stent periferico. Come mostra
l’immagine, può accadere che uno stent
possa essere invaso da tessuto fibroso e
da coaguli o che addirittura le placche
possono tendere a fuoriuscire dal
dispositivo. L’immagine è caratteristica
per farvi capire com’è fatto uno stent, è
una vera e propria rete: vedete a
sinistra è stata incisa l’arteria, ci sono le
tonache avventizia, media e intima.
T.E.A Quando parlai delle carotidi vi dissi che
la tromboendoarteriectomia (TEA) è un
TEA: tromboendoarteriectomia intervento quasi esclusivamente
La TEA (tromboendoarteriectomia) riservato alla patologia carotidea perché
consiste in un intervento di pulizia ci consente di trattare una placca,
dell’arteria. Si incide l’arteria malata, si massimo due . Per le AOCP periferiche è
asporta la placca che determina la stenosi molto difficile che le arterie femorali,
e si richiude l’arteria suturandola poplitee, tibiali, iliache siano colpite con
direttamente o interponendo una ‘pezza’ di una o due placche: la diffusione delle
allargamento in materiale sintetico. placche è sempre molto ampia per
questi distretti. Quindi la TEA non si fa
mai a livello periferico, si fa quasi
esclusivamente per le carotidi, oppure a
volte per le succlavie. BY- PASS Alla pari della patologia carotidea, non
BY-PASS (pontaggio): sempre le chance di riuscita di un
intervento di rivascolarizzazione per via
Consiste nell’innesto di una protesi che endovascolare sono così ampie. Ciò si ha sia
scavalca la parte ostruita. In questo modo per l’estensione, sia per la gravità di queste
si porta sangue alle arterie a valle. La stenosi, che spesso evolvono in steno-
protesi può essere sintetica (dacron,
ptfe…) o organica (generalmente la occlusioni( chiusure vere e proprie del
safena del paziente stesso). Rappresenta vaso) e non abbiamo neppure la possibilità
l’intervento più praticato per le arteriopatie di passare dentro l’arteria con le nostre
degli arti inferiori sonde. In questo caso siamo costretti a un
intervento più radicale, che è l’intervento di
pontaggio o di by-pass, una via alternativa
che si crea con l’innesto di un tubo che può essere artificiale (utilizziamo prevalentemente il PTFE
o il Dacron) oppure possiamo confezionare un by-pass naturale, con tessuti organici (viene
utilizzata quasi sempre, se presente, la vena safena).
La safena è una vena, non è un’arteria, quindi vi è bisogno di seguire una procedura ben specifica:
viene incisa la cute in corrispondenza alla vena safena (fino al malleolo), la vena viene isolata,
escissa e si va a smontare l’apparato valvolare (le valvole ovviamente sono del tutto
controindicate per una circolazione di tipo arterioso). Una volta che la vena è stata lavata,
devalvulata e ripulita, viene suturata prima a monte e poi a valle della lesione e il sangue passerà
attraverso questo by-pass naturale che noi
chiamiamo “by-pass in vena”.
• L’indicazione all’intervento si pone
quando c’è il rischio di perdere l’arto E’ chiaro che le condizioni di miglioramento clinico
ischemico o quando si vuole
aumentare la distanza libera dal del paziente saranno legate all’allungamento
dolore che è diventata dell’intervallo libero di marcia ed alla minor
particolarmente invalidante per le necessità di recupero quando il paziente avverte la
normali occupazioni del paziente. claudicatio. Chiaramente il paziente trattato non
dovrebbe avere neanche più la claudicatio, però
molto spesso i risultati sono un po’ limitati in questo senso.
TIPOLOGIE DI BY-PASS
Abbiamo varie possibilità di by-pass. Ovviamente il by-pass deve essere confezionato in ragione
delle nostre esigenze, quindi nei tratti occlusi delle arterie.
Il cross-over femoro-femorale è un intervento abbastanza utilizzato. In pratica mettiamo
in comunicazione le due arterie femorali; infatti la femorale è una delle arterie spesso
colpita da questa patologia, se una delle due è ancora in condizioni discrete, abbiamo la
possibilità di rifornire l’altra dalla controlaterale.
Il bypass femoro-popliteo è l’intervento di gran lunga più utilizzato perché ci consente di
saltare la zona più colpita dalla patologia, che è la zona della biforcazione femorale; quindi
noi possiamo agganciare il by-pass prossimalmente rispetto alla biforcazione femorale,
ovvero sull’arteria femorale comune, e poi possiamo agganciare il by-pass [non si capisce]e
in tal modo realizziamo un bypass femoro-popliteo. Ci sono anche le tecniche combinate
per cui si può anche procedere con
una dilatazione vascolare e in tempi
successivi con un confezionamento di
by-pass, quindi possiamo prima
provare le chance endovascolari con
angioplastica e successivamente
procedere con un by-pass, se
necessario.
