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La guerra d'Algeria
Entrambe le vicende rientrano nel fenomeno della decolonizzazione. Ma sono due vicende diverse anche se nello stesso ambito. La crisi du Suez riguarda il desiderio dell'Egitto di prendere il controllo del canale di Suez. Mentre la guerra dell'Algeria ha che fare con il desiderio di rivendicazione nazionale contro la presenza francese.
Il presidente egiziano Nasser e il nazionalismo arabo
Il nazionalismo arabo è stato un movimento politico di rivendicazione degli interessi del mondo arabo rispetto alle ingerenze dei paesi europei. Nasser aveva studiato all'accademia militare di Il Cairo ed era un militare dell'esercito egiziano. Partecipò alla prima guerra arabo-israeliana del 1948/9. In seguito al cattivo esito l'esercito egiziano fu oggetto di grandi critiche, da parte del governo stesso che accusò i generali. Da queste accuse nacque una forte polemica, delle tensioni che crebbero negli anni 50/51 e che portarono ad un...
colpodi stato portato avanti dai militari, a cui partecipò anche Nasser. Viene spodestato il monarca, prendono il potere i militari che lo gestiranno fino ai giorni nostri. Nasser fu presidente dell'Egitto dal 1954. Il capo di stato del '52 è un evento importante non solo per l'Egitto ma per tutta la regione araba e il formarsi (in questa regione) dei vari nazionalismi, che porteranno con sé il desiderio di liberazione dalle ingerenze dei colonialisti. Di questo movimento di azione politica, Nasser è stato il principale esponente negli anni in cui è stato al potere in Egitto (1952-1970 - anno della sua morte). La vicenda più importante per Nasser fu quella della Crisi di Suez che vede protagonisti Nasser da una parte, e i governi di Francia, Gran Bretagna e Israele dall'altra. Il governo di Nasser aveva intenzione di introdurre una serie di riforme nel paese, per attuare le quali il governo egiziano chiese un prestito allaBanca mondiale, nel 1956. Prestito destinato allo sviluppo delle attività agricole. La Banca Mondiale non accorse la richiesta egiziana, era convinta che l'Egitto non fosse in grado di restituire il prestito che aveva chiesto. Inoltre agì in base a delle valutazioni non solo economiche, ma anche politiche. I principali finanziatori della Banca Mondiale erano gli Stati Uniti, non convinti che l'Egitto di Nasser fosse allineato con gli interessi occidentali. Chiesero quindi alla Banca Mondiale di non concedere il prestito. La reazione del governo egiziano fu quella di cercare un soluzione alternativa per lo sviluppo del paese. Nasser pensò quindi di acquisire il controllo della compagnia che gestiva il canale di Suez. La compagnia era di proprietà anglo-francese. Tale compagnia gestiva il passaggio delle navi e incassava il pagamento che derivava da tale passaggio (era richiesto un pedaggio per attraversare il canale di Suez). Nasser, alla ricerca dirisorse per sostenere lo sviluppo economico del suo paese, decise di nazionalizzare la compagnia del canale, sottraendola al controllo di Gran Bretagna e Francia. Nel luglio del 1956 Nasser diede la notizia di questa decisione. Questo ebbe un grande eco sul mondo arabo, in quanto Nasser si presentò come un leader autorevole, capace di sfidare Francia e Gran Bretagna. L'Egitto non era una colonia ma subiva la presenza dei due paesi europei, appunto