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DANNI DA FREDDO IN FIORITURA
I danni possono essere dovuti al freddo o dalla grandine che possono essere più o meno gravi a
seconda dello stadio fenologico della pianta.
Il danno da freddo in fioritura può causare il 90-100% della perdita della produzione.
Quando si ha la gemma a fiore che non è rotta o se è rotta non si hanno dei danni da freddo a meno
che non ci sia un abbassamento molto drastico delle temperature.
Il corimbo del melo ha un fiore centrale chiamato king-flower che è il fiore che fiorisce ed allega
per primo (una gelata in questa fase può essere deleteria).
L’allegagione è la fase in cui il frutticino comincia a formarsi.
Tra la fase di impollinazione e quella di allegagione si ha la fase di scamiciatura (nelle drupacee si
ha la perdita dei petali e dei sepali mentre nelle pomacee si ha la perdita dei soli petali).
La sensibilità dei vari organi è diversa a seconda della fase fenologica della pianta.
Su una pianta ci sono diversi tipi di germogli che possono essere lasciati per intero (l’asse del
germoglio si sviluppa dalla gemma apicale), possono essere spuntati (in questo caso viene tolta la
gemma apicale favorendo lo sviluppo delle gemme laterali), possono essere raccorciati (vengono
tolte sia la gemma apicale che le gemme laterali) o speronati (vengono lasciate solo le prime gemme
apicali). La speronatura si fa in quelle cultivar di vite che differenziano le gemme a fiore nella parte
prossimale del germoglio.
Quando si pianta un astone non ramificato, quest’ultimo deve essere spuntato in modo da far partire
i germogli ad una cera altezza. Se si vuole attuare la raccolta da terra dei frutti, si deve raccorciare
l’astone.
Spuntando un ramo si rompe la dormienza delle gemme laterali. Se un ramo viene inclinato le
gemme si sviluppano in modo diverso a seconda dell’inclinazione dell’asse.
Nel germogliamento si ha una gerarchia nello sviluppo delle gemme. Le blastie decidono quale
gemma far sviluppare e quale no.
Le tonie sono le gerarchie di crescita dei rami nel corso dell’anno (secondo questa definizione le
piante si dividono in basitone, mesotone e acrotone). La forzatura più grande è quella di piegare un
germoglio di una pianta acrotona per farla diventare basitona (la legatura condizione anche il flusso
delle sostanze nutritive).
Con il germogliamento sitettico si sviluppano le gemme più lontane dalla gemma apicale. Questo
meccanismo non regola solo l’apertura delle gemme, ma le gemme apicali definiscono l’angolatura
del germoglio.
A causa dell’apinastia, i germogli basali hanno un’angolatura più ampia rispetto a quelli distali.
La formazione dei germogli spur è un effetto del germogliamento che porta alla formazione di
germogli corti.
Un ramo, se sta in basso è meno vigoroso mentre se sta verso l’alto è capace di svilupparsi di più
(germogliamento prolettico).
L’effetto del taglio è anche in relazione alla sua posizione.
Il taglio di ritorno serve per aiutare a sviluppare lo sviluppo vegetativo di una pianta poco vigorosa.
Tanto più una pianta è acrotona e tanto più è vigorosa (come nel caso del ciliegio da legno).
L’architettura della pianta è in relazione a:
habitus della pianta;
habitus delle branche;
differenza tra brindilli, branche e germogli spur.
Quando la gemma arresta la sua crescita, il germoglio si lignifica (quando si ha l’accrescimento del
germoglio, esso lignifica partendo dal basso).
Le citochinine servono per rompere la dormienza apicale perché fa dividere le cellule del
meristema.
La defogliazione apicale equivale alla cimatura perché si ha una minore produzione di auxine e
quindi si ha una notevole attenuazione della dominanza apicale.
FORME DI ALLEVAMENTO
VASETTO LIBERO (PERO)
Si tende ad abbandonare la forma in parte, soprattutto nelle zone collinari perché risulta difficoltosa
la raccolta dei frutti. Inoltre si è abbandonata la forma di allevamento a palmetta perché necessita di
pali e fili.
Con il termine “vasetto” si riferisce ad una forma di allevamento.
Il vasetto libero è una forma regolare che si può adottare in condizioni “sostenibili”.
In una prima fase si prende l’astone e lo si cima, si fanno sviluppare i rami laterali che verranno
tenuti in un numero pari a 3-4 (o anche 5). In estate si devono eliminare tutti i succhioni che
possono competere con gli altri rami. La potatura invernale del secondo anno si basa sul principio di
diradare i germogli in eccesso. Al quinto anno si hanno le branche principali ben sviluppate e ben
distanziate.
Nella fase di impianto del pero si fa una concimazione organica di fondo che favorisce la
radicazione e la vegetazione della pianta. La potatura estiva viene fatta a strappo per ridurre il
vigore della pianta. Se si hanno delle piante vigorose si può avere la possibilità che il secondo anno
la pianta non differenzia le gemme a fiore. La potatura a strappo favorisce la differenziazione delle
gemme a fiore.
Nel pero si ha il pericolo che la pianta entri in alternanza di produzione (la potatura serve per
regolare il carico di gemme a fiore per non innescare il fenomeno di alternanza). Per non far entrare
in alternanza il pero si può diradare i frutti.
