vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
KANT
KANTRappresenta un punto di svolta, in qualche modo raccoglie tutta la cultura filosofica del '700, gli dà una forma compiuta, riassume nel suo pensiero (politico) e da lì in poi tutto sarà diverso. Kant è uno scrittore della fine del '700, nasce nel 1724 e le sue grandi opere vengono pubblicate negli anni 80 e 90 del '700. Nel 1781 pubblica La critica della ragion pura, nell'88 La critica della ragion pratica e nel '90 La critica del giudizio.
Inizia a occuparsi di questioni politiche negli anni '90: in quegli anni c'è la Rivoluzione Francese. Sui temi politici scrive opere abbastanza agili, ad esempio Sul detto comune questo può essere giusto in teoria ma non vale per la pratica (1793): Kant si oppone a questo detto perché, secondo lui, quello che vale per la teoria vale anche per la pratica. In questo saggio Kant traccia una netta distinzione tra la morale e il diritto:
- Morale = insieme delle norme che
consentono all'individuo di essere felice; norme vincolanti, se le rispettosono felice (ad esempio aiutare il prossimo) → ci vincola internamente, il suo scopo è CONSENTIRE la felicità.
Diritto = non ha a che fare con la felicità, ma è ciò che permette agli individui di essere liberi esternamente, cioè liberi di fare, di muoversi, la libertà del nostro corpo → ci vincola esternamente, regola i nostri movimenti, le cose che noi facciamo, il suo scopo è RENDERE POSSIBILE la libertà. Lo scopo del diritto è la limitazione della libertà di ognuno allo scopo di permettere la massima libertà di ognuno → garantisce la libertà di ognuno in modo da massimizzare la libertà di tutti. Rende possibile lo stato civile, cioè un modello di convivenza fondato su tre presupposti:
- Libertà in quanto uomini, nel senso che ogni uomo è libero di pensare come crede,
fare come crede(libertà di pensiero, di azione), scegliere ognuno la propria idea di bene
2. Uguaglianza in quanto sudditi: tutti dobbiamo essere sottoposti allo stesso modo alle stesse leggi(ma non agli stessi diritti)
3. Indipendenza in quanto cittadini: possiamo partecipare alla gestione della cosa pubblica solo se siamo indipendenti, cioè per esempio possedere una fonte di ricchezza. Se dipendiamo da qualcuno, non possiamo partecipare alla vita pubblica (votare) perché non abbiamo un interesse diretto e faremmo la volontà del nostro padrone, non la nostra
Sul detto comune c'è un paragrafo intitolato "Contro Hobbes": Kant è un contrattualista, però per lui il contratto che fonda la società non deve essere concepito come un fatto accaduto, ma come un'idea regolativa della ragione: il contratto non spiega l'origine dello stato, ma definisce il criterio di giustizia delle leggi → le leggi sono
valide senascono come se fossero nate da un contratto = l'idea del contratto obbliga il legislatore a produrre delle leggi comese nascessero dalla volontà riunita di tutto il popolo. Il contratto non c'è stato, ma le leggi sono giuste o sbagliate aseconda che il legislatore le fondi come se nascessero da un contratto oppure no. Il criterio di giustizia delle leggi è che siano formulate come se nascessero dalla volontà di tutto il popolo riunito. Quando il legislatore fa una legge si deve chiedere se quello che sta pensando sarebbe accettata da tutti gli uomini riuniti insieme. Il fatto che esista un criterio di legittimità delle leggi non deve far pensare che il popolo potrebbe ribellarsi a queste leggi, perché ribellarsi significherebbe anteporre il fine della mia felicità individuale a quello della libertà collettiva, che è garantita dalla saldezza dello stato. Per questo Kant non ammette il diritto di resistenza,
perché minerebbe l’stabilità del corpo politico, che è ciò che garantisce la libertà. Ogni individuo è libero come uomo, quindi è libero di esprimere la propria opinione pubblicamente su ciò che si ritiene giusto o ingiusto nelle leggi dello stato = libertà dipendente. Si può criticare, ma si deve obbedire. L’opinione pubblica deve potersi esprimere contro il potere politico, ma vige l’obbedienza. Un’altra grande opera di Kant è La metafisica dei costumi (1797): una legge è giusta se lede la nostra libertà con quella di ogni altro, cioè si è liberi ma dobbiamo rinunciare ad una parte della libertà per poter vivere serenamente nella società. Kant fonda lo stato di diritto su questa base. Questo discorso si precisa in una concezione progressiva della storia: il progresso umano è un fatto automatico che non può essere arrestato, non dipende dalla
