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Esempio: Organic Residue Analysis
Analisi che servono al riconoscimento di tracce di lipidi e proteine sulle superfici dei manufatti.
Questo tipo di analisi si effettua anche sul tartaro dei denti e ha permesso di scoprire il consumo dei
latticini. Talvolta l’analisi di coppe e ciotole ha permesso di rilevare, negli interstizi porosi delle
ceramiche, residui riconducibili a sostanze alcoliche.
5. Paleoclimatologia: ricostruzione climatico- ambientale. La preistoria è scandita da eventi
geologici definiti Ere Geologiche, in particolare Terziario e Quaternario - che costituiscono
il Neozoico - in cui sono avvenute le principali tappe evolutive dell’uomo.
Il Quaternario è caratterizzato da un’alternanza di freddi intensi e di caldo mite rilevabile su larga
scala. Il riscaldamento del clima avviene ciclicamente prima delle glaciazioni, dovute a motivi
astronomici, ovvero l’inclinazione dell’asse terrestre determina l’alternanza estate/inverno.
L’interglaciazione più calda risale a 130.000 - 110.000 anni fa ed è chiamata interglaciazione Riss-
Würm.
Il quaternario si divide in due epoche geologiche:
2. Olocene: da 11.700 anni ad oggi, è l’epoca geologica attuale;
1. Pleistocene: da 2.588 Ma a 11.700 bp.
Il Pleistocene si divide in Inferiore, Medio e Superiore, cui corrispondono:
Pleistocene Inferiore e Medio = Paleolitico Inferiore, rispettivamente con l’avvento
• dell’Homo Habilis (Pleistocene Inferiore) e dell’Homo Erectus (Pleistocene Medio);
Pleistocene Superiore = si distingue in due fasi: Paleolitico Medio con l’Homo
• Neanderthaliensis e Paleolitico Superiore con l’Homo Sapiens.
Con l’ultima glaciazione wurmiana si ha il passaggio dal Paleolitico Superiore al Mesolitico,
nonché dal Pleistocene all’Olocene, all’interno del quale si hanno:
Mesolitico;
• Neolitico Preceramico A;
• Neolitico Preceramico B;
• Neolitico Ceramico.
•
Lo stadio isotopico è uno dei periodi alternati caldi e freddi del clima terrestre, dedotti sulla base di
studi condotti sui fondali marini. Questi sono un’importante fonte di dati a causa delle variazioni nel
rapporto tra gli isotopi dell’ossigeno nei sedimenti fossili sui fondali. Gli stadi isotopici indicati con
n° pari si riferiscono agli stati freddi, quelli indicati con n° dispari agli stati caldi. Gli stati caldi e
freddi sono dovuti ad oscillazioni molto brusche della temperature del mare: non si ha un percorso
lineare da studiare ma se ne possono apprezzare ed analizzare le variazioni.
L’inversione di Brunhes- Matuyama è un evento geologico di circa 780.000 anni fa in cui il campo
magnetico terrestre subì l’ultima inversione della polarità in ordine di tempo. Non si sa con certezza
se l’inversione del polo magnetico (Pole Shift) abbia portato ad avere variazioni climatiche ma è
importante per la datazione dei sedimenti oceanici.
Il tema dell’ambiente è strettamente legato alla cronologia, che si divide in:
Cronologia relativa
metodo Sratigrafico → gli strati più in basso sono i più antichi
• metodo Biostratigrafico → ricostruzione di ambienti, flora e fauna in strati distinti
• metodo Archeologico → ritrovamento di un manufatto di una certa epoca
•
Cronologia assoluta
metodo dei cicli annuali → dendrocronologia
• metodo radiometrico isotopico → decadimento degli isotopi radioattivi del carbonio. Solo
• su reperti antichi fino a 50.000 anni.
metodo potassio-argan e uranio-torio → siti più antichi di 50.000 anni
•
Quando un resto si ripete significa che faceva parte di una cultura, intesa come cultura archeologica,
ovvero la capacità di realizzare strumenti e tramandarli. Tramite la classificazione dei materiali
(pietra, metallo, ossa, ceramica) si possono individuare i manufatti caratteristici delle varie epoche.
Il reperto può essere poi collegato ad una cultura ed un periodo ma resta spesso il problema di
capire l’uso effettivo dei manufatti. I traceologi si occupano dell’analisi delle tracce d’uso, cioè
ricreano i manufatti e li usano per confrontare le tracce con quelle dei reperti ritrovati. Un esempio è
la morfologia dei vasi. Sono particolarmente importanti le fonti relative ad aspetti rituali e
simbolici; cioè non legate alla sussistenza.
L’uomo e la scimmia antropomorfa discendono dallo stesso ceppo e condividono il 96% del
patrimonio genetico, il che ci rende simili a livello biologico. La differenza principale sta nel fatto
che la scimmia non è in grado di realizzare strumenti perché non è in grado di elaborare le
informazioni necessarie; ciò gli impedisce di progettare e tramandare, ovvero di compiere il
passaggio da natura a cultura. Le differenze anatomiche, l’incapacità di deambulare su due arti e
non su quattro, impedisce inoltre lo sviluppo delle capacità cognitive che avvicinerebbero la
scimmia all’uomo. OMINAZIONE
È lo studio dell’evoluzione che ha portato alla nostra specie. Ovviamente non può basarsi solo sulla
nostra specie Sapiens ma deve prendere in considerazione anche le specie ormai estinte. Questo
studio si fa partire dalla comparsa dell’ordine cui facciamo parte, l’ordine dei primati.