VASO BASSO (CILIEGIO)
Nella cerasicoltura ci sono state due rivoluzioni:
il ciliegio, fino al secondo dopoguerra, era una pianta a duplice attitudine (il ceraseto era sia
da legno che da frutto): questo comportava avere delle piante alte anche 10 metri;
negli anni ’70 si è rivoluzionata la cerasicoltura perché sono stati introdotti dei portinnesti
franchi.
Ci sono tre tipi di ciliegia acida:
amarena che viene utilizzata nell’industria dolciaria;
visciola che viene utilizzata per far il vino di visciole e derivati;
marasca che viene utilizzata soprattutto nella penisola balcanica.
Il ciliegio dolce ha un duplice attitudine (legno e frutto) e tendenzialmente si sono differenziate
queste due attitudini.
Il ciliegio fruttifica molto sui dardi (cioè sulle ramificazioni corte).
Il vaso basso consiste nell’imbrancare la pianta a 20-30 centimetri. Nello sviluppo della pianta di
ciliegio si svuota il centro perché si vuole favorire i rami esterni.
Alla fine del quarto anno si ha la pianta di ciliegio già impalcata (per quattro anni si fa la potatura di
allevamento, dal quinto anno in poi si fa la potatura di produzione).
VASO CATALANO (CILIEGIO)
Il vaso catalano nasce con l’obiettivo di controllare la forte dominanza apicale attraverso la potatura
verde (si cimano i rami), così facendo si favorisce lo sviluppo dei rami laterali.
Con questo metodo di gestione della pianta si può avere la produzione dopo due anni.
In estate si raccorciano i germogli fino alla lunghezza di 15 centimetri (ogni volta che parte un
germoglio lo si cima). In un’estate, in presenza di irrigazione, si possono formare 20-30 rami. In
inverno non si fa niente.
La potatura invernale fatta sul ciliegio crea dei danni perché le ferite di potatura non si cicatrizzano
in tempo e possono essere infettate dagli agenti patogeni come i batteri (è il caso della gommosi).
Non toccare il ciliegio in inverno significa ridurre il rischio di infezione dei germogli.
VASO ANTICIPATO
Nel vaso anticipato si lascia la cima ma negli anni si fanno delle sgolature successive.
Definizione e obiettivi della potatura
Con il termine potatura si intendono tutte le operazioni di taglio e di governo della chioma e dell’apparato
radicale, volte ad accelerare e controllare lo sviluppo della pianta, a concludere rapidamente la formazione
dello scheletro e la fase improduttiva, per conseguire poi elevate e costanti rese produttive negli spazi
assegnati.
Tradizionalmente la potatura di allevamento viene praticata per dare una “forma” a giovani alberi e si
avvale di operazioni invernali (dalla caduta delle foglie alla schiusura delle gemme), ma soprattutto di
interventi al verde, per guidare l’eccesso di vegetazione, eliminare succhioni e germogli vigorosi mal
posizionati o in eccesso, per migliorare l’illuminazione dei rami a frutto e utilizzare meglio i carboidrati
prodotti. Nei moderni impianti intensivi la potatura di allevamento si riduce a pochi interventi e si
avvantaggia dell’uso di piante preformate in vivaio, dove gli alberi restano al massimo due anni e possono
subire diversi cicli di ramificazione. La potatura di allevamento ingloba anche quella di trapianto, al fine di
asportare eventuali porzioni aeree e radicali malformate o malate (tumori radicali, strutture necrotizzate),
rami mal posizionati o deboli e non idonei a diventare struttura permanente e nemmeno ad essere di aiuto
alla pianta per favorirne lo sviluppo e l’entrata in produzione. La formazione prosegue negli anni successivi e
termina con il raggiungimento del completamento scheletrico e della piena produzione.
In alcune forme di allevamento moderne la potatura di allevamento e quella di produzione si sovrappongono
(forme di allevamento con fase di transizione. Va sottolineato che in questo caso la presenza di frutti,
mentre si sta ancora formando lo scheletro della parte aerea e l’apparato radicale è in fase di espansione, può
essere fortemente competitiva in particolare per le radici. La pianta con i frutti risulta meno vigorosa e meno
autonoma nell’affrontare i problemi dell’attecchimento e della crescita nella fase post impianto.
In terreni difficili (o ristoppiati) conviene utilizzare piante non troppo squilibrate verso la parte aerea e se
necessario occorre spuntare i rami presenti all’impianto e togliere tutti i frutti allegati nei primi due anni, per
stimolare la crescita vegetativa. Mentre in condizioni ottimali conviene sfruttare la maturità (la
ramificazione) della pianta preformata per avere la massima precocità di entrata in produzione.
Quando l’albero inizia a fruttificare si procede alla potatura di produzione per regolare il carico produttivo
in quantità e qualità, il più possibile costante negli anni, mantenere l’equilibrio vegetativo, la forma e le
dimensioni previste dall’impianto e contrastare il naturale insenilimento dell’albero. Si basa su interventi che
devono recuperare il naturale equilibrio chioma-radice. L’ammontare dei tagli su una pianta adulta varia
molto con l’età dell’albero e da specie a specie. La potatura di produzione è in genere invernale, ma può
essere anche primaverile-estiva (es. olivo e ciliegio), oppure estiva-autunnale (es. peschi e albicocchi) o
invernale-primaverile (pero e melo).
Con la potatura di produzione si perseguono obiettivi generali: a) regolare il carico dei rami a frutto,
rapportandolo al potenziale produttivo dell’albero; b) conserv