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- INTERAMENTE CONNESSA CON IL PROCESSO DI ATTENZIONE
SELETTIVA. L’attenzione selettiva è il processo che focalizza la
consapevolezza su alcuni stimoli escludendone altri
7.1.2 MISURARE GLI STATI DI COSCIENZA
—> Le misure di autovalutazione o self-reports chiedono alle persone di
descrivere le proprie esperienze interiori. Offrono le indicazioni più dirette
sulle esperienze soggettive di una persona ma non sono sempre verificabili o
facili da ottenere
—> Le misure comportamentali registrano la performance su determinate
attività e sono oggettive ma ci obbligano a desumere lo stato mentale della
persona
—> Le misure fisiologiche stabiliscono la corrispondenza tra processi fisici e
stati mentali. Con degli elettrodi attaccati al cuoio capelluto,
l’elettroencefalogramma misura le onde cerebrali che riflettono l’attività
elettrica continuativa di vasti gruppi di neuroni. I diversi andamenti
corrispondono a diversi stati di coscienza come la vigilanza. Il rilassa ecc..
Le tecniche di imaging cerebrale permettono di esaminare più
approfonditamente le regioni del cervello e l’attività che supporta i vari stati
psichici. Le misure fisiologiche non possono dirci cosa prova
soggettivamente una persona, ma sono state oltremodo preziose per
indagare i meccanismi interni della mente.
7.1.3. I LIVELLI DI COSCIENZA
IL PUNTO DI VISTA FREUDIANO—> Nel 1900 Freud ipotizzare che nella
mente umana esistessero tre livelli di consapevolezza:
- La mente conscia contiene i pensieri e le percezioni di cui siamo
attualmente consapevoli
- Gli eventi mentali preconsci stanno al di fuori della consapevolezza attuale
ma si possono ricordare facilmente in certe condizioni
- Gli eventi mentali inconsci non si possono portare a livello di
consapevolezza nelle situazioni ordinarie
IL PUNTO DI VISTA COGNITIVO—> rifiuta l’idea di una mente inconscia
guidata da bisogni istintivi e conflitti repressi. Considerano invece la vita
mentale conscia e la vita mentale inconscia due forme complementari di
elaborazione delle inf , che operano in armonia
—> Molte attività richiedono un’ELABORAZIONE CONTROLLATA (CONSCIA
O ESPLICITA), ossia l’uso consapevole dell’attenzione e dell’impegno. Altre
attività richiedono un’ELABORAZIONE AUTOMATICA (INCONSCIA O
IMPLICITA) e si possono svolgere senza l’uso consapevole dell’attenzione o
dell’impegno.
—> L’elaborazione automatica avviene il più delle volte quando compiamo
azioni routinarie e svogliamo compiti già ben noti. Essa ha un grandissimo
svantaggio perché può ridurre la probabilità di scoprire nuovi approcci alla
soluzione dei problemi.
Essa facilita anche l’ATTENZIONE DIVISA, ossia la capacità di seguire e di
svolgere più di un’attività contemporaneamente
—> L’elaborazione controllata è più lenta, ma più flessibile e più aperta al
cambiamento
AGNOSIA VISIVA—> Ci sono tanti tipi di agnosia visiva. Per esempio, quelli
che soffrono di “prosopagnosia”, possono riconoscere visivamente gli
oggetti ma non le facce. Nonostante ciò, durante i test in laboratorio, i
pazienti mostrano diverse forme di attività cerebrale, attivazione fisiologica e
movimento degli occhi quando vedono dei volti familiari. In altre parole, il
loro cervello riconosce e reagisce alle differenze tra stimoli familiari e non
familiari, ma questo riconoscimento non raggiunge il livello della
consapevolezza conscia.
LA VISIONE CIECA—> i pazienti affetti da questa patologia non riescono più
a vedere una parte del loro campo visivo eppure, in appositi test, rispondono
agli stimoli introdotti in quella parte del campo visivo, pur però riferendo di
non riuscire a vederli
IL PRIMING—> secondo il quale l’esposizione a uno stimolo influenza la
reazione successiva a quello stesso stimolo o a un altro.
L’INCONSCIO EMOTIVO—> anche i processi emotivi e motivazionali
operano inconsciamente e influenzano il comportamento
7.1.5 PERCHE’ ABBIAMO LA COSCIENZA
—> Christof Koch- Gli organismi provano sensazioni soggettive e queste
sensazioni cena vantaggi significativi per la sopravvivenza, perché la
coscienza va a braccetto con la capacità di pianificare, di riflettere su tanti
possibili piani d’azione e sceglierne uno. Lui ipotizza che la coscienza abbia
una funzione sintetizzazatrice. In qualunque istante il nostro cervello sta
elaborando numerosi stimoli interni e la consapevolezza mette a
disposizione una sintesi di ciò che accade in ogni momento nel nostro
mondo, e la mette a disposizione di regioni cerebroali coinvolte nella
pianificazione e nel processo decisionale. Su un altro fronte, la mancanza di
autoconsapevolezza comprometterebbe la capacità di reprimere
comportamenti potenzialmente pericolosi governati dagli impulsi o
dall’elaboraazione automatica.
7.1.6 LE BASI NEURALI DELLA COSCIENZA
I neuroni e le sinapsi si formano molto presto e aumentano progressivamente
dopo la nascita fino ad arrivare al numero massimo intorno all’età di sei
mesi. Da questo punto in po avviene la “potatura della sinapsi” in cui le
connessioni non utilizzate vengono eliminate e rimangono solo quelle
necessarie (Darwinismo neurale)
MASKING—> procedura utilizzata per stabilire se le persone percepiscono
uno stimolo consapevolmente o no. I partecipanti vengono sottoposti
all’imaging cerebrale mentre ricevono stimoli musked e unmusked. Ciao
permette di stabilire come differisce l’attività cerebrale se gli stessi stimoli
vengono percepiti consciamente o no.