attraverso la gestione del canale. La decisione di Nasser venne immediatamente contestata dai due paesi interessati e i governi di Francia e Bretagna, fra l'agosto e il settembre, tentarono in tutti i modi di dimostrare che l'Egitto non era capace di gestire il canale. Concordarono fra loro una serie di azioni che avrebbero dovuto portare al blocco della navigazione. La navigazione nel canale veniva fatta da piloti specializzati (che salivano sulle navi all'ingresso sud o nord), preparati specificatamente per guidare in.quel tratto, e alledipendenze della compagnia. Gran Bretagna e Francia per mettere in difficoltà l’Egitto diedero indicazioni a questi piloti di abbandonare il proprio posto di lavoro e di tornare nel proprio paese di origine. Questa operazione rischiava di mettere in seria difficoltà il governo Egiziano che nell’agosto del ’56 avviò il reclutamento di nuovi piloti. Quando il 15 settembre del ’56 una parte dei piloti se ne andarono (circa 2/3), il governo egiziano fu ingrado di mettere in servizio un numero sufficiente di nuovi piloti. Questo fu reso possibile anche grazie all’apertura notturna del canale (resa possibile anche da un nuovo impianto di illuminazione). Questo permise alla gestione egiziana del canale di non soccombere allastrategia anglo-francese. A seguito di questa vicenda Francia e Gran Bretagna tentano un’altra mossa per cercare di riprendere il canale. Avviano un’operazione di carattere militare e per fare
Ciò coinvolge lo stato di Israele, che dal 1948 era presente nel territorio della Palestina e che aveva una forte ostilità aperta con l'Egitto (avevano combattuto nella prima guerra arabo-israeliana). Israele riteneva l'Egitto come il proprio nemico più pericoloso e la prospettiva che potesse assumere il controllo del canale di Suez era decisamente negativa. Si dimostrarono quindi interessate a partecipare all'operazione militare proposta loro da Francia e Gran Bretagna. Quindi nel 1956 Israele manda le proprie truppe in territorio Egiziano, nella penisola del Sinai fino ad arrivare alla zona del canale, come concordato. L'operazione israeliana fu utilizzata da Francia e Gran Bretagna come pretesto per mandare delle loro truppe che vennero paracadutate sulla zona del canale, con lo scopo ufficiale di separare le truppe israeliane e quelle egiziane: per tutelare la sicurezza del canale di Suez. Questa operazione concordata segretamente.
La crisi di Suez venne immediatamente letta come un tentativo di Francia e Gran Bretagna di riprendere il controllo. La comunità internazionale si mosse attraverso le dichiarazioni dell'Unione Sovietica da una parte e degli Stati Uniti dall'altra. La cosa particolare fu che queste due potenze agirono in maniera congruente. Entrambi presero posizione in modo critico rispetto a Francia e Gran Bretagna, chiedendo loro di ritirare le truppe dall'Egitto. Il governo di Washington non prese posizione pubblicamente perché era alleato di Francia e Gran Bretagna. L'Unione Sovietica invece utilizzò termini più duri minacciando non solo un loro possibile intervento militare in sostegno dell'Egitto, ma addirittura minacciando l'utilizzo dell'arma nucleare. Quella di Francia e Gran Bretagna fu letta come un'azione di neocolonialismo. La crisi di Suez fu un'occasione in cui emerse con chiarezza il nuovo assetto del potere a livello internazionale.
