Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 200
Appunti storia dell'arte completi dal Trecento (Giotto) al Romanticismo Pag. 1 Appunti storia dell'arte completi dal Trecento (Giotto) al Romanticismo Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 200.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti storia dell'arte completi dal Trecento (Giotto) al Romanticismo Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 200.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti storia dell'arte completi dal Trecento (Giotto) al Romanticismo Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 200.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti storia dell'arte completi dal Trecento (Giotto) al Romanticismo Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 200.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti storia dell'arte completi dal Trecento (Giotto) al Romanticismo Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 200.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti storia dell'arte completi dal Trecento (Giotto) al Romanticismo Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 200.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti storia dell'arte completi dal Trecento (Giotto) al Romanticismo Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 200.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti storia dell'arte completi dal Trecento (Giotto) al Romanticismo Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 200.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti storia dell'arte completi dal Trecento (Giotto) al Romanticismo Pag. 41
1 su 200
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Jean Auguste Dominique Ingres (1780-1867)

La perfezione della pittura tra stile neoclassico e toni romantici: Tra i più famosi direttori dell'Accademia di Francia. Vive per molto tempo a Roma. Vi si recò giovanissimo dopo aver vinto il Prix de Rome, vivendovi fino oltre alla scadenza della sua borsa di studio. Dimorò a Firenze. Visse in Italia per 25 anni. Vi stette in compagnia degli amatissimi dipinti di Raffaello alla cui arte lo aveva iniziato il pittore Roques. Nasce a Montauban. È figlio di un modesto decoratore, dopo i primi studi si trasferì a Parigi per frequentare l'atelier di David. La parentesi romana che fu una sorta di volontario esilio da lui stesso scelto come risposta alle critiche per il successo professionale la sua fama crebbe senza rallentamenti. La sua arte dovette gareggiare con le novità di Delacroix. La parentesi romana fu una sorta di volontario esilio, scelto come risposta alle critiche per un insuccesso professionale.

La sua fama crebbe senzarallentamenti. La sua arte però dovette gareggiare con le novità di Delacroix.

Le accademie di nudo: Opera di Ingres, ca 1800, olio su tela, 102 x 80 cm, conservata all' Ecole NationaleSuperieure des Beaux-arts. A Parigi compie il tipico esercizio di studio anatomico dal vero. Il modello, di cui vediamo solo il torso, è raffigurato di profilo volto a sinistra con gli occhi ruotati verso l'alto e in una posaserpentinata. L'appoggio sulla gamba sinistra e sul braccio destro, la cui mano preme contro un vicino ripiano, consentono al bacino di spingersi molto in alto e in fuori e al busto di disporsi lungo un asse fortemente obliquo. Nonostante si tratti di un semplice soggetto di studio, appare già evidente il particolare trattamento del colore che modella il corpo con toni dorati. Ciò fu una costante nella pittura di Ingres.

Il disegno: La fama dell'artista è legata in gran parte alla sua eccezionale

capacità di disegnatore. La qualità dei piccoli ritratti disegnati non lascia desiderare una loro traduzione in pittura. Secondo esso disegnare non significava semplicemente riprodurre dei contorni. Il disegno infatti non consiste semplicemente nel tratto, il disegno è anche l'espressione, la forma interna, il piano, il modellato. Il disegno comprende tre quarti e mezzo di ciò che costituisce la pittura. L'artista diceva: Se dovessi mettere un cartello sulla mia porta scriverei "scuola di disegno", Sono sicuro che formerai dei pittori.

Ritratto di Madmoiselle Barbara Bansi: Opera di Ingres, ca 1797, sfumino, matita nera, rialza di biacca su carta beige, 55,4 x 40,4 cm, conservata presso il museo del Louvre di Parigi. La matita corre leggera nel tracciare il panorama lontano di una città italiana vista dall'alto. Le facciate, le torrette e tetti restano al di sotto della ringhiera di ferro che delimita il margine superiore di un

Muretto che funge da seduta per una fanciulla, sorridente, che guarda verso chi osserva. Posto di tre quarti con le gambe incrociate le mani in grembo indossa una lunga veste e uno scialle. La biacca fa emergere la fanciulla come se fosse illuminata da un sole caldo, mentre la matita rende grigi gli scuri e da corpo al muretto.

