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Le onorificenze del 27 a.C. diventano simboli del potere monarchico: le corone di quercia e le piante di

alloro erano onori per Augusto, impiegati ovunque, dalle monete, alla decorazione, ai quadretti. Su un

altare urbano dedicati ai Lari, si trova una decorazione di ghiande e nel fregio del tempio di Apollo

Sosiano l’alloro è posto fra candelabri e bucrani. Il clipeus virtutis sono scudi istoriati con iscrizioni,

sono forme di omaggio; esempio è la copia in marmo di Arles in cui c’è una iscrizione in cui appaiono le

parole Virtus, Iustitia (proprie di un sovrano), Clementia (verso i nemici sconfitti), Pietas (baricentro

della politica augustea). Un cammeo conservato a Vienna ha tre simboli, il vincitore avanza su un carro

trainato da 4 centauri, che sollevano le onorificenze , la Vittoria ha la corona civica da una parte e il

clipeus virtutis dall’altra inquadrato in una ghirlanda di quercia. Su un cammeo di Boston invece si vede

Ottaviano vittorioso, nudo e col tridente in mano, che viene assimilato a Nettuno. All’inizio Ottaviano

aveva l’idea di farsi chiamare Romolo ma Augustus era un aggettivo più adatto, di più grande raggio

semantico, perché assimilava sublime, venerabile, sacro; ma si poteva assimilare anche all’augur,

l’interprete dei segni del destino. Il ritratto di Ottaviano Cesare Augusto del 27 a.C. è diverso da quello

giovanile “patetico”, ha proporzioni armoniose, rispetto alle forme ossute e irregolari del giovanile, i

tratti tesi e aggressivi sono scomparsi, l’atteggiamento patetico della testa ha lasciato posto a una

solennità. Le ciocche ora appaiono spartite in modo preciso, simmetrico: è stato un grande successo,

diventando l’immagine ufficiale del princeps.

§ Il programma di rinnovamento culturale

Intanto era diffusa fra la popolazione un senso di ansia e di sfiducia nel futuro; sibille, indovini, politici

avevano promesso un’epoca di pace; il princeps doveva dimostrare che era capace a tenere l’ordine

nello Stato. Augusto avvia quindi un piano di risanamento della società, cambiano i simboli e le

immagini politiche, l’aspetto urbano di Roma, la decorazione e l’arredo delle case, il modo di vestire

della gente. La Pietas doveva essere l’idea-guida dello Stato augusteo; bisognava suddividere i compiti, la

costruzione dei santuari, compito primario, era riservata alla casa imperiale. Le facciate dei templi

rivestite col marmo di Carrara, con decorazioni sontuose e dorate diventavano gli emblemi. Si voleva

combinare le forme belle dei templi greci con le forme del tempio italico-romano: l’alto podio, il pronao

profondo e il frontone massiccio e grandioso. Nell’ Ara Pietatis Augustae offre degli esempi, nei suoi

rilievi, in cui sono raffigurate facciate di templi, il podio è preceduto da una scalinata in cui è inserito

spesso l’altare,i capitelli corinzi erano scelti per la loro elaborazione,così anche i fusti delle colonne, i

fregi, i bordi del tetto. Augusto era attento nelle spese, gli edifici più costosi sorgevano nei vecchi luoghi

di culto, dedicati alla persona stessa di Augusto (Apollo sul Palatino e Marte Ultore nel nuovo Foro). Va

aggiunto il Foro di Cesare, ultimato ora, il tempio di Venere Genitrice. Modesti erano i lavori per i

templi e le edicole delle antiche divinità rinnovati nel 28 a.C. Nessuna attenzione per divinità orientali,

egizie, come Iside, che non erano accolte neanche nel calendario della religione di Stato. Un esempio, il

tempio della Magna Mater (Cibele) sul Palatino: Augusto aveva fatto ricostruire questo tempio non in

marmo ma in tufo. Il tempio della Concordia mostra quanto elaborato poteva essere un tempio: in cima

al frontone ci sono 3 figure in piedi allacciate, la dea Concordia con due divinità affini, negli acroteri

laterali ci sono figure armate che si riferiscono ad Augusto; sui fianchi della scalinata c’erano due statue,

un Ercole e un Mercurio, simboli della sicurezza delle strade e del benessere. L’anno era scandito da un

ritmo regolare di feste dinastico-religiose, in tutte si svolgevano dei rituali. Su un rilievo dell’Ara

