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Senza il buddha storico , il buddismo non esisterebbe. Questo sembrerebbe ovvio , ma è davvero

così?

Si , esiste realmente.

E’ certamente semplice accettare che la leggenda del Budda è derivata da una descrizione

dell’immagine di una persona storica , esageratamente impreziosita.

Ma cosa sappiamo veramente sul Budda?

Sembra giusto dire che nacque , visse e morì. Il resto è perduto nel misticismo dei miti e delle

leggende.

Gli storici si sono soffermati in particolare ,sulle circostanze della morte del Budda.

Essi enfatizzano un dettaglio che per loro non è stato inventato. Secondo gli studiodi infatti Budda

morì mangiando del maiale contaminato. I buddisti , orgogliosi di essere vegetariani , hanno

successivamente reinterpretato questa storia , sostituendo il maiale con un piatto vegetariano.

D’altra parte gli storici hanno stabilito dei punti chiave per questa storia , affermando che essa non

sembra essere il risultato dell’agiografia, che spesso cerca di abellire la vita dei santi. Siddharta

Gautama, il futuro Buddha, nacque durante il V secolo A.C , figlio del re dell’India del Nord. La

madre di Siddharta sognò che un elefante bianco forò il suo corpo e il giorno dopo , scoprì di essere

incinta. 9 mesi dopo , nacque il bambino , a Lumbini. Il bambino immediatamente cominciò a

cantare una canzone della vittoria.Cresciuto , durante una passeggiata fuori dal palazzo, incontrl un

uomo anziano , un uomo malato , un cadavere e un ascetico. I primi tre incontri resero Siddharta

consapevole della fugacità della vita, mntre il quarto gli fece provare un senso di salvezza

(spirituale). Avendo realizzato la futilità di queste pratiche , Siddharta all’età di 29 anni abbandonò i

suoi doveri principeschi. Egli riuscì a resistere alle tentazioni e così si avvicinò sempre più verso

l’illuminazione. Durante questo ultimo stadio , Siddharta passò gradualmente attraversò i 4 stadi

della meditazione (Dhyana), diventò conscio delle sue vite passate, e realizzò le “Quattro nobili

veirtà”. La storia della vita del Buddha che termina con l’illuminazione è il riassunto della pratica

buddhista. Il processo per cui il Buddha arriva all’illuminazione, con la quale riesce a trascendere il

se stesso fisico, è ripetuto in tutti i Buddha passati e futuri. Questo spiega l’estrema monotonìa delle

vite, tutte basate sullo stesso modello.

Il Buddhismo antico si concentrava sull’adorazione degli stupa , memoriali che si concentrano sugli

episodi più importanti della vita del Budda. In particolare i “Quattro Stupa” commemorano la

nascita , l’illuminazione , il primo sermone e il nirvana finale del Budda. Essi sono diventati i siti

più visitati dai pellegrini. In questo modo , la vita del Buddha acquisice un carattere monumentale,

in ogni senso della parola. Inoltre , questi stupa erano più che semplici monumenti commemorativi ,

essi erano anche mausolei che contenevano parti del corpo del Buddha. Si diceva che il contatto o la

vicinanza a queste reliquie, avesse effetti magici che incrementavano le possibilità di essere felici in

questo mondo e di salvezza nell’altro. Il re Ashoka promosse la costruzione degli stupa, ciò ebbe un

impatto massivo sullo sviluppo della religione Buddhista.

Secondo la dottrina buddhista del karma, la vita presente del Buddha è il risultato di una lunga serie

di vite precedenti che vedono il bodhisattva reincarnato in diversi esseri, sia animali che umani.

Inizialmente presentato come un super essere umano, il Buddha è di conseguenza trasformato in

una divinità. Alcuni dei testi Mahayana documentano questo sviluppo. Per esempio nel Sutra del

Loto, lo stesso Buddha mette in discussione la sua autenticità storica.

Egli afferma che la sua vita è eterna, e che i codardi (i seguaci del buddhismo Hinayana)

cotinueranno a credere nel Buddha storico, mentre i suoi discepoli verranno a conoscenza della

verità assoluta: la natura trascendente del Buddha.

Ma da dove viene la credenza nel Buddha storico?

Gli occidentali (ma anche gli asiatici occidentalizzati) svilupparono per primi una ferma credenza

nel Buddha storico durante il 19° secolo , secolo in cui un trionfante razionalismo stava cercando

un’alternativa al cristianesimo.

Vennero fatti dei tentativi per applicare lo stesso metodo di analisi critico-storico utilizzato per

Cristo sulla biografia di Buddha. In questo modo, il Buddha “storico” cominciò ad oscurare tutti i

Buddha “metafisici” della tradizione Mahayana, mentre Theravada venne scelto come Buddhismo

“autentico”.

Ma perché p così importante stabilire un Buddha storico?

Perché l’autenticità della vita del “fondatore” garantisce l’originalità della religione che egli ha

creato.

“Il Buddhismo è una religione indiana”

I lavori degli studiosi orientali, raramente si riferiscono agli altri grandi movimenti religiosi indiani.

In questo modo, il Buddhismo è spesso presentato come esistente indipendentemente dall’Induismo

, anziché contraddirlo.

