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Colosseo.
Gli anfiteatri erano luoghi dove si riunivano decine di migliaia di spettatori (il Colosseo ne contava
circa 80.000), e le dimensioni erano proporzionate alle dimensioni della città e del territorio.
Circa la forma si tratta di un'ellisse che permette, da ogni punto all'interno della cavea, una buona
visibilità dello spazio centrale, l’arena; si tratta dunque di un anello ellittico inclinato, a gradinate,
dove risiedevano gli spettatori mentre nell'arena avvenivano gli spettacoli; gli spettatori erano
separati dall'arena, infatti accedevano alle gradinate dall'esterno, invece all'arena si accedeva
dall'interno.
i più antichi anfiteatri in Italia:
anfiteatro di Pompei (si trova all'interno della città e ha ancora un aspetto
sperimentale: esso è il più antico (80 a.C.) e questa arcaicità è data dal fatto che per
motivi di risparmio la realizzazione si appoggia alle mura, mentre la parte che non
si appoggia alle mura è realizzata con un terrapieno contenuto all'interno di arcate
che tengono insieme la terra. L’accesso avveniva da un'enorme scalinata a due
rampe che portava gli spettatori in cima; vi sono poi i due ingressi laterali che
permettevano l'ingresso ai gladiatori; in genere però l'intera struttura era costruita,
come nel caso del Colosseo);
anfiteatro di Sutri,
anfiteatro di Alba Fucens, 4
l'evoluzione sino alla fine dell'età giulioclaudia: durante i primi decenni dell'età imperiale,
la mancanza di un modello romano cui attingere direttamente determina una situazione che,
sul piano delle forme e dei problemi tecnici, resta molto aperta e continua a produrre
soluzioni per molti versi provvisorie proprio perché sperimentali
anfiteatro di Merida,
anfiteatro di Saintes,
anfiteatro di Verona,
il Colosseo e la sua discendenza: a partire dall'età flavia la sperimentazione è fuori corso, o
perlomeno, se in certi siti provinciali si ricorrerà ancora a partiti architettonici non canonici
è per motivi che non dipendono più dalla mancanza di un modello romano, costituito
dall’anfiteatro flavio:
anfiteatro di Italica,
anfiteatro di Thysdrus,
anfiteatro di Pozzuoli,
anfiteatro di Nimes,
anfiteatro di Arles,
gli anfiteatri dell'oriente greco: le province greche e orientali dell'impero furono sottoposte
da parte delle loro popolazioni alle stesse pressioni subite dalle province occidentali a favore
dei giochi cruenti nell'arena; sfortunatamente non sono molti i resti archeologici di cui
possiamo disporre per valutare il fenomeno;
gli anfiteatri di tipo gallo romano: un certo numero di monumenti appartengono alla serie
degli edifici misti o ibridi: questa serie riunisce monumenti che hanno la doppia
caratteristica di possedere un'arena il cui asse principale è nettamente distinguibile da quello
minore e una cavea generalmente incompleta.
Circhi e stadi: i circhi sono edifici rigorosamente romani: in oriente c'erano precedenti simili, cioè
gli stadi che erano destinati a gare di tipo ginnico, invece il circo aveva un’unica funzione, cioè vi si
svolgevano le gare dei carri (bighe o quadrighe). Esso è il più grande degli edifici romani con uno
spazio enorme per gli spettacoli che si svolgono su un lato breve e sui due lati lunghi, invece
sull'altro lato breve vi erano dei portici che costituivano le linee di partenza per i carri (carceres).
Il sito più antico riservato all'addestramento dei cavalli da corsa era Roma il Trigarium, stando
almeno alla testimonianza di un glossatore di epoca tarda: questo sito, localizzato nel campo
Marzio, che alla fine dell'età repubblicana aveva assunto la forma di uno spazio erboso
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quadrangolare e con l'estremità sud orientale a forma di arco di cerchio, a giudicare dal nome era
già in uso durante il periodo etrusco.
La caratteristica dei circhi è quella di essere spesso legati alle residenze imperiali: a Roma il circo
circo massimo
principale è il che in origine era una valle dove al centro scorreva un piccolo
torrente e che si trovava tra il Palatino e l’Aventino; fin dalla più antica età arcaica qui si
svolgevano le gare dei carri; poi venne costruito un edificio in muratura, cosa che di solito avveniva
raramente.
Esso si trova ai piedi del Palatino, il colle che diventerà la residenza imperiale, tanto che la domus
di Domiziano era collegata direttamente con quest'edificio; questa unione tra residenza imperiale e
circo diventerà normale in età tardo antica perché era il principale luogo dove l'imperatore poteva
mostrarsi al maggior numero di sudditi che assistevano al manifestarsi della maestosità
dell'imperatore dalla tribuna imperiale.
