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L’isola di Egina, tra l’Attica e l’Argolide, comincia a divenire importante fra il 7° e il 6°
sec. a.C., come potenza marinara e commerciale: a seguito di un incendio, viene
ristrutturato il santuario di Aphaia (antichissima dea cretese assimilata con Atena). Il
tempio in calcare stuccato e marmo insulare, è di ordine dorico, con peristasi, pronao e
opistodomo, e cella, divisa in 3 navate da colonne. Le sculture frontali in marmo sono
scolpite a tutto tondo e raffigurano episodi della guerra di Troia: la figura principale è
sempre Atena, che occupa il posto d’onore; la dea assiste invisibile ai combattimenti, nel
ruolo di garante del trionfo della giustizia. Sul frontone ovest, Atena è stante, con corpo
frontale e gambe di 3/4 , la sinistra leggermente avanzata, la postura è ferma e verticale.
Ai lati, vi sono 12 combattenti, 6 per ogni ala. Nel frontone est diminuiscono le figure (ce
ne sono 10) ma vengono ingrandite; al centro vi è sempre Atena. La dea in questo
frontone è in movimento: la testa è frontale, ma i piedi sono rivolti verso destra e anche il
braccio. Fra i 2 frontoni vi è uno scarto cronologico di circa 20 anni, il frontone ovest è
del 510 – 500 a.C., quello est del 490 – 480 a.C. Le differenze si notano soprattutto nei
guerrieri feriti: un guerriero del frontone ovest, che sta cercando di tirar fuori dal petto
una freccia, è rivolto verso lo spettatore, gli addominali sono pronunciati, il volto ha il
sorriso arcaico, l’acconciatura è elaborata con riccioli; un guerriero del frontone est è di
3/4 , col volto di profilo, che guarda verso la terra, prossimo a morire, resta appoggiato
allo scudo rotondo, ma la mano cade, priva di forza. Anche tra le figure di arcieri si nota
la differenza: un arciere in costume scita (f. ovest) è di profilo, elegante; Eracle (f. est)
invece è pesantemente appoggiato ai talloni, una figura che ha le sue dimensioni nel suo
spazio.
Le statue di bronzo venivano prodotte con il metodo della “cera persa”, ossia realizzando
prima in cera quel che poi sarà in bronzo. Per le statuette di piccole dimensioni, si
modellava la statuetta in cera, la si rivestiva di argilla, lasciando un buchettino
sfiatatoio, si cuoceva fino alla liquefazione totale della cera. Colando fuori dalla forma,
lasciava all’interno del vuoto, in cui si versava il bronzo liquido; dopo essersi raffreddato,
si spaccava la camicia di argilla e la statuetta era realizzata, veniva pulita e rifinita. Il
problema sorgeva con le statue di grandi dimensioni: i primi progressi in campo della
statuaria in bronzo a fusione cava si devono a Rhoikos e Theodoros, entrambi di Samo.
Rhoikos è architetto del tempio di Hera; con il figlio e collaboratore, Theodoros,
perfeziona la tecnica della fusione a cera persa. Si parte da un abbozzo in argilla, la
sagoma in argilla veniva ricoperta con uno strato di cera, su cui l’artista rifiniva i
dettagli; la statua di cera veniva rivestita con una camicia d’argilla, la cuoceva, per
liquefare la cera, e colava il bronzo all’interno. Spaccata la camicia d’argilla si otteneva la
statua in bronzo cava. Un esempio: la statua di Zeus da Ugento (Taranto), alta 71 cm.,
posta su una colonna di cui resta il capitello dorico, di calcare, decorato con rosette. La
mano destra è alzata per lanciare il fulmine, l’acconciatura è elaborata; la statua è stata
realizzata in più parti, la testa, il corpo, le mani, anche la corona di foglie e i boccoli
della testa sono stati realizzati a parte. Il cratere di Vix, alto 1m. e 63, è un unico pezzo
realizzato partendo da un abbozzo colato di getto, con la martellatura si è ottenuto un
recipiente, a cui son stati aggiunti il piede e gli elementi decorativi; sul collo del cratere vi
è una serie di quadrighe e opliti, con elmo corinzio, scudo rotondo,; le anse hanno busti
di gorgoni. L’avorio veniva importato dalla Ionia e dalla Fenicia, e venivano prodotti
oggetti di cosmesi, statue e statuette. Importanti sono le statue crisoelefantine, realizzate
con parti in oro, in avorio applicate su un’armatura di legno e metallo e potevano essere
di dimensioni colossali, come l’Atena del Partenone, e lo Zeus di Olimpia, ad opera di
Fidia. Esempi ci sono anche nel santuario di Delfi: una statua, forse Apollo, ha le parti
nude in avorio, i capelli, la veste e gli attributi in lamina d’oro decorata a sbalzo.
