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TERZO MODULO:LA CERAMICA

Lo studio della ceramica è cominciato circa un secolo fa ed è diventato sempre più importante

negli ultimi 50 anni, per quello che riguarda l’archeologia classica romana, soprattutto in

relazione all’evoluzione delle tecniche di scavo: quindi lo studio della ceramica è legato

all’evoluzione nel corso del XX sec delle tecniche di scavo e ha poi assunto una grande

importanza per lo studio della cultura materiale e tenendo conto del fatto che la maggior parte del

materiale che si trova in uno scavo archeologico è la ceramica che è collegata alla datazione e

all’interpretazione dello scavo stratigrafico. Quindi lo studio della ceramica, per cui è necessario

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il disegno, è diventato sempre più importante anche considerando il fatto che la ceramica è un

materiale indistruttibile, infatti i frammenti di ceramica non vengono distrutti in alcun modo per

cui la massa di materiale conservato è altissimo.

Abbiamo però pochi riferimenti nelle fonti antiche perchè cmq si tratta di materiale domestico, di

uso quotidiano: per questo la ceramica è poco citata nelle fonti, però una citazione importante si

trova nella “Naturalis Historia” di Plinio che nel XXXV libro (paragrafi 160/161) dice che la

maggior parte degli uomini si serve di oggetti di terracotta; poi cita una produzione di Samo,

quindi della metà orientale dell’impero che ha influenzato la produzione della prima età

imperiale romana; poi cita Arezzo, che è stato uno dei principali centri produttivi di ceramica in

Italia, cita Sorrento, Asti, Pollenza, Modena di cui abbiamo della documentazione circa la

ceramica, in Spagna Sagunto e in Asia Pergamo; Plinio cita non delle produzioni in ceramica

famose, ma alcune produzioni vascolari che erano importanti nella sua epoca e le ricorda perchè

le grandi esportazioni via terra o via mare di materiali nobilitano i centri di produzione.

Vi è un’altra fonte interessante per l’Italia settentrionale che riguarda la produzione di laterizi: la

citazione è tratta dal “De re rustica” di Varrone (I, 14,4) quando dice, in riferimento al 37 aC che

in Gallia cisalpina i laterizi cotti erano così tanto diffusi che erano utilizzati per le recinzioni

delle fattorie; egli quindi fa un confronto con quello che vede nell’area della pianura padana e

nota questa particolarità che non ritrova nel resto della penisola dove le recinzioni erano in

pietre. Si tratta di una notazione importante perchè la pianura padana era ricca di argille e

favorevole per la produzione di ceramica in generale per la grande presenza di acqua e legno (vi

erano quindi grandi produzioni ceramiche e di laterizi).

Altre notizie sulla produzione provengono da alcuni papiri dall’Egitto che di solito costituiscono

delle miniere di notizie sulla vita quotidiana e dai graffiti (vi sono dei piatti che provengono da

un famoso centro di produzione nel sud della Francia, La Graufesenque, dove sono graffite delle

preziose notizie sulla cottura dei materiali). Si tratta cmq di un materiale di uso comune,

modesto, quindi non dobbiamo sopravvalutarne né sottovalutarne l’importanza.

Prevalentemente negli scavi urbani si rinviene ceramica in frammenti, come nelle ricerche di

superficie; alcuni di questi materiali come la terra sigillata chiara che proprio per le sue

caratteristiche ha una datazione limitata ad alcuni decenni, alcune classi ben datate sono

considerate dei fossili guida per certi periodi storici; invece nelle necropoli, nelle tombe si

trovano prevalentemente materiali integri o quanto meno ricostruibili perchè sono stati deposti

interi (nel mondo romano era diffuso l’uso di porre accanto al defunto un corredo composto da

una moneta, degli oggetti personali indicativi del sesso del defunto e del materiale ceramico).

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A questa regola generale ci sono una serie di eccezioni, di casi particolari: nello scavo

dell’abitato di Martigues in Provenza è stata trovata una casa che a seguito di un incendio era

crollata nella cantina sigillandola completamente e permettendo la conservazione di quello che

conteneva; quindi si tratta del caso di un abitato in cui sono stati rinvenuti materiali integri o cmq

ricostruibili.

Si può poi ricostruire la cronologia di questa situazione ed è importante perchè si tratta di un

contesto chiuso grazie al quale possiamo capire che in quel periodo circolavano determinati tipi

di vasi.

Circa la storia degli studi dobbiamo dire che alcune classi ceramiche sono state studiate già tra la

fine dell’800 e l’inizio del 900 per due ordini di motivi o per un interresse storico artistico dei

frammenti ed è il caso della ceramica a rilievo aretina, collegata agli studi relativi all’arte di età

augustea, prodotta ad Arezzo tra il I sec aC e il I dC; si tratta di vasi decorati a rilievi che

riprendono in un materiale più povero le coppe decorate a rilievo in metalli preziosi; sulle tavole

dei ricchi e della famiglia imperiale non c’era la ceramica, ma solo vasi in metalli preziosi,

invece nelle case dei ricchi romani vi erano questi vasi che richiamavano anche alle ricche corti

ellenistiche e la produzione aretina era di grande qualità.

