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La prima guerra macedonica 43
La seconda guerra macedonica 43
La terza guerra macedonica 45
Problemi di storiografia 47
Il problema delle origini, l'influenza del teatro e l'espansione del passato 47
Omissioni e verità 47
Storia ciclica 48
Intertestualità 48
L'Italia preromana
Italia Settentrionale
Antecedentemente all'unificazione romana, l'Italia risultava abitata da diversi gruppi etnici
l'Italia settentrionale era occupata, all'estremità occidentale, dai Liguri. Presso le aree corrispondenti
all'attuale Piemonte e Lombardia erano stanziati gli Orobi, attorno al lago di Como, i Leponzi, a nord
dei Lago Maggiore, e gli Insubri, nella pianura lombarda. La regione delle Alpi conobbe la fioritura di
importanti culture nel periodo compreso tra la fine dell'età del Bronzo e la prima età del Ferro, quali
quella dei Reti nelle Alpi centrali, noti coltivatori di vigneti, dei Carmini in Val Camonica, degli
Euganei nelle Alpi venete, ma originari della Pianura Padana. I Veneti, secondo la tradizione antica,
avrebbero avuto origine orientale e, sotto la guida del troiano Antenore avrebbero scacciato gli
Euganei e fondato Padova. Si trattava di una popolazione indoeuropea, come dimostrato dai reperti
epigrafici, che seppe sviluppare segnatamente la metallurgia e la lavorazione dei ferro, praticando
altresì l'allevamento di cavalli. Oltre il Mincio si trovavano i Celti.
Gli Etruschi
Sia che la popolazione etrusca si fosse stabilita in Italia a seguito di un processo migratorio sia
che fosse autoctona, essa sviluppò una civiltà e una cultura marcate da caratteri propri e originali.
Erodoto sostenne la provenienza degli Etruschi dalla Lidia alla guida dell'eroe eponimo Tirreno,
successivamente alla guerra di Troia. Dionisio di Alicarnasso asseriva, invece, che essi costituissero
una delle popolazioni autoctone dell'Italia. Indizi di una possibile origine egea del popolo etrusco
sono ravvisabili nei raffronti tra la loro lingua, non indoeuropea, e l'epigrafia dell'isola di Lemnos. È
tuttavia possibile che gli Etruschi abbiano tratto le lettere del loro alfabeto dai greci con cui entrarono
in contatto nella zona di Cuma e Napoli. Pallottino pervenne alla conclusione che, doveva essere
interpretata come l'esito di un processo di formazione verificatosi in Italia nel passaggio, avvenuto
attorno all'VIII secolo a.C, dalla civiltà autoctona villanoviana quella etrusca. Tale fase di formazione
fu preceduta da fenomeni di progresso riconoscibili nelle ultime fasi dell'età del Bronzo con il
diffondersi della cultura proto-villanoviana e, dal IX secolo a.C., con l'attenuarsi della cultura
villanoviana, che, per quanto concerne la produzione materiale risulta contraddistinta da ossuari
biconici sormontati da ciotole o elmi, decorazione geometrica delle ceramiche e dei bronzi. In
questa fase il territorio si aprì a sollecitazioni commerciali e culturali con il Vicino Oriente e con la
Grecia. Tale fase orientalizzante diede avvio a un accentuato sviluppo in senso urbano e
monumentale.
