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La storia come insegnamento

Hagel dice che la storia non ha insegnato niente a nessuno. "What experience and history teach is this---that people and governments never have learned anything from history or acted on principles deduced from it." Hegel (1837)

Santayana: famosa la sua frase "chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo"; sottolinea l'importanza della storia (lui parla della storia in generale ma si intende anche storia d'impresa). "Progress, far from consisting in change, depends on retentiveness. Those who cannot remember the past are condemned to repeat it." Santayana (1905)

Harvard Business School: si sottolinea la capacità di training che ha la storia di impresa, e quindi anche la storia economica, per insegnare a chi di mestiere fa il business man, il manager, agli studenti ecc. ad imparare dal passato, tirando fuori conoscenze da piccoli indizi. Business history provides a unique resource to enable educators, practitioners, and policymakers to learn.

From the past through rich and nuanced evidence on the key issues faced by the world today. (http://www.hbs.edu/businesshistory/Pages/default.aspx)

HBS (nowadays)

Dearlove è un professore di management e anche di business history. Secondo lui serve la storia e la business history, dice che la storia è una capacità utile per il business perché l'abilità di pensare storicamente è parte integrante non solo di una generale formazione, ma è anche essenziale per una buona business education. Sottolinea l'idea dell'esperimento: non importa se sto studiando Roma o Enron ma bisogna abituarsi a trovare poche informazioni piccole e sparpagliate, opinioni diverse e da qui bisogna tirare fuori la storia. Sapersi orientare in queste informazioni è un tipo di mestiere che devono fare anche gli imprenditori.

"My sense is that history is a pretty indispensable business skill... You have to see an ability to think historically as"

An integral part of, not only a good general education, but also of a good business education. … I don’t think it really matters whether you’re looking at ancient Rome or Enron, your challenges are much the same. You have to deal with extremely patchy, sometimes unreliable, written evidence and conflicting versions of events. So, you have to try to extract from, say, the available numbers, some sense of how business or government operated.

Storia d’impresa, come…?

I fini della storia dell’impresa: qual è il processo mentale, culturale dentro al quale sta un lavoro di storia di impresa. L’obiettivo generale è far sì che il passato diventi memoria. È chiaro che non sempre il passato è memoria, a volte non c’è nessuna memoria del passato. Il passato è il tempo passato, il passato di un individuo, di una impresa, di una città, di una collettività cc. oggettivamente → esiste.

Di questo passato noi sappiamo solo quello di cui abbiamo memoria. Il passato esiste, sono gli eventi di tempi precedenti al presente, ma questo passato non è necessariamente memoria perché noi al presente abbiamo una concezione del passato strettamente legata alla memoria. C'è una selezione, una indagine che ciascuno di noi fa sul proprio passato, che fa sì che il passato diventi memoria. Quando diventa memoria ne acquisiamo consapevolezza e in questo momento diventa storia. Se il passato non diventa memoria l'umanità sbaglia. La storia e il suo metodo di lavoro consentono di trasformare il passato in memoria. Marrou: "La storia è il passato realmente vissuto da uomini di carne e di sangue... Solo così possiamo conoscerlo." Per come siamo abituati a sentire la storia sembra che raccontino leggende, non arriva che si parla di temi che potrebbero riguardarci, ma vissuti un attimo prima di noi. Nel passato c'erano persone, imprese.fornisce una prospettiva e un punto di vista specifici. Questo significa che lo storico non può essere completamente neutrale o oggettivo nella sua ricerca storica. Le sue idee, le sue convinzioni e le sue esperienze personali influenzeranno inevitabilmente il modo in cui interpreta e narra la storia. o Le fonti sono gli elementi fondamentali per fare la storia. Le fonti possono essere di diversi tipi: documenti scritti, testimonianze orali, reperti archeologici, opere d'arte, fotografie, ecc. Ogni fonte ha i suoi limiti e le sue potenzialità. È compito dello storico valutare criticamente le fonti, analizzarle e interpretarle per ricostruire il passato. Per fare la storia in modo scientifico, lo storico deve seguire un metodo di ricerca rigoroso. Questo metodo prevede diverse fasi: la raccolta delle fonti, l'analisi critica delle fonti, la verifica delle informazioni, la costruzione di una narrazione storica basata su prove solide e la pubblicazione dei risultati. È importante sottolineare che la storia non è una disciplina statica, ma in continua evoluzione. Nuove scoperte, nuove interpretazioni e nuove prospettive possono portare a una revisione delle conoscenze storiche. La storia è un processo di ricerca e di costruzione del passato che coinvolge sia gli storici professionisti che il pubblico interessato. In conclusione, fare la storia richiede impegno, rigore e apertura mentale. È un'attività complessa che ci permette di comprendere il nostro presente attraverso la conoscenza del passato.ha garantito o meno un certo percorso culturale ecc. Abbiamo degli elementi di rischio o soggettività già se guardiamo al protagonista della storia. Lo storico dev'essere oggettivo: lo storico può provare ad essere soggettivo o meglio si può fare una storia di parte. In alcuni casi si è riscritta la storia di un paese a fini propagandistici: in quel caso lo storico non è oggettivo. C'è una non oggettività talmente clamorosa che non crea problemi in questo caso dal punto di vista della ricerca scientifica (ad esempio nei regimi fascisti). In caso contrario lo studioso è oggettivo. Però, per quanto uno studioso sia in buona fede, resta il fatto che si tratta di un essere umano che in quanto tale è immerso in un certo contesto culturale. Ad esempio, studiare gli impesi negli USA non è come studiare le imprese in Europa. Per avere un atteggiamento critico dobbiamo tenere presente che lo storico è

