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Ogni governo e il suo vizio essenziale
Ogni governo ha in sé un vizio essenziale, ha una tendenza a degenerare e a schiacciare la sovranità perché è un corpo inserito in quello più grande della società e tende a scon nare per accrescere il suo potere. Ogni governo corrode la società, così come la vecchiaia e la morte pongono ne all’uomo (anche i migliori come Sparta o Roma) e per eliminare questo pericoloso stato si mantiene se viene mantenuta la sovranità generale, ossia bisogna fare una costituzione: quando viene difesa la volontà generale. Per fare questo ci sono mezzi normali (assemblee frequenti in cui tutti si riuniscono per mantenere e ribadire il patto sociale) e dei mezzi eccezionali (a Roma c’erano i tribuni della plebe e la dittatura in caso di emergenza e Rousseau fa l’elogio di questa pratica: in certi casi è meglio non seguire la legge, ma la necessità del momento straordinario).
La religione deve restare fuori dallo
Stato o deve dare un appoggio alla volontà generale? Rousseau ha il mito dell'antichità, dove i due andavano di pari passo, ma nella società moderna si rende conto che la religione introduce un elemento di sdoppiamento, fa distaccare dalla volontà generale. Ci sono 3 tipi:
- cristianesimo (primitivo, senza riti né altari, una morale propria), la religione degli uomini, e non ha utilità per il potere politico
- religione del cittadino, quella della società antica (il culto degli dei), che presenta vantaggi per la politica, ma è fondata sulla menzogna (Rousseau crede in Dio)
- cattolicesimo, introduce obbedienza a Dio e a Cesare, la religione del cittadino moderno, che mette insieme il cristianesimo con i vantaggi del mondo antico; salva i sentimenti di amore della patria, socievolezza e i valori
Il discorso sull'origine della disuguaglianza è scritto come risposta al secondo concorso Contratto sociale dell'accademia
di Digione, ma non vince. Esso precede ilRousseau esprime dei rimpianti perché avrebbe voluto nascere in un paese dove popolo esovrano avessero entrambi un solo obiettivo, cioè il bene comune (cosa che si può realizzare solose sovrano e popolo coincidono). Avrebbe quindi voluto nascere in un governo democraticotemperato e avrebbe voluto vivere e morire libero, cioè talmente soggetto alle leggi che nessunofosse in grado di scuoterle (dunque nessuno al di sopra della legge e nessun tipo di interferenzadall’esterno).La conoscenza dell’uomo è necessaria perché l’anima umana è mutata entrando in società,stando con i simili, tanto che egli è diventato pressoché irriconoscibile. I progressi allontananodallo stato primitivo: più progredisce la conoscenza, più è complesso conoscere la natura umana.Rousseau però ipotizza la nzione dell’uomo primitivo; nell’uomo attualeÈ di cile distinguerel'arti ciale dal naturale, quindi bisogna tornare con la mente alla condizione naturale e poiprocedere per di erenza. Per parlare della costituzione bisogna conoscere l'uomo, ma ciò ècomplicato a causa delle nzioni e degli arti ci: solo guardando all'uomo naturale si può dire cosaconviene alla sua costituzione.Sono presenti nel suo animo due principi: il vivo interesse per la nostra conservazione(autoconservazione) e ripugnanza naturale a vedere morire e so rire gli esseri viventi e inparticolare i nostri simili (pietà).Le norme del diritto si devono quindi basare su questi due principi. Rousseau non parte dall'uomomoderno, ma al contrario da quello primitivo e in questo si di erenzia dagli altri autori checonsideravano il passaggio allo stato di natura a quello di società come qualcosa che si èveri cato nella storia. Per Rousseau solo guardando la natura si può spiegare lasocietà e questa è la sua ipotesi per spiegare la società, non qualcosa che per forza si è verificato. Dai due principi deriva una doppia disuguaglianza: c'è una disuguaglianza naturale, fisica (età, fisico) e una morale, politica (quella che c'è in società, dipende da convenzioni): dipende dalla ricchezza, dal prestigio, dalla capacità di farsi obbedire. L'uomo naturale è un animale meno forte, meno agile degli altri, però organizzato. All'inizio l'uomo imita gli altri animali e possiede solo il proprio corpo (nudo e disarmato). L'uomo moderno si procura un sacco di mali, ci sono persone che muoiono di fatica e altre che sguazzano nell'ozio, mangia troppo o muore di fame, dà sfogo a tutte le passioni smodate. Lo spirito non è sereno, ma stanco ed esaurito. Prova non solo piaceri, ma anche pene che ci provochiamo da soli: i nostri mali sono opera.Nostra e avremmo potuto evitarli continuando a vivere in modo uniforme solitario, (senza grandi differenze), come prescritto dalla natura. La società non è qualcosa di buono né di naturale. Anche gli animali, in questo passaggio, hanno perso metà delle loro caratteristiche perché l'uomo è diventato socievole e schiavo, stati addomesticati; non ha più forza, è frivolo.
