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STRUMENTAZIONE
È stato creato uno strumento che mette in relazione tutte queste caratteristiche e proprietà del colore:
colorimetro.
Usa una sua sorgente luminosa (tipo flash) e non quella dell'ambiente; ovvia l'apparente differenza di colore
con questa lampada; ha una finestra di dimensioni note di illuminazione (non cambia la percezione cromatica
perché l'area è sempre la stessa), di pochi mm; sono montati tre rilevatori che raccolgono RGB esattamente
come un osservatore standard, senza soggettività dell'occhio umano; vengono così definite le proprietà
cromatiche dell'oggetto; la misura è data da tre numeri, tinta luminosità saturazione, RGB, coordinate Mansel
oppure L* a* b* (luminosità, coordinata cromatica sulle X rosso-verde, coordinata cromatica sulle Y blu-
giallo).
Una volta misurato il colore, può misurare anche le differenze cromatiche tra due oggetti diversi (tramite il
teorema di Pitagora): ΔE*
Metodo spettrofotometrico: vengono impiegati sensori multipli, e non solo le tre grandezze. Viene quindi
misurata, nella lunghezza d'onda di luce visibile, la luce riflessa dal materiale. Misuro la riflettanza in
funzione della lunghezza d'onda della luce visibile, realizzando un grafico che mi mostra quanto il materiale
ha assorbito e quanto ha riflesso.
Da questo grafico si possono calcolare le tre coordinate RGB.
Evoluzione di questo strumento è il FORS, fiber optic reflectance spectroscopy, strumento quasi chimico con
migliore risoluzione, per vedere le tonalità delle cromie (cobalto, cromoforo molto potente con grande
capacità di assorbimento), vedendo lo stato di ossidazione con l'assorbimento. 11 dicembre 2015, venerdì
Fluorescenza spettroscopica XRF: tecnica di insieme così come puntuale, in singoli punti dell'oggetto, scelti
in maniera corretta dopo le informazioni ottenute dalla visione di insieme. Usiamo una radiazione X, zona
alta in termini di energia. Avremo come risultato un grafico con risposta in base alle caratteristiche delle
risposte della lunghezza d'onda.
Principio: emissione di radiazione secondaria in seguito ad eccitazione con un'altra radiazione.
Avviene a livello dei singoli atomi, quando gli elettroni negli orbitali atomici salgono di livello (transizione
orbitale da minore a maggiore energia), stimolati dalla radiazione X (salti chiamati quantici, avviene per
livelli fissi). Gli elettroni tendono a ricadere poi ai livelli più bassi. La radiazione viene rivelata: raggi X
chiamati caratteristici, dell'atomo che gli ha emessi.
Come uscita avremo uno spettro, con energia nell'asse x e conteggi nell'asse y: i picchi corrispondono al fatto
che a quelle energie ho un numero notevole di raggi X caratteristici; l'energia viene poi misurata e, facendo
riferimento a delle tabelle, si dà un nome a quella energia.
Questa è un'analisi di elementi chimici, legati fra loro per dare composti, quindi non uniti in natura allo stato
base.
Questa tecnica esiste in due versioni: tecnica di laboratorio e portatile.
Obiettivi dell'indagine portatile: informazioni sulla sua composizione chimica elementare:
- identificazione qualitativa: quali elementi chimici sono presenti
- analisi quantitativa: stima della quantità dell'elemento; non sempre fattibile con lo strumento portatile;
vengono espresse in percentuale
L'aria di misura è di qualche millimetro di diametro, quindi si può considerare puntuale, che però può
considerarsi estensiva, praticata in tot punti. Il tipo di rivelatore utilizzato è l'EDS, emergy disperse
spectroscopy, che misura l'energia della radiazione tramite un sistema multicanale: fanno un analisi
prettamente qualitativa, perché lavora in aria, con problema di rilevazione degli elementi leggeri (numero
atomico inferiore a 16), quindi questi elementi non riesce a vederli.
Può essere indagato tutto ciò che ha una cromia (realizzati con metalli di transizione, cromofori), per i
metalli, per individuare pigmentazioni superficiali anche su materiali lapidei, ceramiche (elementi non
indagabili con questa tecnica). Presenta difetti per l'analisi di oggetti multistrato, come dipinti su tavola o
tela, realizzati con una stratigrafia (cambia il livello di penetrazione, quindi lo spettro risultante non può
assicurare l'analisi dello strato superficiale, ma un mix o gli strati al di sotto).
La tecnica da laboratorio ha gli stessi fini: preparazione del campione da indagare, in polveri, o pastiglie, o
fuso, per misurare la lunghezza d'onda tramite il WDS, analisi complessa e che lavora a vuoto. Ci dà una
informazione quantitativa degli elementi chimici, con percentuale precisa (espressa in ossidi dell'elemento
quando non è un metallo).
La quantità di campione richiesta è molto abbondante, di mezzo grammo, quindi è poco attuata.
SPETTROSCOPIA RAMAN
Obiettivi: riconoscimento di molecole dei composti; studio di oggetti polimaterici (natura organica e
inorganica)
Usa come investigatore il visibile o l'ultravioletto, monocromatico, quindi una sola lunghezza d'onda.
Si applica prevalentemente per analisi di prodotti di degrado, alterazioni, pigmenti e opacizzanti (effetto
cromoforo); oggetti ceramici, vetri e smalti.
