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ANALISI:
Film vincitore di: Oscar come miglior film straniero / Premio speciale della giuria a Cannes, si tratta
di un film comico ma con valenza autoriale importante.
È il primo film di Tatì a colori, con la tecnica della dicotomia, c’è una contrapposizione dei colori
nel moderno (freddi, mancanza di passionalità) e tradizionale (caldi, naturali, tonalità pastello).
TRADIZIONE vs. MODERNITÀ
Film che mette a confronto il mondo della tradizione di Monsieur Hulot, lo zio che va a prendere il
nipote e lo porta a casa. Il nipote si interessa più al mondo dello zio che a quello dei suoi genitori,
una casa iper-tecnologica che rappresenta il nuovo mondo. Tatì gioca su come la tecnologia
cambia il modo di vivere e come questi due aspetti siano incompatibili tra loro, rappresentando
questa incompatibilità con la scena iniziale dei cani che si rincorrono nel quartiere della famiglia,
rappresentano ciclicamente alla fine per rappresentare la fusione dei due contrasti. La
contrapposizione dei mondi non è un rifiuto della nuova tecnologia, ma cerca di rappresentare
l’impossibilità di controllare lo sviluppo tecnologico: non una nuova tecnologia che può migliorare la
vita, ma quando questa prende il sopravvento all’uomo.
Il sonoro che di solito è usato per restituire normalità cinematografia Tatì lo usa sia in modo
realistico che ciclico. Sin dai titoli di testa si capisce che è un film sonoro perché si sente il rumore
del martello pneumatico. Anche la costruzione dell’immagine è particolare: la macchina da presa è
fissa, poco movimento, cosa abbastanza rara e strana nella comicità (es. l’inquadratura del
cancello è sempre ripresa dallo stesso punto di vista). 3 di 11
Tatì si ispira a Keaton seguendo diversi elementi:
- la pipa
- l’impermeabile
- la fisicità
- la maschera
- i movimenti: Hulot si muove in spazi in cui sembra sempre fuori luogo come nella casa Arpot.
Troviamo la costruzione di un mondo della modernità nel quale il cinema è espressione massima
in quel periodo. Il suo cinema viene apprezzato universalmente, nonostante ci fosse diffidenza in
America ad accettare film che non arrivassero dal proprio paese. 4 di 11
FREAKS (1932)
AUTORE: TOD BROWNING
Autore legato a un cinema bizzarro. Regista del primo Dracula è ritenuto rappresentante del
cinema fantastico dell’orrore: weird (strano, eccentrico). Questo film gli rovina la carriera: la MGM
ci punta per seguire il successo di Dracula, Frankenstein ecc… è un film sui mostri ma non ha a
che fare con i precedenti gotici. Non avrà più la libertà di altri film, maledetto, viene proibito o
ritirato dalla circolazione. Dopo il flop colossale negli anni ’60 viene presentato a Cannes e
ricomincia la sua fortuna, viene preso come mascotte nei piccoli gruppi di controtendenza. Poche
copie erano rimaste dopo averle ritirate, oggi non esiste ancora una versione definitiva. quella
attuale è tagliata a 60 minuti. La fascinazione di Browning verso i mutilati secondo alcuni studi
deriva da una sua mutilazione genitale a causa di un incidente.
GENERE:
Il film si colloca nell’etichetta fantastica, pur avendo ben poco, è più vicino al documentario.
ANALISI:
Freak: termine usato ancora, nel film identifica i fenomeni da baraccone, per definire chi non è
integrato dentro il sistema. È il film più diffuso nelle pellicole di mezzanotte, (viste tra studenti
ecc…). Gioca cinicamente con lo spettatore: mette in scena davvero mostri, non ci sono trucchi,
sono veri fenomeni da baraccone messi in scena senza vergogna, rappresentazione quotidiana
ma collocata nel circo, luogo non normale per sua natura. Troviamo i personaggi nel circo, ma non
sono mai soggetti a sfruttamento circense, il circo li accoglie in quanto luogo di ribaltamento della
realtà. Browning stesso scappa dalla famiglia agiata per andare in un circo, lui stesso è stato un
freak e conosce bene il contesto.
Presenta un ribaltamento dei luoghi comuni: inizialmente ci immedesimiamo nelle persone normali
e disprezziamo i freaks, ma andando avanti nel film si umanizza la mostruosità e viceversa (gli
umani sono i veri mostri, all’interno e non nell’aspetto esteriore).
Il film può essere letto come un manifesto per la male comunicazione sessuale, nessuna coppia,
pur essendo complementare riesca a comunicare da quel punto di vista, come se per un motivo o
per l’altro si sia un’impossibilità sessuale (mutilazioni, evirazioni…) Tutt’oggi Freaks è un film
fortemente contestato perché per alcuni trasmette immagini negative sui fenomeni da baraccone, è
soggetto a molte censure. 5 di 11
LA MOSCA (1986)
AUTORE: DAVID CRONEMBERG
Inizia come regista nei primissimi anni ’70. In questo film mette in scena un eccesso di visione che
disturba fortemente lo spettatore. È uno dei pochi esponenti nonché pioniere del genere
cinematografico spesso indicato come body horror, che esplora il terrore dell'uomo di fronte alla
mutazione del corpo, all'infezione e contaminazione della carne, intrecciando l'elemento
psicologico della storia con quello fisico. È un regista fortemente attaccato dalla censura perché
scomodo, disturbante e che mette sempre a prova lo spettatore.