FATTORI DI RISCHIO AOCP
Controllo se il paziente è diabetico, o se c’è familiarità, controllo il livello di HDL (colesterolo
buono) che è molto importante; il livello di colesterolo complessivo (deve essere al di sotto della
soglia di 200 mg/100 ml, soprattutto in pazienti a rischio come i diabetici e i fumatori).
TECNICHE DIAGNOSTICHE AOCP
1) Ecocolordoppler: all’ecocolordoppler arrivano quasi sempre pazienti al IIa stadio e
descrivono il fatto che da un po’ di tempo, camminando, sono costretti a fermarsi . Con
l’ecocolordoppler vedremo se ci sono stenosi e a che livello sono.
2) Un ecocolordoppler fatto bene e un’angiografia in corso di angioplastica (PTA) ci
consentono di fare una diagnosi completa. Non c’è bisogno di fare la TAC.
3) La TAC non è necessaria per fare diagnosi di queste patologie, si utilizza molto di più per
la patologia carotidea. Ovviamente la TAC è un angio-TAC, perché utilizza il mezzo di contrasto.
Anche la risonanza non viene utilizzata completamente in queste patologie, come l’angiografia
venosa che non c’entra completamente niente in queste patologie.
Circoli collaterali
I circoli collaterali sono delle neo-arterie o
arteriole, che si vengono a formare
tutt’attorno a una zona stenotica; a livello
carotideo questo non accade quasi mai, ma a
livello periferico sì (più si va in periferia, più
aumenta la presenza di circoli collaterali). Si
formano molti circoli collaterali anche a livello
delle occlusioni coronariche, dove c’è la
tendenza alla formazione di una grande
quantità di arterie alternative, e questa è la ragione per la quale la mortalità per infarto del
miocardio è molto più alta nel soggetto più giovane. L’infarto del miocardio è tanto più grave e
mortale quanto più è giovane il paziente, proprio perché questo non ha avuto il tempo di crearsi
un’alternativa con dei circoli collaterali. Invece l’infartuato ottantenne molto spesso ha una
prognosi migliore, al di là delle condizioni del tessuto cardiaco, perché ha una quantità già enorme
di circoli collaterali, quindi se si occlude un’arteria coronaria principale, il sangue sa che strada
deve fare. Anche a livello periferico accade questo: i pazienti più anziani che presentano storie
croniche di arteriopatie sono meno sofferenti dei pazienti con inizio più recente della patologia
perché si sono formati i circoli collaterali.
Anche la presenza di circoli collaterali ci induce ad una scelta di tipo chirurgico, piuttosto che di
tipo endovascolare. Tale decisione dipende anche dalla sede e estensione della lesione. Ormai si
tende molto di più a utilizzare la via endovascolare.
Statisticamente 20 anni fa su 100 casi di AOCP al III stadio si utilizzava 85-90 volte il by-pass, quindi
la chirurgia a cuore aperto; oggi siamo a 50 su 100, quindi si è ridotta molto la chirurgia
tradizionale e si utilizza molto di più, anche per la raffinatezza dei nuovi dispositivi, la via
endovascolare. Però non sempre si può fare: a volte le stenosi sono talmente serrate che non lo
permettono.
SIMPATICECTOMIA
Fino a vent’anni fa, si faceva un intervento chirurgico che si chiamava simpaticectomia, cioè
qualcuno credeva che andando a enucleare alcuni gangli del simpatico che producono
l’adrenalina, sostanza vaso costrittiva, si potesse dilatare un distretto arterioso, in realtà si è visto
che è una cosa campata sul nulla , infatti non si fa più.
IMMAGINI DI ESEMPIO: Questo è un intervento di
tromboendoarteriectomia. Vedete
che l’arteria è stata isolata, è stata
racchiusa in queste nastrini in
gomma, chiamate “fettucce”. Qui non
si vedono neanche le clumping, l’unica
cosa che si vede sono le lame di un
divaricatore autostatico, una grossa
pinza che riesce a divaricare e a
mantenere aperto il campo
operatorio; è detto auto statico,
perché non necessita di un operatore
che tenga il divaricatore.
In questa vedete che c’è una placca
isolata (gialla). Si utilizza un dilatatore,
e poi viene tagliata per facilitarne
l’esportazione.
Questi cerchietti montati su un manico,
vengono passati all’interno dell’arteria
proprio per