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TROIA.
L'archeologo tedesco fermò la propria
attenzione sulla collina di Hissarlik ,
un'altura in posizione favorevole per una
roccaforte, dalla quale si poteva dominare
tutta la piana circostante; seguendo le
indicazioni e le descrizioni dei testi omerici, il 4 agosto 1872 Schliemann rinvenne vasellame, oggetti domestici,
armi e anche le mura e le fondamenta non di una sola città, quella di Priamo, ma di ben altre otto città diverse,
costruite l'una sulle rovine dell'altra (i risultati delle ricerche furono resi noti nel 1874 nell'opera Antichità
troiane).Grazie all'analisi degli oggetti rinvenuti e delle tecniche costruttive utilizzate dagli archeologi che hanno
portato a termine il lavoro iniziato da Schliemann, datando i vari strati e tracciando le piante delle ricostruzioni,
in cui si notano i cerchi concentrici delle cinte murarie:
La grandissima fortuna che ha sempre contraddistinto la fama di Heinrich furono i reperti delle maschere funerarie
d’oro come quella di Micene, che ancora una volta avranno un grandissimo eco in occidente. Per i Risultati
clamorosi, in questo caso il destino dei reperti è molto più chiaro, in quanto la Grecia dava la possibilità di
indagare, come la clausola di studiare e conservare alcuni monumenti.
Micene:
Scoperti cretesi alla fine dell’800. Inglesi e italiani incominciano le indagini perché prima era sotto le mani
ottomani, era un isola scarsamente popolato e quindi non aveva attirati gli studiosi. L’esplorazione viene in
contemporanea, Cnosso vicina ed Eraclion, dall’altra parte gli italiani da Federico Aler individua Gordina che è il
sito classico dove viene ritrovato l’iscrizione delle leggi e poi altri siti, pestos e Abiacadra. Vengono riportati alla
luce palazzi di epoca minoica, che avevano dominato il Mediterraneo
mediterraneo.
Emanuel Loewy:
(Vienna 18571938)
Typenwanderungen (1909)
Die Naturwiedergabe in alteren
griechischen Kunst (1900)
Julius Lange (18381896, Danese)
Nuova importazione teorica per riprendere un discorso abbandonato dai tempi
di Winckelmann, quello sull’essenza dell’arte, trascurato dagli studiosi dopo
Winck , esaurito il metodo filologico, si vorrebbero cercare altre strade e quindi
si ritorna alle origini.
Il pensiero di Emanuel Loewy prevedeva due punti logici:
1) Rappresentazione della natura nell’arte greca
2) Persistenze iconografiche.
Contemporaneamente Julius Lange affronta un altro tipo di problemi, quelli della rappresentazione naturalistica
all’interno dell’arte greca, cercando di individuare leggi che siano alla base delle rappresentazioni soprattutto
dell’arte arcaico, costui individua alcune modalità che sono rappresentate dalla frontalità dal ricorso alla
simmetria e dalla linearit à. Questo nell’ambito di una modalità di rappresentazione per piani paralleli,
questi modi di rappresentare che vengono applicati nell’ambito dell’arte arcaica. Per Julius vengono rappresentati
in maniera negativa ovvero l’incapacità di arrivare ad una conclusione di arrivare ad una piena visione
naturalistica.
Mentre Loewy non è d’accordo con questa teoria, anzi pensa che queste siano scelte ben recise, e quindi il loro
ricercare i valori precedentemente elencati sia per la ricerca di chiarezza ricorrere a queste permette di
rappresentare il soggetto nella sua forma più piena, questa tecnica ricorre in tutte
le civiltà più antiche e nelle loro arti. E quindi non è incapacità ma dettato
principalmente dalle esigenze di ricreare la forma nella sua totalità.
Questa scelta avviene sulla base di particolari indicazioni di carattere culturale,
quindi si ritiene che la rappresentazione piena sia maggiormente importante
rispetto ad una raffigurazione naturalistica, e questa concezione permette di
superare quell’idea che l’arte arcaica sia una preparazione all’arte
classica, quindi non c’è uno sviluppo parabolico a cui si attribuisce un primato
ad ogni epoca, ma ognuna di essa nasce e si sviluppa assestante l’una dall’altra.
La corretta lettura del campo artistico deve tenere conto del contesto storico.
Questo è un passaggio molt importante in quanto si sta liberando dei preconcetti che hanno segnato moltissimi
secoli di storia dell’arte.
Scuola di Vienna:
Alois Riegl (linz 1858 –Vienna 1905)
E’ uno studioso di arte medievale, la sua opera più significativa, quella che gli permette di lavorare elaborare idee
innovative, è l’Industria artistica tardo Romana , costui non si occupa di capolavori, ma si occupa di
produzioni di tipo seriale, oggetti di uso quotidiano, di oggetti in smalto, o prodotti in serie, perché questo studio è
nato dopo numerose ricerche al museo di Vienna, questo studio non risultò
agli inizi nessuna importanza, inoltre questo è un materiale tardissimo della
produzione romana, inoltre è come già detto seriale, quindi siamo agli
antipodi rispetto ai reperti di studio dell’archeologia filologica.
