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SETTIMA UNITA’
Definizione di canale distributivo
Un canale distributivo è costituito da un insieme di imprese che svolgono il
complesso di attività (funzioni) necessarie per trasferire un prodotto e il relativo
titolo di proprietà dal produttore al consumatore (dal luogo e dal momento in
cui viene prodotto al luogo e al momento in cui viene consumato). Nell’ambito
di un canale distributivo tipicamente vi sono a monte il produttore, a valle il
cliente finale e potranno poi esserci degli stadi intermedi, costituiti dagli
intermediari commerciali (o imprese distributive) che assumono le figure dei
grossisti e dettaglianti.
Nel percorso che i prodotti seguono dalla produzione al consumo si generano
diversi tipi di flussi:
- Flusso fisico: fa riferimento al movimento dei prodotti che dalla
produzione vengono trasferiti al consumo
- Flusso di titolo: fa riferimento al passaggio di proprietà dei beni
- Flusso di pagamento: fa riferimento alla successione dei
pagamenti con cui vengono regolate le transazioni
- Flusso di informazioni: i flussi sopra analizzati generano dati che
vengono scambiati tra i diversi membri del canale
- Flusso promozionale: attività promozionale che ogni
componente del canale fa per sostenere la vendita presso lo stadio
del canale successivo, quindi i produttori offrono attività
informativa e promozionale agli intermediari commerciali per
indurli a inserire i prodotti nel loro assortimento e allo stesso tempo
gli intermediari commerciali faranno attività di comunicazione
verso il consumatore finale.
La maggior parte delle imprese di produzione si avvale di intermediari
commerciali per distribuire i loro prodotti sul mercato e renderli disponibili ai
consumatori per l’utilizzo finale, in quanto normalmente queste imprese sono
poche e localizzate geograficamente in pochi luoghi mentre il consumo è più
disperso geograficamente e quantitativamente più rilevante. Poche sono le
imprese che possono permettersi di disporre di negozi di proprietà e quindi
vendere direttamente al consumatore finale. Infatti, lo svolgimento delle
attività di intermediazione commerciale comporta dei costi e degli investimenti
che solitamente le imprese non possono permettersi, a parte le più grandi. Gli
intermediari commerciali invece si specializzano sull’attività di intermediazione
commerciale e grazie all’esperienza acquisita e al loro capitale relazionale sono
in grado di svolgere queste funzioni in condizioni economicamente più
vantaggiose rispetto a quanto non potrebbero fare i produttori. Quindi: a cosa
serve l’intermediazione commerciale? Essa serve a ridurre i costi di
transazione globale.
I soggetti
La gestione dei canali distributivi è strettamente correlata a quella della forza
di vendita, ma intermediari commerciali e forza di vendita rappresentano due
categorie di soggetti che, all’interno di un canale distributivo, devono essere
tenuti distinti e non devono essere confusi:
Gli intermediari commerciali (grossisti e dettaglianti): ciò che li
distingue dai venditori è il passaggio del titolo di proprietà. Questo perchè gli
intermediari commerciali acquistano i prodotti dai produttori, nonché il relativo
titolo di proprietà, e li rivendono ai clienti finali mentre venditori (reti o forza
di vendita) negoziano i prodotti per conto dei produttori, ma non ne
assumono il diritto di proprietà; sono, cioè, le persone di cui i produttori si
servono per raggiungere e vendere i loro prodotti ai distributori (sales
management)
Approcci alla gestione della distribuzione
Esistono due approcci alla distribuzione che possono essere adottati per
cercare di capire qual è il ruolo della distribuzione nel sistema economico e
nella gestione dei processi aziendali. Distinguiamo:
- Approccio funzionalista: la distribuzione è intesa come il
complesso delle attività (funzioni) svolte dagli intermediari
commerciali e necessarie a rendere un bene o servizio disponibile
al consumatore. In questo approccio si fa particolare riferimento
alla funzione logistica svolta dagli intermediari. Per funzione
logistica si intende la funzione principale per la quale gli
intermediari esistono, vale a dire il trasferimento dei prodotti dalla
produzione al consumo.
- Approccio strutturalista: si focalizza sull’insieme degli
intermediari commerciali intesi come settore. Dunque la
distribuzione in questo senso è intesa come l’insieme delle imprese
(sistema) che operano nel settore commerciale.
Questi due approcci si basano su due presupposti diversi e hanno implicazioni
diverse.
Il presupposto dell’approccio funzionalista è che gli intermediari
commerciali svolgano soltanto la funzione distributiva in senso stretto, cioè la
funzione logistica di trasferimento di prodotti dalla produzione al consumo. Si
tratta di un ruolo abbastanza passivo. La gestione del mercato finale (cioè della
relazione con i clienti) spetta quasi esclusivamente ai produttori.
Il presupposto dell’approccio strutturalista è che gli intermediari
commerciali non hanno affatto un ruolo passivo nel canale distributivo, al
contrario, sono delle imprese che hanno acquisito una forte capacità negoziale
nei confronti dei produttori e sono in grado di svolgere autonomamente le
attività di marketing, quindi sono in grado di incidere sulle preferenze dei
consumatori esattamente come possono farlo i produttori, anzi, sono
avvantaggiati rispetto ai produttori in quanto sono l’impresa a più diretto
contatto con il cliente finale.
