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LA PSICOLOGIA NELL’AREA ANGLOSASSONE (INGHILTERRA E USA)
EVOLUZIONISMO E PSICOLOGIA
Nel 1859 viene pubblicato “L’origine della specie” in cui Darwin propone una nuova e
rivoluzionaria teoria dell’evoluzione. Questo concetto non era nuovo, ma fino alla metà
del ‘700 c’era ancora la concezione fissista e creazionista: gli esseri viventi sono stati
creati da Dio e si sono riprodotti pressoché immutati. C’erano infatti le classificazioni di
Linneo di minerali, vegetali e animali. I primi tentativi di andare oltre questi modelli sono
della seconda metà del ‘700 da parte di de Buffon che propone un modello di evoluzione
della crosta terrestre. Lamarck invece propose la teoria del trasformismo riferita agli
esseri viventi, in base a cui l’uso di organi per vivere nell’ambiente porta al
potenziamento di questi e alla trasmissione degli stessi alle generazioni successive.
Questa teoria non ebbe modo di affermarsi perché fu scavalcata dalla teoria del
catastrofismo di Curier. I tre pilastri fondamentali della teoria di Darwin sono la
variazione (gli individui di una specie non sono tutti uguali), la lotta per l’esistenza (chi è
in grado di conquistare i mezzi per la sopravvivenza sopravvive, altrimenti no) e la
selezione naturale (gli organismi che non hanno caratteristiche adatte per l’esistenza
muoiono). Darwin si è ispirato a Lyell che aveva teorizzato che la crosta terrestre ha
subito nel corso del tempo variazioni simili a quelle che avvengono oggi). Per spiegare il
perfetto adattamento degli organismi all’ambiente in ci vivono Darwin parte
dall’osservazione della selezione che gli allevatori operavano per ottenere le razze
migliori, ipotizzando che una cosa analoga dovesse avvenire anche in natura. Si imbatte
poi nell’opera dell’economista Malthus che diceva che ad un certo punto nella società si
arriva ad una discrepanza tale tra le risorse per la sopravvivenza e crescita della
popolazione che ci sono fatti come le malattie, la mortalità infantile, ecc per riequilibrare
la situazione. Darwin nota che effettivamente nelle popolazioni di animali il numero dei
nati è superiore a quello degli individui adulti, ma la popolazione tende a tenersi in
numero di individui costante. Solo chi ha le caratteristiche adatte per sopravvivere può
crescere e riprodursi e trasmettere quindi le caratteristiche favorevoli alla prole. La
diversità tra gli animali derivanti da un unico originario capostipite dipende dalla
diversità degli ambienti in cui vivono. Su questa linea si colloca l’opera successiva del
1871 “L’origine dell’uomo”, in cui sostiene l’idea della selezione sessuale come fattore
evolutivo. Darwin prova ciò con la rilevazione di meccanismi sentimentali simili tra
animali e uomo (per esempio l’istinto sociale). Quest’opera venne contrastata perché
metteva in crisi l’intera società e la concezione creazionista. Darwin però portò nuove
prove nell’opera del 1872 “L’espressione dei sentimenti nell’uomo e nell’animale”,
considerato il suo capolavoro psicologico, per cui Darwin è l’iniziatore della psicologia
animale comparata. Darwin affronta il problema dal punto di vista naturalista. La sua
ricerca è una applicazione alla psicologia del metodo con cui gli scienziati osservano gli
animali nel loro ambiente naturale. Osserva le emissioni sonore in situazioni emotive
quali rabbia, paura, eccitazione sessuale e le manifestazioni somatiche e le compara con
quelle umane. Arriva alla conclusione che le manifestazioni somatiche in concomitanza
con certe emozioni sono simili in specie diverse. È quindi interessato ai fatti osservabili,
non alle emozioni in sé come fatto psichico interno. Le sue ricerche si basano su
osservazioni dirette, fotografie, relazioni di viaggiatori, di psichiatri e utilizza attori che
riproducono la mimica dei sentimenti. Studia le situazioni stimolo che causano il sorriso e
arriva alla conclusione che gran parte delle concomitanti somatiche dei sentimenti hanno
una base ereditaria, innata. In alcuni casi non siamo in grado di dare un significato alle
concomitanze somatiche, ma possiamo considerarle un segno di stadi evolutivi
precedenti. Anziché risalire ai comportamenti animali si può anche considerare il
bambino, seguire cioè l’ontogenesi (sviluppo del singolo) anziché la filogenesi (sviluppo
della specie). Darwin si sofferma sulla fisiologia del pianto. I bambini cominciano a
piangere nel senso di lacrimare non subito, ma dopo qualche settimana o mese, mentre
prima si esprimono con grida simili a quelle dei cuccioli degli animali. La lacrimazione
deriva dall’afflusso di sangue al viso che fa contrarre i muscoli lacrimali, ma per questo
processo ci vuole un po’ di tempo. L’interesse di Darwin per l’infanzia precede la
pubblicazione de “L’origine della specie”. Osserva il suo figlio primogenito e pubblica
questi scritti nel ’78, quando esce un articolo del filosofo Taine sulla rivista ‘Mind’. Fino
a quel momento il bambino era considerato come un adulto in miniatura o come una fase
particolare. Per la prima volta con Darwin non si ha più la divisione netta tra uomo e
animale, perché anche questi hanno attività mentali. Con Darwin inoltre nasce la
