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IL POLITICO
E’ presente la visione di un re filosofo, un governante non sottoposto alla legge.
La politica, ossia la scienza pratica, è paragonata all’arte medica e all’arte nautica, cioè il politico è
un “medico” e “navigatore”.
Il politico non deve essere sottoposto a delle leggi perché la sua unica ispirazione è l’idea di stato.
Ma, come si fa a capire se è un buono o cattivo governo? E cosa distingue un buon governo da uno
cattivo?
In base al fatto che sia o meno sovrana la legge.
Un governo è buono se la legge è sovrana, mentre è cattivo se i governanti non sono sottoposti a
leggi.
Platone giunge quindi all’idea che i sovrani devono essere sottoposti a leggi. (visione moderata)
LE LEGGI
E’ un dialogo incompleto perché lo ha scritto nella sua vecchiaia e non ha come protagonista
Socrate.
I protagonisti sono: un ateniese, un cretese, uno spartano, i quali rappresentano le tre costituzioni
più famose del mondo greco.
Si discute sulla fondazione di una nuova città a Creta e il giusto governo da attuare.
I tre protagonisti fungono a Platone per esprimere il suo punto di vista.
Condanna la democrazia di Atene poiché concede troppa libertà ma critica anche sparta poiché
esercitava troppa autorità, la soluzione ideale è un equilibrio tra libertà e autorità.
La nuova città dovrà contemplare l’esistenza delle famiglie e della proprietà privata, abbandonando
così l’idea comunista del dialogo “La Repubblica”, acquisendo una visione realista/moderata.
ARISTOTELE (384-322 a.C.)
Nasce a Stagira, suo padre era un medico importante, posizione che influenzò la sua visione realista.
Fu allievo di Platone ed esprime un punto di vista moderato che corrisponde al tardo Platone.
Si trasferisce ad Atene da straniero, quindi senza godere dei diritti della cittadinanza, ed entra
nell’accademia di Platone.
Viene convocato dal re di Macedonia per istruire il figlio Alessandro, e fa il precettore dal 343 al 335
a.C..
Quando Alessandro conquista la Grecia avviene la fine della guerra ma segna anche la fine delle
libertà in quanto le polis diventano unità amministrative soggette al regno macedone.
Aristotele fonda il “liceo” dove vi insegna fino alla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) quando
scoppiano le rivolte delle città greche contro i macedoni.
Aristotele scappa da Atene e muore sull’isola di Eubea nel 321 a.C..
Le sue opere che ci sono giunte sono interne alla scuola, ossia si riferiscono principalmente alle
lezioni.
E’ un pensatore organicista e vuole spiegare l’evoluzione della natura.
Ritiene che le leggi di sviluppo della natura siano uguali alle leggi di sviluppo della storia.
Pertanto, qual è il principio dell’universo?
Secondo gli antichi era l’archè (acqua, fuoco, terra, atomo), secondo Aristotele il principio
dell’universo è il ciclo vitale.
La natura è l’avvenire in vista di un fine, fine che è interno alla natura stessa.
Il fine a cui tenda la natura è la forma, la materia vivente si sviluppa da un impulso iniziale (causa
efficiente) per diventare poi causa finale, da potenza diventa atto, da materia diventa forma.
Il fine, l’atto e la forma sono iscritti nella propria esistenza fin dal nascere, il fine è iscritto nell’essere
vivente.
Per Aristotele la politica e lo stato sono una conseguenza dell’aggregazione delle persone.
LA POLITICA
E’ un’opera in 8 libri:
• 1°: introduttivo
• 2-3-7-8°: ricerca della forma migliore di governo/stato ideale
• 4-5°: forma migliore di governo dal punto di vista storico
• 6°: forma migliore di governo più facile da realizzare
L’uomo è un animale politico per natura in quanto possiede la ragione.
La polis è frutto di un’evoluzione storica.
Gli uomini vivevano in famiglia (struttura elementare) ma per soddisfare i bisogni si sono unite
formando villaggi, non soddisfando ancora tutti i bisogni, i villaggi si uniscono dando vita alle polis.
La famiglia (potenza) non può che svilupparsi nella polis (atto).
La formazione della polis corrisponde al ciclo vitale ed è una formazione naturale il cui risultato è
necessario.
Le famiglie si uniscono in villaggi, in seguito questi si aggregano per necessità formando la polis,
l’unica in grado di soddisfare tutti i bisogni dell’uomo, dando vita a una forma politica
autosufficiente: l’autarcheia.
Aristotele critica il Platone della “Repubblica” perché aveva tolto la famiglia e la proprietà privata
alle due classi dirigenti, ma non si può costruire una società senza la base, ovvero la famiglia.
Le famiglie sono un elemento necessario e la proprietà privata è un’estensione del gruppo familiare.
Sono elementi necessari e strettamente collegati per costruire uno stato giusto.
All’interno della famiglia si ritrovano i rapporti di potere che poi sono all’interno della politica:
• marito sulla moglie: non è un rapporto schiavistico e come riscontro nella polis è il rapporto
del politico sul cittadino
• padri sui figli: è un potere gerarchico e non schiavista, nella polis è il rapporto tra re e sudditi
• padrone sullo schiavo, è il rapporto tra despota e sudditi, ma esisteva solo nell’ambito
privato non nella polis.
