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INCOMUNICABILITA’ CULTURALE
Metafora dell’ in un’epoca caratterizzata dalla
globalizzazione. Non ci riferiamo alle difficoltà linguistiche (qui non vengono poste in
questione). In questo caso il senso è più ampio. Dobbiamo intendere in senso lato
popoli/culture/etnie diverse che entrano in contatto tra di loro in questo mondo
globalizzato. In alcuni casi si parla di incontro, in altri casi di scontro. È un’incomunicabilità
culturale, non linguistica.
QUESTIONE dello STRANIERO . La globalizzazione favorisce gli spostamenti
(viaggio turistico in Marocco, i flussi migratori dal Messico agli USA come nel caso di
Amelia, l’uomo giapponese che era andato in Marocco e aveva regalato un fucile da
caccia da cui nasce poi tutta la storia). Frequenza maggiore di contatti tra popoli: maggiore
interazione tra civiltà appartenenti a culture diverse.
Maggior frequenza di spostamenti e contatto pone oggi l’umanità in una condizione
interdipendenza reciproca
inedita, che non ha precedenti nella storia: è data dalla
tra persone/popoli/nazioni che vivono lontane le une dalle altre. È qualcosa rappresentata
in maniera esemplare nel film. Alla fine, quando ci viene detto del fucile (elemento che
origina la storia) riusciamo a cogliere le relazioni tra le storie narrate in precedenza. Non di
una storia in particolare ma di tutte. Quell’unica azione avvenuta ha innescato una catena
di eventi, non circoscritti in un luogo solo, anzi ha avuto conseguenze negli USA, in
Messico, in Marocco e in Giappone. Quando aumenta considerevolmente la possibilità di
contatto (e anche di scontro) tra popoli diversi, aumenta a dismisura il portato della
responsabilità di ogni singolo individuo. Ciò che accade in luogo ha conseguenze dall’altra
parte del mondo. I destini/le vite/le storie individuali e collettive solo legate da una rete di
connessioni reciproche su scala planetaria.
Come cambia la responsabilità individuale in un’epoca di interdipendenza.
All’inizio abbiamo l’impressione che queste storie si svolgano in parallelo. Osserviamo
contemporaneamente ciò che succede nella vita del personaggio e ciò che succede nel
mondo. Ognuno di noi vive in un piccolo mondo accecato dai problemi della quotidianità e
non riesce a rendersi conto di quanto c’è intorno e del fatto che ogni azione ha una
conseguenza importante, spesso di vasta portata. Questa mancanza di consapevolezza
nei personaggi è frutto di incomunicabilità. Ad esempio il turista americano preso a pugni
da Richard, chiuso nei suoi bisogni/nelle sue paure/nei suoi timori. L’unica cosa che vuole
Storia ed Estetica del Cinema
2016/2017
fare è tornare indietro al più presto possibile, non importa se la donna sta per morire
dissanguata. Richard si stupisce della mancanza di comprensione da parte del resto del
gruppo. È grazie alla cassa di risonanza mediatica se il governo statunitense manda
l’elicottero in Marocco per salvare la donna.
Disparità di trattamento, ci riferiamo sia alla qualità delle condizioni di vita sia ai diritti delle
persone (libertà, eguaglianza,…).
Altri elementi. Ci sono delle costanti. In tutte queste storie la costante è data dal rapporto
tra generazioni diverse (genitori o figure di riferimento che hanno una funzione vicaria,
come Amelia fa con i due bambini). Incontro-scontro generazionale. Come si comporta un
padre giapponese e un padre marocchino: ci sono differenze nelle relazioni con i figli.
Non siamo immediatamente consapevoli del modo in cui i temi vengono rappresentati.
Diversi gradi di democrazia, possibilità di esercizio di diritti civili, di benessere materiale
dispiegati dalle istituzioni per andare incontro ai cittadini. Le forze dell’ordine che appaiono
nel film non sono messe a caso. Ci viene mostrato il loro rapporto con i cittadini. È una
costante. Serve allo spettatore per fare dei confronti tra la condizione di benessere e
democrazia che vige nei diversi stati/contesti. Questo confronto nasce da un’attitudine.
Processi del pensiero dello spettatore sollecitati dall’autore durante l’esperienza estetica.
Questi processi sono pensiero analogico, (?) e mitologico. Lo spettatore non solo coglie le
analogie ma anche le differenze (analisi comparativa). Nel caso del marocchino i figli gli
sfuggono al controllo e questo risulta fatale per uno dei due figli. La responsabilità del
tutore è difficile anche nel caso di Amelia: è lei che cura i due bambini e ne ha la
responsabilità da sempre. Lo stesso si può dire per il padre giapponese con tutte le
difficoltà del caso: la perdita della moglie e della madre della figlia, con difficoltà legate alla
condizione della ragazza che è sordomuta. I due americani si riappacificano in un
momento tutt’altro che romantico, legato a sofferenza fisica e a bisogni fisiologici;
momento in cui ritrovano una connessione profonda. Parlano del venir meno dei genitori
nella vita della famiglia. È diverso rispettare la responsabilità di genitori nei vari contesti
socioculturali. Oltre alle differenze si colgono le affinità. È tanto difficile per una persona
che riveste il ruolo di responsabilità per antonomasia essere un buon genitore in un’epoca
di globalizzazione.
