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Nel 1939 venne istituita una legge che stabilì l’istituzione di un Archivio di stato in ogni capoluogo di
provincia. Tramite essi, lo stato, intendeva conservare e trasmettere alla posterità la memoria.
propria
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Selezione-trasmissione dei documenti cartacei
La documentazione ottocentesca e quella novecentesca presentano dal punto di vista delle pratiche
conservative, problemi diversi e nuovi rispetto a quella dei secoli precedenti. Esplosione documentaria del
‘900: da collegare all’ampio raggio di azione e alla capillare presenza dello stato nella vita. Nella seconda
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metà del ‘900 la gamma di soggetti produttore s’è ampliata (imprese, isituti di credito, partiti, sindacati,
cooperative, ecc.). Conservare tutto questo materia è quindi impensabile, inoltre l’eccessiva quantità di
documentazione non favorisce la sua utilizzazione. L’attività conservatrice implica quindi la selezione: la
posizione conservatrice non annovera molti seguaci. Lo stato continua ad amministrare la maggior parte
degli istituti archivistici, ma non è l’unico protagonista delle strategie conservative e ha persone il ruolo di
mediatore indiscusso. I modelli di conservazione non sono più statocentrici.
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La selezione-trasmissione dei documenti digitali
Le pratiche di conservazione-distruzione per i doc cartacei sono svolto alla loro produzione, mentre per
dopo
quanto riguarda i documenti digitali ciò non è possibile. Per garantire la conservazione a lungo termine dei
documenti, la loro leggibilità occorre progettarne l’eventuale trasmissione fin dalla loro stessa nascita. Non
basta prevedere la loro conservazione-selezione nel momento della produzione, occorre seguirla passo passo
lungo la loro intera vita soggetta a molti cambiamenti. La vita dei documenti digitali non è dunque statica.
Conservare documenti digitali costa molto di più che conservare quelli cartacei. In ambiente digitale inoltre
non si conservano oggetti, ma la capacità di riprodurli. vuol dire A causa
Conservare trasformare.
dell’obsolescenza di hardware e software occorre migrare dati da un supporto all’altro.
Ulteriore problema è quello dell’integrità e A livello interazione sono stati messi a punto diversi
autenticità.
sistemi, tra cui il progetto InterPARES che formula modelli per la conservazione a lungo termine.
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Libertà, limitazioni, divieti
arcana imperii?
1. Fine degli
Sino alla fine del ‘700 il materiale archivistico rimaneva presso lo stesso soggetto produttore ed era ristretto a
piccole cerchie. Gli estranei ai meccanismi del potere non potevano accedervi. Piccole eccezioni sono il
di Firenze (1569) e l’archivio pubblico bolognese (XIII sec. in poi). Fino alla
Pubblico generale archivio dei contratti
fine del XVIII secolo gli archivi erano per così dire «segreti» non accessibili al pubblico. Dalla fine del ‘700 si
vanno delineando nuovi modi di considerare gli archivi. Si fa strada l’idea che la loro consultazione non sia
più un privilegio, ma parte delle garanzie e dei diritti del cittadino. Il passaggio degli archivi da un regime di
segretezza ad uno di libera consultabilità non è però stato né rapido né semplice.
Il primo testo di legge in questo senso è un provvedimento emanato in Francia il 7 messidoro anno II (25
giugno 1794): «qualsiasi cittadino potrà richiedere in ogni deposito nei giorni e ora da stabilirsi di poter
consultare gli archivi ivi conservati»: nonostante ciò la legge non riguardava tutti i tipi di documenti né
comprendeva tutte le esigenze, ma solo i titoli di proprietà. In Italia un provvedimento in questo senso
arrivòtn le 1808 da Gioacchino Murat, re di Napoli, in cui venne istituito un Archivio generale.
Nemmeno dopo la nascita nel 1852 a Firenze dell’Archivio centrale di stato l’apertura fu totale, anche lì le
richieste dei singoli studiosi potevano essere negate. Le spinte ottocentesche in questo senso risultano quindi
un abbozzo.
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2. Equilibri difficili
Nella seconda metà dell’’800 si diffonde l’idea che gli archivi non siano solo «cose» da conservare ma anche
da mettere a disposizione del pubblico. Il concetto di pubblicità è associato a quello di riservatezza
memoria
perennemente. Legge del 1963: «consultabilità degli archivi».
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3. Mosaico di norme del 2004: ribadita la libera consultabilità del materiale degli Archivi di stato, in quelli
Codice dei beni culturali
storici e degli enti territoriali. Anche quelli privati ma con determinate modalità. La consultabilità coesiste
con la riservatezza. La documentazione relativa alla politica interna dello stato riservata diventa consultabile
dopo 50 anni.
Il prevede che i dati sensibili non sono immediatamente accessibili. I dati che possono
Codice dei beni culturali
rilevare l’origine razziale, etnica, credenze religiose e filosofiche, appartenenza a partiti politici, ecc sono
consultabili 40 anni dopo la loro data. I dati riguardanti la salute, la vita sessuale, ecc invece 70 anni dopo.
Il del 2001 rappresenta un
Codice di deontologia e buona condotta per trattamenti di dati personali a scopi storici
compromesso tra i diritti delle persone alla riservatezza e i diritti della ricerca storica. Tra le cautele c’è ad
esempio l’omissione dei nomi delle persone che compaiono nei documenti. Coloro che non vogliono o non
possono aspettare il lasso di tempo necessario possono ottenere delle deroghe alla limitazione temporale.
