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Il concetto di organizzazione e la teoria dei sistemi
Per comprendere lo scopo della disciplina, è necessario comprendere il concetto di organizzazione. In linea generale, possiamo dire che tutti i contesti in cui abitiamo sono contesti di tipo organizzativo, laddove per organizzazione è possibile anche riferirci ad un gruppo di amici. Per poter entrare più a fondo nella comprensione di tale concetto, è utile citare la "teoria dei sistemi", la quale studia tutti i tipi di organizzazione: biologica, fisica, umana, sociale, politica. Essa ha prodotto un modello molto interessante, per studiare i sistemi complessi: la teoria dei sistemi dinamici non lineari.
Secondo la teoria dei sistemi, esistono sistemi meccanici e ripetitivi, prevedibili e quindi lineari, semplici; la maggior parte dei sistemi non lineari, invece, non sono prevedibili. La teoria dei sistemi dinamici non lineari risulta essere molto adatta a studiare i sistemi umani, in quanto non pretende di prevedere il comportamento delle persone, ma non
rinuncia a studiarlo e a comprendere, per esempio, quali siano i principi che lo orientano. In questa prospettiva, la Psicologia delle Organizzazioni si avvicina all'oggetto di studio con atteggiamento clinico volto ad osservare, per comprendere. Essa studia il mondo in cui l'organizzazione, di cui le persone fanno parte, influenza e determina alcune condotte, alcuni disturbi, più in generale le relazioni. Lo psicologo delle Organizzazioni e delle Istituzioni è interessato a come si genera l'efficacia e l'efficienza all'interno di un sistema organizzato, come queste possono essere ottenute in diversi modi, come ognuno di questi ha costi e benefici, che non sono solo materiali, ma che riguardano anche ricadute sulle persone. Lo psicologo delle organizzazioni è interessato agli effetti sulle persone, del modo in cui un'organizzazione riesce ad essere efficace ed efficiente. Lo psicologo delle organizzazioni si occupa degli effetti.potenziali del disagio prodotto dall'organizzazione, dal modo in cui si organizza, dal modo in cui è organizzato il lavoro, dal modo in cui è organizzato il gruppo. Tuttavia occorre tenere bene a mente che la disciplina include nella sua definizione anche il concetto di Istituzione. Istituzione Per cercare di comprendere il concetto di Istituzione, è utile ricorrere alla sua più antica radice: "sta". Tale radice indica qualcosa di immobile, di fondante, che sostiene. Il termine "istituzione" deriva dal verbo "istituire", che sta ad indicare un'azione umana essenziale, attraverso la quale affermiamo noi stessi, le nostre capacità e i nostri diritti. Alla base del concetto di istituzione vi è un elemento importante, che è l'intenzione della stabilità, ovvero l'affermare qualcosa che resti nel tempo. Le Istituzioni sono tutti quei costrutti simbolici finalizzati ad un compito.altrettanto simbolico; l'istituzione è il sedimento della nostra vita culturale e alla base vi sta la capacità simbolopoietica. L'Istituzione è ciò che fonda l'organizzazione, la quale viene fuori da un pensiero, un processo istituente, da una produzione simbolica umana. Non esiste organizzazione che non sia istituita. Nessuna organizzazione vive senza un insieme di concetti, pensieri e idee che la sostiene. L'istituzione fonda l'organizzazione, che rappresenta l'esito fattuale, la realizzazione di ciò che è stato istituito. Per comprendere il senso dell'organizzazione va compresa che la cultura la anima. I processi tipici dell'istituzione hanno la funzione di tramandare e di fissare valori, credenze e tradizioni nel tempo. Organizzazione Per potere descrivere al meglio le organizzazioni e comprenderle nel loro significato più preciso, è necessario ricorrere alla delineazione dei suoiparametri costitutivi: efficacia, efficienza e produttività, razionalità.
L'efficacia fa riferimento al fatto che ogni organizzazione nasce per soddisfare uno scopo e raggiungere dei risultati; l'efficienza o la produttività non si riferiscono alla capacità di produrre, bensì alla relazione tra costi sostenuti e benefici ottenuti; l'organizzazione è presunta razionale, poiché si può definire intenzionale e logica.
Essa è intenzionale, in quanto dotata di uno scopo che, nel tempo diviene assodato nelle menti di coloro che abitano l'organizzazione; essa è logica, in quanto dotata di una capacità di pensiero e d'azione, razionale e legittima.
Secondo il parametro della razionalità, è possibile inferire che esistano, all'interno di ogni organizzazione, delle norme, che queste vengano rispettate e che talvolta vengano infrante.
Infatti, all'interno delle organizzazioni,
I membri condividono sia delle coordinate razionali che delle coordinate valoriali. Le prime si riferiscono a tutti quegli aspetti espliciti, dicibili ed obiettivi; le seconde si riferiscono al fatto che i membri che abitano le organizzazioni condividono un sistema di valori, che si lega a tutto ciò che non è scritto, ma si configura come un insieme di valori comunemente accettato, che gioca un ruolo influente nel determinare i comportamenti.
