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Estratto del documento

Aleksandr Kerenskij unico ministro socialista e Miljukov e altri liberali

come figure dominanti. A spartirsi il potere col governo erano i soviet e

in particolare il Soviet di Pietrogrado, tuttavia ben presto il doppio potere

diventò con la paralisi di entrambi i centri un vuoto di potere vulnerabile

di fronte alle due grandi questioni in ballo: la guerra e la terra, poiché

fare la pace significava rompere con gli alleati, ma allo stesso tempo la

riforma agraria poteva passare soltanto dalla pace.

Intanto mentre il soviet era bloccato dalla necessità di difendere il paese

e i moderati dal loro eccessivo legalitarismo e ritardo, nelle periferie

dell'impero la rivolta assumeva i colori dell'insurrezione nazionalista e in

24

Ucraina si formava la Rada guidato da Mychajlo Hruševs'kyj e con

maggioranza di socialdemocratici, non capaci di affrontare la difficile

questione nazionale aggravata da forti presenze di russi ed ebrei nelle

città ucraine così come quella delle terre alla cui ridistribuzione la giunta

marxista si opponeva nonostante fosse sostenuta dalla popolazione

contadina. Anche in Transcaucasia il doppio potere si verificò il fenomeno

del “doppio potere” con la creazione degli influenti Soviet di Tbilisi e

Baku, in contrasto tuttavia con le popolazione islamiche delle campagne.

Di fronte alla rottura della relativa calma succeduta alla caduta

silenziosa dello zar, dovuta allo scontro coi soviet sull'idea della

questione della conduzione della guerra, si formò un nuovo governo

provvisorio con maggiore presenza socialista, dove si conciliavano da un

lato economia di guerra e dall'altro la pretesa di controllo pubblico su

miniere, industria pesante e ferrovie.

5.2 L'ascesa bolscevica, il fallito colpo di stato e la rivoluzione d'ottobre

Come già detto dopo lo scoppio della rivoluzione Lenin era riuscito a

rientrare in patria e lo stesso valse per Trockij. L'accordo tra i due fu

difficile da digerire per il partito che rimase scioccato e talvolta pure

indignato dalla concessione al nazionalismo del primo e dall'idea della

“rivoluzione permanente” del secondo. La nuova crisi militare e

nazionale poi contribuì a minare ulteriormente l'autorità di governo e

Soviet, lasciando uno spazio di inserimento per i bolscevichi che ne

approfittarono quando la trattativa di Kerenskij con la Rada causò la

dimissione di tutti i ministri cadetti.

Il primo tentativo insurrezionale bolscevico tuttavia fallì e il nuovo

governo, privo di cadetti e ancor più fragile, tentò di risollevare la

situazione nominando Lavr Kornilov come capo dell'esercito, il quale

tuttavia coi tedeschi già a Riga pensò bene di marciare sulla capitale

contando sull'appoggio di Kerenskij, un appoggio che non arrivò ma anzi

si configurò come un'opposizione che scongiurò il colpo di stato, ma

distrusse la residua unità delle truppe russe.

23 Socialista russo, ministro della giustizia poi primo ministro nel governo pre-ottobre, fino alla sua fuga negli USA nel

momento della presa di potere bolscevica

24 Storico e politico ucraino, dirigente della Rada e figura di spicco dell'Ucraina sovietica prima di morire in

circostanze mai chiarite nel 1934

La rivoluzione continuava a diffondersi: in Ucraina la Rada uscì rafforzata

dalla sconfitta di Kornilov, mentre in Asia centrale si formavano Soviet

come quello di Taskent con chiaro intento di difendere i russi dai

musulmani delle regioni e in tutto il paese scoppiavano “jaqueries”,

alimentate da un grandissimo numero di disertori.

Il congresso contadino presieduto dai socialrivoluzionari intanto varò un

programma basato su pace, redistribuzione della terra e divieto di

compravendita di terra e lavoro accettando aiuto da chiunque garantisse

questi punti, un'occasione che fu al volo colta da Lenin e Trockij secondo

l'idea per cui dopo aver sostenuto i contadini contro i signori si sarebbero

sostenuti i proletari contro i contadini, scelta che donò una base ai

bolscevichi aiutati dal prestigio guadagnato opponendosi a Kornilov.

Approfittando della nuova posizione la sera del 24 ottobre Trockij,

presidente del Soviet di Pietrogrado, animò il colpo di stato che rovesciò

il governo, mentre Lenin con velocità impressionante sancì

immediatamente la pace e lanciò il decreto sulla terra, subito seguito da

un altro che riconosceva paritarie le nazionalità dello Stato. Tutti

provvedimenti che furono subito ratificati dal Congresso nazionale dei

Soviet, dando un volto di legittimità alla presa di potere.

5.3 L'equivoco dell'Ottobre, la farsa della Costituente e la pace definitiva

Il neo-insediato governo bolscevico godeva dell'appoggio di nazionalità e

contadini, ma soltanto perché questo aveva fatto suoi i programmi delle

due componenti. Proprio su questo “equivoco” si giocava sul finire del

1917 la stabilità del potere di Lenin e allo stesso tempo la doppietà del

bolscevismo, scisso tra l'idea elitaria della dirigenza e la percezione dei

soldati e delle masse operaie e contadine. La calma determinata da

questo equivoco dette l'impressione ai bolscevichi di aver già vinto la

guerra.