volontà di uno o di tutti gli uomini, ma è un fatto che inerisce la natura umana. Non possiamo fare a meno di progredire. Progresso = ciò che porta gli uomini da uno stato di guerra permanente a uno stato dove vige il diritto, il quale prima si applica a comunità ristrette, poi lo porterà a regolare tutte le relazioni umane, comprese quelle tra gruppi, tra gli stati ecc. Kant parla infatti di diritto cosmopolitico, in cui la vita degli uomini è regolata da una costituzione globale: gli uomini hanno tra di loro delle relazioni conflittuali, questi conflitti vengono regolati dal diritto, non solo a livello interpersonale, ma anche all'interno e all'esterno degli stati. In questo progresso dalla violenza fino al cosmopolitismo, la guerra occupa un posto importante, perché non è solo un male, ma è anche un momento che può preparare la conciliazione. Una volta conclusa la guerra gli uomini sono più motivati aTrovare degli accordi. Il male della guerra molto spesso promuove il progresso verso un assetto regolato dal diritto.
Un altro saggio che precisa meglio questi punti si intitola Idee per una storia universale dal punto di vista cosmopolitico (1784): Kant mette a fuoco qual è il meccanismo con cui la storia procede. Il progresso non è lineare e pacifico, la molla che spinge verso di esso è l'antagonismo tra gli uomini. Kant dice che il progresso è dato dall'insocievole socievolezza degli uomini = il fatto che gli uomini tendono ad essere socievoli tra di loro e a collaborare, ma questa collaborazione non è mai completa, è sempre rappresentata dall'antagonismo, il quale a sua volta è sempre mitigato dal sentimento di socievolezza. Questa doppia passione che alberga negli uomini è l'amore per il progresso: l'uomo cerca la concordia, ma la nostra natura ci spinge verso la discordia e questo fa sì che l'umanità progredisca.
Attraverso ciò si può arrivare ad una società che regoli tutti i rapporti umani con il diritto. Questo comprende anche le relazioni tra gli stati. Resta una questione enorme: come si fa a formulare delle leggi come se arrivassero dalla volontà del popolo. Gli uomini sono imperfetti, quindi anche le leggi saranno imperfette. Siamo un legno storto, dal quale non si può mai tirare fuori qualcosa che sia davvero dritto. L'imperfezione delle leggi, il fatto che si avvicinino sempre alla libertà ma che non la realizzino mai del tutto, deriva dal fatto che siamo un legno storto. Tema della pace: nel 1795 Kant scrive un libro che si intitola "Per la pace perpetua", una specie di sintesi del pensiero politico kantiano, in cui dice quali sono le condizioni affinché tra gli stati possa regnare la pace. Tre articoli definitivi che permettono di mantenere la pace: 1) La costituzione di ogni stato deve essere repubblicana: repubblicano per Kant significanon dispotico, cioè fondato su leggi certe, sulla separazione dei poteri e su una forma di rappresentanza. Quello che Kant chiama "repubblica" è un po' quello che noi chiamiamo democrazia. Perché ci sia la pace, gli stati devono essere formati in questo modo, poiché nelle repubbliche i cittadini sono corresponsabili nelle decisioni di guerra e pace e difficilmente decideranno di fare la guerra: se costruiamo uno stato in cui i cittadini abbiano effettivamente voce in capitolo nel decidere se fare guerra o pace, essi decideranno la pace; nel '700, si pensava che la radice delle guerre fosse nell'arbitrio dei monarchi assoluti, perché sono capricciosi e non devono andare direttamente loro in guerra. 2) Forma istituzionale che devono assumere le relazioni tra gli stati, cioè come devono essere le relazioni tra gli stati: il diritto internazionale deve essere fondato su un federalismo di liberi stati, quindi ci deve essere un dirittointernazionale che vincola gli stati, i quali devono sottomettersi a questo diritto liberamente, fino a formare una associazione di stati che rimangono sovrani, ma che sono vincolati tra di loro. L'idea di Kant è che si formi un diritto internazionale al quale gli stati si sottomettono liberamente e in questo modo si forma una confederazione e poi una federazione. Kant sottolinea anche che è importante che il diritto internazionale finisca per dare vita a una federazione, perché una semplice alleanza di stati non è sufficiente, è traballante, in quanto può essere rotta in ogni momento per ragioni di convenienza immediata.