Nell'VIII secolo i villaggi villanoviani furono radicalmente trasformati, assumendo la forma di
città: Veio, collocata nei dintorni di Roma, Caere (Cerveteri), Tarquinia e Vulci; Roselle, Vetulonia e
Populonia, site nell'area settentrionale e con facile accesso all'isola d'Elba; Volsinii, Chiusi, Perugia,
Arezzo, Fiesole e Volterra all'interno. Nell'area padana gli Etruschi fondarono Felsina (Bologna),
Modena e Rimini fino a giungere a Spina e Adria sull'Adriatico. A sud si spinsero fino a Capua e
Pontecagnano, in Corsica stabilirono una base presso Aleria, L'Etruria si articolava quindi in città-
stato, connesse tra loro da vincoli religiosi e politico-economici, per quanto nel rispetto delle singole
autonomie. Dovevano essere rette da re detti 'lucumoni', portatori di insegne del potere
successivamente trasmesse ai Romani, a partire dalla toga di porpora, il trono e lo scettro. L'evidenza
archeologica suggerirebbe una società aristocratica, probabilmente a base schiavile. Le dodici città
maggiori dell'Etruria si costituirono nella Lega dei Dodici popoli, il cui centro era costituito dal
lucumoni zilath
santuario di Voltumna. Ogni anno i eleggevano uno o pretore incaricato
dell'organizzazione di celebrazioni a carattere prevalentemente religioso.
Italia Centrale
Il Lazio era popolato da genti latine che, nel corso dell'VIII secolo a.C. avevano attraversato un
intenso processo di urbanizzazione. Il territorio originario dei Latini includeva la fascia tirrenica a
sud-est del Tevere fino a Latium Vetus (Ternana). L'area settentrionale, pianeggiante, si estendeva fra il
Tevere e i Monti Tiburtini e Prenestini; quella centrale era dominata dal massiccio dei Monti Albani;
la pianura costiera era occupata dai Laurentes e dai Rutuli. L'area latina, conobbe un elevato numero
di abitati protostorici, subì poi I'immissione di elementi esterni, di origine osco-umbra, sabina, equa,
volsca. Tra le città principali possono essere annoverate Satrico, Ardea, Preneste, Gabii e Lavinio.
Dallo studio dei siti archeologici sembrerebbe evincersi un assenza, perlomeno fino all'VIII secolo, di
una stratificazione sociale articolata, manifestatasi, invece, a partire dalla metà del secolo.
La tradizione vuole che il re eponimo del popolo latino fosse Latino, il quale, discendente dai
re degli Aborigeni e figlio del dio Fauno, accolse Enea nel suo territorio e gli diede in sposa la figlia
Lavinia. Il figlio della coppia, Silvio, fu il capostipite dei re latini che regnarono sui Lazio e
Albalonga, collegando così Enea e la fondazione di Roma da parte di Romolo. Particolare importanza
assunsero le aree sacre, tra cui il santuario di Lavinio e di Nemi, attorno a cui si sviluppò la Lega
delle città latine.
La scrittura si manifestò con i primi testi in latino. L'influenza etrusca, divenuta dominante nel
corso del VI secolo, rafforzò e accelerò il processo di urbanizzazione e anche la civiltà greca esercitò
diretta influenza. A seguito della crisi del V secolo s'impose l'egemonia di Roma.
L'area centrale italica era occupata da uno sfondo etnico a tratti indistinto, su cui si stagliano
Sabini o Sabelli stanziati a cavallo dell'Appennino Abruzzese, Piceni concentrati tra la Valle dei
Tronto fino a quella dell'Esino, i Praetutii nella zona di Teramo, i Vestini nella media e bassa valle
dell'Aterno, i Marrucini attorno a Chieti, i Paeligni nei pressi di Corfinium. È possibile identificare gli
Equi con centri a Trevi, Carsoli, Alba fucens, e i Marsi, disposti attorno ai bacino del Fucino con
centro Marruvium. I Volsci partire circa dal V secolo, si estendono dall'alta Valle del Sacco alla
pianura pontina sovrapponendosi agli Ernici e, parzialmente, ai Latini. Gli Umbri sono stanziati oltre
il bacino del Tevere, al di là dell'Appennino, fino al litorale adriatico e alla Romagna, lino a Ravenna.
Tra i centri principali Gubbio (Guvium), da cui provengono testi epigrafici, Assisi, Todi (Tuder),
Spoleto, Otricoli.