L’approccio funzionalista si basa prevalentemente su una politica di vendita e
di comunicazione di tipo pull mentre l’approccio strutturalista si basa su una
politica di tipo push.
Le politiche push e pull
La politica di tipo pull consiste nel concentrare gli sforzi di comunicazione del
produttore rivolgendosi direttamente al consumatore finale, utilizzando come
strumenti di comunicazione principalmente la pubblicità di massa e le
promozioni al consumo. L’obiettivo di questa politica è quello di generare una
preferenza nel consumatore e di generare nel tempo anche fedeltà verso
questa marca, in modo tale che se questa politica funziona sarà il consumatore
a chiedere che i prodotti siano presenti nell’assortimento degli intermediari
commerciali, i quali dovranno acquistarli dai produttori. Ecco perché si dice che
i prodotti sono “tirati” nel canale distributivo.
In questo meccanismo il produttore ha il controllo delle relazioni con il mercato
finale, che avrà bisogno di tempo e investimenti per sviluppare brand loyalty o
customer loyalty, mentre l’intermediario avrà un ruolo più passivo.
Nella politica di tipo push gli sforzi di vendita e comunicazione del produttore
non sono rivolti al consumatore finale ma agli intermediari commerciali,
avvalendosi di strumenti come trade promotion (tecniche promozionali,
incentivi) e della forza di vendita (personal selling, forza persuasiva dei
venditori). In questo caso tante volte il consumatore non conosce il brand, o
meglio non lo conosce prima di entrare nel PDV, quindi l’intermediario dovrà far
conoscere il prodotto/brand e incentivare il consumatore ad acquistarlo. Quindi
il produttore si rivolge all’intermediario con le sue attività di comunicazione,
cercando di incentivarlo il più possibile a sostenere la vendita dei prodotti sui
mercati finali. Generalmente questa politica consente una penetrazione del
mercato più veloce rispetto alla precedente, perché si basa su molti incentivi e
su una forte azione di persuasione che viene fatta sugli intermediari, ma il
controllo del mercato è meno forte rispetto al caso precedente, infatti
l’intermediario potrebbe anche decidere di modificare le proprie scelte di
assortimento, eliminando un brand e inserendone un altro (ad esempio un
concorrente). In questo caso si dice che i prodotti sono “spinti” nel canale
distributivo.
L’ideale sarebbe conciliare le due prospettive. Sarebbe importante innanzitutto
consumer marketing
che il produttore sviluppasse efficaci attività di rivolto ai
consumatori finali. Nello stesso tempo però, dato che gli intermediari hanno
raggiunto un forte sviluppo dimensionale, hanno un grande potere negoziale e
soprattutto sono autonomi nelle loro politiche di marketing, non possiamo
considerarli un anello passivo della catena distributiva ma dobbiamo
considerarli clienti (intermedi) a tutti gli effetti ed quindi è importante per i
trade marketing
produttori sviluppare anche efficaci attività di , ovvero
l’insieme delle attività di marketing rivolte agli intermediari commerciali, che
essendo clienti a tutti gli effetti, devono essere conosciuti, si deve capire quali
sono le loro esigenze e progettare un’offerta che sia in grado di soddisfarli,
mirando a creare collaborazione con essi. Se produttore e distributore
collaborano il produttore ottiene dei vantaggi che si riverseranno poi anche sui
clienti finali.
Per quanto riguarda le relazioni da parte dell’intermediario commerciale verso il
retailing marketing
consumatore finale, si parla di , ovvero l’insieme delle
attività che gli intermediari commerciali rivolgono al consumatore finale.
Le funzioni degli intermediari commerciali
- Funzione logistica: trasferimento dei prodotti nello spazio
(trasporto fisico) e nel tempo (deposito) e riduzione dei costi di
transazione globali.
- Funzione di marketing: può essere ricondotta alle politiche di
retailing marketing. Un aspetto importante riguarda la formazione
degli assortimenti. L’assortimento è il portafoglio prodotti offerto
dalle imprese commerciali. In questo caso distinguiamo:
adattamento quantitativo adattamento qualitativo
e .
L’adattamento quantitativo significa frazionare gli elevati livelli
della produzione industriale in piccoli lotti d’acquisto che
rispondono alle esigenze dei singoli consumatori.
L’adattamento qualitativo riguarda la scelta di un appropriato mix
di marche che offrano al consumatore finale le alternative di scelta.
Un altro ambito importante nella funzione marketing degli
intermediari commerciali è la comunicazione, in particolar modo il
merchandising, ovvero tutte le attività di gestione svolte
all’interno del PDV. Questo termine viene anche utilizzato per
indicare la produzione e la vendita di oggettistica di varia natura
che riporta i loghi e i simboli di varie organizzazioni, soprattutto
quando si vuole sviluppare un legame affettivo e un senso di
appartenenza e identificazione all’organizzazione. In questa unità
didattica noi