A sua volta condizionato dalla storia. È un dato di fatto l'importante è averne la consapevolezza. → Le fonti. La parola fonte può essere tradotta con la parola traccia, indizio qualsiasi traccia, impronta, orma, indizio di cose avvenute nel passato. Residui del passato. Le fonti non parlano da sole e possono esistere fonti che però si limitano ad avere il ruolo di residui del passato e se nessuno le indaga non dicono niente. Sono oggettivamente un rimasuglio del passato ma bisogna poi andarle a individuare, raccogliere, sistematizzare, analizzare criticamente e interpretare. La storia è lo studio condotto scientificamente sulla base di una documentazione raccolta e valutata → criticamente. Che cosa vuol dire critica? Consapevole. Vuol dire sapere da dove arrivano quelle fonti. Scoprire chi ha prodotto quella traccia, scoprire se è autentica, capire in quale contesto è stata prodotta, perché. Quando per ognuna di queste

Ho una descrizione, le raccolgo e metto insieme gli indizi. Questa concezione della storia e delle fonti è relativamente recente, parte dal 1600. Solo nel 1600 si inizia a riflettere sulla disciplina storica, sulla storia come scienza perché si fa una riflessione scientifica anche sulle fonti. Si arriva ad una classificazione condivisa delle fonti (alla base di un lavoro scientifico c'è una classificazione). Procedere ad una organizzazione del sapere è sempre un passo importante per l'acquisizione di un metodo scientifico. La classificazione è una costruzione mentale inventata dagli individui per meglio comprendere. Nelle scienze sociali le classificazioni sono permeabili (ogni gruppo può strabordare nell'altro) però ci servono per organizzare il pensiero:

  1. Scritte: quelle usate dagli storici dell'economia e dell'impresa. La distinzione tra primarie e secondarie ci consente di avere piena consapevolezza

dell'indizio che stiamo utilizzando e dianalizzarlo criticamente.

i. Documentarie primarie: Documenti storici: "carte" prodotte, a vario titolo, dai soggetti sotto osservazione. È primaria se è prodotta dal soggetto che sto studiando. Non mi dà la garanzia di oggettività perché ciascun quando si racconta dà un'interpretazione di sé stesso. Ci forniscono una immagine della realtà che può essere falsata.

ii. Narrative derivate: Produzione letteraria, coeva o contemporanea, celebrativa, critica, divulgativa.... Prodotta da qualcuno che non è il mio oggetto di studio ad esempio la bibliografia. In generale tutta la letteratura e la bibliografia di adesso è una fonte derivata. La distinzione tra primaria e derivata non è oggettiva (non è nel documento in sé) ma dipende dal rapporto che c'è tra il documento e colui che lo studia. Ad esempio, i promessi sposi: se sto

studiando il ‘600 il romando è una fonte secondaria, se sto studiando Alessandro Manzoni e come lui descrive la peste, allora sono fonti primarie. Anche in questo caso non è detto che tutto ciò che viene pubblicato sia vero ma è scientificamente accettabile.

