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Giochi di improvvisazione capaci di indurre a
creare dal nulla una situazione di rapporto, un’
azione, un gesto che sono frutti di un’emozione o di
una particolare sensazione. L’improvvisazione può
diventare uno strumento utile per creare un percorso
creativo e/o teatrale dal quale far nascere una trama
e un’azione scenica;
Giochi sull’intonazione e sul ritmo della voce.
Clima di ludicità ;
Gradualità del livello di complessità dei lavori proposti e
delle prestazioni richieste;
Coinvolgimento ;
gestualità interpretazione
Uso della ed dei significati;
Elaborazione , in modo creativo, di storie. Produzione di
testi musicali (parole e musica);
Esecuzione di canti con il ritmo gestuale e
strumentale;
Ascolto di diversi brani musicali con la partecipazione del
corpo, pittura e ascolto “passivo” ai fini del rilassamento.
la mappa sensoriale del bambino
Verrà rispettata ,
sarà favorito il momento della scoperta, della esplorazione,
della creatività e della improvvisazione in ambito sonoro e
sarà privilegiata la componente relazionale soprattutto
durante il lavoro di gruppo. le finalità
Il percorso svilupperà pienamente
educativo-didattiche come la formazione e sviluppo
dell’identità, dell’autonomia, delle competenze di ciascun
bambino nella dimensione cognitiva, sociale, affettiva. Il
progetto inoltre si prefigge una trasversalità degli interventi
in modo da poter coinvolgere diverse materie.
Metodo ORFF : metodo di educazione musicale messo a
punto da Karl Orf, compositore tedesco, conosciuto
principalmente per la sua opera “Carmina Burana”. Tale
metodo per l’educazione musicale propone l’uso di semplici
strumenti musicali a percussione come xilofono,
tamburello, sonagli, triangolo, legnetti sonori. L’
improvvisazione è l’elemento predominante nel metodo
Orff e la sua attivazione nella pratica rimanda a quella del
gioco; tale aspetto ludico rende piacevoli le attività e il
coinvolgimento facilitato. Musicalmente è al ritmo che viene
assegnato l’aspetto fondamentale, sul quale si sviluppa il
lavoro di gruppo. Così ad esempi ad un testo semplice si
assegna un ritmo che il gruppo dovrà riprodurre fin quando
verrà raggiunta la sua perfetta rappresentazione. Nella
ricerca del ritmo, si aggiunge alla cadenza delle parole, il
battito delle mani e dei piedi. Successivamente il ritmo
verrà scandito dalla sola percussione senza recitare il testo.
Il metodo Orff è in grado di rispondere all’esigenza di un
apprendimento globale, significativo, attivamente ed
emotivamente partecipato. Esso è in grado di favorire
processi che coinvolgano l’intera persona, la sua
immaginazione, sensibilità, corporeità. Alla base di questa
metodologia risiede l’integrazione di musica-danza-parola, il
movimento come fondamento dell’apprendimento
musicale, la costante associazione tra corpo, voce e suono.
L’approccio privilegia la creatività attraverso il gioco, la
libera esplorazione, l’improvvisazione, la composizione.
Questa attenzione all’espressione e alla persona facilita lo
sviluppo della motivazione, crea un clima di fiducia
all’interno del quale sperimentare i propri linguaggi. Il fare
musica insieme diventa così incontro con l’altro,
condivisione, strumento di promozione della qualità della
relazione nel gruppo. In tale prospettiva, la musica diviene
un mezzo più che uno scopo. L’apprendimento della musica
non può essere avviato attraverso la teoria ma attraverso la
pratica di forme musicali elementari, adeguate ai diversi
stadi evolutivi, intellettivi e fisici del bambino. Da tale
pratica discendono man mano le prime fasi di
razionalizzazione teorica. Il bambino ha un amore innato
per la musica, ma spesso è ostile all’insegnamento
musicale se forzato a rimanere immobile al pianoforte o ad
un altro strumento; la sua vivacità si ribella contro
l’esercizio musicale che impegna soltanto una piccola parte
del suo corpo e della sua mente perché il bambino vuole
che in qualsiasi cosa egli faccia si implichi tutta la sua
persona. Vi sono moltissimi elementi musicali da potersi
impartire attraverso il movimento prima che si arrivi alla
teoria astratta e alla pratica strumentale. Ritmo, metro,
pause,… possono essere rappresentati anche attraverso il
movimento. La musica, soprattutto nella fase del primo
apprendimento, non è separabile dalle altre attività
comunicativo espressive (linguaggio - immagine - danza).
Orff avvicina il bambino alla musica innanzitutto facendogli
far musica, abituandolo ad usare strutture sonore
elementari, mezzi che egli è in grado di padroneggiare e
comprendere. Egli stimola il bambino ad inventare,
elaborare, operare in prima persona, perché apprenda,
sperimentando, le caratteristiche e le possibilità dei diversi
movimenti, segni, suoni, oggetti, forme, combinazioni. Allo
stesso tempo, lo spinge ad indagare, scegliere, decidere
autonomamente. In una didattica come quella Orff un ruolo
primario è svolto dall’impiego specifico del linguaggio. Si
può lavorare ampiamente con la voce parlata, basta
manipolare un testo e renderlo interessante e divertente da
un punto di vista musicale. Le filastrocche, ad esempio,
rappresentano una possibilità di educazione musicale.
