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Interpretazione di Napoleone e nascita del pensiero strategico contemporaneo
Il modo di combattere Napoleone sarà stimolo di grande riflessione militare in epoca contemporanea; la sua prassi è la materia prima della riflessione. Le dottrine strategiche sul modo migliore di usare la forza militare avranno conseguenze forti sul modo di fare la guerra, diventando fattore strategico che orienterà il modo di fare la guerra nei due secoli successivi. I due principali esponenti del pensiero strategico post-napoleonico sono Clausewitz e Jomini. Le loro idee diventeranno poi autorevole punto di riferimento per l'evoluzione del pensiero strategico e della pratica militare.Jomini
Jomini è rimasto molto influente, per un certo periodo persino più influente di Clausewitz, nel pensiero militare di '800 e '900. Biografia Jomini, come Napoleone, è nato nel 1779 in Svizzera, in un Cantone a tradizione filo-francese; fu avviato dalla famiglia ad una carrieracommerciale e finanziaria. Nel 1798 la Svizzera ebbe la sua rivoluzione francese, da essa ispirata, e fu sostenuta militarmente dalla Francia; Jomini diventò radicale giacobino (sostengono la rivoluzione francese e l'idea di esportarla negli altri Paesi). In questo clima, Jomini intraprende la carriera militare diventando un protetto del Comandante delle forze francesi, Ney; da qui presterà servizio nell'esercito francese, in particolare nello Stato Maggiore di Napoleone. Raggiunse il grado di Generale di brigata dell'esercito francese: ha conosciuto e fatto la guerra per molti anni e ad un certo livello. Partecipò a molte campagne tra le più drammatiche, come quella di Spagna e quella di Russia. Nel 1813 lascia l'esercito francese arruolandosi in quello russo; era diventato scrittore militare di chiara fama, guadagnata alternando opere di ricostruzione storica militare con riflessioni di carattere teorico sulla strategia. Jomini muore nel 1869,
facendo in tempo ad assistere all'ascesa di Moltke, grande generale prussiano protagonista delle guerre di unificazione della Germania. L'impronta di Napoleone su Jomini è evidente: furono i successi del primo nella Campagna d'Italia ad accendere l'interesse dell'altro verso la strategia militare. Jomini colse subito, tra i primi in Europa, il carattere di rottura e di discontinuità del modo napoleonico di fare la guerra; dovette comprendere e mettere a fuoco in cosa consistesse la novità della strategia napoleonica e quali fossero le ragioni che la spiegassero. Alla luce dei successi di Napoleone, la strategia napoleonica appare a Jomini come essenza stessa della strategia militare: i metodi napoleonici rappresentavano l'incarnazione storica della strategia perfetta. Jomini non escludeva che qualcuno nelle epoche precedenti avesse combattuto più o meno alla Napoleone, ma quest'ultimo era la manifestazione più limpida dei.canoni della buona strategia; diventa così modello strategicouniversale e sempre valido. Lo stesso Napoleone dimostrò di stimare Jomini come pensatore militare, quindiJomini sembra aver colto alcuni aspetti fondamentali della strategia napoleonica.Tratti caratterizzanti della riflessione strategica di JominiJomini ancora oggi è una figura importante.Importante è il metodismo di Jomini, cioè l'idea che la strategia sia qualcosa di simile ad una scienza più che adun'arte: la strategia, attraverso ragionamento e intelletto, deve attingere a principi eterni e immutabili,universalmente validi e che devono essere applicati invariabilmente nelle guerre. Su questo verrà contestato daClausewitz; Jomini è erede dell'Illuminismo del '700, mentre Clausewitz è dentro anche al Romanticismo.Jomini ha fiducia illuministica nella possibilità di indagare con la ragione la realtà sociale e politica, maanche nell'uso della ragione nell'indagine sulle modalità universalmente valide di impiego della forza militare. In questo scientismo strategico, Jomini è erede non solo dell'Illuminismo ma anche dell'approccio strategico già in voga del '700 improntato a questo ideale illuministico (riprende la teoria di uno studioso militare prussiano del '700, esempio di strategia ridotta a geometria). Questo studioso prussiano aveva visto crescere la dimensione degli eserciti e aveva visto anche aumentare la dipendenza degli eserciti da complessi apparati logistici; quindi per lui la chiave della guerra era colpire la logistica dell'esercito colpendo in particolare le linee di rifornimento rispettando delle linee geometriche. Un esercito in offensiva nel territorio nemico deve disegnare un triangolo spingendosi in profondità sul territorio; le linee di rifornimento sono vulnerabili sul fianco e l'esercito difensore legato alle fortezze.Potrebbe tagliare le comunicazioni. La posizione di vulnerabilità ha luogo se l'angolo dell'obiettivo è di 45 o 90°; se si andasse ad aprire l'angolo diminuirebbe la vulnerabilità in quanto aumenta la strada che deve percorrere l'esercito offensivo dando tempo all'esercito nemico di prepararsi, mentre se si stringesse l'angolo la vulnerabilità aumenterebbe. E' vero che era accresciuta l'importanza della logistica per gli eserciti del '700 e che l'esercito invasore tendeva a stressare di più le linee di comunicazione nemiche, ma non era esattamente l'assolutizzazione del fattore logistico e la pretesa di creare una ferrea teoria geometrica; Napoleone avrebbe poi dimostrato l'arbitrarietà di questa teoria. Inoltre, Napoleone non si prefiggeva obiettivi militari come l'occupazione di posizioni in vista poi del negoziato; il problema non era quello di rimanere a lungo sul territorio nemico.