Il secondo interesse che ha fatto concentrare l’attenzione degli studiosi sulle lucerne e sulle

anfore è quello epigrafico, cioè per i bolli che si trovano sulle anfore: vi sono tanti tipi di bolli

che si richiamano all’officina di produzione, in qualche caso al lavorante di quel vaso e in questo

caso abbiamo molti nomi greci, infatti vi erano molti schiavi greci che poi potevano diventare

liberti; molti bolli diventarono poi veri e propri marchi di qualità, cioè il fatto di avere

determinati bolli avrebbe dovuto essere una garanzia di qualità di un certo tipo di materiale.

Da un singolo frammento di anfora non sempre risaliamo alla forma, ma le parti più significative

sono gli orli, i fondi, le pareti decorate e in qualche caso le anse; è importante riuscire a risalire

da un frammento alla forma completa perchè per un anfora avere la forma completa significa

avere dati circa la provenienza, la cronologia e il contenuto e questo è importante per ricostruire

la rete di rapporti commerciali.

Per la anfore assistiamo a veri fenomeni di contraffazione, infatti certe anfore con determinate

caratteristiche dovevano dare indicazioni subito all’acquirente circa il contenuto e proprio perchè

certe forme erano collegate al contenuto assistiamo a fenomeni di contraffazione; inoltre è stato

scoperto che sul fondo di alcune anfore, dove c’è il puntale vi erano delle palle di argilla cotta

che incidevano molto sul peso per cui il contenuto dell’anfora era minore di quello che veniva

venduto.

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Le lucerne sono tra i pochi materiali romani che hanno destato l’interesse degli studiosi e

aristocratici tra 7/800 ed erano interessanti perchè provenivano da contesti tombali e sul fondo vi

erano dei bolli che indicavano i proprietari dell’officina; un altro caso di bolli riguarda la terra

sigillata termine con cui si definiscono le ceramiche ricoperte di una “vernice” rossa che

caratterizzano l’età imperiale: vi è una grande produzione liscia che ha interessato gli studiosi

proprio per i bolli; grazie a questa è stato ricostruito il quadro del lavoro nelle officine di terra

sigillata.

Qui vediamo sul fondo interno di una coppa con inciso “RASI”, cioè Rasinius uno dei più

importanti produttori di terra sigillata di Arezzo dell’età imperiale; sul fondo esterno della stessa

coppetta vi è un graffito che è stato fatto dopo la cottura e l’acquisto del pezzo da parte del

proprietario (abbiamo molti frammenti di ceramica aretina di questi produttori che installarono

delle officine in altre zone).

L’interesse per i bolli ha generato anche delle vere collezioni di frammenti di bolli. Vediamo qui

dei bolli “in planta piedis” all’interno dei quali vi sono incisi nomi greci, quelli dei lavoranti,

riferibili a schiavi specializzati (più specializzato era lo schiavo più aveva valore); però nelle

stesse officine lavoravano più persone che non sono specializzate.

Alla fine dell’800 sono state create le prime grandi classificazioni tipologiche, cioè ci si è

preoccupati di cominciare a organizzare la grande massa di materiale che si aveva; infatti il

diverso approccio archeologico ha determinato la necessità di classificazione delle grandi classi

di materiali per tipologie (una tipologia suddivide i materiali in forme e tipi differenti

sottolineando l’evoluzione delle forme e dello stile nel tempo).

La prima grande classificazione è quella di Dragendorf che oggi è ampiamente superata, ma si

tiene ancora buona anche se è stata fatta mettendo insieme tutte le produzioni di sigillata che si

conoscevano ed è basata su distinzioni formali; cmq è stato un lavoro importante per dare un

ordine alla gran massa di materiale che si era accumulata già tra 7/800.

La seconda tipologia risale a pochi anni dopo al 1899 ed è quella del Dressel che si trova nel

C.I.L., cioè come appendice al testo di base delle epigrafi latine perchè Dressel ha lavorato sul

materiale di Roma e ha sentito la necessità di ancorare alcuni boli, alcune iscrizioni dipinte a una

tipologia (le iscrizioni dipinte hanno permesso di stabilire il contenuto, l’area di produzione e la

cronologia di queste anfore) che deve essere agganciata a un riferimento cronologico.

Quindi per alcune classi la necessità classificatoria risale all’800: è importante per la produzione

industriale romana avere delle tipologie di riferimento che significa fare delle ipotesi su un’area

di produzione e una cronologia.

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Per esempio per la ceramica a vernice nera, una classe ceramica caratterizzata da un rivestimento

nero, caratteristica dell’età repubblicana romana, una delle più recenti tipologie è stata fatta nel

1982 da Morel che ha suddiviso in grandi categorie questi vasi.

Nelle tipologie moderne si passa dal generale e poi si arriva all’esemplare specifico, invece nelle

tipologie 8centesche si facevano pochi disegni e ognuno rappresentava una forma ideale a cui si

faceva riferimento.

Qui vediamo la tipologia della ceramica a pareti sottili fatta a partire dai materiali provenienti

dagli scavi americani di Cosa; essa ha assunto oltre che un valore locale, un valore generale, ma

una tipologia così deve andare incontro a degli adattamenti se si vuole applicare ad altre zone che

non sia l’area centro tirrenica della penisola (la produzione più importante di ceramica a pareti

sottili ha un impasto chiaro o grigio nero). La ce

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
180 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/03 Storia romana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher veroavalon84 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archeologia delle province romane e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Grassi Maria Teresa.