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RIASSUNTO ORIGINAL PENGUIN CLASSICS INTRODUCTION BY TONY TANNER:
PRIDE AND PREJUDICE.
La Austen ha scritto il romanzo in cui gli eventi più importanti sono il fatto che un uomo
cambia i suoi modi(Darcy) e una giovane donna la sua mente(Elizabeth). L’impressione
generale del libro è quella di una piccola sezione di società bloccata in un presente senza
tempo: i personaggi sono ripetitivi come la loro routine. Ogni cosa ha lo scopo di raggiungere
dei matrimoni soddisfacenti in quanto, solo attraverso essi, una tale società può assicurarsi
una continuità propria e di conseguenza questo tipo di società minimizza ogni tipo di cambio
radicale: in questo modo è possibile vedere come un cambio di mente possa essere
considerato un evento di grande portata. Il primo titolo che la Austen scelse per il suo
romanzo fu “FIRST IMPRESSIONS”: il critico prende in considerazione il punto di vista di
Southam il quale suggerisce che il libro potrebbe essere il risultato di un altro libro della
Austen, una delle sue parodie; Questo Southam fa particolare attenzione a sottolineare il
personaggio di Elizabeth, alle sue prime impressioni. Sappiamo come le prime impressioni di
Lizzy sia state giuste nei confronti di MR Collins e Lady Catherin de Bourgh e totalmente
sbagliate nei confronti di Wickham e di Darcy. Il critico poi suggerisce un approccio analitico
del personaggio di Elizabeth seguendo la filosofia di Hume: quest’ultimo parla di
IMPRESSIONI E DI IDEE; la differenza tra questi due concetti consiste in un differente livello
di forza e vivacità: Le impressioni sono quelle percezioni che entrono con più forza e
violenza(sono passioni, sensazioni ed emozioni) mentre per IDEE intende le immagini deboli
del pensare e del ragionare. Inoltre bisogna parlare di un’altra divisione per quanto riguarda
le percezioni: si parla di semplice e di complesso. Il problema di Elizabeth, nei termini di
Hume, è che le sue idee complesse non sono sempre fermamente basate sulle impressioni
complesse. E’ importante sottolineare come per la Austen gli uomini e le donne devono essere
sia degli sperimentatori che ragionatori: i primi senza gli ultimi cadono nell’errore e gli ultimi
senza i primi sono inutili. Come ho detto prima Elizabeth ha avuto una prima impressione
sbagliata su Darcy e questa l’ha avuto dopo la prima sera in cui l’ha visto. Jane, la sorella più
grande invece sembra essere vittima della sua stessa miopia poiché è insito in lei il vedere
bene ovunque: ed è così che lei considera il trattamento di Miss Bingly come adorabile mentre
Elizabeth, non offuscata dalla miopia, lo considera altezzoso. Elizabeth, al contrario di Jane che
la chiama honestly blind, ha una velocità di osservazione che però nel caso di Darcy è stata
troppo veloce facendola cadere nell’errore: lei si è formata un’idea su basi insufficienti; la
società descritta dalla Austen è una società che si basa molto sulla conversazione e per ciò si
trova in pericolo constante. Tuttavia una chiarificazione può avvenire anche attraverso il
linguaggio e quindi è bene sottolineare come le parti più importanti del romanzo sono quelle
in cui è possibile leggere il tanto atteso cambiamento mentale di Elizabeth nei confronti di
Darcy, attraverso una lettera proprio di quest’ultimo. Da un inteliggente e giusta lettura della
lettera di lui, lei non solo cambia la propria mente ma arriva anche ad intenso momento
caratterizzante la consapevolezza di se: si accorge di essere stata Pride and Prejudice e
proprio questa nuova coscienza di se che può adesso renderla libera da quei due concetti. Di
conseguenza non c’è da stupirsi se dopo una solitaria passeggiata di due ore, Elizabeth sia
affaticata: sta riconsiderando di nuovo tutti i suoi pensieri, eventi e determinando le
probabilità; seguendo una piccola critica esposta da Fitzgerald, Elizabeth sta per la prima
volta confrontando le problematiche discrepanze tra l’apparire e la realtà. Il costante bisogno
di essere allarmati per le differenze di questi due concetti è chiaro dall’inizio: inizialmente
prevale l’apparenza nei confronti di Wickham(his appearance was greatly in his favour): è
solamente dopo la lettera di Darcy che Elizabeth cambia il proprio modello mentale: adesso lei
sta iniziando a pensare alla sostanza come essere distinta dall’apparenza: questa sua nuova
conoscenza, questo suo nuovo modo di vedere le cose, viene subito messo alla prova
attraverso un dialogo tra Elizabeth e Wickham: Jane Austen sottolinea determinate
parole(appearance, essentials) per enfatizzare il fatto che ormai Elizabeth sia giunta ad una
piena conoscenza e sappia distinguere realtà e apparenza. La domanda spontanea che sorge è
se Elizabeth abbia più di una prova della sola prova calligrafica della lettera di Darcy in quanto
un qualcosa in pù è richiesto per dare sostanza ad una semplice affermazione. E’ importante
sottolineare, quindi, che l’istruzione della sua visione(education of her vision) inizia s’ con la
lettera di Darcy ma non è completa “untill she has penetrated his house”(fincè lei non entri
nella casa di Darcy??) e lo confronti con il suo ritratto. La parola “picture” occore varie volte
nel romanzo della Austen spesso nel senso di persone che immaginano\dipingono per loro
stessi( often in the sense of people “picturing” something-a ball, a married couple, a desired
situation-to themselves: in che senso??); poi questi quadri sono delle immagini mentali. (La
critica poi dice, e non riesco a capire, che “The portrait metaphor allows us to suggest that the
picture should be done with some care in order that the gallary of the mind should not be
hung with a series of unjust unlikenesses”.
