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Come si può definire un paesaggio?
Dobbiamo fare una distinzione per lingua e origine. Da un lato abbiamo le lingue germaniche, dall'altro le lingue neolatine. Iniziamo con le lingue germaniche perché la definizione di paesaggio ha origine in quel contesto. LINGUE GERMANICHE - Il concetto di paesaggio prende corpo nella lingua neerlandese della seconda metà del XV secolo (1462) con il termine "landschap" (olantscap - poi "landscape" in inglese, "Landschaft" in tedesco), assunto dai pittori fiamminghi per spostare l'interesse dalla rappresentazione al modello rappresentato. Nelle loro opere, la natura diventa infatti il soggetto stesso del quadro con un approccio profondamente nuovo che - secondo le parole del pittore Joachim Paternier - "rovescia la scala dei valori riconosciuti fino a quel momento e allarga smisuratamente il paesaggio a detrimento delle figure tenute ormai come subordinate". C'è una seconda interpretazione cheOrigine della parola "paesaggio"
Hanno avanzato gli storci, la quale dice che la parola paesaggio si combina con la matrice è il composto di lant (territorio) e scap, equivalente del termine tedesco schaft (comunità). È una parola quindi che lega territorio e comunità, nata nei territori litoranei olandesi, danesi e tedeschi nei quali erano insediate le rispettive popolazioni locali. Si trattava di terreni paludosi ai bordi del mare del Nord, abitati grazie ai terpen, terrapieni ottenuti accumulando le terre circostanti per mettersi al riparo dalle maree e gestiti in modo autonomo al di fuori del controllo del potere feudale in quanto marginali. Nel capitolo Paysage et démocratie del libro Dimensions du paysage edito dal Consiglio d'Europa, Yves Luginbühl (agronomo e geografo) sostiene infatti che la parola lantscap è nata in riferimento alla forma di diritto consuetudinario meglio conosciuta con il termine inglese commons, vale a dire parti di territorio sfruttate
collettivamente in modo da costituirne una governance condivisa. Nella Repubblica di Venezia verranno chiamati beni comuni nella fase dell'illuminismo. Da un lato c'è un significato artistico e estetico e dall'altro sociale. Qui ci sono due esempi di dipinti Joachim Patinir (ca. 1500) che affermano la supremazia del paesaggio rispetto alla figura umana. Paesaggi ampi con linea di orizzonte (tendenza verso l'infinito sconosciuto). Sono paesaggi che vanno in profondità dove vengono raffigurati i fenomeni atmosferici, la raffigurazione delle montagne sfumate ne è l'esempio. LINGUE NEOLATINE -> Il legame tra territorio e comunità che costituisce una delle matrici neerlandesi del concetto di paesaggio trova conferma nei meccanismi di traduzione nella parola francese Paysage a metà del XVI secolo - destinata a fare da veicolo nei meccanismi di divulgazione nel versante neolatino delle lingue europee - dove la scelta deie territorio, per assumere un significato più ampio e complesso. Nel corso del tempo, il concetto di paesaggio si è arricchito di nuove sfumature e ha acquisito una valenza estetica e artistica. Nell'arte, il paesaggio è diventato un genere a sé stante, con la pittura paesaggistica che ha assunto un ruolo centrale. I paesaggi dipinti rappresentano non solo il territorio fisico, ma anche l'atmosfera, le emozioni e le sensazioni che esso evoca. I pittori hanno cercato di catturare la bellezza e l'armonia della natura, creando opere che suscitano nel fruitore un senso di meraviglia e contemplazione. Il concetto di paesaggio si è evoluto ulteriormente con l'avvento della fotografia e delle nuove tecnologie digitali. Oggi, il paesaggio può essere rappresentato e condiviso attraverso immagini, video e realtà virtuale, consentendo a un pubblico sempre più vasto di entrare in contatto con la bellezza e la diversità dei luoghi. In conclusione, il concetto di paesaggio ha subito un'evoluzione nel corso dei secoli, passando da una semplice relazione tra abitanti e territorio a un'interpretazione più ampia e artistica. Il paesaggio rappresenta ora non solo un luogo fisico, ma anche un'esperienza estetica e emotiva che ci connette con la natura e con il nostro ambiente circostante.umana e territorio ed il corrispettivo accentuarsi degli aspetti legati alla percezione visiva. La dinamica descritta ha cambiato progressivamente i termini di riferimento del concetto di Paesaggio, reimpostandoli nel senso delle relazioni tra realtà ed immagine, sostanza e forma, rappresentato e rappresentazione. In effetti, fino alla fine del Settecento, la parola Paesaggio è utilizzata principalmente per definire un dipinto che mostra una prevalenza di elementi naturali rispetto a quelli umani: pittura di paesaggio (=fenomeno estetico). Soltanto in seguito (fine 700'-inizio 800') il paesaggio "riacquisisce" la sua dimensione sociale. Il punto sulla situazione del paesaggio viene fatto con la Convenzione europea del Paesaggio (2000) firmata a Firenze e voluta dall'Europa, che avanza una soluzione che consiste nel "definire il Paesaggio come una parte di territorio così come percepita dalle popolazioni, il cui carattere risultadall'azione di fattori naturali e/o fattori umani e dalle loro interrelazioni". La componente umana può basarsi semplicemente sulla percezione della natura da parte dell'uomo.