Ma la fragilità del sistema apparve immediatamente dopo, quando alle

elezioni per la costituente i bolscevichi presero soltanto il 24% dei voti a

fronte di una maggioranza schiacciante di socialrivoluzionari, segno che

il paese virava verso una scelta socialista non bolscevica, che spinse

questi ultimi a colmare con la forza la propria debolezza politica. Sorsero

così in breve tempo il Consiglio dei commissari del popolo (Snk) nelle

mani di Lenin e la Včk, la polizia politica, diretta dal polacco Dzeržinskij,

affiancati dal Consiglio superiore dell'economia nazionale (Vsnch)

guidato da Larin, che avrebbe dovuto condurre il paese all'abbandono

del sistema monetario.

Ciò nonostante i provvedimenti per la nazionalizzazione delle banche e il

“potere locale”, che avrebbe dovuto condurre la nazionalizzazione delle

industrie senza intaccarne la produzione, fallirono rapidamente e furono

aggravati dalla scelta di finanziare con l'inflazione la rivoluzione e di

disconoscere il debito estero russo. In mezzo a tutto il caos che ne seguì

intanto Lenin aveva sciolto la Costituente senza grandi scalpori.

L'aggressività del nuovo governo bolscevico venne fuori però solo

attraverso il recupero involontario dell'imperialismo zarista, manifestato

con l'invasione dell'Ucraina e il rovesciamento della Rada prima e con

l'autorizzazione ai bolscevichi di Taskent di scagliarsi contro la neonata

25

autonomia di Kokand . Proprio questo spiegamento dispersivo di forze

però rese estremamente vulnerabile la Russia all'offensiva tedesca da

ovest e a quella turca lungo il Caucaso, sostenuta dagli azeri desiderosi

25 Stato sorto dalla rivoluzione d'ottobre nei territori dell'omonimo antico khanato, retto da un'alleanza tra socialisti e

riformisti islamici e nato dalla rivolta dei Basmachi, popolazione musulmana che continuerà la resistenza al

bolscevismo anche dopo la repressione. 26

di rovesciare la giunta armena comunista di Baku , costringendo infine

Lenin a spostare la capitale a Mosca e alla firma incresciosa del trattato

di Brest-Litovsk, che sancì una pace estremamente svantaggiosa per la

Russia bolscevica, la quale perdeva numerosi territori e perdeva

l'appoggio dei socialrivoluzionari.

5.4 La guerra civile

Nell'estate del 1918 Lenin controllava soltanto un territorio

corrispondente alla Russia storica, poca cosa se paragonato per

estensione al resto dell'ex impero ma molto più coeso e difendibile di

quello controllato dai suoi nemici, un fattore che fu quantomai

determinante quando arrivò la rottura definitiva con i villaggi e iniziò,

con la prima fase della guerra contadina, la vera e propria guerra civile

russa.

Da questo momento in poi i fronti fiorirono come rosse rose di sangue in

ogni parte della Russia e all'insurrezione contadina seguì quella della

Legione cecoslovacca confinata oltre il Volga, che costrinse Trockij e i

dirigenti dell'Armata Rossa a lanciare una campagna di arruolamento

che inglobò molti ex ufficiali zaristi. Il caos fu alimentato dalla corsa per

l'estrazione per le risorse, divenuta improvvisamente determinante e

dalla sdemocraticizzazione dei soviet, sostituiti da commissioni

straordinarie e comitati di contadini, detti “kombedy”. Fu in questo

contesto che venne infine ordinata anche l'esecuzione dell'ultimo zar e

della sua famiglia, contestualmente al lancio della prima repressione dei

“kulak”.

Ormai separato dal suo bacino naturale il regime di Lenin si fondava

soprattutto sull'uso della forza, a cui si ricorse sempre più spesso dopo

che il tentativo di attentato a Lenin scatenò una stagione di terrore rosso

denunciata anche da alcuni dirigenti del partito come Bucharin.

L'estrazione folle di risorse intanto si accompagnava ai cosiddetti

“metodi udarnichi”, consistenti nel dirottamento di tutto il possibile in

determinati settori ritenuti principali dallo stato, tecnica che avrà una

continuazione durante l'effettività del comunismo di guerra e che si

configurò come un'estremizzazione del comunismo di guerra causando

l'esplosione del mercato nero.

Mentre in tutto il paese sorgevano effimeri stati svincolati dal potere di

Mosca si aprì nel frattempo il principale fronte della guerra civile lungo la

linea del Don, dove sotto la guida di Aleksandr Kolchak e

successivamente di Anton Denikin nacque l'esercito volontario

conosciuto col nome di Armata Bianca, che godette dell'appoggio

occidentale ma non seppe accattivarsi la popolazione a causa della sua

ideologia fortemente rigida e nazionalista, mirante a restaurare il

vecchio sistema imperiale.

Trai tentativi di costruzione statale è necessario tuttavia segnalare il

fenomeno degli stati contadini, i cui casi più eclatanti furono quello di

27

Antonov a Tambov o quello paradossale dell'anarchia Machnoja , sistemi

agli antipodi sia dell'ideologia bianca sia di quella bolscevica, basati su

una forte coesione di fondo e sull'idea della conquista contadina della

terra e del mercato.

Dopo l'Ottobre Polonia, Finlandia, Estonia, Lituania, Lettonia, Ucraina,

26 Sotto la spinta del menscevico Stepan Shahumyan si era creata a Baku una comune con compartecipazione di

bolscevichi e menscevichi sostenuta dalla popolazione armena, che dovette far fronte all'attacco congiunto di azeri e

ottomani, a cui in seguito s

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A.A. 2018-2019
79 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/03 Storia dell'europa orientale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher joeMarco di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'Europa orientale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Dundovich Elena.