Riprende la teoria cartesiana dell'animale: è una macchina ingegnosa che si protegge dai pericoli. Anche l'uomo ha le stesse caratteristiche, ma l'animale è del tutto determinato dalla natura, mentre l'uomo ha un atto di libertà e a volte attua contro ciò che gli viene suggerito dalla natura. La differenza tra uomo e animale non è quindi l'intelligenza; l'uomo ha la facoltà di perfezionarsi, di modificarsi continuamente (un animale in pochi mesi).
diventa ciò che sarà per tutta la vita). La natura umana è fatta di intelletto e passioni, alle quali assegna un valore. Tra i due c'è un legame in cui entrambi devono molto all'altro (la ragione si accresce grazie al desiderio/paura).
Hobbes ha sbagliato perché non ha messo nell'uomo primitivo nessuna idea di bontà, mostrandolo solo in modo aggressivo, ma per Rousseau lo stato di natura produce meno conflitto ed è lo stato più pacifico: i selvaggi non sono cattivi perché non sanno ancora che significa essere buoni e ciò che li rende buoni è l'assenza delle passioni e l'ignoranza del vizio; l'istinto di autoconservazione tempera le passioni con la ripugnanza del vedere soffrire i propri simili e anche gli animali (riconosce una comunità di sensazioni, il dolore non va procurato agli altri). C'è quindi clemenza, benevolenza, rispetto per i più.
deboli.proprioÈ la ragione a generare l'amor e la riflessione lo ra orza, l'uomo si ripiega in sé e non vuole più contatti con ciò che lo affligge. Il selvaggio non ha la riflessione e anche se ha amore disé esso è moderato. Gli uomini primitivi così descritti non potevano certo essere in uno stato di guerra continua. Il selvaggio, soggetto a poche passioni, doveva sentire solo i bisogni autentici e non sapeva a chi comunicarla non sapendo nemmeno chi erano i suoi gli, quindi non c'era progresso né educazione (e quindi nemmeno differenze che creano disuguaglianza). Tutti portavano gli stessi vestiti e facevano le stesse cose, ecc. Con la costruzione della casa si forma la famiglia e si differenziano i ruoli tra uomo e donna, arrivando ad uno stato di incivilimento. Rousseau nega che le disuguaglianze siano da ritrovare alle origini del mondo perché là le persone erano uguali. Quali sono quindi le origini della disuguaglianza?
L'atto di appropiarsi di un pezzo di terra per sé, come risultato delle avversità che si incontrano (difesa dagli animali, dai simili). Nascono una serie di competenze (caccia, cucina, tessitura): l'uomo inizia ad osservare i suoi simili e si accorge che insieme i problemi si risolvono meglio, anche se a volte è meglio fare per conto proprio per realizzare il proprio vantaggio. Nasce il linguaggio e anche il tempo libero: le comodità che si creano diventano bisogni ai quali non si può rinunciare e ciò imprigiona l'uomo. Nascono gruppi, villaggi, nazioni. Il genere umano diventa più mansueto e vuole farsi ammirare, perde la virtù, nasce la vergogna, l'invidia, la vanità insieme alle frivolezze tipo canto e ballo. Non c'è più la bontà naturale e le punizioni devono farsi più severe, l'uomo non è più in grado di vivere da solo ed ecco che diventa schiavo.
Questo progresso iniziato con agricoltura e metallurgia sembra essere senza fine: la disuguaglianza naturale crea quella sociale che influisce sulla vita delle persone. L'amor proprio si risveglia ed inizia la corruzione della società, cioè nel proprio interesse ci si mostra diversi, nascono l'astuzia ed i vizi. Essere e apparire sono due cose diverse. L'uomo sviluppa la dipendenza dal prossimo che inganna (i ricchi hanno bisogno dei servi e i poveri dell'aiuto dei signori); l'ambizione fa sì che sia geloso dei successi degli altri e nascono conflitti di interessi; si mostra però benevolo. A questo punto, convinti di fare un passaggio verso il meglio, gli uomini decidono di darsi un sovrano e delle leggi che però distruggono la libertà naturale, sfruttando la proprietà e la disuguaglianza (più vantaggi per i ricchi, meno per i poveri). Così dicendo mostra l'inutilità di certe arti e scienze.queste condizioni è facile che sorga un dispotismo o despota che calpesti leggi e popolo: il è l'ultimo sbocco della disuguaglianza, non una forma di governo. Si torna all'inizio poiché tutti sono uguali, ma non liberi. È una sorta di nuovo stato di natura: ognuno è indifferente al bene e al male, non ci sono più amicizia e virtù.
Ri essioni sul governo della Polonia: questo paese non riesce a fare leggi perché tutti possono bloccare il progetto. Rousseau aveva già fatto qualcosa di simile nella Corsica, che lo attraeva perché era un'isola rimasta ad uno stato selvaggio. Ma in Polonia non si reca mai e raccoglie solo informazioni dai polacchi che conosce.
Si tratta di un'utopia o di un progetto politico? Lo stesso autore si rende conto che ha scritto più che altro chimere, ma sa anche che questi elementi immaginari possono davvero influire sulla realtà. È un paese cattolico, in preda all'anarchia.
dove c'è un re. Rousseau ha la percezione che questo paese sia caratterizzato da alcune qualità come la virtù, essendo arretrata pr