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14. IL PROTO-SOCIALISMO TRA CRISTIANESIMO E ILLUMINISMO
14.1 La deriva dell'Illuminismo: le prime teorie libertarie
Nel solco del processo di secolarizzazione, come punte di diamante di questo processo e allo stesso
tempo come tentativo di risposta ad esso, si collocano tanto il socialismo quanto l'anarchismo. Figli
dell'illuminismo i primi pensatori libertari si proposero di realizzare le conseguenze estreme di
questo processo arrivando alla piena autonomia dell'individuo e presentandosi quindi come il passo
ulteriore e successivo del progresso.
Originale tra gli altri il pensiero di Max Stirner (1806-1856), la cui tesi di partenza è che la
demolizione della religione dei padri rischia essa stessa di divenire una mistificazione se altre
autorità (siano esse Stato o nazione, classe o ideali) vendono a sostituirsi ad essa. Stirner si schiera
contro ogni entificazione, che tenti di trascendere l'Io e di sottometterlo a volontà e comando auto-
imposti nella separatezza della sua “corporeità”.
In L'Unico e la sua proprietà del 1844 egli mette in atto la logica della dissacrazione totale, che
riportano il suo discorso alla hobbesiana guerra di tutti contro tutti o ad anticipazioni sulla
condizione superomistica.
Eppure, anche nell'ambito del fiorire dell'anarchismo e del socialismo, la tesi della distruzione senza
costruzione stirneriana non ebbe molto seguito. Marx aveva già bollato questa visione prima ancora
della comparsa dell'opera principale di Stirner, ponendola come esaltazione dell'uomo egoistico
sullo stesso piano del liberalismo, che lo stesso Stirner critica perché non veracemente
individualista.
È in scritti giovanili come La reazione in Germania (1842) che in Michail Bakunin (1814-1876) si
intrecciano invece la tesi distruttivista e quella costruttivista. Nel suo pensiero democrazia,
socialismo e “libertà assoluta” (un prodromo dell'anarchia) sono un tutt'uno riunito sotto l'etichetta
di vero cristianesimo. Per Bakunin solo attraverso la distruzione dell'attuale ordine politico-sociale è
possibile realizzare davvero il Regno di Dio in terra, trasformando così il momento negativo della
rivolta, che in Stirner era fine a se stesso, in un mezzo per la realizzazione dei valori supremi del
cristianesimo di amore e giustizia.
76 Lo Stato pluripartitico, non legato ad “un” partito, è ideologicamente uno Stato laico. In un regime a partito unico
lo Stato è partigiano, inseparabile dal partito che detiene il monopolio dell'attività politica legittima. Se invece di
uno “stato di partiti” esiste uno “Stato partigiano” ossia di parte, lo Stato sarà costretto a limitare la libertà di
discussione politica. Poiché lo Stato pone come assolutamente valida l'ideologia del partito monopolistico, non può
permettere che questa ideologia venga messa ufficialmente in questione. In effetti, la limitazione della libertà di
discussione politica varia di grado a seconda dei regimi a partito unico. Ma l'essenza di un regime a partito unico
in cui lo Stato è definito dall'ideologia del partito monopolistico è di non accettare tutte le idee, e di sottrarne
alcune, concernenti la propria ideologia, alla libera discussione. (Democrazia e totalitarismo)
L'emancipazione e la piena realizzazione del singolo si hanno in Bakunin soltanto con la totale
identificazione della sua volontà con lo spirito eterno che non distrugge e non annienta se non
perché esso è la fonte inesauribile ed eternamente creatrice di ogni vita. Questa stessa aspirazione
di derivazione cristiana sarà quella che animerà anche l'altro grande movimento proto-socialista
contemporaneo, ma con una divisione fondamentale sulla via per raggiungere quest'ordine superiore
di benessere e sviluppo, pur partendo entrambi dall'antropologia ottimistica dell'illuminismo, per cui
ogni uomo può per natura e disposto dei giusti mezzi divenire discepolo della ragione.
14.2 Il pensiero di Claude-Henri de Saint-Simon
Saint-Simon (1760-1825) fu un personaggio controverso, postò a metà tra influenze reazionari e
influssi liberali e socialisti. Di famiglia aristocratica combatté prima volontaria per le colonie
americane, poi nella Rivoluzione Francese, salvo poi distaccarsi dal regime giacobino, visto come il
tentativo di reazione della parte parassitaria del Terzo Stato, composta prevalentemente di avvocati
e militari. Fu per un certo periodo anche chiuso in un manicomio.
Saint-Simon fu tra i primi a ricercare le condizioni oggettive su cui si poteva fondare il
trasferimento dalla trascendenza nell'immanenza dei supremi ideali, quali l'amore, la giustizia e la
solidarietà, conservati nella loro assolutezza. Per il filosofo francese il mezzo per questo è la
rivoluzione industriale, capace di permettere il superamento della “condanna biblica”, trasportando
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il paradiso terrestre dal passato nell'avvenire .
In Noveau Christianisme del 1825 Saint-Simon afferma di non volere affatto eliminare la religione
universale, ma al contrario completarla. L'unico modo per conseguire con certezza la vita eterna è
per lui lavorare in quella terrena per accrescere il benessere dell'umanità, dedicandosi, ognuno
secondo le proprie capacità, allo sviluppo di scienze, arti e delle “grandi combinazioni industriali”.