Il santuario di Delfi si trova sulla Focide, sulle pendici sud del monte Parnaso, a circa
600m. di altezza. Secondo la tradizione, Gaia, la Terra, era la prima profetessa a regnare
sul santuario, col figlio, il serpente Pitone, che poi è stato ucciso da Apollo. Il dio, dopo
essersi purificato nella valle di Teme in Tessaglia, diventato padrone del santuario, aveva
fondato gli agoni musicali. I primi oggetti-offerte votive risalgono al 9° sec. a.C.; dopo la
1° guerra sacra ( 600 -590 a.C.), con la sconfitta dei focidesi, l’Anfizionia fonda i giochi
Pitici; nel 582 a.C. viene introdotto il certame coronario, ossia le gare di musica e
atletica, con l’aggiunta delle corse di cavalli. Il santuario era diventato così panellenico,
aprendosi alla partecipazione di tutti i Greci e delle potenze straniere, come gli Etruschi
e i re di Lidia. Il santuario si divide in 2 settori: la fonte era un antichissimo luogo di
culto, con la sua “acqua parlante” la Pizia, la somma sacerdotessa di Apollo, si bagnava i
capelli prima dei responsi. Dalla Beozia, appare il santuario di Atena Pronaia, sulla
terrazza di Marmarià. Verso ovest, c’è il complesso del Ginnasio, con le piste per gli
allenamenti, le terme, la palestra; si arriva al temenos di Apollo che apre la via sacra,
fiancheggiata da tesori e doni; a sinistra dell’entrata c’è il monumento dei navarchi
spartani (vincitori a Egospotami nel 405 a.C. contro Atene), il donario di Atene (che
celebra la vittoria di Atene a Maratona nel 490 a.C.), in mezzo il cavallo di Troia donato
da Argo; di fronte, il Donario degli Arcadi, liberi dal dominio di Sparta,il Donario di Argo e
dei Tarantini. Sotto la terrazza su cui vi è il tempio di Apollo, c’era l’antico santuario di
Gaia, dove per tradizione Apollo aveva ucciso Pitone. Il tempio di Apollo è stato
ricostruito più volte, da ricordare è Antenore, che realizza i frontoni. Il tempio ora visibile
è quello ricostruito dopo il terremoto del 373 a.C. Di fronte al tempio, vi sono monumenti
e donari; girando, si arriva al teatro, e da qui si sale allo stadio dove ogni 4 anni si
svolgevano gli agoni pitici. Il primo tesoro che si incontra risalendo la Via Sacra è il
Tesoro di Sicione: le fondamenta sono blocchi di due edifici più antichi, una tholos e un
monoptero, smontati per un incendio; era una specie di baldacchino, il cui fregio in
origine aveva 14 metope, ne restano oggi 9. La meglio conservata raffigura la razzia di
buoi da parte dei Dioscuri. Dietro il Tesoro di Sicione vi è il tesoro degli abitanti dell’isola
di Sifno, nelle Cicladi: è un piccolo edificio in marmo insulare, di ordine ionico, con 2
korai che sostituiscono le colonne del pronao e con un lungo fregio, i cui temi sono tratti
dall’epos omerico, e rispecchiano i valori dell’aristocrazia e l’hybris punita; le forme sono
eleganti, ioniche, con un modellato sfumato e volumi arrotondati. Poi vi è il Tesoro degli
Ateniesi, di ordine dorico, in marmo, le metope del fregio raffiguravano miti di Teseo e di
Eracle. Nella metopa con Eracle e la cerva, l’eroe è di profilo, col torso frontale; nella
metopa di Eracle e Cicno, i corpi sono di 3/4 , disposti su linee oblique e parallele.
