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Tecnica del brainstorming

La tecnica non ha origine in ambito scolastico, bensì nasce negli anni '50 del Novecento da una brillante idea di Osborn, dirigente nel settore pubblicitario, che descrive il brainstorming con queste parole: "una tecnica di conferenza con la quale un gruppo cerca di trovare una soluzione per un problema specifico, accumulando tutte le idee spontaneamente sorte dai suoi membri".

Regole del brainstorming

Le regole per la buona conduzione di un brainstorming sono: - nessuna critica alle idee degli altri; - tutte le idee sono ben accolte; - prima si punta sulla quantità; - poi il lavoro di perfezionamento.

Brainstorming a scuola

La trasposizione di questo metodo in un contesto scolastico è altamente proficua, poiché il brainstorming si caratterizza come un'attività collaborativa e inclusiva, in quanto tutti gli allievi vengono chiamati a prendere parte, abituandoli inizialmente ad eseguire semplici attività di conoscenza ed.

ascolto reciproco, creando ecostruendo in questo modo relazioni (docente-studente/ studente-studente) e favorendo il climadi base adatto per il brainstorming.

Cosa garantisce il brainstorming a scuola

L'utilizzo del brainstorming garantisce livelli di attenzione elevati per tutti gli allievi ed il coinvolgimento dell'intera classe, e non solo dell'allievo interrogato; la lezione diventa in questo modo più efficacemente fruibile e inclusiva, coinvolgendo anche tutti gli allievi.

Tecnica del concassage-utilizzare la tecnica del concassage (frantumazione). Essa consite nell'esaminare il problema da risolvere da tanti punti di vista diversi e anche insoliti.

Come si svolge il concassage

Si propone al gruppo di pensare al problema con un "cosa succede se":

  • ingrandissimo: nella forma, nel peso, nel valore;
  • diminuissimo: di volume, di prezzo, di durata, di mansione;
  • migliorassimo: il materiale, il design, la prestazione;
  • associassimo: con un altro oggetto.
  • o funzionediversa;
  • eliminassimo: tutto o in parte.

Le idee prodotte vengono annotate in una lista. Al termine, l'animatore le rilegge al gruppo, le idee simili vengono cancellate o accorpate. Successivamente si passa alla valutazione delle idee.

IL COSTRUTTO DELL'INTELLIGENZA EMOTIVA

Concetto di intelligenza emotiva di Salovey e Mayer

Il concetto di intelligenza emotiva è stato introdotto dagli studiosi Salovey e Mayer (1990) per descrivere "l'abilità di controllare i sentimenti e le emozioni proprie e degli altri, di distinguerle tra di loro e di usare tali informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni".

Teoria delle intelligenze multiple di Gardner

Lo psicologo Gardner ha poi elaborato una teoria dell'intelligenza, detta delle intelligenze multiple, che prevede nove tipi di intelligenza. Tra queste menzioniamo l'intelligenza intrapersonale (capacità di comprendere la propria vita affettiva) e l'intelligenza

interpersonale (capacità di comprendere gli stati d'animo, le intenzioni e i desideri altrui). Queste abilità fondamentali dell'intelligenza personale sono centrali nel costrutto di intelligenza emotiva.

Intelligenza emotiva per Goleman

La questione dell'intelligenza emotiva viene affrontata anche da Goleman nel saggio "Intelligenza emotiva". Quest'ultima viene definita dallo psicologo statunitense come "la capacità di motivare se stessi, di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, di modulare i propri stati d'animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici e di sperare".

Analfabetismo emotivo

Considerando quanto sopra esposto, si può ritenere che l'analfabetismo emotivo rappresenta un fattore di rischio e pericolo per la società. L'esclusione e la marginalizzazione, nei programmi