Secondo gli studiosi occidentali il Buddhismo sembrerebbe un attacco contro l’Induismo, un rifiuto

dei valori indiani e un tentativo di far a meno di ogni condizionamento sociale o culturale. In questo

modo il Buddha è paradossalmente presentato come un pensatore delle quali idee sembrerebbero

appartenere ad una mente razionalista della fine del 19° secolo. Alcune pubblicazioni indiane sul

Buddhismo invece, si concentrano sulle sue radici indiane e portano la nuova religione a favore

della causa nazionalista. Gli storici del Buddhismo, pur avendo evitato questa teoria, hanno spesso

presentato il Buddhismo indiano, come il Buddhismo per eccellenza. Questo è dovuto alla loro

tendenza di portare tutto alle sue origini. Come risultato, tutte le altre forme storiche del Buddhismo

sono state rappresentate come meri prodotti del Buddhismo indiano. Interessante è che ogni volta

che il Buddhismo entra in contatto con una cultura asiatica differente, esso subisce un’evoluzione

unica e si adatta.

In conclusione l’India non è sufficiente per spiegare il Buddhismo in generale ma soltanto il

Buddhismo indiano , anche se le altre forme di Buddhismo sembrerebbero incomprensibili senza di

essa .

“Il Buddhismo è il culto del nulla”

Alla fine dell’ultimo secolo , un orientalismo negativo che tendeva a demonizzare il Buddha , è

stato sotituito da un orientalismo positivo, con la tendenza ad idealizzare il Buddhismo.

Dunque, l’idea predominante di oggi, del Buddhismo come una dottrina

terapeutica,razionale,compassionevole e tollerante fu preceduta da una concezione opposta che

vedeva il Buddhismo come “l’adorazione del nulla”.

Nirvana è una parola sanscrita che si riferisce allo stato ultimale ottenuto dal Buddha. Esso si

contrappone al Samsara, ovvero il ciclo della vita e della morte. Mentre il Nirvana in principio

rimane lo stadio ultimo del Buddhismo , oggi ha perso la connotazione negativa che aveva nel 19°

secolo. Nella tradizione Hinayana, il Nirvana era definito come l’estinzione di tutti i desideri,

un’assenza pura.

Nel Mahayana invece il Nirvana è definito secondo 4 termini : permanenza,beatitudine,soggettività

e purezza.

Lo stadio ultimo è reinterpretato come “l’illuminazione” o meglio ancora “risveglio”.

Probabilmente il filosofo tedesco Hegel contribuì, nel 19° secolo, all’interpretazione nichilistica del

Nirvana. Secondo il filosofo, il Nirvana buddhista è semplicemente il nulla “di cui i buddhisti fanno

il principio di tutto. Comunque secondo Hegel, il nulla buddhista non è l’opposto dell’essere, ma è

invece l’assouluto, libero da tutte le forme di determinismo. Il vuoto che ne risulta non è nulla, è

solo un altro termine che indica la pienezza. Il filosofo tedesco Schopenhauer sviluppa un’opinione

fondamentale per il Buddhismo.

Egli considera il Buddhismo come una religione atea.

Inoltre il Nirvana non è una nullità di per se , ma appare così a cusa della debolezza del linguaggio e

del pensiero.

Nietzsche dal canto suo , vede nel Buddhismo una “nostalgia per il nulla”, “una mancanza di

volontà” e afferma che “una tragedia deve salvarci dal Buddhismo”.

La teoria nichilista si ferma su due falsità

Il primo è un errore che riguarda l’ultimo stadio, il nirvana, che è stato interpretato come una

semplice inesistenza o annullamento. Il Madhyamika (via di mezzo) che procede con la negazione,

ma non si ferma alla negazione e che respinge tutte le nozioni,anche quella del vuoto. Questo

significa che non possiamo dire nulla riguardo la realtà assoluta ; non significa che la realtà non

esiste al di là di quello che possiamo dire.

“Il Buddhismo è una filosofia, non una religione”

Inserendo il Buddhismo in un contesto filosofico si avrebbe un’esclusione di tutto ciò che non è

filosofico. Inoltre la nostra preferenza per un Buddhismo filosofico si collega con il tentativo, delle

elite asiatiche, di presentare un Buddhismo demitologizzato, un Buddhismo razionale in poche

parole, una dottrina perfettamente adatta alla modernità.

Secondo la definizione proposta dal sociologo Emile Durkheim nelle “forme elementari della vita

religiosa” (1912), il Buddhismo è una religione ovvero “un sistema di credene e pratiche associate

al sacro che producono benessere sociale ed uniscono tutti gli individui che aderiscono alla stessa

comunità”.

“Tutti i Buddhisti cercano di raggiungere l’illuminazione”

Con il Buddhismo Mahayana emerge l’ideale del Bodhisattva, con il quale si cerca di arrivare al

risveglio. Con il termine “bodhisattva” viene indicato un essere illuminato che è pienamente vivo,

in questo mondo o negli altri. L’ideale del bodhisattva è entrato in competizione con quello

dell’arhat. Solo che l’arhat pratica solo per se stesso, per ottenere il nirvana, mentre il bodhisattva,

aspira a diventare il buddha solo per guidare gli altri esseri verso l’illuminazione, e rifiuta la

salvezza se essa è solo individuale.

La carriera del bodhisattva non è riservata solo ai monaci, ma è aperta anche ai laici, sia uomini che

donne. Inoltre per risveglio non si intende la santità che ne risulta dopo il nirvana, ma bensì un

risveglio supremo che serve a portare in salvo tutti in questo mondo.

Secondo il “sutra del loto” esiste un solo veicolo, ovvero “il grande veic

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
7 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/20 Archeologia, storia dell'arte e filosofie dell'asia orientale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher millegattini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Religioni e filosofie dell'Asia orientale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi L'Orientale di Napoli o del prof Ghidini Chiara.