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ARCHIVISTICA NEL SETTECENTO

Nella seconda metà del Settecento un serie di cause concomitanti portò alla nascita di

un’archivistica separata dalla gestione dei documenti presso gli uffici produttori, con il conseguente

sconvolgimento di fondi e serie. La cesura verrà sollecitata dai cambiamenti culturali e istituzionali

di un movimento più vasto: con la fine del Seicento e l’inizio del Settecento si entra nell’età

dell’Illuminismo.

Nel Settecento si affermano due tipi di ordinamento:

- Per materia

- Di tipo cronologico

Inoltre, è in questo secolo che inizia il grande periodo delle classificazioni dei concetti dello scibile

umano e questo renderà all’ordinamento archivistico spinte:

- Positive riorganizzazione di tutto il materiale in una posizione di nuova concettualità

- Negative molto spesso queste classificazioni diventano eccessivamente rigide

È da ricordare anche la soppressione dei privilegi feudali e delle giurisdizioni speciali, nel tentativo

di democratizzare la società, cercando di abolire in maniera netta tutto quello che componeva il

retaggio medievale. Questo porta al secondo cambiamento, quello di tipo amministrativo: nel

periodo giacobino e in quello napoleonico si arriva ad una vera e propria soppressione di quasi tutti

i vecchi uffici di tipo amministrativo. Ciò comporta che gli archivi, essendo stati aboliti gli uffici

amministrativi, si devono riorganizzare in modo totale. Per la seconda volta, quindi, dopo gli archivi

imperiali e quelli ecclesiastici si creano nuovi accorpamenti: gli archivi di tipo

statali contengono al loro interno il raggruppamento di fondi archivistici provenienti da uffici

diversi.

Quindi le carte perdono il collegamento immediato con l’ufficio di rappresentanza e si uniscono, in

grandi depositi, con i fondi di altre cancellerie.

Negli uffici napoleonici prevale, invece, una disposizione del documento

per fascicoli e titolari (sulla base del contenuto, indipendentemente dalla forma).

Registrature documenti raggruppati per contenuto, riordinati in fascicoli che contenevano le

lettere ricevute e le minute delle risposte. Accanto a questa definizione se ne aggiunge una di

carattere amministrativo-giuridico, per cui la registratura era un’annotazione degli atti e dei fatti

giuridici stabiliti dalla legge, trascritti su registri pubblici che avevano come funzioni la pubblicità

del documento. Il documento, quindi, era reso pubblico e visibile al cittadino attraverso la

registrazione in questi registri.

Un altro importante elemento è la scomposizione degli archivi e la ricomposizione degli stessi

presso archivi più grandi.

Questo periodo, dunque, può essere riassumibile in tre fasi:

- Costituzione di grandi fondi archivistici

- Scollatura con gli uffici di provenienza

- Unione con altre cancellerie

Nasce, inoltre, in questo periodo l’ordinamento per materia ( principio di pertinenza), che si

confaceva proprio alla mentalità razionalista e classificatrice del Settecento. La riorganizzazione del

materiale fu anche provocata dal desiderio di andare incontro al cittadino e di agevolarne le ricerche

in archivio. Con la formazione dei nuovi archivi gli archivisti si trovarono di fronte a grandi massi

di documenti, provenienti da più uffici e che avevano perso il collegamento con quegli uffici.

Sembrava, dunque, naturale dare a quelle carte un ordine diverso da quello che esse avevano presso

gli uffici produttori.

L’Illuminismo ebbe il merito di aver dato maggiore forza ad una prima autonomia della disciplina.

Nel periodo illuminista l’archivistica è ancora fortemente collegata con la diplomatica: non c’è

ancora una separazione fra le due discipline perché fino alla fine del Settecento gli archivisti

pensavano al documento singolarmente, quindi mancava ancora una riflessione della globalità e

della complessità della filiera documentaria. Lo studio è ancora di tipo prevalentemente filologico.

In sintesi, l’evoluzione degli archivi è riassumibile in tre fasi storiche:

- Medioevo prevale la conservazione del documento presso gli uffici produttori e non vi è

una suddivisione fra l’archivio e la gestione del documento

- Fine del medioevo-età moderna periodo in cui gli archivi vengono raggruppati e

riordinati all’interno degli archivi imperiali e dei grandi archivi vaticani. Questa fase arriva

fino all’inizio del Settecento

- Settecento-età napoleonica cambia radicalmente la produzione e la gestione dei

documenti corretti. Nell’antico regime prevale una disposizione del documento per serie di

documenti della stessa specie. L’Illuminismo ebbe il merito di aver dato maggiore forza ad

una prima autonomia della disciplina.

ARCHIVISTICA NELL’OTTOCENTO

Subito dopo il periodo napoleonico inizia un altro grande importante mutamento

nell’organizzazione del documento, che influisce sulla gestione degli archivi stessi. Dal XIX secolo

i documenti vengono riorganizzati e classificati in base ad una tavola classificatoria (o titolario) e

disposti per fascicoli in base al contenuto. L’uso del titolario fu introdotto, in Italia,

dall’amministrazione napoleonica e dopo la Restaurazione non verrà abolito, ma addirittura si

estenderà e verrà recepito da tutte le segreterie di stato, compresa quella pontificia, che la introdurrà

nel 1816 nella propria legislazione archivistica.