Pietatis, c’è la scena di un sacrificio, un toro viene preparato per essere sacrificato; su una coppa di

Boscoreale, addirittura il servo è in atto di colpirlo. Le parti interne dei templi solitamente erano

decorate con marmi costosi; assumono importanza anche i bucrani: gli artisti preferiscono la bianca

ossatura del cranio; anche le piante e gli alberi sacri alle divinità venivano raffigurati ovunque. Erano

importanti le confraternite religiose, riformate da Augusto dal 29 a.C. come per es. i flamines con

cappucci di pelle con punta di metallo e mantelli di lana a pelo lungo; gli Arvali, in origine dedito a

servire la dea Dia, divinità agraria della fecondità: il loro compito era quello di recitare suppliche e

offrire sacrifici per la casa imperiale. L’accesso alle cariche sacerdotali era riservato solo a gruppi

definiti, le magistrature e le confraternite elevate erano un privilegio della nobiltà antica, il patriziato

(ma Augusto poteva nominare chi voleva). Emblematica e l’Ara Pacis Augustae eretta fra il 13 e il 9 a.C.

in onore di Augusto per il ritorno dalla Gallia e dalla Spagna. Sui lati esterni del recinto c’è una

processione solenne, Augusto e Agrippa si confondono nel fitto corteo, ma comunque hanno la toga

tirata sul capo, come segno distintivo. Accanto ad Augusto si affolla un grande numero di littori, il

corteo sembra fermarsi alla sua altezza, gli accompagnatori formano quasi un cerchio attorno a lui,

Augusto è leggermente più alto di tutti gli altri. Solo i personaggi importanti sono raffigurati con

precisione, gli altri hanno volti anonimi; il corteo dei sacerdoti è seguito sui due lati del recinto dalla

famiglia imperiale, in primo piano si vedono anche i bambini attaccati alle vesti dei genitori. La

processione rituale era una proiezione ideale del nuovo Stato. Un fregio a natura morta dal Portico di

Ottavia si vedono oggetti rituali, come lo scettro ricurvo degli augures, la cassetta per l’incenso, l’anfora

per le libagioni, col ramoscello d’alloro, il mestolo dei pontefici e così via. Inoltre ci sono anche

strumenti professionali, come la scure, il pugnale, il coltello, bucrani e candelabri. Il princeps era

membro dei più importanti collegi sacerdotali, era già sommo sacerdote prima di rivestire la carica di

pontifex maximus, nel 12 a.C. Veniva raffigurato Augusto con toga e capo coperto, una statua onoraria

nuova, che era diventata subito di moda. Chi doveva provvedere a edicole e funzioni di culto, per es. dei

Lari, erano gli abitanti dei rioni, capitanati dai 4 magistri e 4 ministri eletti annualmente: il ruolo di

ministro era ricoperto da schiavi fidati e meritevoli, offrivano ex-voto ad altari nelle cappelle dei Lari.

Un’importanza documentata da un altare votivo nel Museo Capitolino: è rappresentata l’offerta di una

statua di Minerva ai ministri di un collegio di carpentieri, da parte di Augusto, in cui egli supera di un

terzo la statura di tutti gli altri, raffigurati in abito servile; sul lato breve ci sono gli strumenti del

mestiere come seghe, scuri, elmi, oggetti di culto, come un coltello sacrificale. I magistri e i ministri

dedicavano anche un altare votivo o una statua di divinità, che erano perlopiù personificazioni, come

Concordia, Pax, ecc., divinità accompagnate dall’epiteto Augustus o Augusta in omaggio ad Augusto.