L’ordine dei primati è una categoria molto ampia che comprende l’ordine dei mammiferi e di
conseguenza anche l’uomo e le scimmie antropomorfe in contrapposizione con le scimmie del
nuovo mondo. Si fa risalire la comparsa di questa specie a 70 Ma in base alla datazione dei reperti
ritrovati. Lo sviluppo dello studio del DNA ha permesso di raffinare la datazione e suggerire
discendenze e relazioni tra specie. La comparsa del genere Homo all’interno dell’ordine dei primati
non è che una delle diramazioni.
Ordine: Primati
Genere: Homo
Specie: Sapiens
L’elemento che permette di distinguere fra il nostro percorso evolutivo e quello delle scimmie del
nuovo mondo è l’acquisizione stabile del bipedismo, databile 6 Ma. Le scimmie antropomorfe
tuttavia non deambulano su due gambe come l’uomo ma la ricerca sul DNA ha rivelato che la
differenza genetica fra noi e lo scimpanzé è di circa 1 o 2%. Un altro elemento di distinzione fra
l’uomo e le scimmie antropomorfe è la presa di precisione, ovvero l’opposizione fra pollice e
indice. Essa è strettamente connessa al bipedismo, infatti, laddove le mani non deambulano possono
svilupparsi in altro. Insieme al bipedismo si evolve la capacità cranica che va calcolata e
quantificata in relazione alla massa corporea.
Dall’analisi dei resti umani si può scoprire se il foro nel ramo occipitale dove si innesca la spina
dorsale e perfettamente perpendicolare alla linea di appoggio dei piedi; in tal caso si può classificare
l’individuo come appartenente al nostro ramo evolutivo. Con la suddetta struttura cranica si ha un
maggiore equilibrio e di conseguenza un miglioramento dei tessuti neuronali.
Certi caratteri si evidenziano per evoluzione genetica ma senza applicazione diventano caratteri
secondari e in seguito recedono portando all’estinzione della specie. Nei casi in cui caratteri come la
presa di precisione non sono infallibili per indicare il bipedismo, si fa ricorso ad altri resti, quali il
bacino, che fornisce molte informazioni ma non è facilmente reperibile e la forma delle
articolazioni. Anche solo un frammento può essere sufficiente a determinare la stabilità
dell’individuo. Un altro elemento diagnostico è la mascella, secondo l’evoluzione del prognatismo
si può risalire ad una datazione precisa.
ORDINE DEI PRIMATI
SUPERFAMIGLIA SCIMMIE DEL NUOVO
HOMINOIDEA MONDO
I primati che abitano le Americhe.
Da quando si sono separati dai
primati del Vecchio Mondo, 40
Ma, si evolvono in modo
indipendente.
PURGATORIUS
è la specie più antica nell’ordine
dei primati
AEGYPTOPITHEUS
risale a 31 Ma ed è la prima specie
con tratti che rimandano al genere
Homo
PROCONSULE
è la prima specie che si stacca
dalle scimmie del nuovo mondo e
presenta caratteristiche anatomiche
che anticipano gli austrolopiteci
OREOPITHECUS BAMBOLII
in questa scimmia antropomorfa è
stato trovato che le ossa delle mani
confermano la presa di precisione
ma non il bipedismo
ORRORIN TUGENENSIS
primato fossile con tendenza al
bipedismo datato 6 Ma
ARDIPITHECUS RAMIDUS
primato fossile con tendenza al
bipedismo datato 3,9 Ma
AUSTRALOPITECO
presentano tratti che anticipano
quelli umani, si anno risalire a 4
Ma
I fossili più antichi sono stati ritrovati in Africa. Poiché si fa risalire la comparsa di Homininae a 6-5
Ma, si suppone una correlazione fra gli Homininae e il cambiamento ambientale.
Teoria di Yves Coppens:
secondo Coppens il bipedismo è stato possibile in un ambiente aperto come la savana o la prateria.
In particolare è stato la risposta al cambiamento ambientale che ha causato la Rift Valley, dovuta ad
un evento sismico che ha provocato la nascita di una spaccatura a catena montuosa. Nella zona
orientale rispetto alla Rift si creò quindi un clima meno umido che diradandosi si trasformò in un
ambiente aperto di savana mentre la zona occidentale rimase vegetativa. Questa differenza
ambientale ha fatto che ad ovest della Rift fossero ritrovati resti di scimmie antropomorfe e ad est
della Rift vi fossero solo resti di ominidi. Perciò la riduzione di alberi e foreste avrebbe costretto gli
ominidi a sviluppare il bipedismo in quanto reazione di adattamento.
La teoria di Coppens resta valida fino alla fine degli anni ‘90, quando vengono ritrovati resti bipedi
anche in Africa Occidentale. Perciò se il bipedismo non è più associato alla savana, perché vi sono
specie che deambulano su due arti?
L’ipotesi principale è che il bipedismo non è una risposta ad un evento climatico ma è dovuto alla
vittoria del tratto anatomico che, grazie al cambiamento climatico, può essere messo in pratica. Si
tratterebbe perciò di una mutazione genetica già insita nell’individuo che diventa tratto dominante.
Questi caratteri arcaici sono quelli che verranno ritrovati negli austrolopiteci, come la lunghezza
delle braccia e il prognatismo, mescolati però con tratti più moderni. Uno dei tratti più arcaici è la
dimensione del cranio che presenta ancora la visiera frontale e una dentatura molto robusta.
Ritrovamenti:
→ Lucy
L’austrolopiteco più antico e maggiormente conservato, ritrovato in Etiopia negli anni ’70. Ha
permesso di fare delle ipotesi co