preservando le linee di comunicazione, maprediligeva azioni rapide e decisive. Jomini non si spingerà fino alla riduzione a geometria o matematica della strategia, anzi critica questo atteggiamento: distingue tra scienza come sistema (geometrismo) e scienza come formulazione razionale di principi generali validi come eterne guide per l'azione; crede quindi fermamente nell'esistenza di principi universali invariabili che la teoria strategica deve scoprire e la loro violazione condanna un comandante alla sconfitta nella guerra. La storia militare è terreno d'indagine inesauribile in cui si possono scoprire e delineare questi principi di buona strategia. Per Jomini ciò che può cambiare nel complessivo universo della guerra sono la politica (e gli obiettivi politici per cui si combatte) e la tattica (l'azione sul campo di battaglia o le dottrine tattiche sul campo di battaglia se buone possono cambiare le sorti della battaglia; importante è la tecnologia.che può cambiare la tattica), ma non cambiala strategia, che per Jomini "comprende tutti i livelli di azione militare al di sotto della decisione politica di fare la guerra contro un certo nemico fino al combattimento stesso pur non includendo il combattimento stesso". Quindi Jomini applica la distinzione tra strategia e tattica. Un altro aspetto importante è l'intento prescrittivo delle sue idee: per Jomini non si tratta di ragionare in astratto sulla guerra a fini speculativi (a differenza di Clausewitz), ma ha intenti prescrittivi; vuole creare un pacchetto di canoni e linee guida che siano semplici, fruibili, invariabilmente affidabili e proficui. La ricerca di semplicità ha fatto sì che Jomini fosse particolarmente amato dai militari fin da subito. Altro aspetto da rimarcare è che l'enfasi sull'oggettività quasi tecnica, sulla scientificità della strategia conduca anche all'idea in Jomini dell'ampia.autonomia di cui debbano godere i militari durante una guerra dalla politica: si può quindi parlare di militarismo di Jomini, i militari sono depositari di un sapere oggettivo militare e devono poter combattere senza troppe ingerenze da parte dei vertici politici. Un leader politico è sovrano nello stabilire di fare la guerra, chi è il nemico, quali sono le finalità generali della guerra e gli obiettivi, ma poi spetta alla leadership militare determinare quali saranno i piani strategici e spetta a loro dirigere e guidare le operazioni nella massima autonomia "tecnica o tecnocratica". In realtà, però, persino le tattiche possono avere conseguenze politiche, quindi la politica dovrebbe poter mantenere la possibilità di intervenire in ogni aspetto della strategia (Clausewitz sosterrà questa tesi e trarrà dall'esempio di Napoleone questa conclusione). Il contenuto dei principi che Jomini ritiene di aver scoperto
sono: principio della superiorità dell'offensiva rispetto alla difesa → coglie bene l'importanza e la portata• 15 della discontinuità rappresentata da Napoleone in particolare per quanto riguarda l'obiettivo militare, cioè la distruzione dell'esercito nemico; sarà il principio fondamentale della sua strategia: la guerra si vince distruggendo la forza militare nemica in combattimento usando il proprio esercito in azioni aggressive e offensive. Chi attacca in senso strategico ha un vantaggio intrinseco decisivo rispetto a chi si difende per il fatto stesso di attaccare: l'attaccante prende l'iniziativa potendo decidere quindi quando e dove combattere; si suppone che sceglierà le condizioni a lui favorevoli. L'offensiva è superiore anche perché chi attacca gode dello slancio vitale connesso con il fatto di avanzare contro il nemico: vive il sentimento di potenza che deriva dall'essere offensiva, laLa consapevolezza di determinare gli eventi e imporre il proprio gioco al nemico; questo moltiplica il coraggio e la motivazione. L'attesa del nemico, invece, tipica della postura difensiva, e la sensazione di reagire alle decisioni altrui tendono a demoralizzare e scoraggiare un esercito indebolendolo profondamente.
Principio della concentrazione delle forze dell'attacco in massa → la forza militare nell'offensiva va utilizzata in massa: bisogna evitare il più possibile la frammentazione. Non significa, però, che non ci si possa dividere per raggiungere il fronte su cui dare battaglia al nemico, magari marciando con il sistema delle divisioni ma combattendo poi uniti nelle battaglie principali e decisive per l'esito della guerra. La massa della forza militare dovrà essere indirizzata verso un solo ed unico punto decisivo, che in un teatro delle operazioni è un punto in cui il nemico è relativamente esposto e debole e la cui
conquista o distruzione pregiudicherebbe la tenuta dell'esercito nemico nel combattimento; il nemico dovrà quindi accettare la battaglia in condizioni sfavorevoli per non perdere queste strutture e risorse. Principio di superiorità delle linee int