Il dispotismo esiste solo in ambito familiare in Grecia, ma come forma politica è illegittimo.
Il dispotismo orientale non vedeva la libertà individuale nelle civiltà.
Aristotele è a favore della schiavitù sulla base dell’intelligenza, in quanto lo schiavo è colui che non
sa determinarsi e ha bisogno di un padrone per farlo.
Aristotele attua una classificazione delle forme di governo:
• prima partizione di tipo quantitativa, ossia suddivisione in base a quante persone governano
◦ governo di uno
◦ governo di pochi
◦ governo di molti
• seconda partizione di tipo qualitativo, ossia se è un buon o cattivo governo
◦ governo buono di uno: monarchia
◦ governo cattivo di uno: tirannia
◦ governo buono di pochi: aristocrazia
◦ governo cattivo di pochi: oligarchia
◦ governo buono di molti: costituzione (politeia)
◦ governo cattivo di molti: democrazia
Ma, cosa distingue la forma buona da quella cattiva?
La forma buona è quando i governanti perseguono il bene comune, la forma cattiva è quando
perseguono il loro interesse.
Il bene comune non è l’interesse di coloro che governano.
Qual è per Aristotele il governo migliore?
• Nei libri 2-3-7-8 afferma che la forma di governo migliore è quella dell’aristocrazia o del re
filosofo, pertanto la forma di governo migliore in assoluto è l’aristocrazia del sapere o la
monarchia del re filosofo
• nei libri 4-5 definisce la forma di governo migliore dal punto di vista storico, da quindi una
risposta relativista secondo cui il governo migliore è quello che risponde meglio alle esigenze
di quel tempo e di quella determinata situazione storica
• nel libro 6 si chiede qual è il governo migliore e il più facile da realizzare? Afferma che è la
politeia, il governo dei molti moderato, dove la legge è sovrana. Si fonda su una determinata
classe sociale, ovvero la classe media, in quanto è presente in tutte le società. Per Aristotele
questa classe dovrebbe governare lo stato, in quanto è una classe proprietaria (non ha
troppa proprietà, ne troppo poca) e pertanto è aliena al conflitto di classe, non creando
disordine sociale, renderà lo stato stabile.
SAN TOMMASO (XIII secolo – Medioevo)
Conflitto tra cristianesimo e potere.
Il cristianesimo nasce come corrente interna dell’ebraismo ed è il valore della persona in quanto
singolo e professa l’uguaglianza tra gli uomini poiché siamo tutti figli di Dio.
Fin dal Sacro Romano Impero, con Carlo Magno, dove l’imperatore veniva incoronato dal pontefice
ci furono i primi tentativi di emancipazione da questa forma di governo.
San Tommaso è nato a Roccasecca e ha frequentato gli studi di teologia alle università di Napoli e
Parigi. Entra a far parte dell’ordine dei domenicani e dedica la sua vita alla conciliazione dei valori
della ragione e dei valori della fede.
Vive in un periodo in cui c’è uno scontro/incontro con la civiltà islamica. La civiltà araba aveva
sviluppato gli studi di Aristotele, portando il suo pensiero fino in occidente influenzando il pensiero
dei pensatori dell’epoca.
Ma a sviluppare gli studi sull’opera “La politica” di Aristotele furono i bizantini. San Tommaso fa
tradurre quest’opera dal greco al latino. Aristotele è però un pensatore pagano ed è vissuto prima di
Cristo. Il filosofo riteneva che la felicità dell’uomo si realizza all’interno della sfera politica, ed era
una sfera totalizzante, mentre il cristianesimo ritiene che la felicità dell’uomo si trova nell’aldilà con
la grazia.
San Tommaso concilia ragione (“La Politica” di Aristotele) e la vede (valori cristiani).
La sua opera più famosa è intitolata Summa Theologiae, e tratta del tema della legge e della ragione.
Con la ragione c’è la riscoperta di Aristotele. La ragione è dotata di una sua autonomia e non
dipende dalla fede, la verità di fede e la verità di ragione non si contrappongono ma anzi sono in
armonia.
San Tommaso cerca una mediazione tra francescani che professano la povertà e l’importanza della
chiesa sbilanciandosi completamente dalla parte della fede, e gli averroisti latini che danno
importanza alla ragione e sono spinti verso l’ateismo sbilanciandosi sulla ragione.
Il tema principale della sua opera è il problema della legge.
Essendo un teologo, quando si occupa di legge rimane comunque presente la sua visione cristiana.
Definizione generale di legge: è un ordine della ragione che è orientato al bene comune ed è
promulgato da colui che ha cura della comunità. Essendo la legge un ordine della ragione, per
essere tale, una legge deve essere razionale.
Confronto tra intellettualisti (domenicani) contro volontaristi (francescani), riguardo la polemica
sulla giustizia: che cos’è il giusto?
Domenicani: affermano che una cosa è giusta indipendentemente dal comando, è giusta di per sé e
per questo viene comandata, Dio comanda una cosa perché è giusta.
Francescani: una cosa è giusta quando è comandata da D