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Il dibattito architettonico in Italia dal dopoguerra ad oggi
Gli architetti si confrontano con la grande dimensione, indagano il rapporto tra singolo edificio e progetto urbano. Si progetta fuori dal centro urbano consolidato, si guarda la città per parti e per parti si ragiona sull'impatto di un singolo edificio. La città viene progettata in maniera estensiva. Si sviluppa l'urbanistica intesa come ramo specialistico della progettazione architettonica.
Progetto di concorso per il quartiere CEP alle Barene di San Giuliano Ludovico Quaroni, Saverio Muratori e altri (Mestre 1959)
Negli anni '60-'70 si ragiona in Italia su un tema internazionale, la grande dimensione. L'architetto deve configurare la città, nasce una disciplina interna, l'urbanistica, l'architetto deve progettare la città come l'edificio, dal cucchiaio alla città, dall'oggetto di design alla città. Quartiere di case popolari.
urbanizzazione. Questo paesino, situato vicino a Venezia, viene urbanizzato per estendere la città lagunare. Viene costruito ex-novo un quartiere, una città nelle città. Si esce dai centri urbani tradizionali e si costruisce la città pezzo per pezzo. Questo ha un impatto significativo sul disegno complessivo della città. Nascono quartieri completamente nuovi, frutto di una progettazione estensiva. Si inizia a ragionare sulla conformazione di nuovi quartieri, città nelle città, immaginandoli come parte integrante di un progetto a scala territoriale. Questi quartieri si sviluppano nelle aree di espansione delle grandi città metropolitane. Durante gli anni '70, le case popolari (CEP) vengono costruite per rispondere alle necessità del boom economico. A Venezia, invece, la conservazione storica rende impensabile la creazione di un nuovo quartiere. Tuttavia, vengono fatti degli esperimenti per configurare una parte della città. Un'area dismessa di Mestre, che ha una posizione strategica rispetto a Venezia, diventa il luogo in cui si realizzano questi progetti. Quaroni realizza dei vassoi di centri concentrici, mentre Muratori crea un rapporto tra la forma e la morfologia urbana della città.tipologia edilizia, due concezioni estremamente diverse. C'è una versione razionalista che segue la direttrice topografica e una costruzione di case in linea, una griglia, schema geometrico con cui si misura il territorio. Piano terra commerciale, poi residenze, rapporto tra tipologia e morfologia urbana. Quaroni conforma le direttrici intorno a forme concentriche, attorno alla vista sul mare, conformazione che dà respiro, spazi aperti sul mare, utopistica. Le infrastrutture devono girare, gli insediamenti sono diluiti sul territorio, dimensione più dispersa sulla stessa area, atteggiamento più conservativo (Muratori), mentre Quaroni guarda all'America che ha spazi periferici, grandi praterie a disposizione, mentre in Italia il discorso è poco economico. Al concorso partecipano Ludovico Quaroni e Saverio Muratori. L'obiettivo è quello di dislocare la residenza dall'isola di Venezia su Mestre. Quindi viene progettata un'interaPorzione di città. Si tratta di un progetto di espansione per le grandi aree metropolitane in un'area fronteggiante La Venezia insulare. Il CEP è l'equivalente delle case popolari degli anni settanta. Barene di San Giuliano è un insediamento di 6-7000 persone. Venezia ha una concezione particolare rispetto alla preesistenza storica, perché fa propria la conservazione storica. Tutti i progetti per una nuova Venezia sono falliti, compreso quello di Le Corbusier per l'ospedale. La visione di Quaroni esprime il razionalismo moderno e fa propria una conformazione geometrica. Quaroni aveva già fatto progetti per il Tiburtino ed il Tuscolano: con una tendenza americana, conforma le direttrici del progetto attorno ad elementi circolari. La visione di muratori è composta da blocchi separati, case in linea che generano una griglia. L'idea di base è quella di riproporre la centuratio romana. Muratori indicati voler indagare il rapporto
tra tipologia edilizia e morfologia urbana. Il progetto si compone di una serie di alticorpi semicilindrici aggregati in modo da plasmare uno spazio polivalente. Le strutture residenziali escludono i rapporti fissi tra morfologia dell'insediamento e ricerca tipologica. Il controllo dell'insieme non è più affidato allo zoning: Quaroni affida ad una scala intermedia di progettazione, il town design, il compito di definire strutture flessibili.
Quartiere Incis Luigi Moretti, Vittorio Cafiero, Ignazio Guidi, Adalberto Libera (Roma EUR 1959)
Quartiere denso, ma con al posto di stecche rettilinee, stecche che sono leggermente arcuate alternate, un inflettersi degli edifici, corridoi-piazza, modellazione degli spazi di quartiere, un sistema di piazze collegato da percorsi sotto gli edifici. Finite le Olimpiadi abbiamo abitazioni popolari. Quartiere molto denso, ma il progetto riguarda spazi di quartiere punto è una porzione di città progettata per le olimpiadi.
Finite le quali vengono destinate ad abitazioni popolari. Situato ad 1 km dall'EUR, l'area copre 22 ettari e presenta una robusta e sobria tessitura viaria imperniata su una strada principale a confine con l'EUR e da una rete secondaria che si distacca a pettine e descrive le zone residenziali. I volumi presentano quattro piani continui tagliati dalle fasce in cotto delle balconate e dall'iterazione dei pilotis al pianterreno, non ci sono forme scatolari.
