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LA CITTÀ DI ROMA
La città di Roma è la più importante del mondo antico che ebbe la vita più lunga e la più grande del
mondo antico, che arrivò a dei gradi di servizi pubblici efficienti in certi casi superiori ad oggi,
infatti l'acquedotto romano forniva alla città una quantità d'acqua superiore a quella di oggi.
Tra le città romane, Roma è la più estranea per la sua storia perché se le città romane venivano
fondate sulla base di una pianta urbanistica precisa, Roma costituisce l'eccezione perché non è
razionale dal punto di vista urbanistico.
Secondo la tradizione storica la città venne fondata da Romolo il 21 aprile del 773 (Varrone), data
che all'inizio si pensava fosse inventata, ma che venne rivalutata dal punto di vista archeologico
perché le più antiche tracce di Roma risalgono alla seconda metà dell’VIII sec, quindi il periodo è
giusto, ma perché venne fondata una città qui, in una zona non adatta al popolamento?
Perché qui esisteva un guado del Tevere, fondamentale per poter passare dal Lazio settentrionale al
Lazio meridionale; infatti c'era un punto in cui l'attraversamento del fiume era facilitato dalla
presenza dell'isola Tiberina che spezzava in due il fiume rendendo il percorso da attraversare più
corto ed essa era formata da detriti che si erano ammucchiati nel corso del tempo e che hanno
quindi facilitato l'attraversamento.
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Collocare un insediamento vicino a un punto di passaggio del fiume voleva dire controllarlo e
controllare anche i flussi commerciali, ma l'insediamento non era comunque favorevole in questa
zona perché le parti basse del territorio erano soggette alle frequenti inondazioni del fiume e la parte
bassa era paludosa, infatti il campo Marzio e una zona al di fuori delle mura, le zone ai piedi del
Palatino e del Campidoglio erano paludose e interessate dalle frequenti inondazioni del fiume e
spesso vi erano corsi l'acqua che le attraversavano.
La zona del foro romano era paludosa e venne resa frequentabile dalla creazione della cloaca
maxima che raccoglieva le acque e le faceva fluire del fiume. Fino all'età augustea parte del campo
Marzio era paludosa e venne trasformata da Agrippa in una grande piscina che serviva alle terme di
Agrippa; invece le zone più alte erano favorevoli all'insediamento, cioè i colli che rappresentano i
luoghi più antichi di insediamento della città.
Le prime abitazioni furono collocate sul Palatino dove troviamo le tracce più antiche
dell'insediamento romano e infatti secondo la leggenda Romolo aveva fondato la città sul Palatino
dove non a caso Augusto scelse di andare ad abitare.
Il fatto che gli insediamenti più antichi siano sui colli ha comportato che la prima fase di sviluppo
della città avvenisse solo sui colli finché non si decise di bonificare le aree paludose.
Il terreno su cui si insediò la città dunque non era pianeggiante, ma con rilievi più o meno dolci e
ciò rendeva l'insediamento difficile da abitare; la bonifica delle parti basse ha comportato uno
sviluppo non uniforme e regolare della città e, per ammissione degli stessi romani, uno sviluppo
caotico.
Infatti l'immagine della Roma antica che emerge dalle fonti letterarie antiche è quella di una città
caotica con le strade strette, problemi di traffico, di sovraffollamento di certe zone intervallae da
aree occupate da vasti edifici pubblici.
Un ruolo fondamentale per la città lo ebbe il fiume che era una via di comunicazione importante
perché fungeva da via verso il mare e da via di accesso dal mare alla città; in città esisteva un porto
più antico che venne trasferito quando la città si espanse e venne portato più a valle.
La parte meridionale della città ebbe quindi una vocazione di carattere mercantile, connessa al
trasporto fluviale; quando la funzione portuale della città venne trasferita a Ostia questa zona rimase
come area mercantile perché qui vi erano i magazzini urbani per le merci.
Nell’antichità il trasporto via acqua era più facile e meno costoso, mentre quello via terra era più
lungo e rischioso perché le merci viaggiavano originariamente su strade non lastricate.
Il Campidoglio era dunque il centro del religioso della città, il Palatino era il colle dove vi sono gli
insediamenti più antichi e importante è anche l’Aventino, mentre la zona compresa tra l'ansa del
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fiume era il campo Marzio, cioè un’enorme area pianeggiante di proprietà dello stato che venne
occupato da una serie di strutture pubbliche destinate allo svago (come il teatro o le terme), mentre
la sua parte settentrionale aveva una vocazione funeraria, infatti vi si trovano le tombe dei
personaggi importanti della Repubblica prima e degli imperatori poi.
La città era dal punto di vista amministrativo, complessa da gestire: fin dall'origine ebbe una
suddivisione in regiones che per tutta l'età repubblicana furono quattro; la suddivisione in regiones è
attribuita a Servio Tullio (VI sec aC) che nella storia di Roma aveva fatto edificare anche le mura.
Augusto però riformò il sistema e, dal momento che la città dal VI sec si era espansa, le regiones da
quattro diventarono 14 e comprendevano l'area urbana che non corrispondeva più solo alla città
entro le mura serviane, regiones che si dispongono a raggiera a partire da un nucleo centrale.