Il raggiungimento di questo scopo, cioè l'estensione della rivoluzione industriale in vista della
realizzazione del paradiso terrestre, passa però attraverso la rimozione di tutti quegli ostacoli tipici
della società cetuale, rendendo necessaria l'esportazione della Rivoluzione Francese secondo i
valori dell'89.
Distinguendosi dalla via che sarà quella classica del socialismo, Saint-Simon non riconosce un
ruolo attivo alle masse, secondo quel principio espresso da Voltaire “tutto per il popolo, niente dal
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popolo” . Sempre restano punti di riferimento in campo economico tanto Adam Smith quanto J.-B.
Say, fondatori del liberalismo economico, eppure in forma latente il pensiero di Saint-Simon mostra
numerosi elementi socialisti, che saranno poi sviluppati dalla sua scuola. Il liberalismo è stato e sarà
ancora per un certo tempo quindi un importante strumento sia per eliminare l'antico sistema sia per
favorire l'ascesa di grandi personalità che favoriscono il progresso, ma non rappresenta un punto
d'arrivo, in quanto non riesce a superare il pericoloso germe dell'odio di classe, né a favorire
davvero la classe degli “industriale” contro quella parassitaria dei politici e dei governanti.
14.3 Il sansimonismo verso uno sviluppo “totalitario”
Uno dei primi discepoli di Saint-Simon, Pierre Leroux (1797-1871), proseguì direttamente il suo
pensiero, affermando che, anche se non esplicitamente affermato dal maestro, la felicità in cielo
77 L’immaginazione dei poeti ha posto l’età dell’oro all’origine della specie umana, fra l’ignoranza e la grossolanità
dei primi tempi. Sarebbe stato più giusto regalarvi l’età del ferro. L’età dell’oro del genere umano non è affatto
dietro di noi. È d’avanti: nella perfezione dell’ordine sociale. I nostri padri non l’hanno vista e i nostri figli vi
perverranno un giorno. Tocca a noi tracciare il sentiero. (Nuovo Cristianesimo)
78 È nell'interesse del popolo che il problema verrà risolto, ma esso dovrà restarsene al di fuori e passivo. Il solo
pericolo temibile, la sola precauzione che il popolo deve prendere, è di non lasciarsi stornare dallo scopo dagli
intrighi degli ambiziosi, che tentano di disputarsi il potere caduco dell'antico sistema. (Opere, vol.III, t.2))
perde con il sansimonismo l'efficacia di valore, a cui conformare i propri comportamenti: la
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trascendenza ha quindi una funzione consolatoria transitoria .
A partire da ciò quindi, ben lontani dal condannare i beni materiali, si deve invece capire che senza
di questi tutte le facoltà produttive non potrebbero esercitarsi. Da questo recupero pieno della
materialità verrà poi tracciata una delle vie di sviluppo del tardo sansimonismo.
Anche il rapporto col liberalismo viene sviluppato da altri pensatori sansimoniani, i quali affermano
che il diffondersi della libertà di coscienza e di stampa e dell'educazione rappresentano sì una pietra
miliare dell'evoluzione della società umana, ma sono tutt'altro che un punto d'approdo. Essi
riconoscono che senza il liberalismo non sarebbe stato possibile sconfiggere il dualismo del
cristianesimo classico tra spirito e materia e quindi procedere alla riabilitazione della materia, e
ancora senza il liberalismo anche il rovesciamento della società aristocratica sarebbe stata soltanto
l'utopia di pochi. Eppure per i sansimoniani il principio della libertà individuale, che pure ha
abbattuto il vecchio sistema, non può essere il cardine su cui costruire quello nuovo.
La libertà di coscienza infatti conduce a un coacervo di credenze disparate e singolari, in contrasto
tra loro, che non ricreano una vera religione, cioè un insieme armonico di credenze sociali comuni.
Allo stesso modo il dogma della sovranità popolare, derivato dalla libertà di coscienza, non si
riduce che a una mascheratura del potere di pochi ritenuti infallibili. Il liberalismo insomma inteso
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soltanto come mezzo di transito verso un nuovo tipo di società .
L'influenza sui sansimoniani procede direttamente dai grandi pensatori cattolici della reazione,
81 82
come De Maistre e De Bonald , da cui traggono ispirazione per le caratteristiche del nuovo
ordine, eppure questa esigenza viene poi ad assorbirsi con quella dell'innovazione, costituendo una
sintesi a tratti contraddittoria. Da un lato il sansimonismo si propone l'accelerazione al massimo
grado dello sviluppo industriale e della ricchezza, dall'altro pretende di ingabbiare l'individualismo,
che di quello sviluppo è la molla.
Il nuovo ordine organico dei sansimonisti si propone infatti di premunirsi contro la forza corrosiva
della libertà individuale, la cui eliminazione diventa necessaria per rendere il nuovo ordine
veramente definitivo. Nel sistema sansimoniano allora tutto il potere, compreso quello economico,
verrebbe a concentrarsi nella mani del “nuovo pontefice”, capo della Chiesa sansimoniana, che
verrà a scegliersi da solo, emergendo tra gli altri, e non affidandosi a un pubblico voto.
Nel nuovo sistema il globo è radunato come un'unica grande fabbrica, dove lo Stato provvede ad
assegnare ad ogni lavoratore il suo posto nella società, confidando nel fatto che l'ed