Carlo Scarpa (Venezia 1906-Sendai 1978) è un architetto atipico, si laurea tardi, fa musei, è una figura a sé nel panorama dei tempi, non guarda ai temi internazionali. È legato alla dimensione artigianale veneta del costruire, usa la tecnologia del cemento armato. Inizia come allestitore di mostre, una su Mondrian. Questa dimensione artigianale si colloca bene con l'allestire, cura dei dettagli. Intorno alla fine degli anni '50 fa edifici museali, cambia la concezione di allestimento.
permanente o temporaneo. I musei pubblici sono collocati in edifici storici e questo pregiudicava il sistema di organizzazione dello spazio, il percorso era obbligato, c'erano stanze una dentro l'altra, mentre Scarpa vuole in uno spazio classico sistemare le opere senza percorso obbligato dall'architettura. Ha ottenuto la laurea ad honorem, non è un architetto. Realizza per un decennio diversi musei che cambiano la concezione è propria di uno spazio espositivo. Il museo pubblico nasce nell'800 2 punti di solito gli edifici storici si prestano a diventare sede di musei. Ma gli edifici storici portano ad un'impostazione fissa del museo, con il percorso espositivo organizzato per successione distanze punto nel Guggenheim Wright abbatte questo limite. Carlo scarpa studia Wright attraverso Bruno Zevi. Scarpa Pensa che tradizione e modernità possono essere intrecciate: attinge ad un vasto universo di forme provenienti da diverse epoche, ma sviluppa
Una particolare sensibilità verso il Veneto. Scarpa comprende come l'abilità artigianale italiana nella lavorazione di pietra, gesso, legno, acciaio, vetro e cemento, possa essere sfruttata in tutto. Punti fondamentali per la sua architettura sono la pittura De Stijl e le antiche architetture giapponesi.
Scarpa destina gran parte della sua attività al restauro ed al riuso di edifici antichi, per i quali sviluppa un metodo di frammenti antichi e nuovi.
Museo di Castelvecchio Carlo Scarpa (Verona 1956-67): È tranciato da un muro medievale vincolato ed incaricano Scarpa perché manca un pezzo, egli usa il difetto come elemento panottico (ti consente di rileggere tutto il progetto). Sceglie statue a dimensioni reali in 3D, di marmo, concetto di gravità, basi in ferro che sembrano sospesi nell'aria, non allineati ma con griglia che non centra con l'architettura. In questi layer si crea una tensione. Poi si sale al 2° piano con una scala.
incemento armato ruotata rispetto all’edificio, non rispetta le giaciture. La statua equestre di un personaggio storico di Verona la mette in un percorso di passaggio, non occulta la debolezza ma ne fa un punto di forza.
Edificio tranciato da un muro sottoposto a vincolo architettonico. Quelle elemento di debolezza diventa elemento panoptico e distintivo.
Il progetto e su più piani, dove pavimentazioni e muri in intonaco grezzo contribuiscono alla creazione di un ambiente sobrio.
Le statue sono tutte in scala reale ed in marmo, ciascuna delle quali pesa 7-10 quintali. Nella solita concezione museale le sculture sarebbero state addossate alle pareti. Invece sono disposte su basamenti in ferro alti 10 cm sospesi ed allineati secondo una griglia che però non deriva dalla planimetria dell'edificio.
La scala esterna inclinata a 45° è un elemento di discrasia. Sulla scala è esposta la statua più importante del museo quella raffigurante Giangrande.
dellaScala a cavallo.
Tomba Brion Carlo Scarpa (San Vito d'Altivole 1969)
Brion Vega della tv, era un industriale di fine anni '60. In tarda età, nel cimitero Scarpa compra due lotti a forma di L e realizza un cimitero privato fatto di pezzettini uno accanto all'altro con funzioni diverse, cappelle, sepolture per parenti. Sotto l'arco a cemento armato per proteggere simbolicamente i sarcofagi, tendono uno verso l'altro senza incontrarsi. Questa completamente in cemento armato, con lesene e dentelli, lavoro di dettaglio artigianale, progetta persino la maniglia, inventa un tipo di scrittura, dettaglio ossessivo. È quasi un progetto di design, realizzato per il grande industriale italiano della Brionvega, marca della TV. La superficie a disposizione è di oltre 2000 metri quadrati su un terreno disposto ad L lungo i due lati del cimitero preesistente. Carlo Scarpa realizza una serie di piccole architetture utili alla pratica funeraria. Con la tomba Brion
Crea una delle sue opere più ossessionanti ed enigmatiche evocatrice della morte e del passaggio all'oltretomba. Il terreno pianeggiante e scolpito in una sequenza di canali, sentieri, podi e vasche ed è popolato da sarcofagi dalle forme astratte. I muri in cemento a volte emergono e a volte sono immersi nell'acqua, provocando l'impressione di un'area archeologica disseminata di resti ed inondata dall'acqua. La cappella funeraria, collocata nei pressi di un malinconico stagno ricoperto da ninfee e fiancheggiato da cipressi, incarna l'immagine di un'Isola dei morti. Marmo e ottone, stucco bianco e levigato, vetro ed acciaio, sono inseriti contro lo sfondo della pagina del cemento grezzo eroso dagli agenti atmosferici. Sotto all'arco soleo tipico del mondo orientale ci sono due sarcofagi dei coniugi. Il visitatore della tomba viene coinvolto in un movimento rituale, in un passaggio debolmente illuminato nei cui muri sono intagliati due cerchi.
intersecantisi che alludono alla durata del matrimonio dei Brion oltre la morte. Carlo Scarpa inventa ogni dettaglio, persino il font per le scritte apposte sulle tombe. Vasi Venini, Tavolo Orseolo, Olivetti Showroom Carlo Scarpa (Venezia 1934-47, 1957, 1972). Progetta anche vasi in vetro, nella forma di opere d'arte.