PAESAGGIO E ETICA La Convenzione rivaluta la natura etico-politica del Paesaggio. "L'etica riflette sui rapporti fra uomo e ambiente. Indaga l'azione dell'uomo. Svela la sua visione della vita e il mondo possibile e accoglie in sé un complesso di norme morali e di costume che identificano un preciso comportamento nella vita di relazione. Si riferisce all'agire dell'individuo in una struttura sociale che lo comprende". In tal senso, il ruolo del Paesaggio è quello di costituire sia uno strumento che consente di comprendere i rapporti tra la comunità e tutto ciò che la circonda - e tra individui nella comunità attraverso l'ambiente - sia un risultato progettuale da perseguire se condiviso.
Il paesaggio è una specificità dellacultura europea e il termine esiste soltanto nelle lingue germaniche eneolatine. Questo concetto complesso del paesaggio è una nozione molto recente, igreci e i romani e neanche i mondo medievale conoscevano questo concetto. Inolttrela parola esiste solo nelle lingue germaniche e neolatine, in arabo non esiste questotermine e per avvicinarsi si usa il termine "visione". Anche nelle lingue slave nonesiste il termine paesaggio ma si usano delle parole che costituiscono un francesismoo un germanismo in russo si dice pejzaž o landšaft. In Cina il paesaggio è pensatocome una correlazione tra opposti, le "montagne" e le "acque", il verticale el'orizzontale, che al tempo stesso si oppongono e si rispondono: "montagna-acqua",shanshui; o "montagna-fiume", shanchuan.Per approfondire l'aspetto della percezione vediamo due opere cronologicamentedistantidi 100 anni ca. che appartengono a due contesti diversi. Da un lato abbiamo un'opera di Ambrogio Lorenzetti (Palazzo pubblico di Siena/1338-9), dall'altro un'opera di Jan van Eyck (Madonna Cancelliere Rolin/1435).
Il ciclo di Lorenzetti viene chiamato "Allegoria del Buon e del Cattivo Governo (o Gli effetti del ...)" nell'800, invece in origine veniva definito "La Guerra e la Pace" o "Del Bene Comune". Gli affreschi rappresentano il pensiero agostiniano e di Tommaso d'Aquino (1225-1274; frate domenicano; padre della Chiesa) con particolare riferimento alla sua nozione di partecipazione (fondamentale anche nella filosofia platonica e aristotelica) e bene comune. Per Tommaso d'Aquino, il Bene Comune dell'Universo, di cui partecipa tutta la creazione, è Dio: la legge umana non è altro che una applicazione della legge naturale al bene comune della comunità.
Questa è una famosa frase
inserire un paesaggio naturale selvaggio e infinito nella sua rappresentazione del buon governo. La presenza di architetture e figure umane indica l'attività e la prosperità della città, mentre il paesaggio agricolo ordinato rappresenta l'apprezzamento estetico e l'organizzazione della terra da parte dell'uomo. Questo affresco ci fa capire che partecipare significa ottenere una parte di un bene comune, che può essere sia materiale che immateriale.apprezzare una natura selvaggia rimasta intatta che non si adatta all'uomo. Noi oggi apprezziamo i paesaggi naturali, incontaminati invece. Jan van Eyck, La Madonna del cancelliere Rolin (1435), Paris, Musée du Louvre (62x 66 cm) è il secondo esempio che prendiamo in considerazione. Abbiamo un interno che si apre con 3 arcate su un esterno esattamente a metà del dipinto. A sinistra abbiamo una cittadina. La metà inferiore è lo spazio in cui agiscono le figure mentre la metà superiore si vedono le architetture sullo sfondo. L'interno è una scena religiosa devozionale, è la sfera del divino. L'esterno corrisponde alla scoperta di un mondo nuovo, è un nuovo sguardo sul mondo, è una sfera profana che si oppone alla sfera divina che occupa il primo piano. Si libera un paesaggio che si compone di una moltitudine di elementi. Abbiamo anche una tendenza verso l'infinito come lo sfumato delle montagne che sipropaga verso il cielo. Il mondo sconosciuto si apre. Tra le due colonne si vedono davanti al muretto due figure che non partecipano alla scena in primo piano ma ci mostrano il dorso e guardano verso fuori, verso il paesaggio infinito. Si vedono bene nell'immagine di destra dove ci sono le due figure che osservano. Questo dipinto è importante anche perché ci permette di capire di che cosa noi ci occuperemo. Abbiamo una fascia intermedia proprio quella in cui si trovano i due personaggi che stanno fuori. Questa fascia intermedia inserita come un cuscinetto tra la sfera del divino e del profano è il giardino che media tra dentro e fuori e tra due visioni del mondo opposte. Noi ci occuperemo di questo spazio intermedio che non è né dentro né fuori, è una specie di cerniera tra due unità. Vediamo questo sguardo sulla natura che in Lorenzetti ancora non c'era mentre in Van Eyck inizia lo sguardo su un mondo sconosciuto e nuovo che si
apprezza esteticamente perché è quello che viene raffigurato. Siamo in un momento cronologico in cui la parola paesaggio ancora