Riegl elabora una teoria artistica che mette appunto in un saggio che si
intitola “Problemi di Stile” (1903) in cui sviluppa un concetto che si
intitola “Teoria del Gusto” secondo lui ogni epoca ha sviluppato un
proprio gusto, che si esprime rispetto rappresentazioni o rappresentazioni
tipiche di quel periodo, quindi si sta facendo un passo avanti rispetto al
periodo ipotizzato da Winckelmann nei suoi testi.
Ogni epoca deve essere valutata li per se stessa, questa teorizzazione è molto
importante perché apre alla strada agli studi del ‘900, lui non si apre di più,
non studia maggiormente le sue opere, e non penso alle future teorie ideate
da lui, poiché la strada che apri porto alla valutazione degli influssi storici e
sociali sulla archeologia antica.
Franz Wickhoff (Steyr 1853 – Venezia 1909)
E’ uno storico dell’arte del rinascimento, ancora più distante dalle epoche antiche, questo è molto importante in
quanto non si occupano di dare una svolta importante dello studio dell’arte antica.
Gli viene permesso di studiare il codice di Vienna, opera illustrata di vignette che si ritenevano proveniente del
IV secolo, questo studioso prima di affrontare lo studio di tali miniature del libro “Genesi di Vienna”, da
questo porto alla compilazione della primo e vero libro sull’arte Romana, cercando di individuare gli elementi di
originalità che possono permettersi di considerare l’arte romana come una corrente artistica originale. Wickhoff
delinea le caratteristiche dell’arte Romana, e identifica tre aspetti che pensa fossero pienamente originali, e
corrispondono alle tre colonne dell’arte Romana: Ritratto di tipo realistico
1) Concezione spaziale e prospettica presente nella pittura e del
2) rilievo dell’arte Romana
La modalità di narrazione continua presente soprattutto nel
3) rilievo.
Nessuno di questi tre punti rappresentazione un invenzione autonoma
dell’arte Romana anche se è indubitatamente che nei tre punti la storia
dell’arte Romana, raggiunge dei livelli altissimi ad esempio, il ritratto
non viene inventato, ma compare in età greca e classica, anche se
indubbiamente la produzione del ritratto romana, raggiunge un numero
di produzioni prodotti elevatissimo.
Ranuccio Bianchi Bandinelli (Siena 1900 Roma 1975)
Bianchi Bandinelli rappresenta per l’archeologia Romana, un personaggio di grande importanza. La situazione
italiana dello studio dell’arte Romana, presenta un grosso fattore debilitante che prevedeva un blocco culturale
specialmente durante il Fascismo, dovuto al controllo molto forte negli studi archeologici, poiché il peso della
politica nelle grandi imprese dell’indagini archeologiche ebbe dei legami molto stretti con la politica.
Bandinelli studiò in Germania ed ebbe accesso alle opere di lingua Tedesca, e fu il primo che introdusse in Italia le
idee degli studi della scuola di Vienna, questo ha portato Bandinelli a studiare sulle personalità di singoli artisti,
come Policleto o su altri artisti di lingua Greca, l’opera che lo ha reso particolarmente famosa è Storicità
dell’arte classica , arte classica letta nel suo contesto storico, fu pubblicata nel 1943, in un momento
drammatico per la storia di Italia.
Bandinelli fu una personalità molto importante non solo come studioso per l’arte antica in particolare dell’arte
Romana, ma è anche il responsabile della riorganizzazione di tutti gli uffici dedicati al controllo del territorio dei
beni culturali, diventa il direttore generale del ministero , è colui che deve ricostruire un tessuto di tutela e
controllo dei musei, in un territorio completamente sconvolto, con situazioni molto complesse, e lo spostamento di
musei e opere da una parte all’arte.
Apparteneva al partito comunista, fu considerato un intellettuale militante, va valutato nel complesso, fu un
grandissimo maestro in quanto formo un numero esorbitante di archeologici, nei decenni successivi i suoi successori
ricoprirono le maggiori cariche dello stato alcuni di
questi sono Mario Torelli e Andrea Carandini .
Fu considerato anche un grande divulgatore, scrisse
testi non solo per gli specialisti della materia, i testi
che abbiamo nel programma d’esame non sono testi
specialistici e non sono dei manuali, e non furono
scritti per l’università sono due volumi per una collana
divulgativa promossa da André Malraux, questo è
un elemento molto importante perché saper parlare ad
un pubblico che non rientra in una cerchia degli
studiosi, vuol dire avere una capacità di
comunicazione universale.
La produzione artistica va considerata nel suo
contesto storico, quindi prevede uno studio della
società e dell’economia dell’epoca. Le motivazioni economiche che stanno alla base della produzione artistica è uno
considerato uno studio molto importante.
l’arte Romana è un’arte che ha f inalità politiche non estetiche e quindi inquadrare correttamente quest’arte
nel suo tempo è fondamentale per comprenderla altrimenti sfugge la comprensione totale.
La sintesi migliore del pensiero di Bandinelli è elargita da una frase.
TERZO MODULO
Il primo nucleo di Roma Secondo la tradizione, in particolare secondo le fonti di Livio, Roma viene
fondata il 21 aprile 753 a.C. da Romolo , che ne tracciò il perimetro su uno dei sette colli, il Palatino il
→
mito riflette la realtà storica poiché le origini di Roma risalgono infatti ad un insediamento di capanne sorto sui
colli presso il Tevere nel VIII sec a.C. Roma si trova tra l’Etruria e la Magna Grecia, sulla riva del
Tevere