Il bagno turco: Opera di Ingres, 1862, olio su tavola, diametro 108 cm, conservata al museo del Louvre di Parigi. Numerosi particolari di posture di nudi femminili sono proiettati in secondo piano dal tratteggio tenue oppure sono rilevati dalla forza di un deciso segno scuro di contorno matita nera.

Perfezione e copia: L'artista configura un clima artistico in cui la perfezione stilistica di stampo neoclassico si coniuga al tempo stesso con le istanze proprie del neoclassicismo. Il desiderio di perfezione conduce il pittore a copiare più volte se stesso replicando i propri dipinti. Questo ha alimentato l'idea di una sua mancanza di ispirazione.

molto tempo. Il neoclassicismo di questo artista, pur avendo origine da David, si svuota del contenuto politico rivoluzionario che aveva ispirato le tele del maestro parigino.

Edipo e la sfinge: Opera di Ingres, 1808, olio su tela, 189 x 144 cm, conservata al museo del Louvre di Parigi.

La prima versione risale al 1808 e l’ultima variante il 1864. Edipo è in piedi di fronte alla sfinge che appollaiato su una roccia aveva portato il terrore e la morte a Tebe. L’eroe fa perno sulla gamba destra, dall’improbabile conformazione anatomica, ma posizionata in corrispondenza della verticale che divide la tela in due parti di cui una è pari a 1/3 e l’altra a 2/3. Il busto flesso in avanti, bloccato e sostenuto dal braccio sinistro che poggia sul ginocchio sinistro. La coscia e la gamba che si articolano sono tenute a squadra, sollevate con il piede poggiante su una roccia. La coscia di sinistra segue l’orizzonte della mezzeria della tela. Ogni elemento

è disposto secondo unarigida geometria che costituisce l’intelaiatura della composizione. Quest’ultima è tutta giocata lungo la diagonalesinistra che vede al centro Edipo, la sfinge e un uomo terrorizzato. Edipo è nudità eroica e solo il mantello ripiegatosulla spalla destra, il cappello e le lance lo qualificano come un viandante. Il giovane guarda negli occhi la sfingementre scioglie l’enigma che essa pone alle vittime e al quale nessuno, prima di lui, ha saputo rispondere. Lamostruosa creatura, un po’ leone un po’ donna, guarda Edipo con viso arcigno e fissa verso l’esterno del dipinto,quasi voler mostrare il proprio sconcerto, la rabbia di essere stata vinta.

Napoleone I sul trono imperiale: Opera di Ingres, 1806, olio su tela, 295 x 162 cm,conservata al museo de l’Armee di Parigi. Tutti hanno rappresentato l’imperatore deifrancesi in posizione stante. L’artista invece rivoluziona il cosiddetto

Ritratto di Stato, ritraendo Napoleone seduto sul trono. Sotto il pennello del pittore l'imperatore diventa una vera e propria icona, sommerso nella sua perfetta frontalità, dalle vesti e dei simboli della regalità. Il corpo di buona parte è del tutto scomparso, quasi privo di profondità spaziale. Gli ori, il rosso, il bianco, l'azzurro sono i colori dominanti del dipinto. Il chiaroscuro è quasi inesistente per evitare che il fulgore sprigionato dall'immagine dell'autorità venisse in qualche modo occultato. Vediamo il piede dentro una scarpetta preziosissima, le braccia fasciate e mani guantate, il volto tondeggiante. Ciò sembra che l'imperatore fosse una reliquia ricoperta di ex voto. I simboli del potere sono bene in evidenza: lo scettro nella mano destra, la mano della giustizia nella mano sinistra, la spada gemmata detta di Carlo Magno, il collare, il manto rivestito di ermellino, la corona d'oro a foglie

di alloro. Questa figura è una summa dell'iconografia sacra, profana e mitologica. L'imperatore è davvero tale, quasi un corpo mistico senza tempo, l'erede degli imperatori romani d'Occidente e di oriente.