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4. Archivi nell’ombra
Ci possono essere archivi negati, nascosti. «Armadio della vergogna» è l’espressione coniata dopo che nel
1994 fu aperto nel palazzo del Cesi, un vecchio armadio contente 695 fascicoli relativi a gravi reati commessi
dai soldati tedeschi tra il 1943 e il 1945. Generalmente dopo la liberazione fascicoli simili erano inviati alle
procure in modo da far partire i processi.
Ci sono inoltre archivi «segreti»: posti in essere da organi dello stato che svolgono attività segrete; tra i
principali soggetti produttori di questi archivi sono i servizi di intelligence. La normativa del 1977 elenca la
tipologia di documenti coperti da segreto di stato. Nel 2007 è stata emanata una nuova legge che riorganizza
la struttura degli apparati di sicurezza. L’Ufficio centrale degli archivi dovrebbe in questo senso occuparsi
della gestione delle procedure di informatizzazione degli archivi riguardanti la sicurezza della repubblica:
Aisi, Aise, Dis. In questo provvedimento si nega l’eventualità di creare archivi occulti: i servizi di
informazione e sicurezza devono limitarsi a raccogliere notizie attinenti esclusivamente al perseguimento di
scopi nazionali.
2008 Regolamento riguardante i criteri di individuazione delle notizie, atti, attività suscettibili di essere
oggetto di segreto di stato. I documenti sotto segreto di stato non possono essere portati a conoscenza di
estranei, non devono essere manipolati o distrutti: l’accesso ad essi può essere consentito dal presidente del
consiglio ma non prima di 15 anni dalla data in cui vi è stato apposto il vincolo di segretezza.
La dicitura «segreto di stato» non è da confondere con le classifiche di riservato (r), riservatissimo (rr), segreto
(s), segretissimo (ss). Potrebbe dunque capitare di trovare documenti che sia classificati e coperti dal segreto di
stato, inoltre, la cessazione del vincolo del segreto di stato non comporta l’automatica decadenza della
classifica. Consentire l’accesso alla documentazione implica che il materiale archivistico sia ordinato, fornito
di adeguati strumenti di ricerca, gestito da personale preparato, reso visibile.
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5. Archivi nascosti e svelati
Difficoltà, ostacoli, diviseti fanno parte della storia degli archivi della Santa Sede e ecclesiastici in genere. In
tempi recenti è stata accolta di recente la categoria di Beni culturali. Con il di Giovanni Paolo II
motu proprio
nel 2005 sono stati stabili i principi di carattere generale riguardo sia alla loro amministrazione e
conservazione, sia alla fruizione. L’idea di attivare a Roma un luogo in cui raccogliere le carte degli organi
centrali della chiesa aveva incominciato a circolare sotto il pontificato di Paolo V. La sede venne chiamata
Leone XIII nel 1881 aprì alla consultazione degli studiosi le carte dell’archivio
Archivium secretum vaticanum.
segreto vaticano. Il nuovo concordato Stato-Chiesa del 1984 ha introdotto un principio innovatore riguardo
ai beni culturali: tra i competenti organi della Santa Sede si stabiliscono forme di collaborazione, quindi
intese al fine di migliorare la conservazione, agevolare la consultazione, ecc.
La Chiesa ha dunque riconosciuto un forte valore memoriale ai propri archivi: essi sono luoghi della
memoria delle comunità cristiane e fattori di cultura per la nuova evangelizzazione. La fruizione degli archivi
ecclesiastici deve però «essere facilitata non solo nei confronti degli interessati, ma anche al più largo cerchio
di studiosi». La possibilità di consultare documenti in ambito ecclesiastico varia da luogo a luogo, negli
strumenti di ricerca poco spesso di parla di «libera accessibilità», spesso si trova l’annotazione «su domanda
motivata»: non sono molti gli archivi quotidianamente aperti al pubblico. In ambito ecclesiastico è diffusa la
consapevolezza del valore culturale degli archivi ma l’ampiezza dei numeri, il policentrismo ecc. ostacolano
l’accesso da parte degli studiosi.
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Informazioni e mediazioni
1. Varietà degli strumenti di ricerca
Gli cercano di rappresentare ciò che è lontano, ciò che a prima vista non si vede: gerarchie, sequenze,
inventari
consistenza, legami e relazioni, connessioni: sono strumenti di mediazione tra ciò che è e chi è all’esterno.
dentro
Sino a quando (fine ‘700) ai documenti d’archivio è stato attribuito il valore di memoria-autodocumentazione
sono stati redatti strumenti inventariali. Alcuni di questi strumenti di corredo, quasi tutti manoscritti, sono
tuttora molto utili per compiere determinate ricerche in determinati fondi. In seguito sono cambiati i modi di
redigere gli strumenti in linea con il diverso approccio storico-culturale. Nel corso del XX secolo, la
riflessione sulle caratteristiche degli strumenti di ricerca tende ad allargare le tematiche da approfondire. In
Italia è prevalsa l’idea che si dovessero soprattutto indicare il quadro complessivo, il prospetto sintetico dei
documenti. L’inventario deve fornire un’indicazione sommaria per titoli e nomi degli archivi e delle serie, le
date iniziali e terminal