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FALERI
Dopo un primo conflitto a seguito dell'aiuto dei Falisci a Veio prima della caduta di quest'ultima città, vi fu uno scontro contro Roma che portò alla distruzione della città di Falerii nel 241 a.C. Gli abitanti, consegnatisi in fidem ai Romani, furono trasferiti a 6 km in un piccolo villaggio, nominato Falerii Novi.
LEZ 7 - 23/11/2020: UMBRI E CULTURE DELL'ITALIA MEDIO-ADRIATICA
UMBRI
Tutto il settore della Romagna fino a Imola gravita culturalmente dal VI sec a.C. fa parte del comprensorio umbro. Si tratta di una popolazione ben documentata, le fonti si riferiscono a loro come vicini agli Etruschi. La lingua è indoeuropea ed è imparentata con quella parlata dai Sabini lungo il corso del Tevere verso sud. Molte sono le fonti antiche che trattano degli Umbri. Gli scrittori antichi forniscono immagini spesso contrastanti di questo popolo, anche all'interno delle medesime opere. Ne descrivono sovente.
l’antichità primordiale (gens antiquissima Italiae secondo Plinio, Hist. nat. III 14-15) e l’evanescenza dei limiti geografici, che arrivano addirittura al Danubio secondo Erodoto (Storie, I 94). Un più ristretto gruppo di fonti (Teopompo, Ateneo, pseduo-Scimno, pseudo-Aristotele) forniscono un quadro più concreto, definendo per gli Umbri un territorio limitato alla valle del Tevere, che è il confine con i “somigliantissimi” Etruschi, i valichi dell’Appennino del quale gli Umbri controllano i versanti fino all’Adriatico. Il portolano dello Pseudo-Scilace (VI sec.) parla di una Ombriké lungo la costa adriatica. Tale confine sarà ribadito anche dagli autori più tardi come Strabone e Plinio, sebbene l’umbricità adriatica sia sentita come insubordine a quella interna, come dimostra il sarsinate Plauto nella Mostellaria, che definisce Sarsina un periferico surrogato rispetto ad una umbricità dipieno diritto. L'influenza etrusca proviene da Bologna ed alla valle della Marecchia (Verucchio, Rimini e Ravenna). L'etnogenesi umbra fu molto diversa da quella etrusca. Gli Umbri presentano un popolamento sparso per tutto l'Appennino, basato su piste, tratturi, valichi e sorgenti, fra cui si ricorda l'importante via Bidente-Savio lungo la quale sorge Sarsina, molto importante per il collegamento fra Tirreno e Adriatico per la sua bassa quota. Mentre gli Umbri montani conserveranno a lungo costumi protostorici, quelli stanziati in territori pedemontani e di pianura si urbanizzano in tempi differenti spesso con forme mutuate dal mondo etrusco con il quale furono in costante rapporto conflittuale.
Perugia, sarcofago dello Sperandio (fine del VI sec. a.C.) La decorazione presenta capi di bestiame (un bottino della spedizione militare) e alla testa tre personaggi incatene con una fisionomia diversa da tutti gli altri. Si caratterizzano per la barba e i capelli lunghi.
La differenziazione serve a rendere l'idea di una realtà diversa, non solo nella condizione di prigionieri ma anche come connotato etnico: si tratta di Umbri che vengono dall'altra sponda del Tevere. Ricorda probabilmente le spedizioni militari e il conflitto tra queste popolazioni.
I luoghi al confine tra culture diverse vedono sempre una contaminazione di elementi culturali che portano alla nascita di sottoculture. Le comunità che abitavano accanto ad altre non sono compartimenti stagni ma il record archeologico ci documenta elementi originali.
