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REGISTRATURA DI DEPOSITO, PREARCHIVIO e ARCHIVIO.
La fase denominata “archivio corrente” coincide con il momento della nascita e della formazione di
esso, e comprende quella documentazione scritta che viene conservata ed entra in tal modo a far
parte della memoria del soggetto produttore. Il tempo minimo di giacenza del materiale in fase
corrente è di un anno solare, il massimo non è stato indicato.
Ogni soggetto tende a eliminare gli elementi non utili e si preoccupa di conservare tutto quanto
risulta essenziale per lo svolgimento della propria attività. La nuova normativa del Codice dei Beni
Culturali ha inserito gli archivi tra gli istituti e luoghi della cultura che sono oggetto di fruizione e
valorizzazione, individuandolo come una struttura permanente che inventaria e raccoglie
documenti originali di interesse storico e ne assicura la consultazione per finalità di studio e
ricerca. Con l’introduzione della gestione protocollare in epoca napoleonica il TITOLARIO DI
CLASSIFICAZIONE ha assunto un ruolo fondamentale.
Il soggetto singolo, non avendo solitamente necessità di utilizzare altre persone nel gestire la
propria memoria, attua criteri molto semplici di suddivisione in settori di competenza, a differenza
dei soggetti complessi. Alcuni criteri di suddivisione possono essere quello geografico, alfabetico o
cronologico. L’uso della carta ha consentito di incrementare la produzione delle due principali
tipologie archivistiche: le UNITA’ LEGATE (libri, codici…) e i complessi di CARTE SCIOLTE (buste,
faldoni, cartolari, filze…).
Il concetto di SERIE mira a individuare attraverso il criterio di raggruppamento, una delle
metodologie utili a collocare in posizioni logiche le unità archivistiche prodotte. Gli elementi che
contribuiscono alla formazione delle serie sono il rispetto delle materie, dell’ordine cronologico e
dell’articolazione delle attività. L’ordine per materie presuppone la volontarietà del soggetto
produttore e conduce a un inevitabile affievolimento della purezza del vincolo naturale. L’ordine
cronologico non di rado rende difficile l’applicazione di altri criteri (distinzioni territoriali, istituzionali,
per materia, alfabetiche…) ma costituisce la soluzione più naturale.
IL PROTOCOLLO
Il protocollo si collega sia all’ufficio che gestisce la documentazione che entra a far parte della
memoria del soggetto produttore, sia al registro, cartaceo o informatico, che ha il compito di
acquisire tuti gli elementi necessari per sancire tale procedura. Dall’epoca napoleonica in poi il
materiale in arrivo era infilzato in un’asticella metallica, conservando così l’ordine di ricezione
all’interno dell’archivio. L’Ufficio di Protocollo ha il compito di acquisire il materiale documentario
che viene gestito dal soggetto e di registrarlo in un apposito strumento. La gestione del protocollo
avviene in più fasi, successive al ritiro della posta: 1) apertura della posta 2) registrazione a
protocollo 3) distribuzione ai singoli uffici incaricati alla gestione delle pratiche 4) recupero della
documentazione esaurita (allo scadere di ogni anno protocollare, nei primi 15 giorni di gennaio si
recupera le pratiche concluse in vista del loro trasferimento nella Sezione Separata).
Il cittadino che intende accedere alla documentazione gestita da enti pubblici può rivolgersi
all’Ufficio per le Relazioni con il Pubblico (U.R.P.), di cui l’Ufficio di Protocollo è uno degli
interlocutori privilegiati. Il registro di protocollo deve essere uno ed uno solo per ogni soggetto,
poiché ogni entità produttrice può avere una sola memoria. Pertanto è necessario individuare un
documento in base agli elementi previsti dalla REGOLA DEL QUATTRO:
• NUMERO PROGRESSIVO
• MOMENTO ESATTO DI RICEZIONE
• NOME+COGNOME+UBICAZIONE DEL MITTENTE
• CONTENUTO DEL DOCUMENTO
I quattro elementi devono essere certi e immodificabili. Il protocollo è considerato
-ATTO PUBBLICO (colui che lo redige è considerato a tutti gli effetti pubblico ufficiale)
-ATTO PUBBLICO DI FEDE (può essere utilizzato per ogni evenienza, pratica, amministrativa,
probatoria…)
-ATTO PUBBLICO DI FEDE PRIVILEGIATA (con validità assoluta, salvo prova di falso)
Il quinto elemento fuoriesce dalla “regola” perché è attinente all’organizzazione della memoria: si
tratta del TITOLARIO DI CLASSIFICAZIONE, ovvero un quadro schematico recante le
competenze, le funzioni e le attività del soggetto produttore in base a TITOLI, CLASSI,
SOTTOCLASSI e FASCICOLI. Esso svolge varie funzioni: individuare ogni documento
attribuendogli un inquadramento nel contesto archivistico, determinarne la destinazione e
riorganizzare l’archivio fin dalla fase di deposito.
