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Estratto del documento

Le copie marmoree rinvenuteci del gruppo risalgono a questo

secondo gruppo; non conosciamo infatti l’aspetto del primo. Le

statue raffigurano il giovane Armodio e il maturo Aristogitone

nell’atto di compiere l’assassinio di Ipparco con una posa a gambe

divaricate, schema di un atteggiamento aggressivo. I due possono

essere distinti per età tramite il volto imberbe di Armodio e la

barba di Aristogitone. Due impronte rinvenute su una base

consentono di ricostituire lo schema del bronzo un tempo sostenuto dalla base. Le due impronte servivano

infatti a fissare le statue al di sopra. I supporti laterali sono tipici delle figure in marmo. (Il braccio destro di

Armodio sulla copia al Museo Nazionale di Napoli è di restauro ed è stato ricostruito in questo modo perché

su alcune copie rimangono sul bicipite dei resti di un sostegno in collegamento con il polso del braccio

destro, suggerendoci una ricostruzione sicura del gesto.) Si tratta di statue iconiche, con Aristogitone

riprodotto alla maniera del personaggio più maturo, riscontrando la maggiore età non solo nella barba, ma

anche nella muscolatura del polso più possente rispetto a quello di Armodio, che ha una muscolatura meno

definita. La capigliatura è un po’ diversa. L’acconciatura di Aristogitone ha brevi ciocche mosse e si apre

dietro una piccola coda di rondine 50

Il gruppo sottratto dai persiani fu restituito agli ateniesi probabilmente da Alessandro Magno poco prima

della sua morte nel 324 a.C.

Le statue furono così collocate al fianco del secondo gruppo, sempre nell’agorà di Atene. Iniziò però ad

essere copiato solo il secondo gruppo perché il primo gruppo era ancora legato alle mentalità arcaiche.

Dal 477 a.C. fino al 394 a.C. l’agorà di Atene non accoglierà altre statue iconiche, l’eccezione sono i

Tirannicidi. Si dispose di lasciare una sorta di zona di rispetto intorno al gruppo perché le statue non

dovevano essere oscurate da altri monumenti.

Il Discobolo di Mirone

L’archetipo, ossia l’originale, si data tra il 450 e il 460 a.C. Abbiamo

una ventina di copie in marmo del Discobolo di Mirone, ma non

conosciamo l’originale in bronzo. La copia più integra è quella del

discobolo di Lancellotti negli horti Lamiani. A Monaco è rimasta la

base del discobolo Lancellotti, venduto dalla famiglia alla fine del

Settecento al Museo di Monaco. Al fianco del Discobolo Lancellotti,

oggi a Palazzo Massimo è conservato anche il Discobolo di

Castelporziano. L’elemento di collegamento tra dorso e disco può

disturbare la vista ma è un supporto che serve a mantenere stabili i

punti fragili della scultura in marmo. Il soggetto è un atleta vincitore.

Non abbiamo informazioni sul contesto dell’opera.

Mirone era il più grande bronzista della prima

metà del 5 secolo a.C. Plinio il Vecchio scrive:

“Sembra che Mirone sia stato il primo a

restituire la verità moltiplicandola ed è più vario

di ritmi a Policleto e più scrupoloso in fatto di

simmetria. Anch’egli però preoccupandosi

eccessivamente del corpo, non curò

l’espressione dei sentimenti dell’animo, e lasciò

capelli e pube stilizzati e schematici come si

usava ancora in epoca antica.”

Potrebbe trattarsi di Giacinto, amato di Apollo,

nell’atto prima di lanciare il disco.

L’opera venne prima fusa per poi essere scolpita

per la città di Sparta. Il corpo è rannicchiato per prendere lo slancio e radunare le forze. Sta per aprirsi e

liberare la tensione del movimento. Accompagna il gesto con tutto il corpo. Gli storici lodarono Mirone per

la simmetria della posa del Discobolo, mentre Plinio la criticò per l’assenza di emozioni.

Policleto (480-420 a.C.)

Scultore, bronzista e teorico del 5 secolo a.C. Egli crebbe ad Argo e realizzò opere per l’aristocrazia

principalmente. I soggetti che predilige sono atleti e vincitori.

51

È noto per la sua elaborazione del canone di Policleto, che si basa sul chiasmo: è uno schema di incrocio

degli arti portanti e arti liberi. La gamba destra è portante, mentre la sinistra è arretrata leggermente e non

poggia completamente a terra. Il bacino è fortemente inclinato. L’eroe non cammina ma sta fermo,

immobile. Le braccia sono in posizione contraria rispetto le gambe: il braccio destro è rilassato e il sinistro

attivo. Le spalle si muovono in modo opposto al bacino. La testa è inclinata a destra. La capigliatura è fatta di

spinte contro spinte. Testa= 1/6 del corpo, busto= 3/6, gambe= 12

Doriforo (450 a.C,)

Statua simbolo del Canone è il doriforo, che significa “portatore di

lancia”. Cosa si nota? Le linee dell’inguine enfatizzate, la torsione della

testa rispetto al resto del corpo, abbandono della frontalità, chiasmo,

formula compositiva codificata grazie alla quale, tramite la disposizione

incrociata degli arti (alla gamba flessa corrisponde il braccio opposto

flesso; alla gamba tesa corrisponde il braccio opposto teso), viene risolto

il problema dell'equilibrio della figura stante, una sola gamba poggiata a

terra Il doriforo conservato al Museo Nazionale di Napoli è riconosciuto

dal 1863. Anche quest’opera la conosciamo solo attraverso le copie in

marmo, quando l’originale era in bronzo.