Il distretto montuoso gravita attorno alla pianura di Terni, l'antica Interamnia Nahars lungo il corso del Nera, antico Nahar. Le sue necropoli, che vanno dal X al IV sec. a.C., mostrano dopo una più antica fase ad incinerazione con una forte influenza laziale, dal IX sec. il rito dell'inumazione in fosse rettangolari, talvolta foderate di ciottoli e protette da lastroni calcarei e segnalate da cerchi di
Pietre che definivano il perimetro di "tumuli" (tipica del mondo abruzzese ed el territorio dei Vestini). Troviamo le stesse forme di ritualità nell'area romagnola a San Martino di Gattara, Imola, Russi, che assieme agli abitati di Faenza, Forlì e Cesena costituiscono lo scheletro di un popolamento che si opponeva a quello etrusco che aveva nell'asse del Marecchia e nel territorio bolognese i suoi punti di forza. Se l'asse del Tevere restituisce una documentazione frammentaria tale da rendere sfuggente il quadro archeologico per quest'area, soprattutto data la concentrazione lungo questa direttrice fluviale di molti popoli (Etruschi, Umbri, Sabini, Falisci, Capenati, Latini), importanti insediamenti si registrano a Gubbio, Gualdo Tadino, Spoleto ed altri insediamenti ad Assisi, Spello, Foligno. Molto importante doveva essere l'itinerario di transumanza e commerciale che portava al Piceno attraverso il basso valico di Colfiorito.
Colfiorito si sviluppò un abitato sparso lungo il lago plestino (oggi estinto) e la ricchezza di questo distretto è documentata da necropoli comprese tra il IX e il III sec. a.C. oltre che da un importante santuario dedicato alla dea Cupra presso la sorgente perenne in località La Capannaccia, sviluppato dalla seconda metà del VI sec. a.C.
Tra V e IV sec. a.C. emergono nei territori degli Umbri una miriade di luoghi di culto, spesso caratterizzati da stipi votive di bronzetti. Questi presentano da un punto di vista artigianale una forte influenza etrusca. Tale influenza figurativa è ben esemplificata dal Marte di Todi, una statua di fattura volsiniese degli inizi del IV sec. a.C. rinvenuta nel santuario di Monte Santo.
L'influenza etrusca si individua anche nell'uso della scrittura, spesso limitata alla dimensione pubblica. Esempi sono l'iscrizione in alfabeto etrusco ma lingua umbra del Marte di Todi e le iscrizioni votive della dea Cupra.
Di Colfiorito. Più tarde, ma di grande rilievo sul piano rituale, le tavole iguvine ci testimoniano il livello monumentale che poteva raggiungere la cultura scrittoria di questo popolo. Le sette tavole (III-I sec.a.C.), rinvenute, per caso, nel 1444 presso il teatro romano di Gubbio ed acquistate dal comune di Gubbio nel 1456, sono, attualmente, esposte all’interno del Palazzo dei Consoli di Gubbio, sono tutte in bronzo e, a eccezione delle nn. 3 e 4, sono tutte scritte su due facce. In generale il contenuto delle sette tavole riguarda un complesso rituale che comprende cerimonie con sacrifici ed offerte a varie divinità, nonché norme relative al funzionamento del collegio dei Fratelli Atiedii che sono gli esecutori designati per queste cerimonie. In questo periodo si sviluppano città come Todi e Amelia, mentre più in generale molti centri urbani si dotano di mura urbiche in tecnica poligonale. Tale fortificazioni documentano la maturazione urbana di molti centri.