Le regiones erano disposte in senso antiorario ed erano più numerose all'interno delle mura antiche
mentre fuori erano più grandi perché ed erano più numerose all'interno delle mura antiche, mentre
fuori erano più grandi perché erano le zone meno urbanizzate; l'amministrazione era necessaria per
gestire gli incendi, infatti ogni due regiones erano amministrate da edili e da altri magistrati e
avevano una cohors di vigili che funzionava sia come vigili del fuoco sia come vigili urbani; quindi
in tutto vi erano sette cohortes di vigili.
Gli incendi furono sempre un problema gravissimo per la città e sappiamo di incendi disastrosi che
distrussero zone immense della città; tra i più disastrosi vi erano quelli che colpivano il
Campidoglio e infatti sappiamo che il Tempio di Giove Capitolino, il massimo tempio romano,
andò distrutto diverse volte. Uno degli incendi più disastrosi fu quello dell’80 d.C., durante il breve
regno dell'imperatore Tito, che distrusse due terzi della città compreso il Campidoglio, parte del
campo Marzio e dei fori imperiali; venne danneggiato anche il foro di Cesare che venne però
restaurato e inaugurato da Traiano (quindi ci vollero circa vent'anni).
Domiziano, il suo successore, per la maggior parte del suo regno fu costretto a intervenire sui
monumenti danneggiati; infatti ogni anno scoppiavano in città diversi incendi perché essa era
costruita in maniera caotica e disordinata e con materiali infiammabili (la parte alta delle case era
costruita il legno); in più le strade strette impedivano l'arrivo dei pompieri e le case erano costruite
una attaccata all'altra e quindi prendevano fuoco più facilmente.
Questo comportò una serie di interventi legislativi che imponevano una misura minima per le strade
e che tra un edificio e l'altro ci fosse un ambitus, cioè uno spazio vuoto, ma questi interventi
fallirono perché potevano essere applicati solo agli edifici nuovi, mentre Roma aveva una storia
plurisecolare.
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Cosa sappiamo dell'aspetto urbanistico della città? Non esiste per l'Italia e Roma un'opera come
quella di Pausania e questa è una lacuna una molto grave.
Roma è una città che ha distrutto se stessa per ricostruirsi continuamente, quindi recuperiamo la
storia antica di Roma da frammenti spesso manipolati dagli interventi successivi.
Abbiamo importanti monumenti scomparsi, aree poco conosciute e quello che si sa lo si ricava dalla
lettura stratigrafica della città, infatti certi monumenti della Roma imperiale hanno mantenuto una
pianta tale per cui li si può riconoscere in pianta, mentre in alzato non si riconoscerebbero.
forma urbis severiana,
Per l'aspetto antico della città abbiamo una pianta della città antica, la cioè
una mappa di Roma realizzata, nella versione che conosciamo, dopo il 203 d.C. (data che si può
desumere internamente alla pianta), negli anni degli imperatori severi. Essa fu incisa su 151 lastre di
marmo che erano collocate sulla parete di fondo della grande aula, nel foro della pace eretto da
Vespasiano; l'aula si trovava in un tempio dedicato alla pace dopo le guerre civili del 69 d.C., sul
fondo del quale si trovavano due grandi aule e una di queste conteneva la forma urbis.
L’aula esiste tuttora perché lì si è insediata la basilica dei santi Cosma e Damiano che ingloba anche
il tempio di Romolo che era preceduto da questa sala che conserva le tracce delle grappe che
reggevano la forma urbis di cui rimangono dei frammenti che corrispondono a circa il 10% della
superficie della pianta che viene studiata da circa quarant'anni.
Questa pianta che venne demolita e usata per costruire le mura è il documento più prezioso che
abbiamo per la conoscenza urbanistica di Roma; è in scala 1:240 ed è molto precisa; è un lavoro
complesso quello che vede il ricollegamento dei frammenti superstiti, lavoro che permette però la
ricostruzione di alcune zone della città. Lo studio della forma urbis ha portato alla realizzazione di
una mappa di Roma antica dove sono indicati gli edifici che hanno una identificazione sicura nella
forma urbis; questo lavoro di ricostruzione deve trovare una conferma archeologica, ma si tratta di
un lavoro complicato e la forma urbis è l'unica fonte diretta della conoscenza della città; oltre alla
forma urbis abbiamo una serie di notizie nelle fonti letterarie che si riferiscono a tutta la storia della
città e sono le più varie, ma ogni volta vanno valutate nel contesto in cui sono riportate.
Le vie di comunicazione
La rete stradale romana che parte dalla città è una delle infrastrutture più importanti, che aveva il
suo punto di partenza in Roma; intorno alla città si disponevano a raggiera le vie di comunicazione
principali che raggiungevano l'estremità dell'impero e che furono create in tempi plurisecolari.
Le strade principali erano quelle consolari così definite perché frutto dell'intervento dei consoli,
carica principale nei tempi della Repubblica; quelle più recenti mantenevano il nome del
costruttore, mentre quelle più