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CULTURA MATERIALE
Nell’arte, il naturalismo tipico dell’ellenismo viene apprezzato in quanto linguaggio aulico dei ceti dominanti, ma
trova molte difficoltà ad essere tradotto dagli artigiani locali al di fuori degli ambiti dinastici. Maggior fortuna
hanno gli elementi architettonici (basi, capitelli, cornici), che si diffondono in tutte le costruzioni di tipo
monumentale, anche se le tecniche costruttive ed i materiali restano legati alle tradizioni locali, evidentemente più
adatte ai climi delle diverse regioni. Significativi sono i numerosi elementi mesopotamici che in questo periodo
fanno la loro comparsa soprattutto nell’architettura templare.
CERAMICA:Si affermano numerosi elementi di origine ellenistica, sia nelle caratteristiche fisiche della ceramica,
sia in quelle formali. Assistiamo così ad una interessante presenza di ceramica a vernice nera e alla diffusione di
forme peculiari, prima tra tutte i “piatti da pesce”.
LA GLITTICA: Il nucleo di maggiore importanza per l’Asia seleucide è costituito dalle migliaia di cretule
rinvenute a Seleucia sul Tigri, che mostrano la parallela esistenza di una tradizione neo-babilonese di sigilli a
stampo e di una raffinata produzione ellenistica.
MONETE: Nel Fars significativa è la emissione di serie monetali da parte dei Fratarakâ. Lo strumento con cui i
dinasti del Fars affermano la propria indipendenza dai Seleucidi è infatti costituito dalla coniazione di moneta.
La monetazione del Fars predilige l’argento ed è riassumibile in quattro serie. La prima dal 180 al 140 a.C. circa,
la seconda dal 140 alla fine del II sec. a.C., la terza durante il I sec. a.C., la quarta a partire dal I sec. d.C. e fino
all’avvento al potere di Ardashir I in veste di re dei re sasanide. Nelle prime due serie compaiono dei tipi
iconografici originali, i ritratti del re sul dritto, pur in una eccellente resa naturalistica di origine ellenistica,
mostrano il sovrano con un copricapo locale che copre parzialmente il diadema, simbolo del potere regale
ellenistico; sul rovescio, i vari tipi iconografici insistono sul richiamo alla dinastia achemenide. La titolatura
assunta in queste serie, fratarakâ, ovvero “governatore” è anch’essa di origine achemenide. E’ pertanto palese
come il distacco dal potere seleuicde sia basato su un’ideologia politica plasmata dal collegamento alla grande
dinastia persiana.
4. ETA ARSACIDE
NISA: nel Turkmenistan meridionale, alle pendici settentrionali del Kopet Dagh; questo sito si articola in due
insediamenti entrambi cinti da fortificazioni.
-Il sito battezzato Nisa Nuova è una vera e propria città, con pianta quasi quadrata, difesa da alte mura in mattoni
crudi con bastioni o torri aggettanti a pianta quadrata, con un settore a Sud diviso dal resto della città da una
seconda linea di difesa, la probabile cittadella.
-La cosìddetta Nisa Vecchia, che negli òstraka* viene denominata Mithridatkert, è anch’essa un insediamento
fortificato, a pianta trapezoidale, con difese costituite da mura in mattoni crudi con torri aggettanti di pianta
quadrata. Ma, più che una vera e propria città, Nisa Vecchia rappresenta un centro dinastico. Il sito sembra aver
avuto una funzione cerimoniale e di celebrazione della dinastia; vi erano senz’altro edifici di natura cultuale,
probabilmente dedicati ai re defunti. I principali edifici sono stati denominati con nomi convenzionali: la Sala
Quadrata, il Tempio a torre, la Sala Rotonda e, più a Nord, la Casa Quadrata e l’Edificio Rosso.
-I principali edifici sopra nominati sono stati individuati in quello che possiamo definire come Complesso
Centrale per la sua posizione topografica. Se l’Edificio Rosso appartiene ad una fase più antica, tutti gli altri
edifici risalgono ad un momento in cui la funzione del sito, dopo la morte di Mithridate I nel 138 a.C., subì una
radicale trasformazione, da complesso residenziale dinastico a centro destinato alla memoria ed alle cerimonie in
onore della dinastia arsacide.
-LA CASA QUADRATA è un complesso collocato nell’estremità settentrionale del sito, il cui blocco principale
consiste in un edificio costituito da una serie di ambienti allungati disposti parallelamente al muro perimetrale
attorno ad una corte centrale: inizialmente interpretata come un magazzino, anche in virtù dei numerosi
rinvenimenti pregiati, è stata reinterpretata come una casa per banchetti cerimoniali, poi trasformata in luogo di
conservazione per importanti manufatti e documenti della dinastia. In essa sono infatti stati rinvenuti numerosi
*òstraka datati tra il II e il I sec. a.C., scritti in alfabeto aramaico, ma in una lingua che contiene parole aramaiche e
2
parole partiche, e che potrebbe essere già partico. Questi òstraka sono
brevi documenti relativi a vigneti reali intitolati a sovrani defunti della
dinastia, evidentemente dedicati a culti dinastici. Sempre in questo edificio
sono stati ritrovati una quarantina di rhytà, preziosissimi corni per bere in
avorio usati evidentemente in libagioni cerimoniali. Le decorazioni di
questi rhytà si articola in quattro zone: la parte terminale inferiore è
decorata con protomi di animali di tradizione achemenide; il corpo è
liscio; all’estremità superiore troviamo un fregio continuo con iconografie
dionisiache o raffigurazioni di muse o divinità olimpiche, coronato da una
cornice liscia decorata con protomi umane aggettanti. L’impostazione
stilistica dei fregi è ellenistica, pur presentando delle caratteristiche
provinciali. Le protomi umane, pur nella loro fattezza naturalistica, sono
di ispirazione iranica, per il fatto di raffigurare un volto privo del busto, e confermano la maggiore plausibilità di
una produzione locale.