Infatti mettendo in evidenza di volta in volta fonemi o
gruppi di consonanti viene rafforzata la musicalità delle
parole in modo da far vivere i testi e animarli. La lingua
parlata diventa, così, un piacevole stimolo per sollecitare il
senso musicale dei bambini, grazie alla dinamica del ritmo.
L’esperienza ritmica si basa inizialmente sulla lingua
parlata. Per cominciare si useranno materiali verbali
semplici: per esempio i nomi stessi dei bambini (perché li fa
sentire protagonisti), oppure i nomi di fiori, cose, animali,
ecc… che saranno trasformati in unità ritmiche diverse
mischiandole a piacimento. Oltre all’impiego di parole
isolate, per l’esercitazione ritmica è molto stimolante
utilizzare conte, filastrocche e non - sense (testi che
tendono al suono verbale in sé, più che alla comunicazione
di un significato).
Attività:
Ascolto:
“Rumore, silenzio, suono”: gli alunni sono
invitati ad ascoltare e annotare tutto ciò che
sentono attorno a loro in un tempo stabilito (3 o 5
minuti).
I comandi dell’insegnante dovrebbero essere
gestuali per provare tutti a liberarci dalle parole per
questo tempo dedicato all’ascolto.
Gli alunni sono invitati ad annotare ciò che
ascoltano o scrivendo o disegnando gli eventi
sonori.
La stessa attività va ripetuta in ambienti diversi: la
palestra, l’atrio della scuola, il cortile, la strada, …
Si potrebbe registrare con un supporto audio
(registratore, pc,…) l’attività di ascolto.
Dopo l’ascolto avviene la parte più importante
dell’attività: occorre classificare tutto ciò che è
stato ascoltato. Gli alunni sono innanzitutto invitati
a dire ciò che hanno sentito stimolandoli con
domande tipo: chi ha annotato più eventi sonori?
Quali eventi sonori si ripetono maggiormente?
Quali no?
Riascoltando la registrazione è possibile notare se
ci sono eventi sonori che nessuno ha annotato.
Dopo averli annotati, occorre suddividerli.
La classificazione può essere varia: suoni e rumori
provenienti dall’interno - dall’esterno; eventi sonori
di maggiore o minore intensità; eventi sonori
generati da animali – umani - oggetti, rumori
artificiali – naturali ecc.
L’importante è che gli alunni inizino a discriminare
la differenza tra suono e rumore e si interroghino
sulla fonte di provenienza di un evento sonoro.
Solo da questo ascolto può derivare che esiste
anche il silenzio denominato come assenza di
suono e rumore, un silenzio che fa anch’esso parte
del panorama musicale.
Modalità di verifica:
Partecipazione all’attività;
Capacità di stare in silenzio e in ascolto attivo;
Numero degli eventi sonori annotati;
Capacità di esporre oralmente la
classificazione operata tra suoni e rumori e
relative fonti.
“Riconosciamo la voce degli animali”:
L'insegnante fa ascoltare da un CD uno alla volta
una serie di versi di animali. I bambini devono
disegnare gli animali a cui corrisponde il verso
sentito (chi riesce può anche scrivere il nome
dell'animale). Le rappresentazioni vengono poi
raccolte insieme su un cartellone così da formare lo
zoo di classe.
Modalità di verifica:
Capacità di recezione degli stimoli sonori e di
comprenderli;
Abilità grafiche-artistiche.
Riprodurre:
“I suoni degli animali”: Gli alunni sono lasciati
liberi di provare vari strumenti a percussione che
l’insegnante ha predisposto al centro dell'aula.
L'insegnante interviene in un secondo momento
per guidare una discussione circa quale animale
può essere rappresentato dal suono di ogni
strumento; gli abbinamenti vengono decisi in base
alle caratteristiche del suono (e dell'animale),
indirizzando quindi l'attenzione su altezza e
intensità. L'insegnante invita i bambini a gruppi di
3-4 ad inventare una breve e semplice scenetta e
rappresentarla utilizzando gli strumenti scelti in
precedenza quando entrano in scena gli animali.
Modalità di verifica:
Abilità nel manipolare strumenti e oggetti
sonori per scoprirne le caratteristiche e le
modalità d'uso;
Grado di partecipazione e di maturazione degli
alunni relativamente alle attività musicali
svolte;
Capacità di sperimentazione ed analisi dei
diversi suoni e timbri ricavabili dalla
percussione degli strumenti forniti;
Capacità inventive e creative nell’elaborazione
della storia.
Sonorizzare:
“Fiabe sonore”: L'insegnante seleziona e legge
agli alunni alcuni fiabe di animali.
La rana e il bue
Un bue pascolava nel prato vicino a uno stagno.
Una rana lo vide e invidiosa volle diventare grande
e grossa come lui. Cominciò così a gonfiarsi.
-Sono diventata grossa come il bue? - chiedeva alle
altre rane.
-No, no – ris