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Fra i primi dipinti c’è il Battesimo di Cristo, si trova alla The National Gallery: è una tempera
su tavola, è una forma composta da un rettangolo e un semicerchio. A destra c’è Giovanni
Battista, mentre a sinistra ci sono i tre angeli che assistono. È ambientato sul Tevere, con
una cittadina che si trova alla destra di Cristo. La solidità del corpo riprende quella
dell’albero. Lo spirito santo si manifesta sotto forma di colomba, il paesaggio è molto limpido
come se tutto fosse dipinto in primo piano. C’è una strada che arriva al villaggio, San
Sepolcro, città natale dell’artista, le curve del fiume, gli alberelli e il prato verde scuro danno
la misura di quello che è la prospettiva dell’opera. I volti sono impenetrabili, non espressivi,
ma su tutta la scena si espande una luce morbida equamente distribuita che non crea
contrasti di ombre e luce, ma che avvolge tutta l’opera in un’atmosfera sospesa, irreale.
Realizzata per commissione dei monaci di San Sepolcro, per onorare un abate defunto da
poco, il quale aveva tutelato gli interessi dei monaci contro le pretese del vescovo di Castello
contro i monaci, che era un sostenitore della conciliazione delle Chiese cristiana d’Oriente
greca e quella di Occidente romano latina, facendo in modo che quella romana prevalesse.
La sacra conversazione
Realizzata tra il 1472-1474, si utilizzano sia l’olio che la tempera. Ha un significato
importante, che rimanga a eventi importante. La nascita dell’erede di Federico, la Vergine
sta seduta sul trono mentre contempla il suo bambino. Ci 4 santi e 4 angeli. Umiltà del
signore di Urbino che non ha voluto essere rappresentato al posto di onore, ma la scelta è
anche per motivi estetici. Federico preferiva sempre essere ritratto nel lato integro della sua
persona, poiché in battaglia aveva perso un occhio e si fece tagliare un pezzo di naso, per
avere una visone completa. San Gerolamo è quello che si percuote il petto con un sasso,
San Pietro ha la testa spaccata e sanguinante. San Giovanni Battista rappresentato con il
bastone. San Francesco, sta spostando il saio con una mano per far vedere. La ferita che
aveva. Ambientata in un palazzo classicheggiante, i personaggi si trovano nella campata
dell’edificio più vicina a noi, anche se la prospettiva sembra proiettarli al centro sotto una
cupola che immaginario sia nell’intersezione dei quattro bracci dell’edificio. Si è ispirato
anche alla trinità di Masaccio, ma ha evitato la forte assalito. La parte retrostante, il coro, è
coperto da una volta a botte costolone a rosoni, ma il numero di rosoni è dispari: nove
invece di otto. Sull’asse verticale non c’è una nervatura che li divide, ma una fila di lacunari
che vanno ad attenuare la rigidità. Il coro termina con un'abside semicircolare, il cui catino è
occupato da una conchiglia bianchissima, dove è sospeso un uovo di struzzo, appeso con
una catenella d’oro, simbolo di vita e rinascita.
Leonardo Da Vinci
Si dice sia l’artista che dette veramente fiato e moto alle sue figure. Non aveva studiato, ma i
suoi studi e la cultura erano autodidattici. Era un uomo senza lettere, perché non conosceva
né il greco né il latino, cosa che rendeva impossibile leggere le opere degli antichi. Si è
fidato delle immagini. È stato il primo a sperimentare, riprodurre in laboratorio dei fenomeni
naturali, in maniera scientifica, per studiare la realtà in tutte le sue sfumature. Niente era
scontato, tutto si analizzava in laboratorio, cercando di capire il perché dell’avvenimento di
un determinato fenomeno. Ha studiato l’anatomia, la dinamicità, l’aerodinamica. Tutti i suoi
scritti erano accompagnati da disegni e appunti, scriveva da destra verso sinistra, perché in
questo modo serviva uno specchio per leggere ciò che scriveva. I disegni ci introducono alla
sua modalità di studio. Ogni bozzetto sembra un’opera finita, dettagliata. Anche nei bozzetti
prestava attenzione alla luce e all’ombra, con l’ombra era molto fitto e parallelo, altrimenti si
allargava e diventava più morbido. Nell’apparato scheletrico ci sono i contorni delle ossa, ma
negli altri studi utilizzava già lo sfumato.
Due caratteri fondamentali: il contrapposto e la tecnica dello sfumato.
● Contrapposto : bilanciamento delle masse corporee che hanno subito una rotazione,
ovvero due torsioni con direzioni opposte.
● Sfumato : passaggio graduale, quasi impercettibile, dall’ombra alla luce, ottenuto con
dita, pennelli, tele, fino alla perdita dei contorni che non sono più continui, ma delimitati da
infinite linee spezzate.Le linee rette si vedono per sovrapposizione di masse.