Per Jane Austen le qualità individuali sono importanti in quanto, ad esempio, sono quelle che
differenziano le sorelle all’interno della stessa famiglia: in questo modo è possibile vedere
come l’autrice vada contro i progetti neoclassici di Reynolds il quale portava avanti tutte le
teorie, appunto, del neoclassicismo; Jane Austen no ed è per questo motivo che Elizabeth non
rappresenta un tipo: lei vuole essere riconosciuta per ciò che è in realtà e non per ciò che lei
potrebbe rappresentare: proprio per questo è possibile parlare di lei come un eroina perché
riesce ad avere opinioni ed idee indipendenti e contrarie a quelle della sua famiglia e della
società in particolare, progetta un matrimonio che vada oltre le meri condizioni imposte;
tuttavia il percorso che compie è quanto più di tradizionale che si possa immaginare.
Molti critici hanno posto nell’uso delle lettere di questo libro grande importanza e hanno
trovato anche delle affinità con il dramma: Walton Litz dice che la struttura tripartita del
romanzo è simile a quella del three-act play e aggiunge che la Austen si è sentita in grado di
prendere vantaggi sia della rappresentazione scenica sia dell’uso del narratore onniscente.
Inoltre il critico aggiunge che una lettera è scritta e letta in solitudine e che, ad esempio,
permette a Darcy di formulare cose e trasmettere informazioni in un modo che risulterebbe
essere impossibile in occasioni sociali dove si è più ristretti; una lettera è anche un
trasformare azioni in parole che poi potrebbero essere riflesse. Combinando i modi del
dramma e dell’epistolario, Jane Austen ha abilmente posto davanti a noi una base di verità:
stiamo sia eseguendo la nostra perfomance e stiamo anche riflettendo noi stessi(we are both
performing selves and reflective selves: in che senso??): è nella esecuzione sociale che
Elizabeth rivela tutta la sua vitalità, vivacità ma è nella sua riflessione privata che lei matura
nel giudizio, riconsidera le prime impressioni. Da questa unione, quindi di epistolario e
dramma, è facile sottolineare come tutti noi svolgiamo un ruolo quando si sta con altri, ma
sebbene ciò, ci sarà ovviamente una differenza tra coloro che non sono consapevoli del
fatto(coloro che spariscono entro il proprio ruolo) e coloro che hanno una grande conoscenza
del proprio io: sanno, in soldoni, che il ruolo che stanno avendo nella società non rispecchia il
loro intero “io”, che hanno delle sfaccettature che non possono essere sempre rilevate. I primi
tipi di persone possono apparire come automi, incapaci di riflessioni mentre gli altri
potrebbero qualche volta desiderare di fare gesti di disapprovo dalla regole che devono
rispettare. Consolidando questo punto di vista, è possibile vedere che Mr Bennet è divenuto
completamente cinico nei confronti delle regole sociali: lui estrae un piacere amaro da questi
gesti di disapprovo per compensare le miserie familiari causate dall’aver sposato una moglie
attraente ma non intellettuale; lui abdica dal ruolo che gli è stato imposto: quello del padre e
lo fa rifugiandosi dentro il suo studio e rifigio nello scherzo. Ms Bennet è incapace di
riflessione; mancando di ogni tendenza introspettiva, lei è incapace di apprezzare i sentimenti
degli altri ed è solamente consapevole degli oggetti materiali e del matrimonio. Lady
Catherine de Bourgh non ha niente di quello che la Austen ha chiamato “the dignity of Rank”
ma solamente la non curanza di esso; essendo incapace di uscire dai propri schemi che le sono
stati imposti, ed essendo incapace di riflessione, fa solamente soffrire le persone. Darcy sa che
fa parte di una società altolocata e quindi sa anche quale ruolo deve svolgere all'interno della
società stessa; tuttavia lui è anche portatore di questo "role-distance", ovvero è un
personaggio capace di riflessione, non sta solo performing la sua azione in base al livello
sociale ma è anche capace di intendere e di volere, ha propri pensieri che non sono vincolati al
suo ruolo. Ma alla fine il suo performing e il suo reflecting del proprio io sono in armonia
perchè non fugge dal suo ruolo. Elizabeth è un personaggio “speciale” in quanto è in grado di
attuare tutti i ruoli che il contesto le richiede e lo fa attraverso una grande ironia ed è anche in
grado di attuare questo “role-distance” non come suo padre, attraverso il cinismo, ma
attraverso la determinata indipendenza(altro motivo per considerarla un’eroina): da più
importanza a se che al ruolo che deve svolgere(she will put truth to above truth to role: così è
scritto nella critica, ho inteso bene?). Elizabeth è un personaggio complesso, un personaggio la
cui conoscenza è un continuo domandare e ciò la rende una figura isolata intrappolata in una
rete restringente di un p