Prospettiva trans-storica: responsabilità verso il prossimo (= la persona più vicina a me). È
esercitata in uno spazio circoscritto, nei confronti del figlio in primis.
Prospettiva storica (globalizzazione, responsabilità sociale)
Prospettiva trans-storica (responsabilità familiare).
movimento
Raccordo sul . Due scene svolte in due contesti lontani. Questo
collegamento viene data da un movimento (= la corsa). Non serve solo da un punto di
vista visivo a collegare due immagini di contesti diversi ma è un altro modo per creare
delle analogie. Si sollecita nella mente dello spettatore il pensiero analogico. Condizione
totalmente diversa di ragazzini che corrono. C’è chi corre tra le montagne del deserto e
conduce una vita aspra e dall’altra parte c’è chi corre in una casa elegante mentre sta
giocando a nascondersi immerso in una dimensione diversa. È anche circondato
dall’affetto e dalle attenzioni della tata, mentre nell’altra situazione l’affetto del padre verrà
fuori solo dopo la perdita di uno dei due figli.
Non è il modello classico in cui c’è un solo protagonista. Qui ci sono storie diverse che noi
vediamo svolgersi parallelamente. Lo spettatore medio è portato a credere che ci siano
due protagonisti perché ci sono due divi (divismo). Reazione indotta dal fatto che ci sono
due divi e di solito questi ultimi interpretano il ruolo di protagonisti. I due divi (Brad Pitt e
Cate Blanchett) corrispondono al modello WASP. Il film si apre con l’episodio avvenuto in
Marocco. Lo spettatore medio è portato a pensare che il protagonista debba essere
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introdotto allo spettatore nei primi minuti e questo gli serve per trovare subito un
personaggio con cui identificarsi (esperienza mediata). Vive quello che vive il personaggio.
Lo spettatore medio incarna determinati aspetti culturali che prediligono certi aspetti di
esperienza mediata piuttosto che altri.
Star system = individuati determinati attori con determinate caratteristiche che servono
per inquadrare il personaggio con cui il pubblico i dovrà identificare. Ci sono dietro
questioni economiche (show business). Il sistema del divismo funziona perché individua
determinati segmenti di pubblico da incarnare nei divi (ad es. il sex symbol, la vamp, etc.).
Se la star-protagonista non compare nei primi minuti lo spettatore prova un certo disagio.
Lo spettatore prova reazioni che ha implicitamente introiettato nella sua esperienza.
In questo film non può applicare le dinamiche base. Ci sono più protagonisti (Amelia, la
ragazza giapponese e i due ragazzini marocchini). Viene dedicata la stessa attenzione a
tutti questi. Lo spettatore dopo i primi 15 minuti si accorge che i due divi non sono i
protagonisti. L’autore ci sta dicendo che se è vera la presenza di culture dominanti, lui non
vuole replicare nel suo film necessariamente questo rapporto di forza. Lo farebbe se
attribuisse una centralità assoluta alla storia di Brad Pitt. C’è un continuo passaggio da
una storia all’altra. Tutte le storie meritano la stessa identificazione. È un allenamento
all’epoca della globalizzazione. Tutti i personaggi sono posti sullo stesso piano.
Non c’è una focalizzazione. Tutto quello che vediamo non è osservato attraverso gli occhi
di un unico personaggio, anzi la cosa interessante è che una stessa scena in particolare è
osservata prima con la focalizzazione su di lui e poi da un altro punto di vista. Non solo gli
eventi ruotano attorno a un unico personaggio ma anche il modo in cui si svolge la storia,
che non è centrata su un unico personaggio. Non abbiamo eventi che ruotano solo attorno
ai due turisti statunitensi. Quando siamo in Giappone stiamo dimenticando la vicenda dei
turisti americani, non riusciamo a trovare il nesso tra le due storie. Si sottrae lo spettatore
da una visione dal punto di vista privilegiato. Non vediamo le vicende della ragazza
giapponese perché legate a quello dei due turisti americani. Solo alla fine scopriamo cosa
li collega.
Possibilità di identificarci con TUTTI i personaggi. È un’identificazione multipla. Esperienze
mediate di contesti che diversamente nemmeno i media ci permetterebbero di conoscere
così da vicino. Noi siamo di volta in volta immersi nelle circostanze dei vari personaggi
diversi.
Meta-punto di vista. Un punto di vista sui punti di vista. Contemporaneamente alla
focalizzazione possiamo osservare la scena con un certo distacco. Da questo punto di
vista distaccato è possibile confrontare le storie e imparare qualcosa di nuovo.
Prospettiva duplice dell’esperienza estetica:
Quella dall’alto (meta-punto di vista; dall’alto)
Quella dal basso (dentro le storie; focalizzazione multipla)
Esperienza estetica disagevole che comporta un arricchimento. Possibilità di comprendere
i singoli e l’insieme. I personaggi vivono comunque immersi nelle loro storie.
Organizzazione estremamente complessa del film.
struttura drammaturgica
Cos’è una ? Comprende tre elementi
La storia
L’ambientazione
I personaggi
È l’elemento portante/l’impianto di cui non abbiamo esperienza diretta ma che possiamo
desumere dalle connessioni che percepiamo durante la proiezione.
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2016/2017
Da bambini si ha