In questo periodo vi furono due tipi di influenza:

- Francese

- Austriaca

Titolario schema di tipo fortemente illuminista, pre-ordinato, per la classificazione degli atti e

dei documenti in archivio ed è suddiviso per titoli, classi e per rubriche. Successivamente si

affiancherà anche un’adozione dei registri di tipo austriaco.

L’ordinamento per materia avrà la sua massima espansione fra la seconda metà del Settecento e la

prima metà dell’Ottocento e avrà in Italia il fulcro nell’Archivio di Stato di Milano. Milano era

stata il centro dell’espansionismo francese, la capitale della Lombardia e in quel periodo aveva il

più importante archivio laico che ci fosse in Italia.

L’archivio di stato milanese, con l’invasione austriaca, recepisce anche una classificazione che

comprendeva una suddivisione in dodici classi dominanti della materia con appendici di classi

subalterne.

Luigi Peroni porta l’archivio di stato alle sue conseguenze più estreme: tutti i documenti che

facevano parte dello Stato furono estrapolati e fusi in un’enorme miscellanea, smembrati e disposti

per materia con una forte eliminazione di pezzi. Ciò rompeva la filiera del documento,

estrapolandolo dalla sua disposizione naturale, per poi raggrupparlo in altre categorie.

Luigi Ozio continuerà il metodo Peroni, aggiungendovi il collezionismo, inizialmente con una

raccolta di autografi di uomini illustri dello Stato. Istituì anche, per la prima volta, a Milano

una raccolta dei sigilli. Il sigillo, in primis, aiutava il cittadino nella ricerca del documento.

Ozio, tuttavia, commette un errore gravissimo: estrapola il sigillo dal documento. Per quell’idea di

classificazione del documento stesso, accorpa i sigilli, togliendoli dal documento, rendendo molto

difficile successivamente riunificazione fra sigillo e documento.

Il fondamento teorico di opposizione della linea fiorentino-toscana era il ripristino dei fondi e della

filiera del documento. Quindi questo tipo di riflessione era in completa antitesi con l’ordinamento

per materia. Prese, inoltre, il nome di ordinamento per provenienza (stabiliva attraverso quali

canali il documento era arrivato in archivio) o metodo storico (…). Alla fine prevalse su quello per

materia.

All’ordinamento per materia si contrappose, nel XIX secolo, un nuovo e diverso metodo di

ordinamento, secondo il principio di provenienza o metodo storico mantenimento o

ricostruzione dell’ordine originario.

La reazione all’ordinamento per materia fu incentrata su due punti:

- Non mescolanza di documenti di tipo diverso Il principio secondo cui fondi diversi non

dovessero essere mischiati fra di loro

- Mantenimento dell’ordine originario Il principio per cui il metodo storico doveva portare

al ripristino dell’ordine originario della costituzione e dell’arrivo del documento in archivio

Il fautore della nuova linea è Francesco Bonaini ( metodo storico), che può essere considerato il

punto di partenza di tutta l’archivistica moderna. L’ordine veniva chiamato storico perché aveva il

suo fondamento nella storia.

I principi di Bonaini si possono condensare in due punti:

- L’ordinamento di un archivio costituisce l’ordinamento pubblico di uno stato, applicato ai

documenti

- All’interno dello studio di un archivio bisogna ricercare le istituzioni da cui provengono i

vari documenti. Quindi è più importante ricostruire le istituzioni che hanno emanato i

documenti e ricostruirne la storia, attraverso questo è possibile capire l’evoluzione di quel

tipo di documento.

In quest’ottica il documento era alla stregua di una fonte storica. Da questo punto di vista la scuola

archivistica toscana ha il merito di aver gettato le basi dell’archivistica moderna italiana.

La riflessione di Bonaini, tuttavia, prevedeva principalmente due limiti:

- La scuola toscana e Bonaini stesso non hanno mai parlato dell’archivistica come dottrina a

sé stante, ma era ancora legata all’erudizione e alle fonti documentarie

- L’opportunità che Bonaini sottolineava di creare delle collezioni di documenti distinti che si

radunassero esclusivamente per la materia su cui erano scritti, quindi sulla formulazione su

come erano scritti quei documenti.

Anche gli inventari redatti dai primi collaboratori di Bonaini risentivano di questi limiti con

caratteristiche più erudite che archivistiche.

A Bonaini seguì Cesare Guasti che continuò il collegamento fra l’archivistica, la diplomatica e la

paleografia, sostenendo e dando la possibilità agli studiosi di analizzare soprattutto gli archivi degli

istituti di provenienza dei documenti e appoggiando la decisione, presa dopo l’unità d’Italia, di

costituire presso il Ministero degli Interni il primo grande archivio di Stato. L’archivio di Stato di

Roma diventerà l’archivio più importante dal punto di vista amministrativo, perché radunerà le carte

dei ministeri dello Stato.

In questo periodo nascerà anche la presa di posizione di suddividere e separare gli archivi dentro le

biblioteche dagli archivi di stato. La separazione diventa netta e rende l’archivio di stato più

importante e

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
16 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/08 Archivistica, bibliografia e biblioteconomia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher francy_fs25 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archivistica generale e storia degli archivi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Tortorelli Giancarlo.