Nel 15 a.C. muore Pollione, lasciando per testamento una parte del suo patrimonio al princeps: il suo

palazzo sull’Esquilino era sontuoso e esempio di lusso privato, ma viene raso al suolo e restituito al

popolo, e Livia e Tiberio ci costruiscono sopra la Porticus Liviae, mentre Pollione viene messo all’oblio.

La Porticus Liviae era un quadrilatero edificato in mezzo a un groviglio di strade; le aree verdi ormai

erano lontane, verso il Campo Marzio, il Circo Flaminio; all’interno Livia dedica un santuario alla

Concordia, che qui è protettrice della felicità domestica . Augusto non era da solo: era affiancato da

amici e membri della sua famiglia: Agrippa è sempre stato un suo fedele collaboratore, e aveva

provveduto alla riorganizzazione dell’approvvigionamento idrico, con gli acquedotti, riparati, o

ricostruiti ex novo: l’ Aqua Virgo, inaugurata nel 19 a.C. serviva appunto all’alimentazione delle terme

di Agrippa vicino al Pantheon, le prime terme pubbliche di Roma. Il complesso sembrava un ginnasio

greco: era ricco di giardini, laghetto artificiale, adibito a piscina, impianti sportivi.. E Agrippa colloca qui

l’Apoxyomenos di Lisippo, proprio davanti all’edificio principale. L’area ad uso del popolo era

caratterizzato da parchi, sentieri, corsi d’acqua, bagni caldi, impianti sportivi, opere d’arte greca sparse

ovunque. Al centro sorgeva il vecchio Pantheon, dove in origine doveva esser collocata la statua di

Augusto, ma nel 27 a.C. Augusto aveva voluto che la statua fosse posta nel pronao, lontana dalla cella del

tempio, vicino alla statua di Agrippa. Accanto sorgevano i Saepta, ambiente destinato agli scrutini

elettorali della plebe, anche se sarebbero serviti poi in realtà a combattimenti di gladiatori e naumachie,

e talvolta usati come bazar. A nord sorgeva il Solarium Augusti, consacrato nel 10 a.C., il più grande

orologio solare antico: come ago veniva usato un obelisco di 30m. proveniente dall’Egitto, oggi in Piazza

Montecitorio; l’obelisco proiettava la sua ombra sul tracciato a linee e lettere di bronzo, quindi veniva

usato sia come orologio che come calendario. A sud c’erano i templi e portici dei trionfatori del II sec.; la

Porticus Octavia, costruita nel 168 a.C. per la vittoria su Perseo, re di Macedonia, restaurata da Augusto;

la Porticus Metelli, costruita nel 147 a.C. da Metello, vincitore dei Macedoni, sostituita però da una

Porticus Octaviae nuova di zecca, in onore della sorella Ottavia che dedicherà una schola con biblioteca

in memoria del figlio Marcello. Viene costruito il teatro di Marcello, e un altro teatro più piccolo del

giovane Balbo. Augusto amava il teatro, oltre che ad essere luogo di incontro tra princeps e popolo,

aveva una funzione culturale e pedagogica. Augusto emana difatti anche la Lex Iulia Theatralis, che

prevedeva una distribuzione di posti per merito e rango sociale: nell’orchestra c’erano i senatori, i

sacerdoti e i magistrati; poi venivano i cavalieri, con censo di almeno 400mila sesterzi, poi gli equites;

nel settore intermedio stavano i cittadini liberi, suddivisi per tribù; infine dietro a tutti, le donne e gli

schiavi; i bambini occupavano un settore a parte, stavano coi pedagoghi; anche le corporazioni artigiane

avevano dei settori dedicati. La nuova Roma non è diventata alla fine una città ellenistica; bisognava

deviare il corso del Tevere, ampliare il Campo Marzio, progetti che r

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Publisher
A.A. 2014-2015
10 pagine
7 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/07 Archeologia classica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher rosy988 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archeologia e storia dell'arte romana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Slavazzi Fabrizio.