-A Nisa Vecchia sono inoltre stati rinvenuti frammenti di statue tipicamente ellenistiche, sia in pietra sia in
bronzo. Ma mentre per queste immagini di piccole dimensioni si può pensare ad un’importazione da Occidente,
sono numerosi frammenti di sculture di argilla cruda, tra cui due teste di grandi dimensioni rinvenute nel
Complesso Centrale, a suggerire che a Nisa esistessero artigiani capaci di produrre un’arte ellenistica: troppo
delicate sono infatti le statue in argilla perché si possa pensare ad una loro importazione. L’ellenismo, inoltre, si
afferma negli elementi di decorazione architettonica: basi, capitelli, cornici, dove si diffondono soprattutto i due
ordini ionico e corinzio.
-La necropoli di Nisa Nuova, sviluppatasi nella parte Nord-ovest della città attorno a quello che viene
considerato un tempio, pur se estremamente danneggiata, attesta per l’epoca partica l’uso di monumenti di pianta
rettangolare costruiti in mattoni crudi, comprendenti una o due camere funerarie coperte con volta, dalle pareti e
dal pavimento ricoperti di un intonaco rosso.
2 Nelle lingue medio-iraniche che usano l’alfabeto aramaico, infatti, spesso le parole vengono scritte completamente in
aramaico, ma lette nella lingua iranica.
SHAHR-E QUMIS, BISOTUN, KHURHA
-Il sito di Shahr-e Qumis, nella regione di Damghan (Iran nord-orientale), è stato identificato con la seconda
capitale partica, Hecatompylus. Qui gli scavi hanno portato alla luce piccoli edifici a pianta cruciforme, con scale
interne coperte con volte costruite mediante elementi prefabbricati in terra cruda; alcuni degli edifici sono stati
identificati come luogo di culto.
-Due rilievi di epoca arsacide sono conservati a Bisotun (Media), al di sotto del grande rilievo achemenide. Il
primo dei due rilievi è accompagnato da un’iscrizione in greco che menziona un certo Mithrates, che si presume
possa essere un nobile dignitario. Il secondo rilievo porta il nome di Gotarzes, nome molto comune tra i sovrani
della dinastia arsacide, ma anche in altri ambiti della socità partica, elemento questo che rende quasi impossibile
l’identificazione. Questi rilievi sono datati intorno al I sec. a.C.-I sec. d.C. Per il periodo tardo arsacide sono da
ricordare i tre personaggi raffigurati frontalmente su un masso isolato sul pendio orientale del monte, quello al
centro senza dubbio identificabile in un sovrano che compie un gesto sacrificale: le caratteristiche stilistiche sono
quelle della cosiddetta "arte partica" di origine siro-mesopotamica.
- Due slanciate ed esili colonne con capitello di tipo ionico sono ancora in situ a Khorheh, nell’Iran centro-
occidentale, all’interno di un ampio complesso architettonico. Le due colonne appartengono ad un largo portico
che precedeva una sala quadrata, nell’ambito di un più esteso complesso la cui funzione resta incerta. Nello
scavo, inoltre, tutti i rinvenimenti convergono su una datazione al periodo arsacide, intorno al I sec. d.C.
LA CULTURA MATERIALE ARSACIDE
L’ellenismo, che si era diffuso in Asia con i Seleucidi, è il linguaggio del potere e di una cultura vincente, di cui gli
Arsacidi, abituati alla tradizione nomade e all’arte delle steppe, una volta diventati sedentari, non possono non
subire il fascino e non possono non avere bisogno, essendo diventati i nuovi signori dell’Asia. Se quindi i
Seleucidi utilizzavano un linguaggio ellenistico, anche i loro successori Arsacidi devono utilizzare lo stesso
linguaggio, per trasmettere ai loro sudditi la chiara dimostrazione del loro nuovo ruolo.
L’arte della corte arsacide è quindi fortemente improntata al naturalismo ellenistico, senza tuttavia una rinuncia al
retaggio nomadico che riaffiora in diverse occasioni.
SUSA: piccole statue in pietra e soprattutto in terracotta, elementi architettonici, iscrizioni, monete, attestano la
vitalità della città in epoca partica, con un ruolo importante della popolazione ellenizzata.
ELIMAIDE: nel sito di Khung-e Nowruzi, è stato ritrovato un
importante rilievo rupestre che mostra un sovrano a cavallo reso di
profilo, che riceve l’omaggio di diversi personaggi visti di fronte, con
abbigliamento partico (tunica e pantaloni), il primo dei quali, più
vicino al sovrano arsacide, di dimensioni maggiori degli altri. Il
personaggio a cavallo è stato identificato con Mitridate I (171-138
a.C.) per la corrispondenza con i caratteri fisiognomici dei suoi
ritratti sulle monete. Mentre la visione di profilo del re è tipica
dell’antico Oriente e dell’Iran achemenide, la visione frontale si
afferma solo dopo il I-II sec. d.C.. Inoltre, il sovrano ed il cavallo sono resi in modo molto naturalistico, mentre i
dignitari sono resi in modo più schematico. E’ chiaro che si tratta di due parti diverse per origine e cronologia.
Recenti ricerche hanno suggerito che la scena frontale sia stata probabilmente aggiunta successivamente. Chi ha
scolpito la scena frontale dei dignitari ha voluto stabilire un rapporto col sovrano; è probabile che la scena
rappresenti un dignitario dell'Elima