Elias Jacques elaborò, a proposito, un'importante distinzione tra il dichiarato e il non dichiarato, sostenendo che, apparentemente, le organizzazioni funzionano sul dichiarato, ma in realtà c'è sempre una parte che tendiamo a non dichiarare. La verità sta molto di più in quello che non dichiariamo, a volte neanche a noi stessi, in quanto ci si potrebbe auto giudicare negativamente. Questo non dichiarato, secondo Jaques, è la ragione diretta e inconsapevole delle nostre azioni.
quotidiane. Desiderio di appropriazione Spesso le organizzazioni sono soggette a veri e propri episodi di corruzione. Può accadere che coloro i quali si trovano ai vertici dell'amministrazione di un'organizzazione, cadano vittime della brama di appropriarsi delle risorse economiche, destinate all'organizzazione stessa, finendo per anteporre il proprio desiderio di ricchezza al bene pubblico. In certe circostanze diviene necessario operare una spending review: un processo che vede l'esame ed il controllo di tutte le spese dell'organizzazione, allo scopo di valutare il modo in cui sono stati impiegati i fondi a disposizione, ridurre gli sprechi ed apportare miglioramenti al bilancio. Tuttavia, attuare una spending review non consente di comprendere i motivi che sottostanno ad un collasso dell'organizzazione, a causa della corruzione presente al suo interno. Lo psicologo delle organizzazioni e delle Istituzioni, qui, interviene adottando uno sguardoè più considerata un tabù o un argomento da nascondere. Il ruolo del critico è quello di analizzare e valutare in modo obiettivo un'opera d'arte, un testo o qualsiasi altra forma di espressione creativa. Il critico cerca di comprendere le intenzioni dell'autore e di valutare la qualità e il significato dell'opera. Il suo scopo è quello di fornire una valutazione critica e una guida per il pubblico. Il critico clinico, invece, si occupa di analizzare e valutare il comportamento umano in contesti organizzativi. Questo tipo di critico si basa su teorie e modelli psicologici per comprendere i motivi e le dinamiche che influenzano il comportamento delle persone all'interno di un'organizzazione. Il suo obiettivo è quello di individuare eventuali problemi o disfunzioni e proporre soluzioni per migliorare l'efficienza e il benessere organizzativo. In entrambi i casi, il ruolo del critico è quello di fornire una prospettiva critica e analitica, al fine di promuovere una migliore comprensione e un miglioramento delle situazioni esaminate.più considerata un tabù. Ad oggi, è più concepibile una spinta all'appropriazione come motore di ogni comportamento umano. Nella società contemporanea, è più ragionevole pensare che la motivazione prima di molti nostri comportamenti sia il desiderio di avere, di possedere. Appropriazione e nòmos Il desiderio di "far proprio" è implicito nel concetto di "legge" da millenni. Il termine appropriazione comparve per la prima volta in un saggio scritto da Karl Schmidt, il quale analizzò l'etimologia della parola "legge" che deriva dal greco "nòmos", specificandone tre significati distinti: appropriazione, distribuzione e produzione. Nel Neolitico, la legge fu la conseguenza dell'affermazione e della salvaguardia dell'appropriazione della terra da parte di un individuo o di un gruppo. In tal senso, la legge serviva a sancire che colui che si appropria della terra,è colui che diveniva il proprietario di essa ed esercitava un diritto esclusivo su di essa, ovvero quello di coltivarla. All'origine del Nòmos vi è quindi un atto di appropriazione privata, violenta e arbitraria. La legge a cui noi facciamo riferimento è un elemento di contenimento, protezione e sicurezza e, poiché nasce come conseguenza di un atto di appropriazione, sancisce e autorizza colui che si appropria di quel qualcosa. A distanza di tredicimila anni dal Neolitico, ancora oggi portiamo i segni della nostra storia originaria. Ancora oggi è molto attuale il significato di legge come conseguenza di un atto di appropriazione privata e violenta che autorizza colui che si appropria di qualcosa ed è altresì pervasivo, ancora oggi, il legame che esiste tra l'avere, il disporre, l'appropriarsi di qualcosa e il senso di sicurezza, benessere e identità che questo ci conferisce. Tutto ciò nel Neolitico si.Può comprendere, per una serie di motivi, come ad esempio il fatto che difendere la propria terra fosse essenziale per la sopravvivenza. Nella società postmoderna siamo sempre più interdipendenti e i nostri mezzi di sussistenza e la nostra sopravvivenza dipendono fortemente da un mondo globalizzato e interconnesso. Oggi è cambiato l'oggetto dell'appropriazione: non più la terra, bensì il denaro, che rappresenta il mezzo di scambio condiviso. Tanto più denaro possediamo, quanto più ci sentiamo al sicuro e questo rafforza sempre più il senso di identità, motivo per cui la struttura del nostro sentire non è cambiata rispetto al Neolitico. La logica dello scambio non deve essere intesa solo come una logica tra due contraenti, di tipo commerciale, dove l'interesse di chi compra si contrappone all'interesse di chi vende. Nella logica dello scambio del mezzo condiviso, come il denaro, c'è
rizza e regola la convivenza tra le persone. La legge è un insieme di norme che stabiliscono i diritti e i doveri di ogni individuo all'interno di una società. Essa garantisce l'ordine e la giustizia, proteggendo i più deboli e punendo coloro che violano le regole. La legge può essere scritta o non scritta, ma in entrambi i casi è fondamentale per il corretto funzionamento di una comunità. Attraverso la legge, vengono stabilite le regole di comportamento che tutti devono seguire, al fine di garantire il rispetto reciproco e la tutela dei diritti di ciascuno. La legge è uno strumento di civiltà che permette di risolvere i conflitti e di prevenire abusi e ingiustizie. Essa rappresenta un punto di riferimento per la società, un baluardo contro l'anarchia e l'arbitrio. Tuttavia, la legge da sola non è sufficiente. È necessario che venga rispettata da tutti i membri della comunità, altrimenti perde la sua efficacia. È compito di ciascuno di noi conoscere e rispettare le leggi, contribuendo così a costruire una società più giusta e solidale. In conclusione, la legge è uno strumento indispensabile per garantire l'ordine e la giustizia all'interno di una società. È responsabilità di tutti rispettarla e farla rispettare, al fine di vivere in un ambiente sicuro e equo.