scolasticidi spazi da destinare alla formazioneemozionale, è un indicatore negativo che puòspiegare l'impotenza delle istituzioniscolastiche di fronte all'aumento delledifficoltà e del disagio ( stress, angoscia,insicurezza, problemi di comunicazione,difficoltà di apprendimento, deficit diattenzione, iperattività, rifiuto della scuolaetc). Alfabetismo emotivo Appare importante, dunque, come hannodimostrato ricerche recenti chel'alfabetizzazione emotiva può offrireall'insegnante la possibilità di individuare eintervenire nelle situazioni di disagioadolescenziale. Come sviluppare l'intelligenzaemotiva a scuola In particolare, attraverso attività specifichevolte a sviluppare l'intelligenza emotiva sipossono educare gli allievi alle cinquecaratteristiche – base dell'intelligenzaemotiva individuate da Goleman e che sono:- la consapevolezza di sé ossia conoscere esaper esprimereapertamente i propri sentimenti, punti deboli e punti di forza; - l'autocontrollo nel riuscire a dominare le emozioni forti e i turbamenti al fine di incanalarli verso fini costruttivi; - la motivazione ossia la capacità di guidare e spronare se stessi al raggiungimento dei propri obiettivi; - l'empatia ossia la capacità di comprendere lo stato d'animo altrui e di entrare immediatamente in sintonia con un'altra persona; - le abilità sociali ossia gestire le emozioni nelle relazioni e saper trattare con efficacia le interazioni sociali, i conflitti, i problemi comunicativi. Naturalmente le attività volte a sviluppare l'intelligenza emotiva dovranno essere rapportate all'età degli alunni e si potrà, ad esempio, utilizzare testi che stimolino la riflessione, leggere, scrivere, ascoltare musica, vedere un film, produrre immagini e rappresentazioni. EMPATIA Definizione generale di empatia L'empatia, in generale, può esseredefinita come la capacità di comprendere lo stato d'animo altruie di entrare immediatamente in sintonia con un'altra persona. Storia del concetto di empatia Il termine empathy (empatia) viene coniato da Edward Titchener nel 1909, come traduzione del termine tedesco Einfühlung (sentire dentro), sulla base del greco empatheia. È introdotto nella psicologia da Theodor Lipps, che a sua volta lo mutua dalla filosofia estetica di Roverth Vischer nel 1873. Tra gli Anni '30-'50 l'empatia viene concepita, dagli studi clinici e dalla psicologia sociale, come condivisione affettiva (Rogers, 1959; 1975; Kohut 1959; 1984; Sullivan, 1953) e come imitazione motoria (Allport, 1937; Murphy, 1947). Tra gli anni Anni '60-'70 la psicologia dello sviluppo studia i processi che mediano l'adesione empatica; focus sugli aspetti cognitivi dell'empatia. Orientamenti del XX sec. Si può ritenere, in sostanza, che nel XX sec. in merito all'empatia sisviluppanofondamentalmente due orientamenti: il primoconsidera l'empatia principalmente un'abilità dinatura affettiva, il secondo di naturaprevalentemente cognitiva.

Modelli teorici sull'empatia più recenti

I modelli teorici più recenti, invece, superata lastorica contrapposizione tra natura affettiva enatura cognitiva dell'empatia, hanno tutticarattere multidimensionale.

Modello della psicologa NormaFeshbach

Il primo modello di particolare importanza èquello della psicologa americana NormaFeshbach, che ha creato per la prima volta unmodello multidimensionale di empatia.

Secondo questo modello l'empatia è a trecomponenti che coincidono con tre abilità e chegenerano comportamenti empatici se svolgonoun'azione integrata.

Le tre componenti dell'empatiasecondo la teoria di Fashbach

Le tre componenti sono:

  • capacità cognitiva di decodificare gli statiemotivi vissuti da altre persone;
  • capacità

cognitiva di comprendere il punto di vista degli altri;

capacità affettiva ed emozionale di saper condividere lo stato emotivo degli altri.

Modello multidimensionale di Hoffman

Il secondo autore ad elaborare un modello multidimensionale sull'empatia è Martin Hoffman:

Le tre componenti dell'empatia secondo la teoria di Hoffman

In particolare per Hoffman l'empatia ha:

  1. una componente affettiva che è la prima a svilupparsi ed è presente anche nei neonati;
  2. una componente cognitiva che riguarda il pensiero e consiste nella capacità di riconoscere e dare un nome agli stati emotivi vissuti da altre persone;
  3. una componente motivazionale che riguarda il desiderio di aiuto che nasce in seguito all'esperienza empatica.

Successivamente Hoffmann amplia il concetto di empatia includendo anche:

  1. l'empatia culturale cioè la capacità di accettare modi di fare e abitudini di una cultura diversa dalla propria;
  2. empatia etno-culturale

Rivolta a persone che appartengono a etnie diverse;

L'empatia positiva cioè la capacità di partecipare alla gioia altrui;

L'empatia negativa cioè l'incapacità di empatizzare con la gioia altrui.

Modello sull'empatia di Strayer:

Un'altra autrice che ha parlato dello sviluppo dell'empatia è Janet Strayer che, prendendo spunto dalle teorie di Hoffman, individua due forme di empatia: una per condivisione parallela e l'altra per condivisione partecipatoria; il passaggio da una forma all'altra avviene in età prescolare e si prolunga fino alla prima adolescenza, dove trova completamento.

Modello sull'empatia di Vreeke e Van der Mark:

Ricordiamo anche il modello di Vreeke e Van der Mark, secondo i quali l'empatia è vista come risposta ad una specifica richiesta, che avviene in un particolare contesto comunicativo e dipende da quattro fattori:

  • Fattori di personalità;
  • Fattori relazionali;
  • Doppio
sistema di controllo: giudizi e regolazione delle emozioni; - componenti psicologiche empatiche. Modello sull'empatia di Karl MacLaren In tempi più recenti, gli studi sull'empatia sono stati approfonditi da Karla McLaren. Secondo il suo modello, l'empatia è composta da diverse componenti psicologiche empatiche.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
23 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Mari_Rosi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Scienze Storiche Prof.