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AVORI A SOGGETTO RELIGIOSO
Il grosso della produzione in avorio fu fatto per soddisfare le richieste di Chiese e monasteri e di facoltosi
privati. Sono per lo più icone in placche singole, o dittici o trittici privi di alcuna iscrizione.
-I TRITTICI DI ROMA: Che sono 3 sparsi, risalenti al X secolo, di dimensioni analoghe, analoga iconografia,
articolata su due registri, con Cristo in trono tra la Vergine e il Battista, affiancati da santi, a figura intera o
mezzo busto entro medaglioni. Vi sono anche Apostoli in posizione di preminenza, Padri della Chiesa e Santi
Militari nelle loro eleganti corazze, armati di scudi e lance, Santi Medici vicino a teche con farmaci e
strumenti del mestiere. L’intaglio è favoloso: morbido e profondo, rotazione impercettibile del busto e
dello sguardo. Questi presentano iscrizioni.
-CICLO DI DODEKAORTON: Placchette contenenti episodi cristologici. “Dodekaorton” vuol dire “12 Feste”,
ovvero dall’Annunciazione alla Pentecoste, passando per le fasi salienti della Vita di Cristo. Per mezzo di
chiodi le placchette potevano essere unite a un supporto per un’icona, oppure formare decorazioni per una
zona presbiteriale.
-IL COFANETTO DI VEROLI E LE CASSETTINE A ROSETTE: I cofanetti eburnei sono dei contenitori
parallelepipedi di dimensioni variabili, con l’interno in legno e l’esterno in osso o avorio, e al di sopra un
coperchio tipo sarcofago. Restano più di 120 esemplari, una produzione di massa che veniva eseguita
tramite richieste specifiche. Il cosiddetto COFANETTO DI VEROLI, mediobizantino, tenuto nel Duomo della
città di Veroli fino al 1861 è l’esempio lampante dei “cofanetti a rosette”, così chiamati per la decorazione a
rosette disposte entro clipei. E’ rivestito da pannelli contenenti scene di carattere mitologico, come il Ratto
di Europa o il Sacrificio di Ifigenia. A volte le scene sono dinamiche, concitate, vi sono nudi con l’accento sui
muscoli ben torniti con corpi gonfi e glutei sporgenti e le capigliature ci riportano all’antichità classica.
L’OREFICERIA NELL’ETÀ MEDIOBIZANTINA
GLI SMALTI
Gli oggetti realizzati con smalti erano per una committenza elitaria. Si registra un continuo aumento della
raffinatezza tecnica. Predomina l’uso dell’oro in quanto fonde a temperatura più alta del vetro e perché
non si ritrae in fase di raffreddamento, è inossidabile (le paste vitree non cambiano colore su di esso). Due
sono le tecniche utilizzate per apporre lo smalto: 1) il CLOISONNÉ “A SMALTO PIENO”: in cui la superficie
viene interamente ricoperta di pasta vitrea; 2)il CLISONNÉ “A SMALTO INCASSATO”: in cui le
figurazioni restano isolate sul lucido del fondo a lamina d’oro.
-CORONA VOTIVA DI LEONE VI: fa parte della prima tipologia e fa parte del bottino chiamato il “Tesoro di
San Marco” ottenuto durante la IV Crociata del 1204. La corona veniva sospesa sopra l’altare con delle
catenelle. È formata da 14 piccoli medaglioni che contengono le immagini smaltate degli Apostoli, di Cristo
e di Leone VI. Esse sono bordate da una fila di perle e alternate da pietre rosse con taglio cabochon
triangolare. Gli Apostoli indossano tunica e pallio e recano in mano un rotulo e una croce, mentre
l’Imperatore cinge il diadema e indossa la stola gemmata.