GENERE:
È un film di genere horror ma profondamente diverso da quelli realizzati oggi: è quasi al confine
con la pornografia, pesantezza fisica e assume un punto di vista concettuale. Viene usato anche
come contestazione politica, mettendo in crisi i valori della società (stato, famiglia…), come nel film
Notte dei morti viventi, dove la figlia mangia il padre. Non era un genere per i vecchi
conservatori, ma si infieriva più sui giovani come nelle contestazioni generate dalla guerra in
Vietnam. Oggi con la grande predominanza del digitale gli horror realizzati sono asettici e meno
corposi.
ANALISI:
La mosca mette in scena una storia d’amore che si confronta con il cambiamento. Si presenta
come horror, ma anche melodramma. È un remake di un film anni ’50 di un uomo con la faccia e
zampa di mosca. Si presta come metafora della società, in questo caso è metafora della malattia e
dell’invecchiamento.
TEMATICHE DI CRONENBERG: fascinazione della tecnologia che ci cambia /
identità sessuale ambigua
È una storia d’amore, infatti nella prima parte del film entriamo in relazione con la coppia. Sembra
non succedere niente anche perché Cronemberg tiene sempre a distanza i personaggi come se
fosse uno scienziato che vuole studiarli. Andando avanti nostra la graduale perdita della simmetria
di coppia sino ad arrivare all’eutanasia finale. Ha un carattere anche di verosomiglianza, finge di
mostrare solo scene disturbati ma mostra anche pensieri e riflessioni. 6 di 11
IL MAGO DI OZ (1939)
AUTORE: VICTOR FLEMING + altri 3 registi. Non è un film d’altre, troviamo quattro registi che
lavorano su dieci sceneggiature diverse. Si tratta di una struttura collettiva di cui solo alcuni sono
stati riconosciuti.
GENERE: MUSICAL/FANTASTICO
INTRODUZIONE:
Si colloca nel cinema classico hollywoodiano, indica la produzione americana cinematografica
(anni ’10 - anni ’50): classificato come il periodo d’oro, caratterizzato da numerose innovazioni
tecnologiche che si riversano nella produzione cinematografica, si parla di fabbrica dei sogni. Il
cinema hollywoodiano nasce muto, ma nel 1927 viene introdotto il sonoro, il film appartiene a un
genere che nasce col sonoro: il musical (diverso da generi come le slapstick comedy che col
sonoro muoiono).
Transizione tecnologica: passaggio al colore, non c’è una data certa perché il cinema nasce a
colori, lo è sempre stato fin dalle origini, ma si trattava di un colore applicato attraverso diverse
tecniche: la colorazione manuale, il viraggio (trattamento chimico dove la pellicola viene immersa
facendo diventare il fotogramma monocromatico), o pochoir (tecnica dello stencil). Negli anni ’30
si passa a un colore fotografico: viene impresso nella pellicola insieme al suono e gli altri elementi.
Questa tecnica è definita technicolor: riproduzione di tutti i colori su pellicola senza difetti tecnici.
Il difetto del technicolor è che è costosissimo, usa una bobina per ogni colore primario.
Il Mago di Oz nasce come tentativo di battere la concorrenza: il primo film lungometraggio
d’animazione è stato Biancaneve e i sette anni, un film multigenerazionale e musicale, in
technicolor. La MGM per bissare il successo di quest’ultimo decide di produrre anche lei una fiaba
musicale in technicolor ma dal vivo con degli attori veri e propri, e non di animazione per
eguagliare la concorrenza. La scelta ricade appunto sul Mago di Oz e ne acquistano i diritti del
romanzo.
ANALISI:
Perché il Mago di Oz è considerato un film classico?
Il Mago di Oz viene considerato come film classico per la costante presenza di azioni che causano
conseguenze in un rapporto di causa/effetto.
- I desideri che animano Dorothy: proteggere il cane, fuggire e la successiva voglia di tornare a
casa, un obiettivo principale dal quale ne conseguono altri intermedi per raggiungere quello
finale.
- Spazio e tempo: dell’azione sono definiti in maniera chiara.
- Sistema di conflitti: preciso, è chiaro sin da subito chi sono i buoni e chi sono i cattivi, quasi
prevedibile, questo perché lo spettatore dell’epoca si sentiva appagato nel vedere le proprie
attese soddisfatte.
- Struttura narrativa: chiara quanto quella ideologica, ciò che bello è anche buono nel mondo di
Oz. Il cinema hollywoodiano classico cerca la bella forma, racconta storie buone ed edificanti, in
questo caso in una favola destinata a più generazioni di spettatori.
- Significato: film carico di significati universali, in questo caso è quello del viaggio-odissea: il
tentativo di tornare a casa, il viaggio di formazione attraverso il quale Dorothy passa da bambina
ad adulta. È inoltre presente il tentativo di offrire una forma di evasione: non c’è nessun posto
come casa.
- Obiettivo: invita gli spettatori ad apprezzare le piccole cose, come il quotidiano e gli affetti;
mentre la signora Gulch non essendo colpita dalla crisi appare come la cattiva (interpretando la
strega dell’ovest). 7 di 11
- Significati simbolici: vi è una forte corrispondenza tra significati simbolici del film e ciò che
vediamo nelle immagini: una netta contrapposizione è tra buoni/cattivi, tra ordine/caos,
chiaramente espresso dagli elementi scenografici/formali. I posti buoni e ospitali dei personaggi
positivi sono caratterizzati da linee e forme geometriche; al