3) Diritto di visitare stati a cui non si appartiene: Kant dice che ogni uomo ha il diritto di percorrere la superficie della terra che è stata donata da Dio a tutti gli uomini. Il senso di questo articolo è che tutti quanti abbiamo diritto di percorrere il globo, ma non abbiamo il diritto di conquistarlo: il
senso è anti-imperialista. Se riuscissimo a mettere insieme questi tre articoli, avremmo le condizioni fondamentali per riuscire a mantenere la pace. LEZIONE 10 Hegel Nell'800 la società diventa l'oggetto principale del pensiero politico. Hegel rappresenta un punto di cesura tra la riflessione settecentesca e quella ottocentesca, perché da una parte si occupa ancora dello Stato, in cui però emerge prepotente il soggetto della società. La sua opera più importante, politicamente parlando, è Lineamenti di filosofie del diritto (1821), in cui il suo pensiero viene mosso da una critica al pensiero settecentesco. Il pensiero settecentesco è un pensiero razionalista, che nell'800 appare incapace di descrivere la realtà: si cerca un nuovo modo di pensare che riesca a dar conto alla realtà meglio di quanto facesse il razionalismo. DIALETTICA = ragiona sulle contraddizioni, in particolare sullaa di cogliere la complessità e la dinamicità della realtà sociale e politica. Il rapporto tra libertà individuale e ordine politico è un tema centrale nella filosofia politica. Da un lato, la libertà individuale è un valore fondamentale che garantisce l'autonomia e l'autodeterminazione delle persone. Dall'altro lato, l'ordine politico è necessario per garantire la convivenza pacifica e l'organizzazione della società. La contraddizione tra soggetto e stato si riferisce al fatto che l'individuo è un soggetto autonomo e dotato di diritti, ma allo stesso tempo è inserito in una struttura politica che esercita un potere coercitivo. Questa contraddizione può generare tensioni tra l'autonomia individuale e l'autorità dello stato. La contraddizione tra il particolare e l'universale si riferisce al conflitto tra gli interessi individuali e quelli collettivi. Ogni individuo ha i propri interessi e bisogni particolari, ma la società ha anche bisogno di regole e norme che tengano conto del bene comune e dell'interesse generale. Il rapporto tra questi due poli è complesso e dinamico. Da un lato, l'ordine politico può limitare la libertà individuale per garantire la stabilità e l'equità sociale. Dall'altro lato, la libertà individuale può mettere in discussione l'ordine politico esistente e spingere per il cambiamento e la trasformazione sociale. Il pensiero dialettico cerca di cogliere questa contraddizione e di superarla attraverso un processo di sintesi. Attraverso la dialettica, si cerca di conciliare i valori della libertà individuale e dell'ordine politico, riconoscendo l'importanza di entrambi e cercando di trovare un equilibrio tra di essi.