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DONATO BRAMANTE
Nasce nei pressi di Urbino nel 1444 e studia presso la scuola urbinate, dopo un
viaggio a Mantova nel 1478 si stabilisce a Milano dove collabora anche con
Leonardo da Vinci. Inizio a lavorare alla corte di Ludovico Sforza, successivamente
nel 1499 si trasferì a Roma dove mostro tutto il suo talento, anche grazie a Giulio II
che gli commissionò tantissime opere. Morì a Roma nel 1524.
Nell'Aprile 1498 muore Carlo VIII re di Francia, a questo punto l'erede che subentra
al trono di Francia, Luigi XII, risale alla genealogia dei visconti e dal momento che
Valentina è l'unica discendente di Gian Galeazzo, ritiene di avere diritto sul Ducato di Milano.
Bramante si reca in questo momento a Roma, spaventato dall'arrivo dei francesi. Nel 1500 qui si celebra l'Anno Santo.
Bramante trova una Roma di cui possiamo trovare le descrizioni nelle incisioni di Etienne Duperac. Rappresenta per esempio i Fori
Imperiali, all'epoca chiamati Campovaccino, una grande distesa di prati dove pascolano le mucche. Claude Lorrain rappresenterà la
stessa area nel quadro chiamato appunto Campo Vaccino. Rappresenta anche i "Vestigij dell'Arco Settimio", il Tempio di Antonino e
Faustina, trasformato successivamente con l'aggiunta dell'aula alle spalle del pronao, il Tempio della Pace (la Basilica di Massenzio
intesa come tempio), il Palatino, il Circo Massimo, l'Arco di Giano, il Settizonio, il monte Celio, l'Arco di Costantino, il Teatro Flavio
...
Siamo nell'epoca in cui si riscopre il valore di queste architetture, sia in quanto tale che come exempla.
Bramante resta per più di un anno a Roma scoprendo che le architetture che vede non hanno nulla in comune con quelle che
conosceva prima. Ricrea tutti i suoi standard stilistici e artistici.
I committenti in questo inizio di secolo sono papi: Alessandro VI (14921503), Giulio II (15031513), Leone X (15131523), Clemente
VII (15231534).
Alessandro VI, di origine spagnola, è molto legato a un cardinale romano, uno dei mecenati dell'opera di Bramante anche a Milano:
Ascanio Maria Sforza Visconti, vescovo di Pavia e fratello di Ludovico il Moro. Si serve di Antonio il Vecchio.
Giulio II si rivela più magnanimo di quanto gli Sforza potessero pensare. Egli è in realtà Giuliano della Rovere, nato a Savona ed
essendo "nemico" della fazione precedente si serve di un architetto suo amico: Giuliano da Sangallo. Giuliano deve però fare i conti
con il genio di Bramante, che entra subito nelle grazie di Giulio II. Egli è l'artefice dell'avvio del cantiere di San Pietro, da cui nasce il
mercato delle indulgenze (denuncia nel 1517).
Bramante sarà il primo architetto della fabrica sancti petri.
chiostro di Santa Maria della
La prima opera di Bramante a Roma è il
Pace , che si colloca accanto all'omonima chiesa, una preesistenza ricostruita in epoca
barocca. Il chiostro è caratterizzato dal fatto che l'accesso venga da un angolo, non dal
centro. La pianta quadrata è ottenuta attraverso la ripetizione di un modulo pari alla
larghezza del portico, che dimensiona il vuoto centrale (4x4) e il refettorio adiacente
(2x4). Lo spazio centrale è circondato da 16 pilastri (16 è un numero perfetto
secondo Vitruvio) che formano un portico continuo di volte a crociera. In alzato è
costituito da due ordini, proporzionati secondo la regola vitruviana, seguita poi tra gli
altri da Leon Battista Alberti e dal Serlio, che vuole il secondo ordine diminuito in
altezza di 1/4 rispetto al primo.
Bramante ripensa totalmente il tema del cortile porticato e poiché pensa che la matrice romana non possa essere ignorata utilizza il
partito alla romana. Abbiamo paraste su piedistalli che si addossano a pilastri, i quali reggono degli archi. Agli angoli la parasta
diventa filiforme e si addossa a due pilastri che si fondono il quel punto e il sostegno sembra essere più imponente degli altri alla
vista. Vi è un ritmo alternato di gusto medievale romanico: si alternano sostegno principale e sostegno secondario.
Utilizza il travertino, materiale tipico dell'architettura romana classica. Parlando di questo e quindi di ordini: egli utilizza molti ordini
diversi non solo secondo una sovrapposizione gerarchica, ma anche secondo un rimando continuo tra i diversi piani. Alla base:
tuscanico inquadrato da lesene ioniche. All'interno del chiostro abbiamo vere e proprie paraste che diventano meno eleganti di quelle
ioniche, quindi diventano tuscaniche. Salendo abbiamo pilastri compositi e colonnine corinzie. E' il primo momento in cui l'ordine
tuscanico compare nell'architettura rinascimentale. San Pietro in Montorio
Altra opera fondamentale del Bramante è il tempietto di a Roma. Egli realizza sul Gianicolo un
tempietto a pianta circolare, ispirandosi al Tempio di Vesta a Tivoli (tempio a tholos). L'edificio deve ricordare il luogo in cui San
Pietro fu crocefisso. Vi è una cripta sotterranea con un foro che appunto la tradizione vuole sia il luogo in cui la croce fu conficcata
nel terreno. In questo periodo già si riteneva più veritiera la versione per cui San Pietro fosse stata nel Circo di Nerone; comunque
esisteva già una cripta legata in quel luogo legata alla memoria della crocefissione del primo papa.