Gli equilibri avevano spostato il baricentro delle decisioni a livello internazionali dall'Europa verso Unione Sovietica e Stati Uniti. La crisi di Suez fu la prima prova che il modo di gestire i rapporti internazionali che aveva funzionato fino ad allora non era più valido. Gli Stati Uniti non volevano identificarsi con le pratiche delle ex potenze coloniali europee. La crisi di Suez fu l'occasione per prendere le distanze da tali azioni. Fu importante non solo per l'Egitto, ma per la storia internazionale in generale. Dimostrò che gli equilibri erano cambiati e che le grandi potenze non si trovavano più in Europa. L'esito della crisi di Suez è eccezionalmente favorevole per l'Egitto e per Nasser che emerge come leader del nazionalismo arabo. Dalla crisi di Suez si ha un'accelerazione del processo di decolonizzazione, poiché fu la dimostrazione della perdita di potere che hanno subito Francia e Gran Bretagna: la
dimostrazione che non sono più in grado di agire in maniera autonoma ed efficace, come avevano fatto fino alla fine della seconda guerra mondiale. Questo fu occasione di stimolo per altri paesi che si trovavano sotto il dominio coloniale dei paesi europei. Per Nasser fu l'occasione di affermarsi come leader di tutto il mondo arabo, in nome di questa comune appartenenza ad una sola "nazione" che dovrebbe rappresentare tutti i popoli arabi. Questo appello diventa un appello all'unificazione dei paesi e dei popoli arabi. Si tenta di superare la divisione in stati diversi, i confini descritti come manifestazione di interessi stranieri: decisi da soggetti esterni al mondo arabo. Il nazionalismo arabo e panarabismo (anni '50 e '60): - Rifiuto delle ingerenze occidentali - Rivendicazione di sovranità e indipendenza sostanziale e non solo formale - Richiamo alla comune appartenenza al popolo arabo - Invito al superamento delle divisioni cheindeboliscono il mondo arabo
- Questo successo dell'idea del nazionalismo arabo, consente nel 1958 di costituire una prima unione fra due paesi arabi. Nel Febbraio del 1958 nasce la Repubblica Araba Unita che unisce Egitto e Siria, con un solo parlamento ed un solo governo che univa le due leadership. La Repubblica Araba Unita fu un grande successo anche agli occhi degli altri paesi. In Giordania, Libano e Iraq emersero delle posizioni che premevano i rispettivi governi affinché si decidesse per l'adesione alla Repubblica Araba Unita. Si trattò di un momento molto delicato. Se la Repubblica fosse riuscita ad allargarsi avrebbe rappresentato un'iniziativa potenzialmente rivoluzionare, non solo nel mondo arabo ma anche nella comunità internazionale. Questa prospettiva trovò un forte ostacolo. Non fu deciso da altri governi, nonostante le pressioni, di aderire alla Repubblica Araba Unita. Libano, Giordania e Iraq non si decisero mai. Anzi nel 1961
Il gruppo dirigente siriano decise di uscirne, portando al fallimento della Repubblica. Questo avvenne perché ai siriani più che un'unione era sembrata un'annessione della Siria da parte dell'Egitto, e perché non aderirono ad altri paesi. I governi di Giordania, Libano e Iraq non si decisero mai per interessi personali. Unirsi alla Repubblica Araba Unita avrebbe significato sciogliere quel governo ed inserirsi in un governo già formato dove avrebbero avuto molto meno potere. Una ulteriore difficoltà fu rappresentata dalla creazione dell'organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC). Questa organizzazione comprendeva Arabia Saudita, Iraq, Kuwait, Iran, Venezuela. I paesi arabi (Arabia Saudita, Iraq e Kuwait) preferiscono avviare questa iniziativa insieme a due paesi non arabi (Iran e Venezuela): in un rapporto che non si basa su un senso identitario, ma si basa sulla ricchezza. Questo segna una frattura all'interno del mondo arabo.
e alleanza tra i paesi arabi produttori di petrolio e quelli non produttori potrebbe sembrare allettante. Questa alleanza potrebbe garantire una maggiore stabilità economica e politica per i paesi non produttori, che potrebbero beneficiare delle risorse petrolifere dei paesi produttori. Inoltre, potrebbe favorire lo sviluppo di infrastrutture e industrie nei paesi non produttori, creando nuove opportunità di lavoro e migliorando la qualità della vita dei cittadini. Tuttavia, ci sono anche alcuni svantaggi da considerare. Innanzitutto, l'alleanza potrebbe creare dipendenza economica dai paesi produttori di petrolio, che potrebbero esercitare un certo grado di controllo sui paesi non produttori. Inoltre, potrebbe esserci una disparità di potere e ricchezza tra i paesi produttori e non produttori, che potrebbe portare a tensioni e conflitti all'interno dell'alleanza. In conclusione, l'idea di costruire un'alleanza tra i paesi arabi produttori e non produttori di petrolio potrebbe avere vantaggi e svantaggi. È importante valutare attentamente questi aspetti prima di prendere una decisione.