La Sardegna risultava abitata dai Sardi, popolazione ricollegata dagli autori antichi all'Iberia e
all'Africa settentrionale. Già a partire dal II millennio a.C., i Sardi elaborarono una peculiare torma di
civiltà, nota come nuragica. Si trattava di società gentilizia, dominata da proprietari di mandrie di
bestiame, con base schiavile, che intratteneva commerci oltremare. Successivamente, attorno al VI
secolo a.C., Cartagine stabilì la sua supremazia sull'isola.
Italia Meridionale
La regione pugliese era abitata dagli Iapigi fino a circa l'800 a.C„ epoca a partire dalla quale la
parte settentrionale fu popolata dai Dauni, quella centrale dai Peucezi e quella meridionale dai
Messapi – anche se, secondo una tradizione, questi abitavano il Salento dall'epoca del re Minosse.
Nel settore messapico sono ricordati parimenti anche i Salentini e i Calabri. La lingua dell'area
pugliese, indoeuropea, è nota soprattutto attraverso una serie di epigrafi funerarie. Il ceppo iapigio, in
un primo momento opponendosi, per quanto possibile, ai Greci e ai Lucani, mantenne una certa
indipendenza culturale. Dati archeologici indicano una cultura aristocratica con divisioni di classi e
l'assenza di città strutturate, prevalendo invece l'organizzazione in villaggi. L'elemento greco, che
aveva un suo centro di primaria importanza in Taranto, finì per penetrare gradualmente nell'area
indigena.
Gli Enotri inizialmente occuparono il tratto della penisola compreso tra il golfo di Taranto e lo
stretto di Messina, spingendosi poi verso l'interno attraverso la fondazione di piccole città
interagendo culturalmente con i centri coloniali greci.
La presenza degli Ausoni nell'area meridionale dell'Italia, in Puglia, Calabria, ma soprattutto
Campania, appare vasta, ma dispersa e marginale. Sull'estrema punta della penisola si trovavano,
oltre agli Ausoni, i Siculi, i Morgeti, gli Itali.
Gli Osci, che la tradizione antica affiancava agli Ausoni, in un primo momento presentavano
una cultura includente elementi propri della cultura delle tombe a fossa meridionale e della civiltà
villanoviana; successivamente, tra il VII e il V secolo, i caratteri greci ed etruschi tesero a confluirvi. In
seguito alla sconfitta degli Etnischi presso Capua nel 474 a.C., l'influenza greca divenne
predominante. A tale situazione eterogenea si sovrappose, nella seconda metà del V secolo a.C., la
conquista operata dai Sanniti provenienti dalle aree interne montuose.
Prima della colonizzazione greca dell'isola, la Sicilia risultava abitata, nell'area occidentale,
dai Sicani, popolo pre-indoeuropeo, dagli Elimi, ritenuti immigrati dopo la guerra di Troia che
svilupparono una civiltà di tipo urbano, con centri in altura provvisti di mura e di santuari, come
Segesta. I Siculi, indoeuropei, possedevano origine iberica e occupavano l'area orientale della Sicilia.
La deduzione della colonia di Nasso nel 774 a.C., seguita subito dopo da quella di Siracusa, segnò
l'inizio della colonizzazione greca.
Roma dalle origini al Decemvirato
La nascita di Roma
La realtà archeologica
Le origini di Roma non sono note con precisione. La data di fondazione era molto incerta già
per gli stessi Romani, fino a che, non si trovò un accordo per datarla al 21 aprile del 753 a.C. Le
indagini archeologiche arricchiscono il nostro quadro storico.
Fino a circa la metà del IX secolo a.C. gli insediamenti centro-italici sul versante tirrenico si
sono spesso concentrati su pianori e alture, ma su aree abbastanza ristrette, mentre quelli della prima
età del ferro sono di circa 150 ettari e nascono dall'abbandono di decine di precedenti insediamenti.
Per la