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URSS.

Rapporto con agricoltura: agricoltura jugoslava puntò alla collettivizzazione. Tentativo di

collettivizzazione dell’agricoltura, che fallirà ovunque in europa orientale, soprattutto dove struttura

della proprietà privata pre comunisti non era stata tale da spingere alla collettivizzazione, quindi il

latifondo non era sistema. Tentativo di collettivizzazione con creazione di fattorie statali e spinta

verso piccoli e medi proprietari terrieri a creare cooperative, fattorie collettive. Struttura della

Jugoslavia è tale di non consentire piano generalizzato: ogni area aveva una sua particolarità.

Tentativo di collettivizzazione di sarebbe basato su partito come mezzo per realizzarla. Mischiati

elementi tratti da periodo conclusivo del comunismo di guerra (requisizioni, prezzi fissati dal

governo e molto bassi, collettivizzazione forzata) ma inserirono anche elementi successivi al

comunismo di guerra sovietico (aggiunto qualche elemento tipico della nuova economia politica

NEP).Ciò creava problemi a livello di rapporti con Russia. Crisi con Mosca non nasce solo perché

tito voleva alleanza con Bulgaria e Romania per diventare la potenza di riferimento nei Balcani, ma

anche perché molti dei passi fatti dalla rep federale andavano contro impostazione che mosca

aveva dato alla propria storia. Scontro ad ampio raggio.

Espulsione dal Cominform avviene nel 48. Scissione: rottura tra alleati all’intento del cominform.

Questa era stata fatta perché li sedevano anche rappresentanti dei partiti comunisti occidentali.

1950 anno fondamentale, rappresenta il pericolo peggiore: proclamazione dell’autogestione. in

quel modo consigli operai potevano prendere decisioni in economia. Potevano scegliere in che

modo raggiungere gli obiettivi del piano quinquennale. Nel tempo fu poi ridotta l’autonomia

decisionale dei consigli operai.

1953-54: si conclude la questione di Trieste. Quando iniziò la questione di Trieste fu chiesto di

operare attraverso i polacchi per avere qualche sostengo nazionale in più. Questione conosciuta

per la crisi del TLT, delle divisioni. In questa questione il governo polacco sostenne ruolo dell’Italia

nella questione triestina fin quando URSS intervenne direttamente e impose di sostenere la

posizione di Belgrado. Italia isolata. Con conclusione della questione triestina il governo titino si

rafforza. Aveva già capito che Trieste non sarebbe diventata jugoslava.

1956: a Brioni c’è incontro tra Tito e Nasser, nasce movimento dei non allineati. Momento più alto

di successo internazionale di Tito. Successo esterno può avere ricadute interne.

Era molto forte grazie a legittimazione esterna che può ammettere errori. Accettazione che i piani

quinquennali non funzionavano, tempo lungo dava interpretazione che mostrava che non si poteva

applicare piano quinquennale comune. 1965 smantellata pianificazione centrale. Avvicinamento al

mondo occidentale. Si abbandona il pieno impiego tipico dei paesi socialisti. Introdotto il mercato

come regolatore dell’economia, con tutte le sue conseguenze. Paese entra in una sorta di post

comunismo. fino al 1983 il paese godrà di una forte crescita, dovendo accedere a prestiti

internazionali e siccome massa monetari aumentava ma beni prodotti erano gli stessi tasso di

inflazione divenne galoppante. Struttura dello stato federale aveva mantenuto nazionalità e singole

economie. Aree della Jugoslavia reagirono in maniera diversa alle varie misure economiche.

1968: iniziano proteste in Jugoslavia contro la borghesia rossa, che si stava arricchendo perché

era al potere. Accusa di sfruttamento delle risorse dello stato per arricchimento personale. Tito

cavalcherà questa protesta, diventerà protagonista della critica a questa distorsione del regime. 34

24/04/2017

La rottura tra Mosca e Belgrado viene spesso presentata come una sorta di scisma, ma è

sbagliato! Uno scisma avviene su basi dottrinali, quando c’è differente interpretazione. Per cui in

questo caso non si può parlare di scisma; fu una rottura dovuta a differenti visioni politiche, non su

basi dottrinali, quindi non dell’interpretazione delle dottrine di Marx, quanto perché tra Mosca e

Belgrado ci furono differenze sostanziali per quanto riguardava la posizione internazionale e alcuni

aspetti della PE.

Alla fine della seconda guerra mondiale Tito inizia una PE che è quasi già autonoma all’interno

della famiglia comunista; è una politica che fonda la propria credibilità interna sulla liberazione

della Jugoslavia, in maniera autonoma e unitaria, da parte dei partigiani di Tito, contro gli occupanti

nazi-fascisti.

Questo dava a Tito una credibilità interna molto forte.

Fatto importante: l’armata rossa andò via dopo essere intervenuta in aiuto. Tito riuscì a creare una

credibilità ancora più forte.

Perché era importante che i sovietici andassero via? Sia Tito che i suoi collaboratori si rendevano

conto che l’armata rossa aveva la tendenza a rimanere nei paesi in cui interveniva in aiuto (vedi in

Polonia, Ungheria, ecc.), perché, dal punto di vista Urss, era necessaria una potenza militare per

poter creare quella struttura di contenimento che servisse da stato estero vicino a tutela del

territorio dell’Unione sovietica stessa. Era importante perché il blocco sovietico doveva iniziare a

ragionare sotto un punto di vista unitario; doveva diventare un tutt’uno per muoversi in maniera

coesa e combattere la guerra fredda.

