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La ricerca scientifica sull'Antropocene è importante e urgente!

È ufficiale, dal 2016 la ricerca scientifica ha preso atto del fatto che la ricerca sull'Antropocene è non solo importante ma anche urgente!

24/03/2021 Lezione 12: Esemplificazione della PRIMA PROVA d'ESAME

Si farà su moodle-SEB e sarà un test a CROCETTE. Vale 3 CFU e sono 30 domande in 30 minuti.

Ci sarà almeno una domanda per ogni capitolo del libro "IL MONDO GLOBALE"!

Alcune domande sono intuitive e semplici, altre più complesse e articolate.

NB LE DOMANDE SARANNO IN ORDINE CRONOLOGICO DEL LIBRO!

Per capire bene il capitolo 4 e 5, anche se non saranno domande dirette, si consiglia di leggere anche i primissimi capitoli!

Micol M.V. Bianchi 40

Micol M.V. Bianchi 41

Micol M.V. Bianchi 42

Il capitolo 9, paragrafo sul Gold Standard, è quello più difficile! Attenzione!

(NB la risposta giusta di questo esempio è sempre la prima, tranne per la 2!)

Micol M.V. Bianchi 43 29/03/2021

Lezione 13: Il pannello di controllo

dell'Antropocene - Alcune implicazioni di questi dati quantitativi

Micol M.V. Bianchi 44

L'antropocene lascia tracce della sua esistenza sul pianeta (ad esempio nelle rocce), possiamo infatti notare diversi cambiamenti e implicazioni sui dati durante l'evoluzione di questa epoca geologica.

I dati che andiamo a considerare, quelli del CRUSCOTTO-PANNELLO DI CONTROLLO SULL'ANTROPOCENE, arrivano dal IGBP, e in particolare dal volume "A PLANET UNDER PRESSURE" del 2005. Tutti gli altri grafici, invece, arrivano dal volume "IL PIANETA UMANO - Come abbiamo creato l'antropocene" del 2018, di Simon Lewis - scienziato del clima - e Mark Masiln - scienziato della Terra - che lavorano per lo University College di Londra.

Micol M.V. Bianchi 45

Profondità e dimensioni dell'influenza della azione umana sulla terra - da "IL PIANETA UMANO"

L'influenza dell'azione umana sulla terra è stata

La crisi ambientale che stiamo affrontando è più profonda di quanto sia stato riconosciuto fino a tempi recenti e di quanto molti riconoscano ancora oggi:

  • Sappiamo che dagli albori della rivoluzione industriale il livello di CO2 è aumentato del 44%.
  • È triplicato l'uso di cemento e plastica.
  • Globalmente, le attività umane spostano più suolo, sedimenti e rocce di quanto non facciano tutti insieme gli altri processi naturali.
  • Agricoltura e industria insieme sottraggono azoto dall'atmosfera tanto quanto fanno tutti i processi naturali.
  • Stiamo modificando la vita sulla terra in molti altri modi:
  • Ogni anno la pesca preleva 80 milioni di tonnellate di pesce dagli oceani; ne vengono allevate altre 80 milioni di tonnellate.
  • Sul pianeta, a causa dell'attività dell'uomo, sono comparse 250mila km di coste povere di ossigeno.
  • Ogni anno il terreno utilizzato dall'uomo produce quasi 5 miliardi di piante coltivate (per esempio, canna da zucchero, mais, riso, grano).

patate) e quasi 5 miliardi di capi di bestiame allevato;

- solo il 3% dei grandi mammiferi sulla terra vive allo stato selvatico;

- il 67% dei grandi mammiferi del pianeta serve all'alimentazione umana (l'altro 30% è costituito dalla specie umana);

- dall'industria della carne, ossia dagli allevamenti, sempre più concepiti secondo il modello intensivo, proviene anche il 20% dei gas serra.

ABBIAMO ALTRI DATI – derivati da diversi rapporti - SULL'INQUINAMENTO CAUSATO DALL'ALLEVAMENTO INTENSIVO!

Un primo dato preoccupante riguarda le emissioni di metano e anidride carbonica da parte di questi allevamenti.

La CO2 deriva dalla combustione, che fa parte di tutto il processo di allevamento della carne (produzione di foraggio e cereali, deforestazione necessaria per la costruzione degli allevamenti e la costruzione di campi a pascolo, produzione e uso di fertilizzanti e pesticidi, trasporto e mantenimento degli allevamenti).

Gli allevamenti di carne

producono il 65% di PROTOSSIDO DI AZOTO rilasciato in atmosfera, e il 44% di tutto il metano presente in atmosfera (e già conosciamo i pericoli derivanti da questo potente gas serra!)

Un rapporto della FAO [l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura] all'apertura degli anni '10:

Secondo il rapporto World Livestock 2011, pubblicato dalla FAO, non solo il consumo di carne è aumentato da circa 70 milioni di tonnellate l'anno (1961) a 461 milioni di tonnellate l'anno (anni '10 del 2000), ma anche che con il costante aumento della popolazione, entro il 2050, salirà del 73%.

Ricordiamo che per un solo kg di carne di manzo vengono impiegati circa 15.000 litri d'acqua, e che anche nei paesi del BRIC sta aumentando il consumo di carne con l'avanzare della dieta di tipo occidentale. 1/3 delle risorse idriche mondiali è riservato all'allevamento, e il 70% dei cereali è

devoltoanch'esso all'allevamento (questo vuol dire che i creali aumentano di prezzo col tempo!).