Si tratta di un edificio di tradizione antica con una vita molto lunga e che in età tardo antica ebbe
molto successo; le città con i circhi sono molto poche e spesso la struttura non è archelogicamente
identificabile con facilità perché non era necessario che fosse dotata di gradinate fisse, infatti
potevano anche essere lignee, quindi abbiamo solo un edificio lungo e stretto.
circo Flaminio
A Roma l'edificio era legato anche ai trionfi che avvenivano nel che non venne mai
costruito ma che era uno spazio destinato ad essere il luogo di partenza del corteo trionfale che
arrivava fino al Campidoglio; il circo Flaminio era il luogo dove la processione si formava e infatti
sui suoi lati vennero costruiti degli edifici trionfali dagli imperatori con il bottino di guerra; esso
divenne allora una piazza lastricata ai cui lati si trovavano questi edifici.
i circhi dell'Italia e delle province occidentali: la vastità dello spazio occupato dai circhi e il
costo della loro sistemazione monumentale, se si volevano offrire gli spettatori strutture
degne degli altri edifici per spettacoli, non possono spiegare da sole la pressoché totale
assenza di tracce di questo tipo di edifici in Italia, e infatti le numerose attestazioni letterarie
o epigrafiche di spettacoli equestri non sono confortate da nessuna testimonianza
archeologica di una qualche consistenza; da ciò si deduce che la maggior parte delle città
della penisola attrezzò gli spazi destinati allo svolgimento delle corse, probabilmente il più
delle volte al di fuori dello spazio urbano, dotandoli solo di strutture occasionali
temporanee.
circo di Merida,
circo di Tarragona,
circo di Leptis Magna, 6
ippodromi e i circhi delle province greche e orientali: nelle città greche la tradizione delle
gare equestri era molto antica, ma assumeva forme molto diverse da quelle dei ludi
circenses; gli ippodromi tardo classici o ellenistici di Corinto o di Atene hanno lasciato
pochissime tracce sul terreno e ciò si spiega non soltanto con il fatto che si trattava di
semplici piste di terra battuta, ma anche con il progressivo declino delle manifestazioni
equestri all'interno dei giochi greci; gli sforzi compiuti da Augusto e da Erode per
rivitalizzare queste tradizioni non riuscirono a invertire realmente il corso delle cose.
Bisognerà attendere il II e ancor più il III secolo d.C. per vedere apparire ippodromi
monumentali modellati sulla base dei circhi romani; ma il fenomeno assume forme diverse a
seconda delle province: se la Grecia e le grandi città costiere dell'Asia minore restano
sostanzialmente estranee a ciò, le regioni più orientali, la Siria, la Palestina ed Egitto
conservano un numero piuttosto consistente di monumenti di questo tipo.
stadi
In oriente i circhi erano più rari perché di solito vi erano gli di tradizione classica; anche gli
stadi sono pochi, localizzati nelle città principali:; esso aveva una forma a emiciclo, dove uno dei
lati corti era curvilineo e l'altro, al cui centro si apriva l'ingresso assiale, restava rettilineo.
Anche a Roma c’era uno stadio destinato agli spettacoli ginnici e musicali, lo fece costruire
stadio di Domiziano
Domiziano in una forma lussuosa: lo occupa l'area dell'attuale piazza Navona
e gli edifici che la circondano appoggiano sulle gradinate dello stadio.
Ad Atene c'era lo stadio olimpico antico che venne realizzato da Erode Attico alla metà del II sec
aC per le gare panatenaiche; gli altri stadi principali sono quello di Afrodisia e di Perge.
stadio di Delfi,
stadio di Afrodisiade.
Biblioteche e auditoria: la biblioteca come luogo di lavoro e di formazione aveva fatto molto presto
la sua comparsa nella Grecia arcaica e classica; le più antiche fondazioni di questo tipo sono
attribuite a Policrate di Samo e a Pisistrato di Atene nel VI secolo a.C.; le celebri biblioteche rivali
di Alessandria e di Pergamo in età ellenistica erano certamente molto più elaborate.
A Roma spetta a Cesare il merito di avere per primo sentito la necessità di aprire una biblioteca
pubblica nell’Urbe, tuttavia la prematura morte del dittatore interruppe l'operazione, visibilmente
ispirata dalla scoperta che Cesare aveva fatto della celebre biblioteca di Alessandria, prima che
questa bruciasse. 7
L’atrium libertatis conteneva una biblioteca doppia, una latina e l'altra greca e conteneva diversi
ritratti di celebri scrittori; doveva essere prevista anche una sala degli archivi che costituiva il
tabularium dei censori. Qui il modello ellenistico resta come è ovvio sempre vivo, ma la prima
biblioteca romana appare immediatamente diversa dai grandi precedenti alessandrini o pergameni:
da un lato non è più un semplice annesso dei luoghi di potere, installata nel cuore amministrativo
della città, non per questo essa è a uso esclusivo di gruppi di persone scelte e pagate dal sovrano;
d'altra parte non è più nemmeno costituita da spazi tecnici riservati, isolati dalle sale di riunione e di
consultazione: al contrario, sembra che essa sia stata pensata come uno spazio da vivere.
biblioteca ad Apollinis,
biblioteche del Palatino,
biblioteca nel portico di Ottavia,
biblioteca inserita nel santuario dedicato ad Augusto,
biblioteche del templum pacis,
biblioteche del foro di Traiano,
biblioteca delle terme di Caracalla,
biblioteche della Grecia e dell'Asia minore: dopo il proliferare delle biblioteche all'inizio
dell'età ellenistica, la conquista romana sembra aver prosciugato per molto tempo la vena
delle fondazioni culturali sia nella Grecia propria sia nelle province orientali; bisognerà
aspettare l'inizio del II secolo d.C. e quello che è stato definito il rinascimento greco perché
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