-LEGATURA DELLA BIBLIOTECA MARCIANA: Formata da due piatti d’argento dorato, uniti da fasce
cernierate. Il piatto anteriore reca al centro l’immagine del Cristo crocifisso, mentre il piatto posteriore reca
la Vergine orante su un fondo a forma di croce bordata di perle (uguale per Cristo), e all’interno della croce
vi sono 4 clipei che sono stati analizzati e recano la scritta <Signore, aiuta la tua serva Maria Magistrissa>,
forse era una donna che nell’anno 900 guarì da una grave malattia e regalò questa preziosa legatura a un
monastero di Costantinopoli. Negli smalti predominano il colore giallo, turchese, celeste e verde.
-STAUROTECA FIESCHI-MORGAN: Per “stauroteca” si intende il Reliquiario della VERA CROCE. Prende il
nome dai suoi possessori: il PAPA INNOCENZO IV all’epoca SINIBALDO FIESCHI, e il collezionista PIERPONT
MORGAN che la acquistò nei primi del ‘900. E’ un reliquiario portatile di argento dorato, in forma di scatola
rettangolare con coperchio scorrevole rivestito di placchette smaltate. Vi sono 27 busti di Santi, 14 dei
quali circondano la rappresentazione del Cristo sulla croce, eretto e trionfante, con gli occhi aperti, tra la
Vergine e San Giovanni, gli altri sono distribuiti sui fianchi della teca. Vi sono inoltre 4 SCENE EVANGELICHE
rappresentate: l’Annunciazione, la Natività, la Crocifissione e l’Anastasis (=Resurrezione di Cristo).
Si trovano sul lato interno del coperchio e sono eseguite “a niello” (=si fonde ad alta temperatura una
miscela di polvere d’argento + rame + piombo + zolfo, direttamente dentro le incisioni fatte sulla superficie
di oggetti metallici.
-STAUROTECA DI LIMBURG AN DER LAHN: trafugata nel 1204, durante la IV Crociata, dal nobile cavaliere
crociato ENRICO DI ULMEN, che lo donò al convento di monache di San Nicola a Treviri, di cui era badessa
la sorella. Si tratta di una scatola piatta con coperchio scorrevole, rivestita dentro e fuori, di lamina
d’argento dorato, smalti e pietre preziose. La teca custodisce una croce di legno di sicomoro che all’interno
dei bracci maggiori vede conficcate “7 schegge della Vera Croce”. Sul retro della croce c’è un’iscrizione in
versi dalla quale sappiamo che fu commissionata da Costantino VII Porfirogenito e da suo figlio Romano II,
quindi tra 945-959. Il coperchio è scorrevole e composto da 9 placchette smaltate circondate da fili di pietre
rosse. Al centro troviamo Cristo in trono, ai lati la Vergine e San Giovanni Battista, scortati dagli Arcangeli
Michele e Gabriele; negli altri due registri vi erano i 12 Apostoli. Il pannello è incorniciato da piccoli smalti
con figure di santi intercalati a pietre e perle. Sul retro è sbalzata un’elegante croce originata da foglie
d’acanto. Questi smalti sono di tipo “a incasso”, luminosissimi su fondo oro. Datata 968-985.
LA PALA D’ORO
La Pala d’Oro di San Marco, conservata nella Chiesa nella Chiesa di San Marco a Venezia, è costituita da
una grande tavola lignea 2x3 mt sulla quale sono inserite lamine d’argento dorato sulle quali sono lavorati a
cloisonné 225 smalti (83 di grandi dimensioni) e inserite 2000 pietre preziose (perle, ametiste, zaffiri,
rubini, smeraldi, topazi, cammei, balasci) e 39 piccoli busti di Santi fusi in argento sulla cornice esterna.
La Pala nella sua struttura attuale risale al XIV secolo, in particolare a un rifacimento promosso dal DOGE
ANDREA DANDOLO nel 1345, che aggiunse gli smalti e le pietre preziose. È articolata in 3 registri, fu donata
nel 1082 dall’Imperatore ALESSIO I COMNENO (che compare in un ritratto ma solo le vesti, la testa fu
sostituita con quella del Doge Falier).