Prospettiva aerea
Calcola matematicamente e fisicamente la quantità d’aria che intercorre tra lui e soggetti che
rappresenta: più sono lontani, più l’aria aumenta e più si vedono i colori sfumati. La troppa
quantità ci impedisce di vedere nitidamente le cose. Era molto meticoloso nelle sue opere,
tanto che la Monnalisa la considerava un’opera incompiuta, portandosela sempre appresso
durante i suoi viaggi e correggendo o aggiungendo dettagli di volta in volta.
Ha studiato l’urbanistica della città, progettandola su due livelli: la città ideale a livello della
terra, mentre sottoterra aveva messo le strade, le gallerie, i magazzini, le botteghe, le
ferrovie, che avevano una propria vita sotterranea.
Ha ripreso anche la progettazione della basilica di San Pietro di Bramante. Non è cresciuto
con i suoi genitori, ma con uno zio. L’autoritratto con la barba, che ha realizzato quando
aveva circa 33 anni, è pensato da alcuni interpreti come un ritratto dello zio che lo ha
cresciuto. In tutte le opere di Leonardo ci sono messaggi nascosti simbolici.
La Vergine delle rocce
Quest’opera era inizialmente realizzata con olio su tavola poi trasportato su tela, iniziata nel
1483, per la realizzazione dell’opera ha impiegato due anni. Si trova a Parigi, la scena è
ambientata in un luogo ombroso e roccioso, come da richiesta dei committenti, perché era
destinata ad una chiesa paleocristiana, che prima era un cimitero chiamato “Grotte”. La
tavola di Leonardo avrebbe dovuto inserirsi dietro un grande altare.
È una struttura piramidale, alla cui base si trovano San Giovanni, l’angelo e Gesù bambino
e il cui vertice si trova sopra la Madonna. I riflessi luminosi danno equilibrio a tutta la
composizione; il giaciglio risulta essere una copertura per i due soggetti ed un richiamo alla
vita, poiché nascono in mezzo a rocce brulle. La Vergine si trova al centro, ma in una
posizione più arretrata. Il braccio destre teso ad abbracciare San Giovanni, che si tende per
adorare Gesù. L’angelo in ginocchio sorregge il bambino, che sembra che stia guardando un
ipotetico spettatore fuori dal quadro, al quale indica San Giovanni. Ha un’attenzione speciale
perché avrà un compito molto importante per la redenzione. Leonardo realizza questo
schema piramidale, che ha avuto molto successo fino al romanticismo. Un dipinto deve dare
una sensazione di rilievo, di tridimensionalità: perfetta esecuzione attraverso un'immagine
significativa del paesaggio.
L’artista solo con il raggiungimento della mimesi può definirsi completo ed universale.
L’Ultima Cena
È una tempera e olio su intonaco, aveva sperimentato come collante le uova, tanto che
l’opera aveva perso i suoi colori ordinari con il passare del tempo.
Si trova a Milano nel refettorio della chiesa di Santa Maria delle Grazie, è di grandi
dimensioni (480 x 880). Commissionato da Ludovico Sforza. Ultima cena di cristo con gli
apostoli a Gerusalemme durante il periodo della Pasqua Ebraica, questo tema è stato
trattato più volte ma nessun artista aveva mai cambiato l’iconografia di rappresentazione,
dipingono il Cristo che sta venendo il vino e il pane con gli apostoli di fianco, dallo stesso
lato di Cristo, con due di loro a capotavola, Guida viene realizzato isolato dall’altra parte del
tavolo, San Giovanni poggia sempre la testa su Gesù, come in quelle del Ghirlandaio e di
Andrea Castagna.
Leonardo va a sconvolgere la tradizione: gli apostoli sono tutti. Dallo stesso lato del tavolo,
sei a destra e sei a sinistra, il momento rappresentato è quello in cui Cristo dice che uno di
loro li tradirà: gli apostoli si guardano l’un l’altro non sapendo a chi stia alludendo Gesù. C’è
una rappresentazione a gruppi di tre. Non ha voluto rappresentare un evento di fede, ma un
atto umano, come se fosse il tradimento di un amico. Le parole di Gesù riecheggiano
generando angoscia, disapprovazione, stupore e incredulità, infatti, a gruppi di tre, in una
sorta di moto ondoso, sale quella che è l’emozione e l’emotività. In qualche modo si
allontanano isolando la figura di Cristo al centro che è possente ed eroica, che si trova al
centro di tutta la composizione. Viene rappresentato come se fosse solo, perché la
solitudine nei problemi cruciali della vita è la sola compagna di ogni soggetto umano. Gesù
non ha nessuna aureola , ad indicarlo come essere divino c’è il cielo chiaro della finestra sul
retro: con una prospettiva si riesce a vedere il paesaggio. Il punto di fuga prospettico sta
sulla tempia destra del Cristo: questa profondità è ritmata dal soffitto cassettonato e dagli
arazzi alla parete. Bartolomeo è all’estrema sinistra, in piedi, poggia le mani sul tavolo ed è
seguito da Giacomo minore e Andrea. Giuda si alza con uno scatto nervoso, osservando
Gesù con un’espressione interrogativa. Pietro ha il volto vicino a Giovanni chinato verso di
lui. Giacomo è inorridito: ha le braccia allargato, sembra