che devono scaturire da istituzioni politiche forti. Inoltre, se un clima di rischio militare nel IVsec. può aver favorito queste opere, certamente la loro primaria finalità è quello di esercitare un controllo efficace e filtrare l'uso degli assi viari transregionali lungo i quali i maggiori centri sorgevano. Il territorio umbro fu assoggettato a Roma tra la fine del IV e il III sec. a.C. con alterne vicende. Da unaparte si ricordano la sconfitta degli Umbri contro i Romani nella battaglia di Mevania (308 a.C.) e quella di Sentino del 295 a.C. in una coalizione con Etruschi, Celti e Sanniti, fino alla resa del 260 a.C. Dall'altra il foedus di Roma con i Camertini del 310 a.C., la deduzione della colonia di Narnia del 299 a.C., Spoletium del 241 a.C. e la costruzione delle vie Amerina (240 a.C. o addirittura forse negli ultimi decenni del IV sec.) e Flaminia (220 a.C.) dimostrano una pacifica immissione di parti di questo popolo nel mondo romano. Ancora nel I sec.a.C. alcune delle tavole di Gubbio, principale luogo sacro degli Umbri in età storica, scrittein alfabeto latino e lingua umbra testimoniano come Roma abbia consentito la conservazione delle tradizioniculturali locali.
CULTURE DELL’ITALIA MEDIO-ADRIATICA
2.Il distretto medio-adriatico presente significativi problemi nella sintesi tra culture archeologiche, gruppietnici ricordati dalle fonti e espressioni epigrafiche e linguistiche.
Il modello del ver sacrum.“Nel corso di una lunga guerra contro gli Umbri, i Sabini fecero voto di consacrare tutto quello che sarebbenato in quell’anno. Avendo vinto, essi consacrarono una parte dei loro prodotti e anche l’altra. Ma essendosopraggiunta una carestia, qualcuno disse che bisognava consacrare anche i bambini, cosa che essi fecero;e perciò votarono a Marte i bambini che erano loro nati e, quando questi divennero adulti, li mandarono afondare una colonia. Li guidava un bue, il quale, arrivato nel paese degli Oschi,
si sdraierà a terra; allora, dopo aver scacciato gli indigeni, essi si installarono al loro posto e, secondo le prescrizioni degli indovini, immolarono a Marte il bue che egli aveva dato loro per guida" Strabone V 4, 12 La stessa storia viene raccontata per le altre popolazioni sabelliche, come i Marrucini o i Piceni, che sarebbero stati guidati da un picchio (picus) (Plinio il Vecchio, Hist. Nat. III 110), o gli Irpini guidati da un lupo (hirpus) (Strab. V 4, 12). La "primavera sacra" era lo schema narrativo con il quale venivano spiegate le notevoli affinità tra questi popoli. Ancora oggi il picchio è il simbolo della Regione Marche. Dal V sec. a.C. la koiné culturale delle popolazioni sabelliche si infrange e prende avvio il processo di formazione di gruppi etnici distinti. Tale fenomeno nasce dalla presa di consapevolezza delle diverse identità di ogni gruppo. La più antica attestazione della forma greca del nome Sanniti e dunque dell'ethnos.secolo a.C. La diffusione di queste caratteristiche indica una rete di scambi e contatti culturali tra le diverse popolazioni dell'area adriatica. La presenza di elementi comuni nella lingua e nell'alfabeto dei Sabini, dei Sabelli, dei Sanniti e dei Piceni suggerisce l'esistenza di una koiné linguistica e culturale che si estendeva lungo l'Adriatico. Le iscrizioni di Penna Sant'Andrea testimoniano l'esistenza di una civitas dei Sabini e dei principi sabini, indicando la formazione di uno stato sabellico già nella prima metà del V secolo a.C. Inoltre, la parola "Pupun" nelle stesse iscrizioni potrebbe indicare i Piceni, evidenziando così l'emergere di processi differenziati di identificazione collettiva all'interno dello stesso ambito linguistico e alfabetico. In conclusione, grazie alle testimonianze archeologiche e alle iscrizioni, possiamo affermare che i Sabini, i Sabelli, i Sanniti e i Piceni condividevano elementi culturali e linguistici, formando una koiné circum-adriatica.Fino al VI sec. a.C., tanto che si può parlare di una koiné circum-adriatica. Una peculiarità dei Piceni è la presenza nei corredi funebri di elmi crestati e cinturoni femminili a losang