Dal rapporto emerge una panoramica alimentare a livello mondiale che evidenzia una netta sproporzione tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo: il consumo medio di proteine animali in Africa è meno di un quarto rispetto a quello delle Americhe, Europa e Oceania, ed è pari al 17% del livello raccomandato di consumo di proteine.

Diversa la situazione nell'Occidente industrializzato, dove negli ultimi anni il consumo di proteine animali si è attestato tra il 78% e il 98% del fabbisogno proteico totale.

Se da un lato nei paesi in via di sviluppo si rendono necessari interventi di sistema per aumentare la produzione locale, rendendo meno fragili le popolazioni e consentendo il raggiungimento di una adeguata nutrizione, per contro nei paesi occidentali servirebbe un minore consumo di carne, da ottenere con un minore ricorso alle

Importazioni e con un miglioramento della bilancia commerciale. Infatti, sempre secondo i dati contenuti nel rapporto FAO, nei paesi sviluppati si produce solo il 20,3% delle calorie consumate a livello mondiale, ma se ne consuma il 47,8% del totale.

Il consumo di carne da allevamenti intensivi è in aumento nel mondo, ma il suo andamento è diversificato tra continenti e paesi.

Prima implicazione dei dati sull'Antropocene e su "La grande accelerazione": le condizioni climatiche stabili (durate circa 10.000 con l'olocene) sono finite. Si è aperto un periodo di maggiore variabilità e un periodo di eventi meteorologici estremi.

Questi eventi estremi hanno aumentato incommensurabilmente la loro frequenza. Per esempio, in un solo anno (2015), in Texas, nella città di Huston, si sono verificate due inondazioni e il "tempo di ritorno" - stimato nell'olocene - di questi eventi era di solito di 500 anni!

Micol M.V. Bianchi

Seconda implicazione dei dati sull'Antropocene e su "La grande accelerazione": La storia dell'umanità e la storia del pianeta non vanno più tenute separate, ma ne vanno studiate le interazioni continue. Le interazioni Terra-umanità sono infatti costellate di meccanismi di azione e retroazione (feedback loops)!

Terza implicazione dei dati sull'Antropocene e su "La grande accelerazione": Non si tratta solo di evento geologico ma anche di un problema politico. Anche il crescere delle disuguaglianze ha un correlato sul disordine ecologico.

L'umanità lascia la sua impronta sull'evoluzione del pianeta, ma NON TUTTA L'UMANITÀ! Si tratta infatti di gruppi specifici di esseri umani in periodi e paesi specifici. Un bambino nato in un paese ricco lascerà un'impronta ecologica enormemente maggiore a un bambino nato in un paese precario!

NON È L'UMANITÀ INTERA A ESSERE ATTORE

GEOLOGICO! Questo è il motivo per cui viene contestata l'idea di antropocene quando viene proposta come "scientificamente neutra": l'antropocene è un evento geologico evidente ma - contemporaneamente - è un evento POLITICO, poiché riguarda le azioni politiche di gruppi e luoghi precisi del pianeta sia nelle cause che nei suoi effetti.

Negli ultimi decenni, inoltre, si è assistito a un meccanismo per cui la povertà nel mondo si è ridotta - in particolare con l'avanzamento economico di due paesi davvero popolosi come l'India e la Cina - ma sono CRESCIUTE LE DISEGUAGLIANZE in particolare interiormente a certi paesi.

Solo l'1% della popolazione mondiale corrisponde alle persone più ricche del pianeta. Questo 1% detiene tra il 44 e il 48% della ricchezza del mondo. I processi di crescita delle diseguaglianze a loro volta si trovano, quindi, all'interno del processo della

GRANDE DIVERGENZA, ovvero la divaricazione portata dai paesi che si sono industrializzati a partire da fine '700 di contro al resto del mondo più povero. Questa divaricazione è legata NON SOLO ai disordini sociali ma anche ai disordini ecologici mondiali! Sono infatti i paesi industrializzati ad aver fissato gli standard di produzione e consumo, e i paesi in via di sviluppo li hanno poi imitati successivamente! Micol M.V. Bianchi 48

Questa deve anche essere la base da tenere a mente per attuare politiche efficaci in futuro (per esempio, per prendere sul serio la questione delle migrazioni legate al clima). Non esiste quindi una unica identità globale di "umanità", poiché è disgregata in specifici gruppi. Questa considerazione - ci dicono Lewis e Masiln - non ci dovrebbe comunque esimere dal chiederci se, comunque, prendendo in considerazione la specie umana nel suo complesso, gli esseri umani si siano comportati sul pianeta in

modo diverso dalle altre specie, negli ultimi 2 secoli.

Sappiamo, infatti, che le altre specie consumano risorse critiche fino ai loro limiti naturali. Cioè, crescono in modo esponenziale e poi crollano quando le risorse di cui hanno bisogno si esauriscono. È lo stesso per gli esseri umani? La specie umana si è comportata biologicamente come le altre specie? OVVIAMENTE NO!

Perché? Perché la specie umana è arrivata a toccare 1 miliardo MOLTO LENTAMENTE, in centinaia di migliaia di anni da quando comparve sulla Terra (ci arrivò solo nel 1800). Ebbe quindi una crescita iniziale molto lenta, perché fu periodicamente ridotta da catastrofi, malattie, guerre. Dall’800 in poi la crescita umana è esplosa, raddoppiandosi in un solo secolo e – da lì – si è accresciuta PIU’ CHE ESPONENZIALMENTE, diversamente da tutte le altre specie. La spanna di tempo di accrescimento demografico è diventata, nel ‘900,

progressivamente sempre più breve, riducendosi ulteriormente col 1945. Il picco di tasso di crescita
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
117 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher micol.bianchi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Garruccio Roberta.