Principio: le molecole sono dei legami di uno o più atomi tenuti insieme con un'energia; immissione di una
energia ultravioletta, per interagire con le molecole, dove solo un evento su un milione riesce a tornare
indietro modificato (effetto RAMAN); se ho un database di molecole dove so come modificano gli eventi,
posso capire la molecola che ha generato la modifica (confronto col standard).
Tecnica che funziona con laser, da una sola lunghezza d'onda, nel range del visibile o ultravioletto.
Tecnica non elementare, che ha bisogno di avere informazioni su cosa stiamo analizzando, quindi bisogna
prima applicare altre tecniche per indagare in maniera dettagliata gli elementi elementari che compongono
l'oggetto (ad esempio, tramite la fluorescenza XRF), per poi utilizzare lo standard di confronto adatto.
Ha due possibili estensioni:
- microraman, viene inviato un raggio laser sotto un microscopio, per vedere cosa stiamo indagando, per
elevata risoluzione spaziale (richiede il prelievo di un campione); indagine ultrapuntuale
- sistema portatile, applicabile in situ; non abbiamo il problema della penetrazioni, perché viene usata luce
visibile e ultravioletta; è impossibile fare una analisi microscopica, col rischio di non rilevare tutte le
pigmentazioni che compongono l'oggetto, con risultato uno spettro unico di tutte le parti
Indagine solo qualitativa.
MICROSCOPIA OTTICA
Prima tecnica che si usa dopo aver campionato accuratamente l'oggetto e messo dentro sacchetti, per
indirizzarli in laboratorio.
Microscopio ottico in riflessione, con luce riflessa dalla superficie, fatta passare in due lenti.
Microscopio stereoscopico, con due lenti da cui si analizza il campione, con un determinato ingrandimento.
Obiettivi: analisi morfologica qualitativa, riconoscimento di sostanze attraverso analisi di parametri
morfologici, degrado, interventi di restauro, ecc.
Si applica a tutti i frammenti, con campione di piccole quantità < 1mmq.
È uno strumento che ci permette di vedere superfici tal quali, dove non sono state fatte operazioni. Visione in
tre dimensioni con un limite di ingrandimento.
Trova grande impiego con l'abbinamento stratigrafico, modalità di preparazione del campione, per
indagare al di sotto delle finiture superficiali (cross action): frammento del campione, inglobandolo in
resina, messo in contenitori, tenuti in verticale, dove le resine si induriscono, poi lucidato (sezioni lucide):
viene così visto in sezione trasversale, per studiare le stratigrafie.
Alla microscopia ottica viene associata anche la possibilità di realizzare fluorescenza ultravioletta sul
dettaglio: invece di guardare l'oggetto nel suo insieme, viene visto prima in luce visibile poi in ultravioletto
nel dettaglio, per vedere la natura dei leganti e lo studio della tecnica di realizzazione
MICROSCOPIO POLARIZZATORE
Il microscopio composto può funzionare anche in modalità diversa, con luce trasmessa: tecnica analitica, con
microscopio polarizzatore con mineralogia. Tecnica basilare per materiali lapidei.
Obiettivi: riconoscimento dei minerali (riconosce i minerali a seconda del loro comportamento ottico,
attraversati dalla luce: transilluminazione), unica tecnica che ci permettere di indagare la petrografia (modo
in cui si aggregano i minerali, la cui distribuzione ci dà una determinata roccia: struttura).
Il materiale deve essere in sezione sottile, per poterlo vedere in trasparenza, quindi tecnica distruttiva.
Analisi che viene fatta da esperti in mineralogia, perché risultati visibili ed interpretabili ad occhio nudo.
15 dicembre 2015, martedì
La luce polarizzata vibra solo in una determinata direzione, secondo la direzione di propagazione: questa
tecnica confronta le proprietà ottiche dei minerali in esame con quelle riportate in banche dati, per il
riconoscimento degli stessi.
Unica tecnica disponibile per fare indagini petrografiche.
Funziona per campione, attraversato dalla luce, quindi assottigliato per poterlo vedere controluce ad occhio
nudo, analizzato da esperti nel settore; il materiale viene distrutto, ma riutilizzabile.
Proprietà ottiche dei cristalli: birifrangenza, colori di pleocroismo, colori di interferenza, estinzione (visibili
in base al minerale e alla rotazione del campione durante l'analisi).
Tecnica specialistica nella fase di interpretazione del risultato, vista la complessità e la quantità dei minerali
dei vari reperti lapidei.
MICROSCOPIA ELETTRONICA A SCANSIONE SEM
Obiettivo: consente di osservare particolari ad elevato ingrandimento, per fare analisi chimiche generalizzate.
La risoluzione ottica è dell'ordine di nm (nano metri). L'ingrandimento è molto elevato, rispetto ad altri
microscopi, così come la risoluzione.
Possiamo collocare oggetti interi o campioni (solido, polvere, sezione stratigrafica), con dimensioni massime
disponibili nello spazio della camera. Si può spolverizzare l'oggetto con della grafite, utilizzato come
conduttore, anche se è già un metallo non ce ne bisogno: un fascio di elettroni viene focalizzato, lavora con
lenti elettromagnetiche che muovono questo fascio, per poi scansionare la superficie dell'oggetto; il segnale
viene raccolto dal rilevatore, in sincronia col fascio; il tutto viene generato in una immagine sullo schermo.
ELETTRONI SECONDARI SE
Vengono emessi, a differenza dei primari che impattano sull'oggetto, dal riflesso dei primari catturati poi dal
rilevatore se non ostacolati dal materiale (no riflessione, ma ci permettono di vedere il contrasto topografico).