6b) Figurate: tutte quelle fonti che non sono scritte e neanche orali e raccolgono tutto ciò che ha a che fare con le immagini, fotografie, video. Comprende anche i reperti archeologici (anche industriali), la pittura.

c) Orali: fonti a voce. Leggende, tradizioni, testimonianza che viene trasmessa oralmente di generazione in generazione, anche con la musica. Le fonti orali sono diventate più scientifiche da quando sono state registrate. Sono state usate per indagare il passato di chi era rimasto escluso dalle fonti ufficiali (gruppi emarginati, non potenti... es: partigiani). Da qui siamo passati ad un filone di studio sulla classe operaia.

Le fonti primarie:

a. Carte pubbliche: prodotte

dalle istituzioni pubbliche (Stato, Chiesa ecc.), dallo stato volontariamente, consapevolmente a fini conoscitivi (indagini, statistiche, censimenti...) e involontariamente, prodotte dallo stato per il suo funzionamento (finalità fiscali, anagrafiche, amministrative). Le carte involontarie non devono sottostare ai limiti delle carte volontarie (sono più affidabili). b. Carte semi-pubbliche: documenti prodotti da enti di diritto pubblico (Camere di commercio, enti ospedalieri...). c. Carte private: documenti prodotti, a vario titolo da enti privati (aziende, famiglie, individui). - Personali: lettere, testamenti, diari - Aziendali: documentazione contabile, carteggi diversi (ordini di servizio, lettere della presidenza o della direzione, e altro.), libri obbligatori (per la società di capitale) verbali, libri... La divisione è un po' fitta ma non nel caso delle imprese familiari dove le storie personali si riflettono sull'azienda. Comela seguente domanda: "Quali sono gli effetti dell'esposizione prolungata ai raggi UV sulla pelle umana?" 2) Raccogliere dati: condurre uno studio sperimentale in cui si espongono campioni di pelle umana a diverse intensità di raggi UV per un determinato periodo di tempo. Misurare e registrare gli effetti sulla pelle, come arrossamento, bruciature o danni cellulari. 3) Analizzare i dati: valutare i risultati ottenuti dallo studio e confrontarli con i dati di controllo. Calcolare statisticamente l'incidenza degli effetti sulla pelle in relazione all'intensità e alla durata dell'esposizione ai raggi UV. 4) Interpretare i risultati: trarre conclusioni basate sui dati raccolti e analizzati. Discutere se esiste una relazione tra l'esposizione ai raggi UV e gli effetti sulla pelle umana. Considerare anche altri fattori che potrebbero influenzare i risultati, come il tipo di pelle e l'utilizzo di protezione solare. 5) Presentare i risultati: riportare i dati raccolti, le analisi effettuate e le conclusioni ottenute in un formato chiaro e comprensibile. Utilizzare grafici, tabelle e testo per illustrare i risultati in modo accurato e conciso. 6) Condividere i risultati: pubblicare lo studio in una rivista scientifica o presentarlo in conferenze o seminari. Consentire ad altri ricercatori di valutare e replicare lo studio per confermare i risultati ottenuti. 7) Trarre ulteriori conclusioni: se necessario, condurre ulteriori studi per approfondire la comprensione degli effetti dell'esposizione ai raggi UV sulla pelle umana. Considerare anche l'efficacia di misure preventive, come l'utilizzo di creme solari o l'evitare l'esposizione ai raggi UV durante le ore di picco.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
25 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elenadaddato di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e dell'impresa e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Licini Stefania.