L’ARCHIVIO DI DEPOSITO rappresenta un naturale progresso dell’età dell’archivio costituitosi
nella fase originaria il quale, non dovendo più rispondere a pressanti esigenze pratiche e
amministrative, viene solitamente trasferito in una nuova ubicazione, che conserva per un periodo
convenzionale di 40 anni. Ad assumere particolare rilievo in questa fase è la
RAZIONALIZZAZIONE della documentazione. L’archivio viene gradualmente costituito seguendo
alcuni principi tecnici: il CARTEGGIO sarà suddiviso anno per anno seguendo la struttura
protocollare, mentre i REGISTRI troveranno una collocazione autonoma e in linea generale
seguiranno un ordine cronologico. Dopo il periodo di giacenza di quattro decenni la
documentazione transita nella SEZIONE SEPARATA, che presenta specifiche caratteristiche fisico-
organizzative (asciutta, con poca luce, con scaffalature ignifughe…). Nel contesto dell’archivio di
deposito si svolge anche l’analisi della documentazione al fine di selezionare e scartare. Per lo
SCARTO D’ARCHIVIO possono individuarsi più tempi di intervento e modalità:
a) PREVENZIONE (programmazione di un massimario che preveda per ogni atto i suoi
termini cronologici di giacenza)
b) PRIMO SCARTO (avviene durante e subito dopo lo svolgimento della pratica)
c) SECONDO SCARTO (avviene durante la fase di deposito)
Bisogna anche tener conto dell’incidenza economica dello scarto e, nel caso, procedere alla
riproduzione del materiale prima. Si possono individuare più tipologie di scarto a seconda del
grado di volontarietà: SCARTO NATURALE/INVOLONTARIO (generalmente legato a disastri
naturali), SCARTO COLPOSO (quando l’operatore detiene il materiale in una collocazione non
idonea), SCARTO PRETERINTENZIONALE (quando l’operatore riserva all’archivio un
condizionamento fisico prevedibilmente pericoloso) e SCARTO VOLONTARIO (quando si palesa
la volontarietà dell’azione).
L’eliminazione può essere totale, parziale o A CAMPIONE (individuazione di elementi, serie o
spezzoni ritenuti conservabili). La selezione del materiale è detta da quattro tipi di interesse:
pratico, amministrativo, giuridico e culturale. L’elemento che consente di realizzare un corretto
scarto è il vincolo che lega gli elementi dell’archivio.
Trascorsi i 40 anni, la documentazione viene spostata dall’archivio di deposito all’ARCHIVIO
DELLA TERZA FASE (o Sezione Separata). L’operazione, essendo interna alla memoria stessa, è
detta versamento. Il trasferimento dall’archivio principale all’archivio di concentrazione può
avvenire:
a) PER VERSAMENTO (trasferimento fra due soggetti di stessa natura giuridica, come
PREFETTURA-ARCHIVIO DI STATO)
b) PER DEPOSITO (diversa natura giuridica, come COMUNE-ARCHIVIO DI STATO)
c) PER DONAZIONE (la natura giuridica non coincide e il soggetto produttore intende liberarsi
del materiale a titolo non oneroso)
d) PER ALIENAZIONE (la natura giuridica non coincide, il proprietario cede il materiale a titolo
oneroso)
Il deposito è detto “coattivo” quando il privato che possiede materiale di interesse storica non
riesce a mantenerlo in condizioni di conservazione accettabili. Il Ministero si preoccupa in questi
casi delle operazioni di restauro, pur lasciando il materiale al legittimo proprietario.
Per la gestione della terza fase la prassi prevede le seguenti tipologie di interventi:
1) RIORDINAMENTO del materiale rispettando il metodo storico istituzionale
2) REALIZZAZIONE di mezzi di corredo e strumenti di ricerca
3) FRUIZIONE della documentazione da parte del pubblico esterno
Al termine “archivio storico” è da preferirsi la definizione SEZIONE SEPARATA, perché a
prescindere dai 40 anni ogni elemento scritto nasce come rappresentazione di un fatto storico e
quindi è da considerarsi memoria storica sin dalla sua origine.
Nel corso dello sviluppo della disciplina archivistica, per il riordinamento sono stati applicati vari
criteri, dal PRINCIPIO DI PERTINENZA (ordine per materia, applicato nell’Illuminismo) al
PRINCIPIO DI PROVENIENZA (introdotto nel 1819 dall’Accademia di Berlino) fino ad approdare al
METODO STORICO di Francesco Bonaini, ad oggi preferito agli altri.
PERIODIZZAZIONE: operazione (durante il riordinamento) di intervento sulla documentazione
condizionandola in conseguenza di alcuni aspetti storici, istituzionali e burocratici, che possono
consistere nel mutamento o modificazione della realtà politico-istituzionale sia interna che esterna
all’archivio. Esso è stato finora principalmente applicato per il riordino di archivi preunitari. Una
cesura si può individuare anche nell’avvento della Repubblica, che porta ad una separazione del
materiale postunitario in Regno d’Italia (1861-1947) e Repubblica Italiana (dal 1 gennaio 1948).
Gli elementi per la gestione e consultazione degli archivi sono detti indifferentemente
STRUMENTI, STRUMENTI DI LAVORO/DI RICERCA o MEZZI DI RICERCA/DI CORREDO. Ai
mezzi di corredo si attribuisce generalmente la funzione di illustrare gli archivi secondo
metodologie e tecniche archivistiche, agli strumenti di ricerca la funzione integrativa rispetto ai
mezzi di corredo, agevolando le ricerche in settori specifici dell’archivio.
I mezzi di corredo si dividono in:
a) PRIMARI (elenchi, guide, inventari)
b) SUSSIDIARI (indici, rubriche, repertori)
c) COMPLEMENTARI (sunti, transunti, trascrizioni)
d) ATIPICI (cataloghi)
Nel dettaglio i mezzi di corredo primari sono:
• ELENCO redatto per finalità operative, risponde a scopi prevalentemente descrittivi.
Consiste nella descrizione del materiale con l’indicazione della NUMERAZIONE
PROGRESSIVA, della CONSISTENZA, della TIPOLOGIA e del CONTENUTO delle unità
archivistiche, oltre che degli ESTREMI CRONOLOGICI delle singole unità. Possiamo
distinguere tre tipologie di elenco: ANALITICO (le unità archivistiche sono riportate
singolarmente), SOMMARIO (con le unit&ag