LA COSCIENZA COME SPAZIO OPERATIVO GLOBALE
Non esiste un punto specifico del cervello che da origine alla coscienza. La
mente si può rappresentare come un insieme di moduli di processazione
delle informazioni sostanzialmente separati ma interconnessi, che
presiedono alla sensazione, alla percezione, alla memoria, al movimento ecc.
I moduli processano le inf in parallelo ma c’è anche un dialogo incrociato tra
essi
GLI STATI NEURALI DELLA COSCIENZA - UNA VISIONE ALTERNATIVA
I sostenitori della teoria “enattiva” partono dalla premessa che la coscienza
non sia qualcosa che subiamo, pensi qualcosa che creiamo. Qualunque
cosa sia la coscienza, non la subiamo ma la creiamo noi stessi. Non è il
cervello che ci fornisce la coscienza, sono le nostre azioni e il nostro
comportamento che la generano.
7.2. L’ATTENZIONE
ATTENZIONE FOCALIZZATA—> Quando ci troviamo in un ambiente
rumoroso spesso dobbiamo concentrarci per portare avanti una
conversazione. Focalizziamo la nostra attenzione in modo pressoché
automatico per riuscire ad ascoltare.
- IL FENOMENO DEL COCKTAIL PARTY—> esemplifica la capacità di
focalizzare la propria attenzione in una situazione particolarmente caotica e
rumorosa. Ciao avviene spesso perché qualcuno cita il nostro nome, non a
voce alta ma a un volume normalissimo. Il fenomeno descrive la capacità di
seguire una conv in particolare, ma anche lo spostamento immediato
dell’attenzione abilitato dalla citazione di una parola saliente, come il nostro
nome
-I MODELLI BASATI SUL FILTRO—> Donald Broadbent ha sviluppato una
tecnica nota come “ascolto dicotico”, in cui ai partecipanti vengon
presentate simultaneamente due diverse fonti di inf, una per ogni orecchio.
Egli ha dimostrato che quando il discorso viene presentato nel canale di
destra, i partecipanti sono più in grado di riferirlo che nella situazione
inversa. Questo perché elaboriamo il discorso nel nostro emisfero sinistro,
stimolato dal materiale presentato sul lato destro. L’aspetto più interessante
è che certi aspetti dello stimolo si possono ricordare
Broadbent diceva che manteniamo
-IL MODELLO DEL FILTRO INIZIALE—>
l’attenzione attivando una sorta di filtro, un filtro iniziale. Con questa
esposesione, intendeva dire che una decisione su cosa lasciar passare si
prende in una fase molto precoce.
Questi modelli del filtro iniziale sono problematici perché non spiegano come
mai spostiamo rapidamente la nostra attenzione quando sentiamo citare il
nostro nome dalla parte opposta del locale
Deutsch affermava che il filtro,
-IL MODELLO DELLA SELEZIONE TARDIVA—>
ossia la decisione di selezionare le inf degne di attenzione, viene attivato
all’inizio del processo, ma poco prima che la persona reagisca. E’ una
visione estremamente dispendiosa. Treisman ipotizza che invece di
-IL MODELLO DELL’ATTENUAZIONE—>
bloccare del tutto il materiale in ingresso, lo si attenui con un filtro o con un
cancello che limita l’attenzione. Questo processo permette di processare
tutte le inf, ma solo il materiale non attenuato. Treisman aggiunge che
ognuno dei flussi di informazione in competizione tra loro che vengono
processati, si può attenuare diversamente, aprendo la strada a diversi livelli
di attenzione.
LE CAPACITA’ DI ATTENZIONE E IL COLLO DI BOTTIGLIA DELL’ATTENZIONE
Il modello di Treisman parte dal presupposto che l’attenzione sia limitata,
ossia che non disponga di risorse illimitate. Essa si può paragonare ad una
bottiglia. Il materiale che vorremmo lasciare fuori dalla bottiglia (per poterlo
seguire) è limitato dal restringimento della bottiglia. Questo collo di bottiglia
viene a costituire un sistema di controllo della capacità. Il modello di
Treisman afferma che il collo della bottiglia è totalmente flessibile. Quando
vogliamo far uscire dalla bottiglia un maggior numero di info adeguiamo di
cons la dimensione del collo.
L’ATTENZIONE SELETTIVA E LA RICERCA VISIVA
Treisman ci fornisce il paragone del riflettore per capire meglio
l’ATTENZIONE SELETTIVA. Immaginate una scena visuale complicata, per
esempio una folla di persone. La ricerca di una singola persona in mezzo alla
folla è facilitata dalla suddivisione della folla in tanti piccoli blocchi, su cui
spostate continuamente la vostra attenzione finché non trovate la faccia che
state cercando. E’ un esempio di ricerca esaustiva in cui tutte le altre facce
sono distrazioni.
ATTENZIONE SELETTIV E IL MODELLO DEL RIFLETTORE
La teoria dell’integrazione delle caratteristiche spiega in che modo vengono
processati i campi che contengono obiettivi e fattori di distrazione. Descrive
un processo in due fasi. Prima si processa la scena complessiva e si
analizzano le componenti individuali di tutti gli elementi. Quelli le cui
caratteristiche non appartengono chiaramente all’obiettivo vengono scartati.
Po