1 FASE: 3 registri di placche di smalto raffiguranti una teoria di angeli, una di apostoli e una di profeti.
Il pannello centrale di forma rettangolare, che reca al centro la figura di Cristo seduto in trono affiancato da
4 clipei contenenti gli Apostoli intenti a scrivere le loro opere. Sul lato superiore e sui lati vi sono 11 scene
della Vita di Cristo, 10 della Storia di San Marco, 6 dei Santi Diaconi. Opere di sicura produzione
veneziana: accentuato linearismo e allungamento delle figure, uso dell’oro nel panneggio forzato a spina di
pesce, appiattendo l’immagine.
2 FASE: Datata 1209, per volere del DOGE PIETRO ZIANI, venne aggiuntala parte superiore ripiegabile,
formata da 7 grandi smalti con incorniciatura a fregio. Placche aggiunte a Venezia durante la IV Crociata
1204. Venivano forse dalla Chiesa del Pantocrator di Costantinopoli dove aveva sede il Podestà della
Colonia Veneziana all’epoca del dominio latino di Costantinopoli (1204-1261). Le 6 scene rappresentate
sono tratte dal ciclo del Dodekaorton (12 Feste): Entrata in Gerusalemme, Anastasis, Crocifissione,
Ascensione, Pentecoste, Koimesis e al centro troviamo l’Arcangelo Michele. Si capische che queste scene
sono di manifattura orientale di corte per l’uso elegante del segno, colori accostati perfettamente.
Nel registro inferiore della pala, in posizione centrale, vi sono 5 scomparti: c’è una iscrizione, la Vergine
orante, la Basilissa Irene e il DOGE FALIER ( prima Alessio I Comeno oppure Giovanni II Comneno; volto
dell’Imperatore eliminato a causa dei rapporti contrastanti con Costantinopoli). La Pala è straordinaria
perché benché unisca due stili così profondamente diversi come quello bizantino e il gotico veneziano,
risulta armonioso all’occhio come tecnica e come colori. Esprime così il carattere di Venezia: univa
armoniosamente il culto, la tradizione e l’arte orientale con quella occidentale.
I CICLI MUSIVI DELL’XI SECOLO
L’XI secolo vede lo svolgersi della Dinastia Macedone e l’esordio di quella Comnena. Tre cicli musivi si
collocano nella prima metà del secolo: HOSIOS LOUKAS; NEA MONI a Chios; SANTA SOFIA di Kiev; DAFNI.
Questi cicli musivi rappresentano lo schema classico della decorazione medio-bizantina organizzata in senso
gerarchico dall’alto verso il basso:
-LA ZONA PIÙ ALTA cioè la sommità della cupola, è riservata alla Sfera Celeste ed è occupata dal Cristo e
dagli Angeli.
-LA ZONA INTERMEDIA quella delle volte e del catino absidale, è riservata alla rappresentazione dei fatti
più significativi della Vita di Cristo, spesso introdotte dagli Evangelisti.
-LA ZONA PIÙ BASSAquella dei pilastri, delle nicchie e delle volte minori, è occupata dalle figure dei Santi
che hanno assistito e testimoniano la presenza di Cristo sulla Terra.
-NEL NARTECE prendono posto le scene della Passione di Cristo.
Di solito lo schema è questo, ma può variare a seconda della struttura architettonica o del contesto (chiesa,
santuario, monastero).
HOSIOS LOUKAS
È un complesso monastico dedicato a SAN LUCA e sorge in Grecia. È composto da due chiese, un refettorio
(oggi Museo) e altre più piccole strutture entro una cinta muraria. Luca morì nel 953 e divenne famoso
dopo che predisse agli Arabi la riconquista di Creta, che avvenne realmente nel 961. L’esterno è particolare
presenta una composizione cloisonné con pietre incorniciate da mattoni.
-CHIESA A È la più antica e la più piccola. È dedicata alla Theotokos e forse fu costruita nel X secolo,
quando il santo era ancora vivo, ma fu completata in seguito.
-CHIESA B è quella attuale. È molto importante per il ciclo musivo al suo interno. Datata 1011, anno della
traslazione qui