All’interno tale concezione era inconcepibile dare la possibilità ad uno Stato di poter agire in

maniera autonoma, perché avrebbe significato creare una crepa nel blocco sovietico.

Siamo alla fase iniziale di quella che poi sarà chiamata “sovranità limitata” (o dottrina Brežnev). In

tale contesto, quindi, la Jugoslavia non poteva avere una propria autonomia, né sotto un profilo

strategico di PE, ma neanche sotto un profilo dottrinale.

Obiettivo Urss: mantenere unità solida all’interno blocco sovietico.

Questo è lo scenario di riferimento, sia internazionale che interno.

Nel 1947 nasce il Cominform e la seduta in cui ebbe origine si tenne a Belgrado (ironico: Belgrado

da lì a poco diventerà aliena all’interno al Cominform stesso, fino all’espulsione).

La politica interna della Jugoslavia sin dall’inizio è una politica interna che si discosta dai canoni

sovietici, è diversa nella struttura: si prese il modello sovietico e lo si volle adattare alla realtà

jugoslava; si resero conto che ciò non era possibile, perché la situazione jugoslava era molto

diversa da quella sovietica, storie diverse, tradizioni diverse. L’imposizione di questo modello, che

era andato bene per l’Urss, non aveva funzionato da nessun’altra parte. Es: fallito tentativo in

Polonia.

In Jugoslavia questo fu compreso in tempi anche brevi.

I primi anni del primo piano quinquennale diedero risultati negativi. In PE la Jugoslavia di Tito

puntò si da subito verso una federazione balcanica che avrebbe dovuto comprendere anche

Romania e Bulgaria.

La PE di Tito aveva come scopo principale quello di fare della Jugoslavia una potenza,

prescindendo dalla sua dimensione, una protagonista nello scenario internazionale. Sia Tito che

parte della sua dirigenza ritenevano, infatti, che la Jugoslavia dovesse essere una protagonista

elemento di forte contraddizione tra Mosca e

nell’ambito internazionale. Già questo è un

Belgrado: Mosca aveva una visione e una logica unitaria, ragionava come leader di un sistema in

cui gli attori erano comunque subordinati alle scelte della potenza leader; coesione dottrinaria (tutti

i paesi comunisti): era il partito comunista sovietico a dare le interpretazioni esatte del marxismo e

del leninismo. Quindi matrice ideologica molto forte. Matrice non presente, invece, in Tito,

formatosi anche lui a Mosca (evidentemente però Tito era più legato alla Jugoslavia che non alla

!

patria sovietica questo risulterà poco prima della rottura tra Cominform e Jugoslavia; Tito

dichiarerà che l’amore per l’Urss non doveva essere superiore all’amore per la propria patria.

Utilizzò termini tipici dell’ideologia borghese, niente a che vedere con internazionalismo proletario

35

! questo dimostra quanto fosse presente in Tito e nella sua dirigenza l’idea di una Jugoslavia che

potesse, comunque all’interno della maternità comunista e pur mantenendo un rapporto con

Mosca, svolgere un ruolo indipendente).

Ragionano con punti di vista diversi: da un lato necessità di fare della Jugoslavia una potenza in

grado di muoversi in campo internazionale in modo autonomo, dall’altro logica internazionalista

sulla base di un ragionamento di un blocco unitario. Sono due logiche diverse.

La reazione del Cremlino fu durissima. A volere l’espulsione dal Cominform del partito comunista

jugoslavo fu lo stesso Stalin. Non si arriverà subito alla rottura, ci sarà un crescendo di liti che

servirà a precisare l’ambito in cui le due aree erano intenzionate a muoversi.

Questo risulta dalle memorie di Gilas e da fonti statunitensi.

Sull’asse Mosca – Belgrado inizia a salire una tensione.

Stalin spedì una serie di lettere firmate da lui e da Molotov; il fatto che fossero firmate proprio da

loro era significativo: Stalin era il capo indiscusso del partito sovietico e Molotov il ministro degli

affari esteri; rappresentavano, rispettivamente, la posizione del leader e del ministro della struttura,

!

una del partito e una carica istituzionale Mosca chiarisce una posizione sia sotto il profilo

!

dottrinario che sotto l’aspetto della politica internazionale attacco molto duro.

non attaccarono direttamente Tito,

Da notare che ma i dirigenti! Si dava cioè a Tito la possibilità

di sconfessare i propri collaboratori e poterne uscire in un certo senso giustificato. Il Cremlino

accusò i generali dirigenti jugoslavi di essere degli sciovinisti, di voler utilizzare vecchie polemiche

!

contro l’urss (vecchie polemiche Gilas aveva dichiarato nel ‘44 che sotto il profilo morale

l’esercito UK era superiore all’armata russa, facendo riferimento a degli studi statistici fatti per

quanto riguarda il numero di stupri perpetuati dall’armata rossa a danno della popolazione tedesca.

Durante la 2gm fu un problema enorme, pagina aperta solo di recente. I tedeschi nell’avanzare

verso est, nei territori russi, provocarono una voglia di vendetta atroce, vendetta che si “consumò”

quanto l’armata rossa avanzò in territorio tedesco. È stato calcolato che l’ammontare di stupri in

Germania fu di circa 2 milioni di persone da parte dei sovietici e delle altre truppe presenti sul

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Publisher
A.A. 2018-2019
53 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/03 Storia dell'europa orientale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher scvas di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'Europa orientale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof La Mantia Cesare.