Giove e Teti: Opera di Ingres, 1811, olio su tela, 327 x 260 cm, conservata al musee Granet di Alx en Provence. Ispirata ai racconti mitologici. È un'opera dalla lunga gestazione, è ispirata ad un passo finale del primo canto dell'Iliade. La nereide Teti, Madre di Achille, implora Giove di rendere i Troiani vincitori delle battaglie che li oppongono ai greci perché il figlio, allontanatosi dalla mischia per una contesa con Agamennone, possa essere da questi pregato di tornare sui propri passi e riavere indietro Briseide, la schiava troiana che si era conquistato e che il comandante delle armate greche aveva voluto per sé. Giove, che ricalca ritratto di Napoleone, è seduto sul trono. Ha su fianco sta l'Aquila,

Il rapace che gli è sacro. Le nuvole bianco grigie, che sulla destra riverberano di bagliori rossastri, coprono i due terzi della tela circondando completamente l'insieme delle figure. Dal cielo azzurro sulla sinistra vediamo la gelosa Giunone che ascolta e che non viene vista. Giove ha il possente busto nudo, il braccio sinistro poggia su una nuvola mentre il destro impugna uno scettro, la divaricazione delle braccia mette ancora più in evidenza l'ampiezza delle spalle il confronto lo stretto bacino. Dietro la testa dipinta una stilizzata aureola. Teti in ginocchio e alquanto discinta, implora Giobbe tenendogli il braccio destro sulle gambe mentre con la mano sinistra lo vezzeggiato alzandogli la barba. La composizione è piramidale. Nella figura del padre gli dei prevalgono direttrici orizzontali e verticali, mentre nell'implorante Teti predominano le orizzontali le linee oblique. Una griglia modulare, pare sostenere e dare equilibrio al disegno di insieme.

La narrazione è proposta in maniera statica. Essa si arricchisce di valori lineari e cromatici piuttosto che spaziali, collocando la scena fuori del tempo elontano dal mondo dei mortali. L'apoteosi di Omero: Opera di Ingres, 1827, olio su tela, 386 x 515 cm, conservata al museo del Louvre di Parigi. È il vero e proprio manifesto del classicismo. Appare di grande solennità e magniloquenza, nonostante un'impostazione complessiva fortemente retorica. Al centro di una folata composizione davanti alla facciata di un tempio ionico su un alto piedistallo siede Omero, coronato dalla Vittoria librata in aria. Ai suoi piedi stanno le personificazioni dell'Iliade e dell'Odissea: due figure femminili. Il poeta greco è circondato dai grandi antichi e moderni, divisi in due schiere: gli antichi in alto, i moderni in basso, ma con due significative eccezioni perché Raffaello, tenuto per mano da Apelle, e un pensoso Michelangelo sono collocati tra i.primi in quanto pari agli antichi; Dante, accompagnato da Virgilio, è in una posizione intermedia tra gli uni e gli altri. In basso, in primo piano, vediamo Molière e Poussin che guardano lo spettatore indicandogli Omero come modello da seguire. Omero è visto come una divinità. Infatti, è dedicato un tempio alle sue spalle. Una scritta in greco, scolpita su una delle alzate della grande scalinata, dice che: se Omero è un Dio, che lo si onori tra gli dei; se non è un Dio, che sia considerato tale. La Divinizzazione del poeta è sottolineata dall'offerta che ciascuno dei presenti gli porge, ad esempio Dante gli offre la commedia. Tutti compiono un gesto o un movimento, tranne Omero che è perfettamente immobile e frontale, quasi a esclusivo e divino isolamento. Tale spazio è delimitato da due raggi proiettivi che seguendo gli spigoli di due muretti convergono al punto di fuga, che coincide con lo sgabello su cui Omero poggia i piedi. Il dipintoè un dipinto di Jean-Auguste-Dominique Ingres, realizzato nel 1813. Quest'opera è caratterizzata da un'atmosfera romantica e misteriosa, ispirata al poema epico di Ossian, un leggendario poeta celtico. Ingres utilizza diverse allusioni ad altre opere d'arte, come ad esempio la figura del guerriero che richiama l'eroe greco Achille, e il paesaggio che richiama le opere di Claude Lorrain. L'artista si distingue per la sua abilità nell'incisione e nella rappresentazione di figure umane, piuttosto che nella copia della natura. Il dipinto rappresenta il sogno di Ossian, un momento di riflessione e contemplazione per il protagonista.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
200 pagine
1 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher marinacibotto di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Boeri Elisa.