A Corinto intanto lo stile proto corinzio lascia il passo a quello corinzio negli anni 630 –
620 a.C., decennio definito Transizionale (TR). Le ceramiche corinzie, prodotte a Corinto
dal 630 a.C., hanno il colore dell’argilla chiaro, nelle tonalità del verdino e del giallo, la
tessitura è fine e depurata, si usa la tecnica a figure nere, con sovra dipinture in
paonazzo, giallo e bruno. I vasi però mutano nelle dimensioni: l’ aryballos conico e
piriforme viene sostituito da 2 nuovi unguentari, l’aryballos sferico e l’alabastron. La
differenza maggiore fra stile proto corinzio e corinzio è il livello artistico: i ritmi di
fabbricazione sono elevati, il manufatto prima prodotto con ricercatezza adesso diventa
un prodotto normale, in serie, e si ripropongono motivi monotoni.
630 – 620 a.C. TR = Stile transizionale
- 620 – 590 a.C. CA = Stile corinzio antico
- 590 – 570 a.C. CM = Stile corinzio medio
- 570 – 550 a.C. CT = Stile corinzio tardo
-
Per lo stile corinzio antico, l’esempio è il cratere a colonnette corinzio alto 46 cm., da
Cerveteri: le iscrizioni sono in alfabeto corinzio; i convitati, a banchetto, su dei letti, sono
Eracle, Eurito, e figli, durante una festa, a cui però segue un dramma, ossia l’uccisione
da parte di Eracle degli altri personaggi. Sui contenitori per profumi compaiono elementi
nuovi, come i comasti, ossia figure maschili di danzatori, con sedere e pancia enormi. Per
lo stile corinzio medio, vi è una grande produzione di unguentari monumentali, alabastra
alti e aryballoi con piede ad anello. Un esempio sono i Maestri del Gruppo della Chimera,
che dipingono con tratto deciso e con una policromia ricca. L’aryballos di Polypteros in
cui vi è un auleta che suona un doppio flauto, il maestro del coro che spicca un balzo in
avanti, davanti a coppie di coreuti. Per lo stile corinzio tardo, vi è la produzione di crateri
a colonnette, decorati con fregi di cavalieri, duelli di opliti, cortei nuziali e di partenza,
banchetti.
La produzione proto attica della fase tarda ( 630 – 600 a.C.), è rappresentata dal Pittore
di Nesso: l’anfora di Atene è alta 1metro e 22, compaiono cigni e civette, di derivazione
corinzia,così anche il fregio di loti e palmette; le rosette riempitive sono di derivazione
proto corinzia. Il fregio statuario di gorgoni in corsa sulla pancia dell’anfora è la novità
assoluta: il tema è l’uccisione di Medusa da parte di Perseo, sul collo vi è Eracle, privo di
attributi, riconoscibile solo grazie alla scritta, che assale il centauro Nesso. Pochi anni
dopo, emerge Sophilos, il primo maestro attico di cui si abbia la firma, attivo fra il 580 e
il 570 a.C. : i suoi vasi sono di grandi dimensioni, anfore per di più, le decorazioni sono
di gusto corinzio. Il Cratere François è stato trovato a Chiusi a metà del 1800, battezzato
col nome del suo scopritore, nel 1900 un custode del Museo Archeologico di Firenze lo ha
fatto a pezzi; il cratere è stato successivamente pazientemente ricomposto. Sembra essere
frutto di due maestri,