Viene considerato uno degli esempi più significativi d'architettura rinascimentale, di cui esemplifica alcuni dei temi fondamentali,
come la pianta centrale, la ripresa dell'architettura romana antica e la ricerca proporzionale e
geometrica nel rapporto tra le parti.
La pianta circolare è strettamente legata al martyrium: è quindi imposta a Bramante dalla
tradizione. Il cortile che lo avvolge è però rettangolare.
Sebastiano Serlio nel parlare del Tempietto di San Pietro in Montorio lo colloca in una piazza
circolare. Secondo Serlio, bramante avrebbe progettato l'intero complesso in modo che si
disponesse attorno al tempietto un colonnato circolare. La prospettiva in questo edificio è
"bloccata", ordinata per l'osservatore. Vi era infatti una pala
all'interno del Tempietto a cui lo spettatore guardava dallo spazio
tra due colonne del tempietto, due colonne del porticato esterno
e via via per una serie di cornici sempre più esterne, la cui prima
era l'ingresso del cortile. E' l'ultimo caso in cui Bramante crea questa prospettiva obbligata.
Affianco vi è la chiesa di San Pietro in Montorio. Il Tempietto è organizzato su due livelli, il primo di
colonne di granito grigio, il secondo in travertino. Un vano è sormontato da degli sfondati
alternatamente rettangolari e semicircolari. Al di sopra vi è una cupola estradossata, per la prima volta
nella sua produzione.
A sfumare il passaggio tra il primo diametro e che costituisce in virtù della sua trasparenza un livello di
passaggio.
Il tempietto, monoptero e periptero, ha un corpo cilindrico, che costituisce la cella del tempio, la cui muratura è scavata da nicchie
insolitamente profonde, decorate con conchiglie, e scandita da paraste come proiezione geometrica delle colonne del peristilio. La
costruzione è infatti circondata da un colonnato tuscanico sopraelevato su gradini; sulle 16 colonne corre una trabeazione conforme
alle indicazioni che Vitruvio ha dato per l'ordine dorico, con un fregio decorato con triglifi e metope. Le colonne sono
di granito grigio ordine dorico con metope e triglifi (forse viste nel fregio del tempio del divo vespasiano). Nei triglifi sono
rappresentati i segni della cristianità (es. chiavi incrociate di San Pietro, ampolle, piatti liturgici,croci): ordine dorico cristianizzato.
Nella tripartizione del tempio Arnaldo Bruschi legge tre periodi: l'età del nascondimento della cristianità (cripta), l'età presente e l'età
di glorificazione futura (cupola).
Tribuna (o coro) di Santa Maria del Popolo
Il progetto bramantesco della è diverso da come si presenta oggi la chiesa.
Il coro ha dimensioni monumentali e una pianta a base quadrangolare con volta a vela.
Vi sono tre moduli, uno voltato a botte con cassettoni e un modulo centrale (volume lievemente maggiore) che è di fatto una volta a
vela. Nel modulo centrale del coro vi è una serliana che serve a dare una luce d'ambiente uniforme allo spazio principale, ma anche
una luce che accentua la profondità del terzo modulo.
Nel terzo modulo vi è un catino absidale nervato che richiama la Pala di Brera (1472). La volta
antistante è cassettonata: i lacunari sono stirati e uno di essi è una finestra.
In questa si diffondono due monumenti funerari con due gruppi scultorei di Sansovino dedicati ad
Ascanio Sforza e Girolamo Baso della Rovere.
Cortile del Belvedere
Il è un vasto complesso edilizio che doveva collegare gli appartamenti del
papa (Giulio II) al palazzo di Innocenzo VIII. Qui il papa voleva porci il nucleo scultoreo del
Laocoonte.
Il cortile si basa sulla struttura del Santuario di Preneste. Il progetto ebbe un'evoluzione a causa del
desiderio del papa di raggiungere il Belvedere dai suoi appartamenti, con un "corridore" senza dover
scendere dalle sue stanze ai piani superiori del Palazzo Apostolico e poi salire su per il colle.
Bramante propose due corridori paralleli e pertanto lo spazio fu chiuso lateralmente da lunghi corpi di fabbrica, lasciando libera la
prospettiva lungo l'asse principale. Il grande spazio aperto fu diviso in tre terrazzamenti a quote differenti, destinati ad accogliere
giardini e collegati da scale e rampe. Si formò così un fantasmagorico cortile rettangolare organizzato su tre livelli; in seguito lo
spazio unitario fu interrotto da corpi di fabbrica trasversali, alterando il progetto bramantesco e creando tre cortili separati.
Vi è un'esedra al centro della manica che chiude il terzo livello (tre terrazzamenti su sostruzioni collegati da scale a tenaglia
monumentali e simmetriche), un ninfeo raccolto e ipogeo in asse sul secondo livello.
Autografi dell'epoca di Bramante sono la Porta Giulia e la grande rampa elicoidale che conduce alla palazzina di Innocenzo VIII.
Bramante pensa a un'organizzazione degli edifici su tre livelli: uno dorico, uno con aperture con frontoni e il terzo loggiato. Questo
disegno viene pesantemente rimaneggiato.
Dal punto di vista architettonico il riferimento di Donato Bramante è l'ippodromo romano così com'era strutturato, proprio perché gli
ippodromi romani avevano questa caratteristica di essere stretti e molto lunghi; essendo lo spazio in salita Donato Bramante aveva
immaginato da una parte una serie di edifici a più piani (con biblioteche, appartamenti e varie stanze, che all'inizio dovevano essere
articolati su due piani, poi venne aggiunto l'appartamento di Giulio II, sopra quelli del Borgia) mentre dall’altra parte doveva
corrispondere un semplice muro (in quanto qu