psicologia dell’età evolutiva. Darwin spiega i comportamenti riconducendoli alla loro
origine. Nasce così la psicologia clinica. Si apre anche lo studio delle differenze
individuali,cioè lo studio di come le menti si differenziano tra loro, anch’esso escluso dal
modello wundtiano, che era psicologia generale. Sorge anche un nuovo strumento di
indagine: il test, coi cosiddetti psicometristi. I quattro nuovi ambiti hanno successo
perché usavano metodi diversi da quelli della psicologia tedesca ottocentesca, cioè
l’introspezione. Darwin si affida invece all’osservazione delle manifestazioni esteriori dei
fenomeni mentali, seguendo una metodologia di stampo comportamentista, anche se
ritiene che dove si può si deve osservare anche internamente. La psicologia si apre così a
concetti nuovi, di matrice biologica. Nei paesi di lingua anglosassone la psicologia si
inserisce nelle università nelle facoltà di scienze naturali, come strettamente correlate con
le scienze biologiche. Darwin rovescia la tesi empirista che sostiene che la parte
fondamentale della nostra mente è preordinata, ereditata. Nasce così l’opposizione tra
natura e cultura, eredità e apprendimento. Darwin si rende conto che una parte
fondamentale è data dal nostro rapporto con l’ambiente, poiché gli esseri viventi sono
esseri adattivi e l’uomo deve continuamente mettere in atto strategie di adattamento. A
partire da Cartesio la mente era considerata non in rapporto col mondo esterno, mentre
Darwin la considerava come funzione biologica dell’organismo al pari di altre funzioni
anatomo fisiologiche e perciò è in interazione con l’ambiente per l’adattamento. Ciò
succede anche in alcune specie animali vicine all’uomo.
LA PSICOLOGIA ANIMALE COMPARATA
Sulla scia di Darwin alcuni studiosi inglesi a partire da Jhon Ramones studiarono la
psicologia animale. Nel 1883 pubblica “Animal intelligence”, anche se il suo approccio
non fu rigoroso, alcune osservazioni non le svolse personalmente e fece molta
interpretazione; tuttavia il suo contributo fu importante. Distingueva nel comportamento
animale l’istinto dall’abitudine e dal riflesso. Quest’ultimo infatti è totalmente
automatico, privo di consapevolezza cosciente. L’istinto è il comportamento animale che
si esplica in assenza di addestramento, apprendimento. È fondamentale il fatto che si
sono individuati negli animali istinti che compaiono subito dopo la nascita. Si trasmette
per via ereditaria. L’uomo ha una precisa posizione nella scala evolutiva perché è l’unica
in grado di produrre idee astratte. I limiti del metodo anedottico di Ramones sono
superati da Lloyd Morgan, che si impegna per una metodologia oggettiva e quasi
sperimentale. Gli animali non erano osservati in laboratorio, ma nell’ambiente naturale
leggermente modificato. Ha riassunto la sua metodologia in una regola o legge detta
canone di Morgan che dice che in nessun caso il comportamento animale deve essere
interpretato come funzione superiore quando può spiegarsi come funzione inferiore. Al
complicarsi degli aspetti anatomo fisiologici degli organismi corrisponde la
complicazione delle funzioni psichiche. Negli USA gli studi di psicologia animale
comparata diventano parte integrante degli studi di laboratorio. Erano state preparate da
una serie di ricerche che Jaques Loeb aveva condotto occupandosi di tropismi negli
animali inferiori, cioè azioni o reazioni pressoché automatiche di adattamento agli stimoli
fisici esterni, interpretati come meccanismi essenzialmente fisiologici. Secondo Loeb
questi meccanismi erano presenti anche in animali superiori. In realtà l’interpretazione
fisica è criticata. Thorndike è uno dei primi psicologi di origine americana, mentre gli
altri avevano studiato in Europa. Col suo lavoro del 1898 “Animal Intelligence” cerca
contro ogni forma di antropomorfismo (trasferire modalità comportamentali umane a
organismi non umani) di spiegare i modelli di adattamento all’ambiente. Costruisce un
suo proprio strumento, la puzzle box, con caratteristiche diverse a seconda dell’animale
che veniva messo nella scatola, mentre fuori c’era il cibo. C’era un meccanismo per
aprire la gabbia. L’animale casualmente riesce ad azionere il meccanismo. Nelle prove
successive il tempo di riuscita del compito diminuisce. Si fecero anche ricerche con
labirinti a T (Small e Watson). Il grafico dell’apprendimento era graduale. Si verifica un
processo di stamping in (si imprime il movimento favorevole) e di stamping out (viene
eliminato dopo un certo numero di tentativi il comportamento inadeguato). Vengono
formulate due leggi dell’apprendimento: la legge dell’esercizio, per prove ed errori e la
legge dell’effetto (ricompensa). Questo modello di apprendimento è detto
connessionismo o associazionismo dallo stesso Thorndike. Fa anche un modello
fisiologico dell’apprendimento, che si esprime come un intensificarsi a livello di neuroni
delle connessioni sinaptiche. Gli studi di psicologia animale preparano alla nascita del
movimento comportamentista, che fu una rivoluzione poiché cambia il metodo di
indagine della ricerca e anche l’oggetto: le ricerche oggettive, osservative devono essere
estese anche alla mente umana ( deve ricevere gli stimoli in entrata e gli stimoli in us