Policleto, secondo Plinio, aveva introdotto la ponderazione con le figure

che reggono su una sola gamba. La gamba si ritrae sollevando il tallone,

mentre la figura insiste su quella portante, la destra. È una formula

rappresentativa che resterà in voga per molti secoli. La testa si gira dalla

parte della gamba portante. La ponderazione ha una serie di riflessi sulla

configurazione del torso e sul bacino. Una spalla è più bassa dell’altra. Il

braccio sinistro è impegnato a reggere quella che era una lancia (quindi

non è un atleta), mentre l’altro è steso verso il basso. Una delle

caratteristiche più ricorrenti delle chiome alla Policleto è una disposizione simmetrica delle ciocche che

cadono sulla fronte e che creano un motivo a tenaglia, una formula come la coda di rondine, si parla di

formule. Le ciocche sono raffigurate come uncini all’estremità e partono da una stella marina sulla sommità

del capo.

Non sappiamo nemmeno l’occasione per cui fu realizzato, se forse per realizzare una statua esemplare del

Canone. L’indicazione più condivisa è con Achille: la lancia è una delle sue armi per eccellenza e un altro

brano pliniano rivela che le statue che portano lance sono chiamate achillee (ma non nomina

esplicitamente il doriforo, quindi non è certo che esso sia una rappresentazione di Achille).

52 Diadumeno

È una figura che si stringe/si

annoda la benda della vittoria

attorno al capo. Di questo archetipo

sono rinvenute numerose copie. È

attribuita ad una fase successiva

rispetto al doriforo perché il

movimento, seppur disteso sul

piano del torso, è più ampio e

implica l’occupazione di uno spazio

che non c’è nel doriforo. La resa

della capigliatura poi è più spigliata.

La testa è sempre girata nel verso della gamba stante. Le statue erano fatte appunto quasi su un unico

modello. Policleto fu scultore di vincitori di gare. C’è un appoggio laterale: un piccolo tronco di albero. Una

copia precoce è stata scoperta a Delo.

Cosa notiamo nell’opera? Dinamismo, muscolatura precisa, molte sfumature dovute all’effetto di

chiaroscuro che si crea, naturalismo esaltato. L’opera fu forse scolpita ad Atene, quando Policleto fu molto

influenzato da Fidia. A differenza del Doriforo, qui il baricentro è spostato al centro del corpo

Prassitele

È uno scultore che scolpiva principalmente in bronzo, ma che fu noto anche per la sua produzione in

marmo. Nato attorno al 400 a.C., fu attivo fino al 330 a.C., maggiormente ad Atene. È tra gli scultori

maggiormente noti del 4 sec a.C. A lui sono attribuite circa 40 opere, commissionate dalla classe dirigente.

Hermes (350-330 a.C.)

Eros sorregge con il braccio sinistro Dioniso

infante, che tende verso il grappolo d’uva che

il primo sorreggeva con il braccio destro

sollevato (spezzato). Pausania ci rivela che si

trovava nel santuario di Era ad Olimpia. La

restituzione del torso sul retro e la stoffa non

sono state levigate alla maniera di quanto è

ravvisabile sulla parte anteriore del corpo.

Prassitele ha inserito un supporto laterale a

forma di tronco su cui è adagiato il panno,

perché la struttura è instabile e necessita di

un appoggio laterale. Il fatto di integrare

supporti al fianco delle figure non è

un’invenzione imperiale, ma è ricorrente

nella produzione marmorea di 5 secolo.

16. Lo stile classico

Il periodo classico va generalmente dal 450 a.C. fino alla morte di Alessandro Magno nel 323. Raggiunse il

massimo splendore con l’Età di Pericle.

• Si conquistano valori nuovi 53

• Uomo come modello di misura

• Perfezione= equilibrio tra le parti

• Si predilige lo stile dorico per i templi

Lo stile classico divenne un modello di riferimento per la produzione artistica al di fuori dell'attica. A partire

dalla metà del 5° secolo a.C., per quanto riguarda la ceramica attica, i vasi presentavano figure tracciate in

maniera meno elaborata, con maggiore naturalezza dovuta all'uso più morbido della linea, che produce un

effetto sfumato e di chiaroscuro.

Nella statuaria:

• Maggior conoscenza dell’anatomia del corpo

• Maggior competenza tecnica

• Ricerca del naturale

• Uso del canone di Policleto

• I corpi si allungano

• Uso del marmo bianco

17. Il santuario di Zeus a Olimpia Olimpia

comprendeva un

recinto sacro, l'Altis,

situato in posizione

sopraelevata rispetto

alle altre costruzioni

e al cui interno

sorgevano i più

importanti

monumenti di culto e

gli edifici adibiti

all'amministrazione

dei giochi. Sul lato sinistro dell'Altis, ovvero verso la parte orientale, erano situati lo stadio e l'ippodromo,

mentre sul lato destro, cioè verso occidente, vi erano la palestra e il ginnasio al cui interno gli atleti che

volevano partecipare ai giochi dovevano allenarsi almeno un mese prima dell'inizio delle gare. Quali

monumenti erano presenti qui nel santuario?

• Il tempio più importante è quello di Zeus ad Olimpia, venne costruito in stile dorico tra il 470 e il

456 a.C.

• La Terrazza dei Tesori era una serie di piccoli edifici a forma di temp

Dettagli
Publisher
A.A. 2024-2025
81 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/07 Archeologia classica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giadadetitta di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archeologia greca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Giorgi Massimiliano.